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Stop alle nomine, designazioni e conferimenti di incarichi negli ultimi sei mesi della legislatura  da parte del presidente della Regione e dei suoi assessori in organi dell’amministrazione regionale o in enti e aziende controllati dalla Regione.
È questo in sintesi il succo di un emendamento aggiuntivo approvato oggi in aula,  sottoscritto dal M5S  e dagli esponenti di numerose altre forze politiche che si applica a partire dall’ok alla legge.
“Si tratta  – commenta il capogruppo del M5S Nuccio Di Paola – di una norma certamente di buon senso, che mira ad affrancare gli ultimi mesi di campagna elettorale da pericolose tentazioni che rischierebbero di avvelenare il clima politico in vista del rinnovo del Parlamento regionale”.
“Stigmatizziamo – conclude Di Paola – l’atteggiamento tenuto in aula dall’assessore Cordaro nei confronti della presidenza e del segretario generale”.

“Finalmente, dopo oltre 60 anni di esplosioni, spari e ordigni, sono state sospese le esercitazioni militari nell’area naturale di Punta Bianca, in provincia di Agrigento. Una svolta storica. E’ stato dimostrato l’inquinamento dell’area da metalli pesanti. Il Ministero si faccia carico della bonifica per restituire l’area alla natura e ai cittadini. Un plauso al Comando Militare siciliano, ai Carabinieri di Agrigento e Mareamico, che ha lottato per anni a difesa del territorio – così commenta l’eurodeputato Ignazio Corrao la notizia della sospensione delle esercitazioni di militari da parte del Comando Militare Sicilia in seguito all’inchiesta dei Carabinieri della sezione di tutela forestale ed ambientale di Agrigento.

“L’inchiesta dei Carabinieri della tutela ambientale – prosegue l’eurodeputato – ha dimostrato la presenza di metalli pesanti sul terreno, attraverso carotaggi mirati in diversi periodi dell’anno. La presenza di un forte inquinamento protratto nel tempo, per circa 60-70 anni, seppure entro i limiti previsti per le aree industriali, ha evidenziato la necessità di una sospensione immediata delle esercitazioni da parte del Comando Militare Sicilia”.

“Proprio un mese fa avevo portato il caso all’attenzione della Commissione UE. Adesso le operazioni di bonifica saranno lunghe e costose, chiedo dunque al Ministero della Difesa di farsene carico e di non scaricare sui cittadini siciliani il costo di uno scandalo durato sin troppo. Questa storia insegna che l’impegno e le battaglie civili portate avanti dai cittadini e dalle associazioni locali, in questo caso Mareamico, possono cambiare la storia” – conclude Corrao.

L’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, si dimette dalla carica e lancia la sua candidatura a sindaco di Palermo. Dal 31 marzo, l’ex rettore dell’Università di Palermo non sarà più membro del governo Musumeci. Le sue parole: “Lascio la posizione di governo e mi prendo il rischio di una corsa da solo. Il mio unico partito di riferimento oggi sono i palermitani. Resto a disposizione della politica. Non rinnego il rapporto con il centrodestra ma ritengo che oggi Palermo ha bisogno di un governo di salute pubblica. Palermo ha bisogno dell’unità del pluralismo. Ritengo abbastanza naturale che possa esserci una lista dell’Udc a sostegno della mia candidatura, ma non è il fine né l’oggetto di questa candidatura. Ho atteso fino a quando il ritardo è diventato intollerabile rispetto alla problematiche per Palermo e nel momento in cui lo faccio senza il supporto pieno e diretto di un partito recupero una funzione civica che nessuno può negare. Riterrei già un risultato se questa mai candidatura riuscisse a portare all’unità la coalizione. La gente è poco interessata alle casacche di chi riempie le caselle di potere”.

Carolina Varchi ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Palermo per Fratelli d’Italia. E tra l’altro ha affermato: “Siamo in campo per tenere unito il centrodestra. Fratelli d’Italia non intende spaccare e frammentare il suo stesso schieramento”. E poi, in riferimento all’appoggio alla ricandidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione, Giovanni Donzelli, responsabile nazionale organizzazione del partito di Giorgia Meloni, presente a Palermo, ha affermato: “La regola è confermare chi ha ben governato e Nello Musumeci ha ben governato. Non abbiamo intenzione di fare scambi. C’è semmai da capire perché se Fratelli d’Italia prende Palermo non può confermare Musumeci. Ovviamente ci poniamo una domanda. Noi abbiamo intenzione di vincere e rafforzare il centrodestra ma se gli altri si propongono di indebolire Fratelli d’Italia è un loro problema. Tutti i sondaggi dicono che siamo nel centrodestra il partito più forte”.

Tanto tuonò che piovve. Forza Italia sempre più indebolita a livello regionale , la notizia di oggi che all’interno del partito azzurro a Palazzo dei Normanni la desistenza armata tra i miccicheiani e anti-miccicheiani è finita nel peggior modo possibile.

I cosiddetti dissidenti alla linea Miccichè hanno defenestrato il capogruppo del partito, Tommaso Calderone , di stretta osservanza al Presidente dell’Assemblea e di fatto domani eleggeranno Mario Caputo come nuovo capogruppo.

Praticamente le liti e le incomprensioni degli ultimi mesi hanno portato alla rottura clamorosa, da un lato i filo governisti che vogliono il Musumeci bis e dall’altra i Miccicheiani che sono in posizioni alternative e hanno messo un niet sul governatore di Militello in Val di Catania.

Nel gioco di forza adesso Miccichè si trova inaspettatamente in minoranza.

Caputo , Falcone, Savona, La Rocca Ruvolo, Pellegrino, Papale e Gallo Afflitto, dall’altra Miccichè, Calderone,Mancuso, Ternullo, Lantieri, Grasso che rivendicano la linea di rottura al governatore.

Il casus belli sembrerebbe stato innescato da Calderone che di fatto con lega e grillini domani bloccherà il ddl governativo per il ricambio dei manager della sanità, uno stop alle velleità di Musumeci.

Di rimando Micicchè adesso è tentato ad azzerare le commissioni parlamentari e ben 3 commissioni vedono come Presidenti tre dissidenti.

Forza Italia sta arrivando alle prossime amministrative e regionali come un partito lacerato con troppi veleni e poche idee . A questo punto si dovrà capire quali saranno gli sviluppi dopo il clamoroso sgambetto interno a Miccichè che non può passare in cavalleria.

“Le commissioni dell’Ars appaiono immobili, abbiamo davanti ancora 8 importanti mesi di legislatura, proviamo a dargli nuova verve, rivotando i componenti che sono praticamente gli stessi del 2017 e che per prassi avrebbero dovuto ruotare a metà percorso. Sono certo che la Sicilia non potrebbe che trarne benefici”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio Di Paola, che oggi, nel corso di un intervento in Aula,  ha avanzato questa richiesta alla presidenza dell’Assemblea.
“Non vedo – dice Di Paola – perché dovremmo trascinarci stancamente verso le nuove elezioni in una eterna campagna elettorale destinata a mortificare i bisogni dei siciliani. Una nuova composizione di questi organi potrebbe movimentare i lavori di un Parlamento che deve essere operativo ed efficiente fino all’ultimo giorno utile. Otto mesi non sono tantissimi, ma neanche pochi e se anche una legge in più dovesse arrivare al traguardo, sarebbe sicuramente qualcosa di importante”.

L’aumento esorbitante dei costi dell’energia e delle materie prime sta gravando pesantemente su condizione economica e qualità della vita di famiglie ed imprese italiane.
Gli effetti drammatici e rovinosi del conflitto tra Russia ed Ucraina stanno generando un riverbero insostenibile su un’Europa già profondamente colpita, al pari del resto del mondo, dall’incedere della pandemia da Covid-19.
In Italia si registrano aumenti di circa il 95% nel primo trimestre del 2022 sulle bollette del gas e oltre il 131% in quelle della luce, con l’aggravio del costo di benzina e gasolio schizzato alle stelle, zavorrato da accise ed Iva.
Una situazione oggettivamente fuori controllo che sta generando una crisi economica e sociale di proporzioni abnormi, coinvolgendo ogni comparto della società. Il dibattito ideologico e politico in merito alle possibili soluzioni da adottare per arginare questo inquietante trend impazza: cittadini, famiglie, mondo dell’industria e dell’imprenditoria a tutti i livelli rischiano un inevitabile tracollo.
Il Segretario regionale dell’Udc Sicilia, Decio Terrana, Responsabile Nazionale Enti Locali del partito centrista, esprime la sua valutazione sul frangente estremamente complesso e delicato che condiziona il presente ed avversa il futuro di ognuno di noi.
In questi contesti di assoluta emergenza su scala mondiale, istituzioni e classe politica devono dar prova a cittadini ed elettori di raziocinio, efficienza e solerzia. La pandemia da Covid-19 ha già dilaniato la nostra società sul piano umano, sociale, sanitario ed economico. Non abbiamo ancora smaltito gli effetti psicologici, emotivi e sostanziali, sgradevole retaggio delle ondate di Coronavirus, che ci ritroviamo a vivere il dramma del conflitto tra Russia ed Ucraina con l’insostenibile riverbero trasversale che ne consegue. Non esiste guerra che abbia ragion d’essere in una società civile. Solidarietà, buonsenso e dialogo devono ispirare la tutela dei beni più preziosi su cui si fonda la nostra esistenza: la vita umana e la pace tra i popoli. L’impennata folle dei costi di luce e gas, unitamente all’aumento esponenziale del prezzo del carburante, sta mettendo in ginocchio famiglie ed imprese italiane. Ritengo sia letteralmente inconcepibile pensare che nuclei familiari ed attività commerciali, che già stentavano a sostentarsi ed a far quadrare i conti in piena recessione economica post Covid, possano reggere autonomamente costi di gestione più che raddoppiati senza andare incontro ad un tracollo. Tagliare l’accise sulla benzina, tassa di scopo ormai diventata da troppo tempo una costante,  riducendo drasticamente l’entità delle imposte su gas e carburante, potrebbe certamente attutire il peso dell’emergenza. Sarebbe di fatto un primo step per sostenere la causa di famiglie e lavoratori ed allentare la morsa della crisi sulla nostra economia. 
Credo sia un dovere da parte di profili ed organi istituzionali di riferimento attualmente al Governo Nazionale, così come di tutta la classe politica, concertare una soluzione per reperire le risorse sufficienti ad ammortizzare i rincari clamorosi che oggi gravano totalmente sulle spalle dei cittadini. Lungaggini e rigidità burocratiche, sterili beghe di partito e questioni di mera opportunità devono essere accantonate senza indugi. Servono fluidità, concretezza ed immediatezza, oltre che una visione più ampia delle strade da percorrere. Penso a forme di incentivazione e sviluppo delle cosiddette energie alternative, al ripristino ed all’utilizzo delle numerose piattaforme da cui è possibile estrarre ingenti quantità di gas sul territorio nazionale. I pozzi potenzialmente attivi, misteriosamente non eroganti, presenti in Italia sono oltre 750. Attivare l’iter burocratico utile ad autorizzarne il funzionamento, procedendo all’estrazione del gas autonomamente e provvedendo al fabbisogno nazionale, implicherebbe costi di gran lunga inferiori a quelli attualmente sostenuti per l’importazione dall’estero. Bisogna fermare ogni forma di speculazione, ottimizzando e valorizzando le risorse interne. Anche in Sicilia – conclude il leader regionale dell’Udc – possiamo fare molto in questo senso: penso ai giacimenti di gas Argo e Cassiopea, situati tra Gela e Licata, facenti parte di un protocollo d’intesa firmato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2014. Accelerare il processo burocratico e documentale per le relative autorizzazioni, propedeutiche all’attivazione, consentirebbe alla nostra regione di poter implementare la produzione di gas siciliano in misura notevole. Idem il progetto per la costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle, tema spinoso e divisivo in ambito politico e sociale su cui servirebbe una profonda ed accurata riflessione, tornato fortemente d’attualità in questi giorni così difficili”.

A Palermo, al palazzo di giustizia, lo scorso primo giugno, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Claudia Rosini, a conclusione del giudizio abbreviato nell’ambito delle inchieste antimafia, su rapporti con la politica e massoneria deviata, tra Licata e Campobello di Licata, cosiddette Halycon e Assedio, ha emesso 8 condanne e 3 assoluzioni. Sono stati inflitti 20 anni di reclusione ad Angelo Occhipinti, 66 anni, presunto nuovo capo della famiglia mafiosa di Licata, poi 12 anni a Raimondo Semprevivo, 48 anni, imprenditore edile, presunto braccio destro di Occhipinti, poi 12 anni a Giovanni Mugnos, 54 anni, 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Puleri, 41 anni, 10 anni e 8 mesi ad Angelo Lauria, 46 anni, 10 anni e 8 mesi a Lucio Lutri, 61 anni, funzionario della Regione Siciliana, 10 anni e 8 mesi a Giacomo Casa, 65 anni, e 2 anni e 4 mesi a Marco Massaro, 36 anni. Gli imputati assolti sono stati Vito Lauria, 50 anni, Angelo Graci, 33 anni, e Giuseppe Galanti, 62 anni. Ebbene, adesso in Appello, a conclusione della requisitoria, la Procura Generale, tramite Maria Teresa Maligno, ha proposto la parziale conferma della sentenza di primo grado. In particolare, ha chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno per due dei tre imputati assolti: Vito Lauria e Angelo Graci. Poi il PG ha chiesto la conferma delle altre 8 condanne inflitte dal Tribunale. L’assoluzione di Giuseppe Galanti non è stata impugnata.

I giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, ribaltando la sentenza di primo grado del tribunale di Agrigento, hanno disposto l’assoluzione per non avere commesso il fatto nei confronti di quattro persone accusate di aver rubato in casa di un anziano medico. Si tratta di Giuseppe Matina, 51 anni, Amedeo Restivo, 28 anni, Gianluca Stagno, 31 anni, e Jenny Ehing, 28 anni. Tutti erano stati condannati in primo grado ad un anno di reclusione. Il verdetto, però, è stato riformato dalla Corte di Appello che adesso li ha assolti.

La vicenda risale al 2011. Secondo la ricostruzione accusatoria, che però non ha retto al vaglio dibattimentale, i quattro sarebbero entrati in azione utilizzando una scusa: la ragazza, infatti, si sarebbe fatta aprire la porta di casa dal medico dicendo di stare male e di essere incinta. Una volta dentro però all’uomo sarebbero stati sottratti quasi 400 euro. La vittima, nel frattempo deceduta, aveva riconosciuto in foto tre dei quattro imputati ma non è bastato per avere la certezza che fossero stati loro a compiere il furto.

“Sull’escalation senza sosta dei listini dei carburanti dovranno intervenire la magistratura e l’Antitrust”. Così annuncia Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, che ha presentato un esposto alle 9 Procure della Repubblica siciliane e all’Autorità garante della concorrenza, chiedendo di indagare sugli abnormi rincari dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa e su possibili speculazioni in atto a danno di consumatori e imprese. Tanasi afferma: “In questi giorni i listini dei carburanti venduti nei distributori sono letteralmente fuori controllo, con la benzina che in modalità self viaggia verso i 2,3 euro al litro e costa in media il 39,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il gasolio sale addirittura del + 51,3%. Sono aumenti la cui entità non appare giustificata né dalle attuali quotazioni del petrolio, né da riduzioni delle forniture sul territorio legate alla guerra in Ucraina, senza contare che benzina e gasolio venduti oggi nei distributori sono stati acquistati mesi fa, a prezzi sensibilmente inferiori. Il rischio è che i rincari dei prezzi alla pompa possano essere dopati da fenomeni speculativi tesi a sfruttare la delicata situazione in Ucraina per incrementare i guadagni a danno di consumatori e imprese. Per tale motivo presentiamo un esposto all’Antitrust e alle 9 Procure di tutta Sicilia, chiedendo di aprire indagini sul territorio con l’ausilio della Guardia di Finanza e accertare eventuali speculazioni e illeciti, alla luce delle possibili fattispecie di aggiotaggio e manovre speculative su merci” – conclude. Aggiunge chi scrive: “Perché il signor Draghi, contro le speculazioni delle compagnie, non impone un tetto massimo al costo del carburante, o non riduce le accise? Anche il ministro Cingolani glielo ha detto, che si tratta di una colossale truffa. Forse il signor Draghi è troppo impegnato a chiudere le televisioni locali. Così questo i cittadini non lo sanno. Come fa Putin in Russia”.