Redazione Palermo, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 65 di 320
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“Le dimissioni del presidente della Seus, Calogero Ferlisi, a neanche un mese dal suo insediamento, sono la dimostrazione dei problemi di una società che svolge una funzione essenziale per la salute dei siciliani. La Seus si ritrova ancora in stallo, con grave danno per i cittadini e i lavoratori, dopo essere stata già per lungo tempo senza una guida e alla vigilia di un rinnovo contrattuale con l’assessorato alla Salute, per non parlare del contratto integrativo su cui i sindacati avevano già iniziato una proficua interlocuzione. Chiediamo che il Governo nomini nel più breve tempo possibile un presidente e un direttore generale, terremo alta l’attenzione nell’interesse dei lavoratori”.

Lo dichiarano Giuseppe Badagliacca, Claudio Dolce e Fabio Mondello del Csa-Cisal.

“Una rivoluzione bizzarra, sbagliata nei tempi e nei modi, quella che il governo Musumeci ha avviato nelle Soprintendenze ai Beni culturali”: lo affermano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle e componenti della commissione Cultura all’Ars, il vice presidente Giovanni Di Caro insieme ai colleghi Stefania Campo, Ketty Damante e Roberta Schillaci.

“Con la bella stagione ormai alle porte – proseguono i deputati – e in un momento in cui la cultura dovrebbe esplodere di iniziative in tutta l’Isola, è indispensabile il coordinamento certo da parte dell’amministrazione regionale e invece si rimescola l’assetto degli uffici delle Soprintendenze. Perché proprio adesso, sul finire della legislatura? Negli ultimi quattro anni, il governo Musumeci di cosa si è occupato? Inoltre, va sollevato anche un dubbio di tipo giuridico: può una delibera di Giunta modificare l’organizzazione di quegli uffici, che è definita da una legge regionale? Restano troppe zone d’ombra intorno a questa decisione che sembra andare in direzione opposta rispetto alla valorizzazione delle nostre risorse culturali. Sarebbe opportuno che il presidente Musumeci e l’assessore al ramo, Samonà, venissero a dare ampie e approfondite spiegazioni in commissione, con la massima urgenza”, concludono Di Caro, Campo, Damante e Schillaci.

“Lo straordinario sforzo nella lotta alla pandemia svolto in Sicilia anche dai tecnici informatici e dai lavoratori con profilo amministrativi, assunti negli hub vaccinali e per la campagna contro il Covid-19, sia premiato con la prosecuzione e la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Sono 2.500 i lavoratori, oltre ai 7mila sanitari, che devono poter rientrare in un processo che riconosca loro un contratto a tempo indeterminato. Tale opzione è consequenziale all’impossibilità di utilizzare personale ruolo in quanto sotto organico. Il personale tecnico
andrebbe collocato all’interno del comparto della sanità.
Ho ascoltato le loro ragioni e auspico un intervento legislativo nazionale che è già in fieri, ma chiedo al governo Musumeci di continuare ad utilizzare gli informatici e gli amministrativi assunti per l’emergenza Covid nella nostra Sanità. Gli ospedali di comunità, così come le Asp e gli ospedali principali, assieme al Cup ed al servizio assistenza ed emergenza hanno bisogno di personale qualificato per la riorganizzazione generale del sistema sanitario regionale, secondo canoni di efficienza ed efficacia. I 2.500 lavoratori, amministrativi e informatici, non possono rimanere fuori dalle stabilizzazioni. Ci si attivi subito per dare certezza a questi operatori”. Lo afferma Vincenzo Figucca, deputato di Lega Sicilia all’Assemblea regionale siciliana.

“La forte denuncia del consigliere togato del CSM Sebastiano Ardita in audizione in Antimafia – “la mafia purtroppo comanda in carcere” – non solo è una delle più autorevoli conferme di quanto diciamo da tempo, purtroppo inascoltati, ma rafforza il nostro allarme: lo stato di totale confusione di Governo e Politica sulle carceri e l’attenzione da settimane tutta concentrata sulla guerra russo-ucraina hanno fatto finire nel dimenticatoio le drammatiche questioni del carcere”.

A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “clan, gruppi malavitosi, organizzazioni mafiose, camorriste e ‘ndranghetiste stanno approfittando di questa situazione e quindi, di fatto, dell’indebolimento dello Stato, per muovere una nuova e più pesante sfida allo Stato, come testimoniano gli atti di violenza tra detenuti e contro il personale penitenziario, in quest’ultimo caso declassati a “fatti di ordinaria amministrazione”. Eppure la denuncia del magistrato Ardita – “nel carcere c’è il far west, torture e pestaggi, ma questo non è lo stato civile” – dovrebbe far impallidire di vergogna chi ha responsabilità dirette e scuotere Ministro Cartabia, Governo, Parlamento e politica.

Invece accade che – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – il Ministro Cartabia, proprio come “Alice nel Paese delle meraviglie”, dopo la recente visita al carcere di Torino, si limita ad esprimere stupore per quello che ha visto ma non è in grado di indicare soluzioni. Una situazione simile – dice Di Giacomo – non era mai accaduta prima con gli agenti in balia dei criminali e costretti a difendersi come possono. Le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei detenuti – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – vanno in tutt’altra direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti. La riduzione della popolazione carceraria in sostanza è considerata l’unica strada da seguire. Per restare alla denuncia del magistrato Ardita la “madre di tutti i mali” è la cosiddetta sorveglianza dinamica che di fatto ha prodotto un ‘autogoverno’ delle carceri basato su gerarchie criminali”.

L’approvazione all’Assemblea Regionale Siciliana del “semestre bianco” delle nomine di vertice e di sotto-governo, nei 6 mesi antecedenti alle elezioni Regionali del prossimo autunno, è stata interpretata da alcuni come uno schiaffo al presidente della Regione. A fronte di ciò, invece, Nello Musumeci replica: “Se fossi stato in aula, così come ha fatto il mio movimento ‘Diventerà Bellissima’, avrei votato allo stesso modo. E’ giusto che sia così. Non comporta alcun disagio. E’ giusto che le nomine di questo governo siano congelate fino alla scadenza elettorale. Sono stato e sono fermamente convinto che la forza politica o la struttura di un governo non si costruiscono sul sottogoverno, ma sulla capacità di lavorare al servizio del territorio. Tutti hanno votato a favore della norma secondo un’idea perfettamente condivisa, e sul piano politico la condivide sia il presidente della Regione che il Governo tutto”.

Lungo la Palermo – Catania, nei pressi del ponte di via Giafar, per cause in corso di accertamento è avvenuta una collisione che ha coinvolto sei automobili, due delle quali sono cappottate. Un morto e quattro feriti. La vittima è Giuseppe Ponte, 71 anni, originario di Palagonia, in provincia di Catania. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la polizia stradale e i sanitari del 118 con diverse ambulanze. Il tratto dell’autostrada è stato chiuso per consentire i soccorsi e il recupero sicurezza della carreggiata.

L’Assemblea Regionale siciliana ha approvato un emendamento che impedisce al governo le nomine di sotto-governo nei sei mesi prima delle elezioni. Apprezzano le opposizioni. Il capogruppo del Partito Democratico, Giuseppe Lupo, afferma: “Abbiamo sostenuto la norma che impone lo stop alle nomine da parte del governo regionale in enti, aziende e società controllate e partecipate nei 180 giorni che precedono le elezioni. E’ una norma di buon senso, che impedisce nomine ad hoc in piena campagna elettorale, permettendo il buon andamento della gestione amministrativa regionale”.
E il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, commenta: “Si tratta di una norma certamente di buon senso, che mira ad affrancare gli ultimi mesi di campagna elettorale da pericolose tentazioni che rischierebbero di avvelenare il clima politico in vista del rinnovo del Parlamento regionale”.

“I lavoratori della Regione Siciliana dopo 22 anni meritano risposte chiare: l’unico modo per attuare una vera riqualificazione del personale e rinnovare il contratto è prevedere già nella Finanziaria 2022 le somme necessarie; in caso contrario, assisteremo all’ennesima presa in giro ai danni dei dipendenti. E’ inutile fare proclami sul Pnrr quando poi non si hanno le risorse umane per predisporre e realizzare i progetti nei tempi. Il Governo regionale ci convochi subito”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal che hanno inviato una nota al vicepresidente Gaetano Armao e all’assessore alla Funzione pubblica Marco Zambuto.
“Ribadiamo la richiesta di appostare in Finanziaria 46 milioni di euro – continuano Badagliacca e Lo Curto – cioè il 30% delle somme per il concorso indetto dalla Regione e che per un terzo dei posti era riservato proprio ai lavoratori regionali. La Sicilia ha un costo annuo del personale, calcolato sulla spesa media pro capite, più basso della Lombardia o dell’Emilia-Romagna nonostante assolva a molte più funzioni; speriamo che nessuno voglia abboccare ai numeri decontestualizzati che ogni tanto qualcuno tira fuori dal cilindro e che non hanno alcuna aderenza con la realtà”.

Il Tribunale di Termini Imerese ha emesso la misura cautelare in carcere, per scontare la pena, a carico di Loredana Graziano, 36 anni, imputata di avere avvelenato con il cianuro il marito, Sebastiano Rosella Musico, 40 anni, pizzaiolo, morto il 22 gennaio del 2019. La donna finora è stata ristretta ai domiciliari perché incinta di una bambina adesso nata. Le è stata sospesa la responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena. Il marito era uno sportivo e godeva di ottima salute. Il decesso era avvenuto tra forti spasmi e dolori lancinanti. Secondo la perizia tossicologica, depositata dal consulente del pubblico ministero, nel corpo del ristoratore c’era cianuro, un tipo di veleno non facile da reperire in commercio. Di infarto, invece, parlò il medico legale, ma i parenti non si sono mai rassegnati a tale tesi. Secondo quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri della compagnia di Termini Imerese, e dalle perizie tossicologiche, l’uomo è stato ucciso, avvelenato con il cianuro. Prima la donna avrebbe somministrato nel cibo al marito un farmaco anti coagulante, il Coumadin, con effetti tossici in caso di sovra-dosaggio. Non avendo ottenuto il risultato, avrebbe adottato la soluzione finale: una dose di cianuro.

Questa mattina in IV Commissione Ambiente si è svolta una audizione interlocutoria sul terminale del rigassificatore di Porto Empedocle, con la partecipazione anche dei Sindaci di Agrigento e Porto Empedocle.

Da quanto emerso nel corso dell’incontro istituzionale appare lampante che non basta una sentenza, su uno dei due ricorsi pendenti, presentati dalla città di Agrigento, per riattivare un progetto vecchio di quindici anni. È indubbio che le autorizzazioni che reggevano il progetto dovranno essere rinnovate.

Le sensibilità sul tema paesaggistico, peraltro, sono profondamente mutate in questi anni, nonché le norme a tutela del territorio, e di ciò si dovrà necessariamente tener conto.

Per questo proseguiremo sul tema in una prossima seduta congiunta con la V Commissione, in cui coinvolgeremo i beni culturali e il ministero della transizione energetica, essendo competente Roma sulle autorizzazioni, quest’opera è infatti di interesse nazionale.