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Un ragazzo di 17 anni, Marco Puccio, è morto in un incidente stradale avvenuto a Corleone. Secondo le prime indagini, pur non avendo la patente, lui è stato alla guida di una Panda 4×4 precipitata in una scarpata. L’automobile si è ribaltata uccidendolo. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco che hanno estratto il giovane della lamiere, e i sanitari ne hanno constatato la morte. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della Compagnia di Corleone.

L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, interviene a seguito della morte del bambino Domenico, per il quale si sospetta che all’ospedale San Marco a Catania abbia contratto l’infezione da enterococco rivelatasi mortale. Razza afferma: “Sono personalmente addolorato per la morte del piccolo Domenico. E’ una notizia che mi sconvolge come amministratore, come uomo e come padre. Su mia disposizione ha già istituito una commissione di indagine interna composta dai direttori delle Unità di Malattie infettive, Chirurgia pediatrica e dalla Direzione medica di presidio ospedaliero. Sono certo che la magistratura farà chiarezza su quanto avvenuto ma, nel frattempo, è importante capire se tutte le procedure sono state svolte in modo corretto. Voglio esprimere la vicinanza dell’intera Regione Siciliana alla famiglia e a tutti i medici del nosocomio che, ogni giorno, lavorano con serietà e abnegazione”.

“Si accertino al più presto le cause e le eventuali responsabilità che hanno portato al decesso del piccolo Domenico, stroncato in ospedale, a quanto pare, per un batterio killer. Di certo c’è che le infezioni contratte nelle corsie d’ospedale sono troppe. Personalmente lo denuncio da tempo: ho presentato in merito un’interrogazione all’Ars più di 3 anni fa e ancora attendo risposte”.

Lo afferma il deputato del M5S all’Ars, Giovanni Di Caro.

“L’atto parlamentare, presentato a giugno del 2019 e trasmesso al governo regionale il 22 luglio dello stesso anno – racconta Di Caro – sta facendo le ragnatele negli uffici dell’assessorato alla Salute, senza che nessuno si sia degnato di darci risposte. Eppure si tratta di un fatto grave, come testimoniano le numerose denunce che ho raccolto in merito da cittadini e medici. Ci sono gravissime criticità sulle gestione, sorveglianza e controllo delle infezioni correlate all’assistenza, (ICA), come sono gravi le criticità sul contrasto all’antibiotico resistenza. L’assessore Razza ci dica cosa sta facendo per arginarle”.

A Palermo, al Policlinico, è stata eseguita all’istituto di medicina legale la seconda autopsia sul corpo del piccolo Andrea Mirabile, il bimbo di 6 anni morto a Sharm in Egitto durante una vacanza con i genitori. I medici hanno prelevato campioni di organi per eseguire ulteriori accertamenti. Dall’esame non sarebbe emersa una causa del decesso. Si attendono i dati di laboratorio per conoscere ciò che abbia provocato la morte del piccolo avvenuta in due giorni dopo aver accusato sintomi come spossatezza e vomito. I legali dello studio Giambrone, che assistono la famiglia Mirabile, hanno nominato un medico legale e un medico infettivologo che hanno partecipato all’autopsia disposta dalla Procura di Palermo. Il magistrato in Egitto ha assicurato che il referto della prima autopsia sarà pronto al più presto. Il padre, Antonio Mirabile, è ancora ricoverato per fronteggiare un’infezione forse contratta in Egitto.

La Procura conclude le indagini sulla morte di Cinzia Pennino a Palermo dopo una dose di AstraZeneca. Contestato l’omicidio colposo al medico vaccinatore.

A Palermo la professoressa Cinzia Pennino è morta dopo una dose del vaccino anti-covid AstraZeneca il 28 marzo del 2021 all’età di 46 anni. Adesso il medico che le iniettò la dose rischia di essere processato. La Procura di Palermo gli ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio, per omicidio colposo. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Giorgia Spiri. Il medico attualmente è pensionato, e nel corso dell’interrogatorio ha respinto le accuse, spiegando che, vaccinando in quel periodo mediamente 80 persone al giorno, non ha alcun ricordo della vittima, e che comunque, nella scheda consegnata all’hub della Fiera del Mediterraneo, la paziente Cinzia Pennino non ha indicato di soffrire di alcuna patologia, non sollevando preoccupazioni. Secondo la Procura, invece, anche se due perizie avrebbero escluso il nesso di causalità tra la morte dell’insegnante e il vaccino, il medico vaccinatore avrebbe dovuto accorgersi che lei sarebbe stata affetta da “obesità severa evidente”, perché avrebbe avuto un indice di massa corporea superiore al valore di 35, ovvero 39,79. Dunque la donna avrebbe dovuto essere inserita tra le persone a rischio e ricevere l’altra tipologia di vaccini, Pfizer o Moderna. Il medico ha 20 giorni a disposizione per opporre contro-deduzioni, dopodiché la Procura formulerà la richiesta di rinvio a giudizio al Tribunale.

A Palermo è stata sfregiata la targa dedicata recentemente dal Comune al giudice Alfonso Giordano, presidente della Corte d’Assise allo storico maxi processo alla mafia alla fine degli anni ’80. Il sindaco Roberto Lagalla interviene così: “E’ più di un atto vandalico. E’ una grave offesa alla memoria del magistrato che ha presieduto il maxi processo alla mafia e a quella Palermo che, il giorno di quella storica sentenza, ha scritto una pagina indelebile nella lotta a Cosa Nostra. Ho subito provveduto ad attivare tutte le procedure per la sostituzione immediata della targa, per affermare che di fronte a questi gesti l’amministrazione comunale non si piegherà, né arretrerà mai di un passo nel contrasto alla criminalità organizzata”.

Maria Falcone interviene a seguito della sentenza al processo “Depistaggio Borsellino”, e afferma: “Premesso che tutte le sentenze vanno rispettate e che, soprattutto in casi così complessi, è fondamentale leggere le motivazioni, come sorella di Giovanni Falcone e come cittadina italiana provo una forte amarezza perché ancora una volta ci è stata negata la verità piena su uno dei fatti più inquietanti della storia della Repubblica. La prescrizione è sempre una sconfitta per la giustizia che, specie in processi tanto delicati, evidentemente non è riuscita ad agire con la celerità che avrebbe dovuto avere. Dal dispositivo, che asserisce l’esistenza del depistaggio e la responsabilità di due dei tre imputati, emerge comunque la conferma dell’impianto della Procura di Caltanissetta che, con un lavoro coraggioso e scrupoloso, ha fatto luce su anni di trame e inquinamenti investigativi”.

L’assessore regionale alla Salute della Sicilia, Ruggero Razza, ha deciso di saltare l’udienza preliminare della inchiesta che lo vede oggi imputato con l’accusa di falso. Con lui l’ex dirigente del dipartimento per l’osservatorio epidemiologico, Maria Letizia Di Liberti, e il direttore dello stesso Dasoe, Mario Palermo. I tre si sono avvalsi del rito immediato, che consente di andare direttamente a giudizio.

Saranno cosi’ processati il 10 novembre davanti alla terza sezione del tribunale, con rito ordinario. Restano in udienza preliminare gli altri tre imputati: Salvatore Cusimano, dipendente regionale, Emilio Madonia, impiegato di una societa’ privata e Roberto Gambino, dipendente dell’Asp di Palermo, distaccato al Dasoe.

Nell’inchiesta si ipotizza che Razza e gli altri avrebbero indotto in errore il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanita’, che classificarono la Sicilia non a rischio elevato, evitandole la zona rossa, nelle ultime settimane del 2020. Ieri la giunta regionale, di cui Razza fa parte, ha deliberato la costituzione di parte civile nel processo.

“A breve, nelle sedi didattiche delle università siciliane inizieranno i corsi di specializzazione per le attività di sostegno, facendomi portavoce dei tanti docenti agrigentini pendolari che mi hanno manifestato i disagi, chiedo ai rettori degli atenei di attivare la modalità di didattica telematica. Lo stato di isolamento infrastrutturale in cui versa la provincia agrigentina, rende difficili i collegamenti con tutte le città universitarie, inoltre il caro carburanti diventa un problema reale per le tasche di un docente precario. Considerando anche che, essendo lo stato di emergenza Covid chiuso solo dal punto di vista burocratico, perchè è visibile a tutti il crescente numero di contagi, svolgere le lezioni dei corsi Tfa a distanza ridurrebbe non solo i rischi delle eventuali infezioni da Coronavirus ma eviterebbe ai pendolari lunghissimi ed esosi viaggi della speranza”.

Così il deputato regionale del Movimento Cinque Stelle Giovanni Di Caro sulla richiesta ai rettori degli atenei siciliani sull’attivazione della didattica a distanza per le lezioni dei corsi di specializzazione Tfa.

L’aggressione risale a ieri, quando una donna ha chiesto di entrare in reparto fuori dall’orario consentito per visitare la figlia ricoverata. Di fronte al rifiuto opposto dai sanitari la donna è tornata accompagnata dal fratello e dal marito, che hanno cominciato a picchiare con calci e pugni il medico.