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“Dopo l’atto di indirizzo emanato dall’assessore Ruggero Razza finalmente si sono sbloccate le procedure di stabilizzazione dei precari della Sanità siciliana. È partita in questi giorni, ad esempio, la tanto attesa ricognizione interna del personale da parte dell’Asp di Palermo- con scadenza delle istanze fissata al 5 febbraio- propedeutica alla trasformazione a tempo indeterminato di centinaia di contratti di lavoro”.

Lo afferma Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima, aggiungendo: “L’assessorato alla Salute non solo ha dato disposizione di sbloccare le procedure, ma ha pure chiesto ai direttori generali di darne tempestiva comunicazione. Così si terrà sotto costante controllo l’iter, per intervenire in qualsiasi momento in caso di stop immotivati o lentezza nelle procedure”.


Infine, Aricò sottolinea: “Deve essere chiaro che
 questo governo regionale non permetterà più a nessun manager di tergiversare, perché è nostra intenzione dare risposte concrete tanto al mondo del lavoro quanto alla richiesta di maggiore efficienza del servizio sanitario siciliano. Le stabilizzazioni di chi è in possesso dei requisiti di legge sono solo il primo step, contestualmente si potrà procedere per le mobilità extraregionali e dunque alla predisposizione dei bandi di concorso

 

 

L’assessore regionale Armao annuncia un polo finanziario unico per Irfis, Crias e Ircac

Un polo finanziario unico in Sicilia concentrando Irfis, Crias e Ircac. Lo ha annunciato questa mattina il vice presidente della Regione nonché assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, presente all’assemblea pubblica di Confartigianato Sicilia al teatro Santa Cecilia a Palermo.

“Pur mantenendo la specificità e la separazione dei fondi assegnati ai diversi comparti – ha detto Armao – dobbiamo riuscire a far sintesi, sinergia e abbattere i costi di gestione. Abbiamo pensato a una governance unica, strategica, per avere una visione d’insieme e un’accelerazione dell’erogazione del credito”. Armao ha anche assicurato che entro febbraio verrà assegnata la presidenza della Crias. E ancora, con un decreto di ricognizione, lo sblocco di 84 milioni di euro bloccati all’Irfis.

L’assemblea pubblica di Confartigianato Sicilia è stata ricca di interventi e di numeri. Dati che hanno fotografato lo stato attuale dell’economia dell’Isola, punto di partenza della proposta di sviluppo per la Sicilia che il presidente regionale di Confartigianato, Filippo Ribisi, ha presentato alla platea degli imprenditori, alla politica e alle istituzioni.

Rilancio dei Beni culturali, sburocratizzazione e formazione sono alcuni dei punti chiavi. “La Sicilia non si può più permettere una formazione che serva principalmente ai formatori e agli enti che la gestiscono – ha detto il presidente Ribisi –, come non si può permettere di utilizzare la formazione come ammortizzatore sociale. La formazione deve essere ricondotta alle strutture scolastiche vere, dove vi sono professionalità che possano dare la giusta preparazione ai ragazzi. Va valorizzata la formazione professionale come era stata concepita da Don Bosco: come lezione di mestiere per i ragazzi che lo vogliono imparare”.

Questa mattina erano presenti, tra gli altri, anche il presidente nazionale di Confartigianato Imprese, Giorgio Merletti, il segretario regionale di Confartigianato Sicilia, Andrea Di Vincenzo, l’assessore regionale alle Attività produttive, Girolamo Turano, il vice sindaco del Comune di Palermo, Sergio Marino, il direttore generale di Artigiancassa, Francesco Simone e Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Sicilia.

Il simbolo della giornata è stato l’Homo faber, “La mano degli artigiani nell’economia del futuro”. “La parola chiave – ha detto il presidente nazionale Merletti – è proprio Homo faber, il lavoro non si cerca, si crea. Occorre avere molta autostima. Dobbiamo ripartire dai valori fondanti dell’economia del nostro Paese, quello che c’è, non quello che vorremmo che ci fosse”.

Nel pomeriggio è previsto un momento privato per il rinnovo dei vertici regionali di Confartigianato Sicilia.

Nel corso della mattinata, grazie all’osservatorio economico di Confartigianato, sono stati forniti alcuni dati importanti che riguardano i settori più strategici per lo sviluppo. Ecco una panoramica.

Beni Culturali. In Sicilia la spesa media per beni culturali e servizi ricreativi tra il 2013 e il 2015 è di 553 milioni di euro, pari a 109,2 euro pro capite. Rispetto alla media nazionale, tra il 2009 e il 2015, si registra un gap di 786 milioni di euro nella spesa per beni culturali e servizi ricreativi. Nel corso degli 8 anni esaminati si osserva un dimezzamento della spesa (-54,4%) per l’acquisto di beni e servizi, in cui rientrano le spese per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali.
Una minor spesa in interventi di manutenzione, protezione e restauro va col tempo a ledere la bellezza dei 257 musei e istituti culturali presenti su tutta l’Isola: 175 musei e gallerie, 40 aree o parchi archeologici e 42 monumenti o complessi monumentali.
Nel 2015, il numero totale dei visitatori ammonta a 5.238.357 (dato anno 2015). Con una quota significativa di stranieri, come si deduce dai dati relativi ai flussi turistici della regione secondo cui il 44,2% dei 4.321.491 turisti provengono dall’estero.
Investire in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della Sicilia porterebbe probabilmente anche alla crescita di questo flusso di turisti.
Ma non solo: se fossero direttamente coinvolte le 20.861 imprese del territorio che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e di servizi per edifici e paesaggio, di cui oltre la metà (55,8%), pari a 11.635 unità, sono artigiane, si aggiungerebbe un ritorno in termini economici per il tessuto imprenditoriale dell’intera Isola.
Il recupero del 70% del gap di spesa, rispetto alla media nazionale, per l’acquisto di beni e servizi per il settore Cultura si tradurrebbe in Sicilia in 1.198 nuovi posti di lavoro nelle oltre 20 mila imprese che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (oltre la metà artigiane).
Attivare questo meccanismo darebbe vita a un vero circolo virtuoso: più turismo e più occupati e più lavoro per le imprese della manutenzione, protezione e restauro, ma anche ricadute positive, per le 16.368 imprese artigiane dell’abbigliamento e calzature, agroalimentare, trasporti, ristoranti e pizzerie e bar, caffè e pasticcerie potenzialmente coinvolte da domanda turistica.

Costruzioni. È il settore che più di tutti ha pagato i colpi della crisi. Anche oggi, il comparto continua a mostrare performance negative. Per lo più sono le imprese artigiane ad essere ancora in difficoltà. Al III trimestre dell’anno in corso le imprese artigiane delle Costruzioni registrano una dinamica negativa del numero di imprese registrate del -2% di gran lunga più accentuata rispetto alla variazione del numero totale di imprese del comparto (-0,5%).
Le ammaccature del settore sono evidenti: meno 1,9 milioni di valore aggiunto prodotto dal comparto dal 2008 al 2016; meno 66 mila occupati dal 2008 al 2016; meno 5.081 imprese artigiane registrate dal III trimestre 2009 al III trimestre 2017; meno 3.036 compravendite dal IV trimestre 2011 al IV trimestre 2016; e meno 2,7 miliardi di finanziamenti da agosto 2011 a agosto 2017.
Inoltre, la Sicilia è tra le prime regioni italiane (5° posto su 20) per peso del lavoro irregolare nelle Costruzioni, e che se pur sul territorio c’è una percentuale rilevate di abitazioni in mediocre o pessimo stato (26,2% > 16,8% totale Italia), e di abitazioni costruite prima del 1981 (72,8%) che necessitano di interventi per il recupero del patrimonio edilizio e per l’efficientamento energetico, l’Isola figura nella classifica delle regioni italiane agli ultimi posti per utilizzo delle detrazioni fiscali volte ad agevolare il recupero e il miglioramento dal punto di vista energetico del patrimonio edilizio esistente.

Credito. Nei primi sei mesi dell’anno in corso se pur le piccole imprese presentano una qualità del credito in linea con la media (40,8%), pagano un tasso di interesse superiore di 196 punti base rispetto a questa. Inoltre, nonostante la qualità del credito rispetto al passato, anche nelle piccole imprese, risulta in miglioramento la dinamica dei finanziamenti alle imprese continuano ad essere negativa: per l’artigianato a marzo 2017 il credito scende del 3,6% e per le imprese sotto 20 addetti ad agosto 2017 scende del 5,6%.

Sburocratizzazione. Ad una più elevata pressione fiscale si associa anche un maggiore onere burocratico legato agli adempimenti fiscali. Il confronto tra i 4 principali Paesi Europei evidenzia un ampio gap burocratico fiscale a svantaggio delle imprese italiane. Prendendo a riferimento il tempo necessario per pagare le imposte, sono necessarie 238 ore per pagare le tasse in Italia, il 47,8% in più della media Ocse di 161 ore. Rispetto a noi un’impresa tedesca impiega 20 ore in meno, un’impresa spagnola 86 in meno (differenza numero ore impiegate dalle imprese spagnole rispetto a quelle necessarie in Italia) e una francese 99 in meno. Per ridurre i lunghi tempi della burocrazia l’e-Government, che implica l’applicazione delle tecnologie digitali alla relazione tra cittadini, imprese e Amministrazioni pubbliche, rappresenta sicuramente una delle soluzioni più efficaci al problema.
Ad oggi la quota di persone che hanno utilizzato internet per interagire con le Pubbliche autorità spedendo moduli compilati (che è l’attività a più alta integrazione, con la maggiore complessità tecnologica e che riduce lunghi tempi e code agli sportelli), in Sicilia è pari all’1,4%, valore inferiore alla media nazionale che colloca la regione all’ultimo posto della classifica insieme a Liguria, P.A. Trento, Puglia e Valle d’Aosta.
L’elevato debito verso fornitori degli enti pubblici si intreccia con il ritardo dei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni, anche se il fenomeno appare in riduzione (Banca d’Italia, 2017). Tenuto conto che tutte le Amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le fatture entro 30 giorni dalla data del ricevimento, ad eccezione degli enti del servizio sanitario nazionale (per i quali il termine massimo di pagamento è 60 giorni), si osserva nella media degli enti del territorio esaminati un tempo medio di pagamento (ponderato per gli importi delle fatture pagate) di 72 giorni (42 giorni oltre il limite dei 30).

Formazione. Affinché le imprese dell’Isola siano in grado di cogliere le opportunità legate a internazionalizzazione e digitalizzazione e possano competere sul mercato nazionale e internazionale, è necessario accrescere gli skills dei dipendenti (nel 2016 la Sicilia si piazza all’ultimo posto della classifica nazionale per quota di occupati 25-64 anni in apprendimento permanente, pari al 5,2%). Non solo di quelli già presenti in azienda ma anche di quelli di domani. C’è l’esigenza di giovani più preparati e pronti a rispondere alle necessità delle imprese, per lo più sul fronte della digitalizzazione. Questo comporterebbe un abbassamento della disoccupazione giovanile che ha raggiunto oggi i massimi livelli. Nel 2016 la Sicilia registra la quota più alta in Italia di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi, pari al 23,5%; ed è anche la seconda regione italiana per tassi più alti di disoccupazione (31,4%) e di inattività (41,6%) dei giovani 24-35 anni.

Trasporti. Il settore dei trasporti presenta una rilevanza rispetto alle emissioni atmosferiche e in particolare nelle condizioni di inquinamento nei centri urbani. In Italia il 36,4% delle famiglie segnala il problema dell’inquinamento nella zona in cui vive, quota che sale di oltre venti punti (59,3%) nelle aree metropolitane.

 

 

Noi Deputati, rappresentanti diretti dei cittadini europei, critichiamo fortemente la procedura utilizzata, e chiediamo garanzie sui tempi, visto il ritardo olandese nella messa a disposizione della sede definitiva che dovrà ospitare l’EMA”. Questa la dichiarazione di Giovanni La Via, Relatore per il Parlamento europeo sulla proposta sulla sede dell’EMA, durante la riunione della Commissione parlamentare ENVI, in presenza della Commissione europea e dei rappresentanti dell’EMA.

 

“Il Parlamento non ha mai ricevuto notifiche o informazioni sulla procedura, fino a quando, dopo la decisione, non abbiamo scoperto che l’intera procedura non è stata fondata sui Trattati, ma sul contenuto di una Dichiarazione congiunta. La Dichiarazione congiunta del Parlamento europeo, del Consiglio dell’UE e della Commissione europea sulle Agenzie decentralizzate, è un atto giuridicamente non vincolante per le Istituzioni coinvolte, mai citato dalla Commissione negli atti ufficiali, ma su cui è stata fondata l’intera procedura”.

 

“Critico fortemente – continua La Via – con il supporto dei colleghi, la mancanza di trasparenza nella procedura di selezione della nuova sede dell’EMA, conclusasi- come tutti sapete- con un sorteggio, a dispetto dell’importanza della decisione da prendere.

Si è parlato di buste, o lancio di monetine, modalità sicuramente non appropriate né opportune, se consideriamo che il lancio della monetina è normalmente utilizzato per decidere chi comincia una partita di calcio, ma sicuramente non per scegliere la sede delle Agenzie europee. In particolare l’EMA, che svolge compiti di grande impatto sulla vita dei nostri cittadini, e che deve garantire la valutazione scientifica, la supervisione e il controllo della sicurezza dei medicinali per uso umano e veterinario in tutta l’Unione europea”.

 

“La procedura ha portato a una non scelta, quindi i Deputati hanno chiesto di voler essere pienamente coinvolti da oggi in poi in tutte le scelte relative alle sedi delle agenzie europee, attraverso l’applicazione della procedura di co-decisione, come previsto dai Trattati. Hanno, inoltre, chiesto rassicurazioni circa la copertura dei costi supplementari dovuti al doppio trasferimento, dapprima in una sede temporanea e poi nella sede definitiva proposta dal governo olandese, che non devono gravare sul bilancio europeo, e quindi sulle tasche dei contribuenti, ma essere interamente coperti dal governo olandese, che deve anche dare garanzie sul rispetto dei templi di consegna”.

 

“Il Parlamento – prosegue La Via- intende difendere le sue prerogative e i suoi poteri, anche modificando -se i colleghi Deputati lo riterranno opportuno- alcune o tutte le parti proposta della Commissione, con l’obiettivo ultimo di garantire il pieno ed efficace funzionamento dell’Agenzia europea per i medicinali, senza spreco di denaro pubblico, che poi sono i due temi di vero interesse per i cittadini europei, che noi rappresentiamo”.

“Intendo quindi proporre una Dichiarazione politica, che rimetta in discussione l’accordo interistituzionale, che ha dato luogo ad una grave incapacità decisionale del Consiglio. Oggi durante il dibattito è emerso che i funzionari dell’EMA dopo diversi sopralluoghi ad Amsterdam, hanno dichiarato che i primi 3 siti proposti non erano adeguati, e hanno quindi scelto una quarta opzione, solo perché al momento non c’è un’altra opzione disponibile che sia migliore per le esigenze dell’Agenzia.”

“Io sono pronto a difendere il Parlamento -conclude La Via- e fortemente stupito dalle risposte della Commissione europea, che ha dichiarato oggi di non essere in grado di aggiornarci sullo stato di avanzamento dei lavori e di avere basato l’intera procedura su un atto fantasma, perché mai citato in nessun documento ufficiale. Capisco che sarà il Governo olandese a eseguire i lavori, ma questi dovranno essere monitorati, perché nessuno si dovrà trovare nella condizione di scoprire a posteriori che qualcosa non è andato per il verso giusto e i tempi previsti e l’operatività dell’Agenzia non possano essere garantiti”. 

 
 
 
“Forza Italia non è terra di conquista, non è zona franca per strategie e alchimie che di politico non hanno nulla. Forza Italia è una forza politica che si basa sul riconoscimento del valore della militanza, e quindi del radicamento nel territorio e del riconoscimento nella base come presupposto indispensabile e irrinunciabile per assurgere a qualsiasi carica rappresentativa”.

Così dichiara il coordinamento provinciale di Forza Italia Giovani di Agrigento, a seguito di paventate ipotesi di candidature alle prossime elezioni Politiche “calate dall’alto” nel collegio di Agrigento e con candidati che, a prescindere che siano agrigentini o no, non hanno mai militato in Forza Italia agrigentina.

La coordinatrice provinciale di Forza Italia Giovani di Agrigento, Lilly Di Nolfo, a nome dell’intero movimento giovanile, sottolinea: “Riteniamo che la militanza in Forza Italia, quindi l’aver reso il proprio impegno costante a favore del partito, contribuendo al suo radicamento, alla diffusione e alla costruzione di proposte e iniziative nell’interesse del territorio, sia una condizione del tutto irrinunciabile per potere proporsi al cospetto delle urne e dei cittadini elettori in rappresentanza di Forza Italia. Qualsiasi ipotesi diversa la riterremo letteralmente un sopruso inaccettabile, e, di conseguenza, non l’appoggeremo astenendoci dalla campagna elettorale”. 

In un’affollatissima assemblea all’ospedale Cervello il giorno 19 Gennaio, con la partecipazione di più di 100 operatori della Dussmann, i lavoratori non contenti delle risposte date dagli Ospedali riuniti Cervello-Villa Sofia e dell’Assessorato alla salute, hanno deciso di continuare la mobilitazione presidiando l’Assessorato all’Economia il 23 e il 24 Gennaio in occasione dell’apertura delle buste relative al disciplinare di Gara n°6887860 indetto dalla Centrale Unica di Committenza per la Regione Siciliana.
L’assemblea ha deciso di coinvolgere nella vertenza anche le cooperative di altri lotti, al fine di far comprendere che la lotta dei 330 gli operai della Dussmann, che lavorano all’interno degli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Ospedale Cervello a Palermo, non riguarda solo loro ma tutti i lavoratori del settore, a rischio di pesantissima diminuzione delle ore contrattuali, dopo aver già subito in passato una riduzione delle ore.
L’assemblea ha chiesto all’USB di coinvolgere anche altre sigle sindacali in una lotta che richiede unità dei lavoratori al di là delle appartenenze sindacali, l’USB non si sottrae alle richieste provenienti anche dalle RSA di altre O.S. che hanno partecipato all’incontro e chiede a Cgil, Cisl e Uil di unirsi nelle due giornate di presidio al’esterno dell’Assessorato all’Economia e raccogliere la richiesta di uno sciopero che riporti al centro dell’opinione pubblica le condizioni di tutti gli ospedali della regione, sempre più degradati e in condizioni fatiscenti in virtù dei tagli continui a quanti lavorano nei servizi di pulizia.
Come USB chiederemo all’Assessore il ritiro immediato del bando e l’aumento dell’importo complessivo di gara al fine di garantire i livelli occupazionali e gli stipendi dei lavoratori della cooperativa, il rinvio dell’apertura delle buste previsto per il 24 Gennaio, pronti ad indire uno sciopero qualora le richieste dei lavoratori non vengano ascoltate dalla politica. 

 

Appuntamento a Palermo venerdì 26 gennaio alle ore 9.45 nel Salone Lavitrano del Palazzo Arcivescovile, in occasione della ricorrenza di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori.
L’evento è stato promosso e organizzato dall’Ucsi Sicilia Unione Cattolica Stampa Italiana e dall’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Palermo, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, l’Assostampa Siciliana e con il coinvolgimento di autorità ed invitati.
L’iniziativa rivolta ai giornalisti, prevede un seminario formativo accreditato dall’Ordine dei Giornalisti, con l’assegnazione di cinque crediti deontologici. Interventi iniziali di saluto: di Domenico Interdonato presidente Ucsi Sicilia, Gaetano Rizzo e Salvo Di Salvo consiglieri nazionali Ucsi, concluderà Alberto Cicero segretario Assostampa Sicilia.
Il seminario moderato da Pino Grasso responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Palermo, si svilupperà sul tema: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace”, scelto da papa Francesco, per la 52ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Relatori mons. Corrado Lorefice arcivescovo metropolita di Palermo, Maria Pia Farinella Ordine dei Giornalisti di Sicilia, don Paolo Buttiglieri consulente ecclesiastico Ucsi Sicilia e Massimo Bellomo vicesegretario Assostampa Sicilia.

Legambiente Sicilia ed i circoli Legambiente del Tirreno e Legambiente dei Peloritani hanno scritto una lettera al presidente della Regione, Nello Musumeci, sul progetto del termovalorizzatore proposto nel 2015 da Edipower all’interno della Centrale Termoelettrica di S. Filippo del Mela, ed oggi di competenza di A2A Energiefuture Spa. Nella lettera, Gianfranco Zanna, presidente regionale dell’associazione, ed i presidenti dei Circoli, Pippo Ruggeri (Tirreno) e Colavecchio (Peloritani), esprimono un giudizio negativo sul progetto, che appare inutile proprio alla luce dell’emergenza, che va senz’altro fronteggiata con scelte più calibrate, imperniate nella messa a regime di un’efficiente Raccolta Differenziata, affinché in prospettiva la massa dei rifiuti solidi urbani possa essere gestita come un insieme di risorse economiche in una moderna economia circolare, per produrre ricchezza e posti di lavoro stabili. Legambiente sottolinea che il progetto non nasce da una previsione regionale, ma da un’iniziativa imprenditoriale, dettata dalla progressiva marginalizzazione della produzione elettrica della Centrale di S. Filippo, divenuta obsoleta. La dirigenza ha allora pensato di inserire in un’area libera all’interno della Centrale, due linee di incenerimento, che dovrebbero bruciare combustibile solido secondario (CSS), per una complessiva potenza dichiarata di 54 MWe,  una quantità irrisoria rispetto allo spegnimento dei gruppi SF5 ed SF6 per complessivi 640 MWe. Risulta, quindi, evidente che il progetto non ha rilevanza né nel campo energetico né in quello industriale lavorativo, ma si reggerebbe unicamente sull’esistenza di incentivi, che favoriscono l’acquisto della produzione energetica da CSS. L’inconsistenza industriale della proposta, si riflette pure nel campo dei rifiuti, proprio perché il termovalorizzatore funzionerebbe a CSS, non idoneo, pertanto, come soluzione per chiudere il ciclo dei rifiuti in Sicilia e per ridurre il ricorso alle discariche. Inoltre, il progetto viene a gravare su un’Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale, riconosciuta anche come SIN, un’area cioè in cui si attendono interventi volti a produrre un reale risanamento, con miglioramento delle condizioni ambientali e sanitarie e dove anche gli interventi di bonifica e di riqualificazione industriale devono rispettare i requisiti di sostenibilità ed assicurare il miglioramento sociale ed economico del benessere delle popolazioni. Legambiente, quindi, propone, di guardare alla previsione, nell’ambito degli SSR locali dell’Area Metropolitana di Messina, di impianti ben dimensionati per il conferimento della frazione organica dei RSU e dei fanghi civili e per la loro digestione anaerobica, capaci di produrre un compost di qualità, adatto ai bisogni delle attività vivaistiche tradizionali della zona, nonché di fornire biogas da immettere nella rete regionale del gas per usi domestici.

“Ci eravamo lamentati per l’immobilismo del governo, dobbiamo ricrederci. Forse è meglio, molto meglio quando l’esecutivo dorme. Quando entra in azione sa solo fare danni e coprirsi di ridicolo. Qui è andato oltre: ha gettato discredito sulle istituzioni”.

Il M5S all’Ars critica aspramente l’invito rivolto al generale Mori e al colonnello De Donno da Sgarbi, in collaborazione con Micciché, alla presentazione all’Ars  del  docufilm ‘Generale Mori – Un’Italia a testa alta”.

“È un’azione  – afferma Giancarlo Cancelleri  – che scredita il Parlamento e, di conseguenza,  la Sicilia, considerato che Mori e De Donno sono  imputati nel processo trattativa, un processo importante per la Sicilia e l’Italia. Qui siamo all’assoluzione preventiva. Alle uscite estemporanee e nettamente sopra le righe di Sgarbi e Micciché  potremmo  anche essere abituati. Vorremmo sapere, però, che ne pensa Musumeci, che ancora una volta si fa notare per il suo imbarazzantissimo silenzio. Perché così Sgarbi e Micciché sono il gatto e la volpe e Musumeci il pinocchio che si fa abbindolare”.

“Al Crocetta del centro destra, che giorno dopo giorno si sta dimostrando sempre più un fantoccio nelle mani dei partiti – prosegue Cancelleri –  vorremmo ricordare che fino a qualche mese fa è stato presidente della commissione antimafia. Non può far passare sotto silenzio la vicenda. Se non riesce a far fare retromarcia al duo Sgarbi-Micciché, ne prenda almeno le dovute distanze”. 

Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei beni culturali, torna sulla polemica con i grillini che contestano l’iniziativa di proiettare all’Ars il documentario di Ambrogio Crespi sul generale dell’Arma dei Carabinieri Mario Mori, peraltro già presentato alla Camera dei Deputati lo scorso dicembre. 
 
«I 5 stelle – commenta Sgarbi – sono ispirati da istinti reazionari. Vogliono impedire la libertà di espressione. Impedire la proiezione di un film è un po’ come bruciare i libri in piazza. Ma non mi sorprendo: sono soggetti senza arte né parte, spesso non scolarizzati,  e il solo libro che hanno aperto nella loro vita è un elenco telefonico. Si rivelano forcaioli con gli avversari e garantisti con gli amici, come nel caso dei parlamentari indagati a Palermo per aver falsificato le firme per la presentazione delle liste elettorali. Mori è un eroe di Stato.
L’onorevole geometra Cancelleri, tra l’altro – sottolinea Sgarbi – dovrebbe usare con prudenza la parola “vergogna”,  avendo egli, con evidente conflitto d’interessi familiare, addirittura la sorella in Parlamento. Io non mi lascio intimidire da questi barbari risaliti a galla dai rigurgiti della più volgare antipolitica» 
Il “docufilm” di Ambrogio Crespi dal titolo «Generale Mori – Un’Italia a testa alta» sarà proiettato mercoledì 17 gennaio, alle 11,00, nella Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni. La proiezione sarà preceduta da un incontro al quale, oltre a Sgarbi e Miccichè, saranno presenti il Generale Mario Mori e il Colonnello Giuseppe De Donno.
 
«Generale Mori – Un’Italia a testa alta» di Ambrogio Crespi.
Sinossi:
La storia italiana degli ultimi cinquant’anni raccontata da un uomo che l’ha vissuta da protagonista. Lo sguardo di chi oggi ha 18 anni e questa storia la conosce poco.
Momenti drammatici: il Generale Dalla  Chiesa, Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, fratture nella coscienza civile di un intero paese raccontate per la prima volta da chi è sempre stato in prima fila nella lotta al terrorismo e alle mafie, lontano da visioni ideologiche sempre e comunque dalla parte dello Stato e delle Istituzioni. Comandante del IV battaglione di Padova fino al comando dei R.O.S, Prefetto e direttore del Sisde, Mori viene raccontato come mai prima d’ora da chi si definiva un suo nemico e dagli amici che ancora oggi lo chiamano “Comandante Unico” 
Il tratto umano, il racconto rigoroso ancorato nella memoria svela un punto di vista sorprendente carico di emozioni e rivelazioni.
 

 

Iniziativa dell’assessore in collaborazione con il Presidente dell’Ars

Mercoledì 17 gennaio, alle 11,00, su iniziativa di Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei beni culturali della Regione Siciliana, e in collaborazione con il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, nella Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, sarà proiettato il “docufilm” dal titolo «Generale Mori – Un’Italia a testa alta» di Ambrogio Crespi.

La proiezione sarà preceduta da un incontro al quale, oltre a Sgarbi e Miccichè, saranno presenti il Generale Mario Mori e il Colonnello Giuseppe De Donno.

 

«Generale Mori – Un’Italia a testa alta» di Ambrogio Crespi.

Sinossi:

La storia italiana degli ultimi cinquant’anni raccontata da un uomo che l’ha vissuta da protagonista. Lo sguardo di chi oggi ha 18 anni e questa storia la conosce poco.

Momenti drammatici: il Generale Dalla Chiesa, Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, fratture nella coscienza civile di un intero paese raccontate per la prima volta da chi è sempre stato in prima fila nella lotta al terrorismo e alle mafie, lontano da visioni ideologiche sempre e comunque dalla parte dello Stato e delle Istituzioni. Comandante del IV battaglione di Padova fino al comando dei R.O.S, Prefetto e direttore del Sisde, Mori viene raccontato come mai prima d’ora da chi si definiva un suo nemico e dagli amici che ancora oggi lo chiamano “Comandante Unico”

Il tratto umano, il racconto rigoroso ancorato nella memoria svela un punto di vista sorprendente carico di emozioni e rivelazioni.