Esprimo solidarietà all’amico ed ex parlamentare Giovanni Panepinto che ha subito un atto di vile intimidazione con il taglio delle gomme dell’auto di proprietà. Auspico il ritorno del dialogo civile che ponga il cittadino ed i suoi bisogni in primo piano, auspico il ritorno del controllo del territorio e la adeguata dotazione alle forze dell’ordine degli strumenti e del personale al fine di assicurare alla giustizia coloro che compiono atti simili. Concordo con il pensiero del collega al quale rivolgo l’appello di continuare ad operare con la stessa tempra e il medesimo impegno che ha contraddistinto questi anni di presenza nello scenario politico siciliano.
Carabinieri scoprono serra indoor di canapa a Palermo
I carabinieri hanno arrestato un uomo di 47 anni, Gianfranco Lipari, accusato di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato e detenzione illegale di munizionamento. Nella sua falegnameria in via Belmonte Chiavelli, a Palermo, i cani antidroga Derby e Ron, del nucleo cinofili di Villagrazia, hanno fiutato l’odore della marijuana. Le piante, 180 di due metri d’altezza, erano nascoste al piano superiore del locale, accessibile da una piccola botola sul soffitto. La serra indoor era collegata con un allaccio abusivo alla rete elettrica comunale: lampade alogene, condizionatori, temporizzatori, ventilatori, aspiratori, fertilizzanti e prodotti chimici.
Durante la perquisizione sono sequestrati dentro una borsa con 11.050 euro e 6 cartucce calibro 38 special, occultate all’interno di un cassetto di una scrivania. Nell’abitazione dell’uomo, a Bonagia, i carabinieri hanno trovato un’altra serra, con 174 vasi contenenti germogli di marijuana. L’uomo è in carcere.
Dopo causa Gazzetta del Sud per copertine con la pubblicità in bar
Non è consentito a nessuno di sfruttare la “capacità diffusiva” del giornale con le cover plastificate “appiccicate”, che altro non sono che spazi pubblicitari regolarmente venduti da privati. Lo sancisce la sentenza 2105 del 3 maggio scorso, decisa dalla quinta sezione civile del tribunale di Palermo specializzate in materia di imprese che si è espressa sul contenzioso sorto tra la Società Editrice Sud Spa, che edita la ‘Gazzetta del Sud’, e la ditta J&M promotion 2000 che produce copertine in pvc, adoperate come veri e propri contenitori pubblicitari, che venivano distribuite gratuitamente nei ritrovi e nei bar cittadini e della provincia, e che in pratica ‘incapsulavano’ il quotidiano. La Ses Spa ha argomentato, sulla scorta della normativa di riferimento e su quella che tutela il diritto d’autore, uno “sfruttamento dell’opera giornalistica a fini pubblicitari senza il suo consenso”. Lo sfruttamento è stato ravvisato “nella vendita di spazi pubblicitari su supporti cartacei inseriti nella copertina in pvc trasparente e nella successiva distribuzione della stessa presso gli esercizi commerciali di Messina e della provincia”.
La Polizia di Stato ha arrestato Giuseppe De Fenza, di 63 anni, Giuseppe Costanza, di 63 anni, e Ivan Rino Bonaccorso, 38 anni, tutti di Napoli, accusati di trasporto di 100 chili di hashish. Gli agenti della squadra mobile e del commissariato Brancaccio hanno appreso dell’arrivo in città di una Jaguar piena di droga. Poi hanno individuato sulla Palermo-Messina l’auto seguita da una Land Rover Freelander. I due veicoli sono stati seguiti fino a quando non hanno parcheggiato nei presi di un’abitazione in contrada Lanzarotte a Bagheria. Gli agenti hanno fatto irruzione e i tre napoletani sono scappati. Ma poco dopo sono stati bloccati. Nel vano della Jaguar sono stati trovati i 100 chili di hashish
Operazione polizia Stato, tre napoletani trasportavano droga
Blitz carabinieri, condanne confermate per tutti gli imputatiLa corte d’appello di Palermo ha sostanzialmente confermato le condanne inflitte in primo grado a sei mafiosi corleonesi. Quindici anni sono stati inflitti a Rosario Lo Bue, capomafia di Corleone che ha preso lo scettro di Riina, sei anni e otto mesi ha avuto Pietro Pollichino, nove anni e otto mesi Vincenzo Pellitteri, (la sua pena è stata lievemente ridotta rispetto al primo grado), otto anni e otto mesi Salvatore Pellitteri, 43 anni, nove Roberto Pellitteri e Salvatore Pellitteri di 26 anni. L’indagine che ha portato al processo, coordinata dalla dda di Palermo, è stata condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Monreale e dalla compagnia di Corleone e ha colpito il mandamento mafioso di Corleone e delle famiglie di Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano consentendo di ricostruire gli assetti di vertice dei clan e i rapporti con le ‘famiglie’ vicine.
Ricerche su fede e boss e infiltrazioni clan nel calcio
Mafia e infiltrazioni nel mondo del calcio, la tutela dei minori cresciuti in contesti mafiosi, le nuove sfide della Chiesa di Papa Francesco nella lotta alla criminalità organizzata: sono solo alcuni dei lavori premiati con le borse di studio della Fondazione “Giovanni Falcone” e finanziate dall’Assemblea Regionale Siciliana con l’obiettivo di sviluppare l’attività di ricerca su temi legati alla criminalità con particolare riferimento alle mafie. I dieci vincitori sono tutti laureati in Giurisprudenza col massimo dei voti e hanno ricevuto un contributo di settemila euro. La consegna dei riconoscimenti si è tenuta questo pomeriggio nella sala Piersanti Mattarella di Palazzo Reale. Erano presenti la presidente della Fondazione Falcone, professoressa Maria Falcone, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, e il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso.
“La Regione Siciliana decide di chiudere il contenzioso con i lavoratori SAS, che l’ha vista sempre soccombere in giudizio e si avvia alla fase di conciliazione”. Lo dichiara l’onorevole Marianna Caronia esprimendo un giudizio positivo sulla norma appena approvata dall’Ars. “Per colpa di scelte operate dai Governi precedenti – ha spiegato la parlamentare -, la Regione aveva deciso di resistere contro i lavoratori ex SAS (Servizi Ausiliari Sicilia), nelle numerose cause intentate da questi per la propria stabilizzazione. Nelle numerose cause, la Regione Siciliana è sempre risultata soccombente, con un danno di decine di milioni. Con l’emendamento appena approvato si chiude questa vicenda una volta per tutte, dando mandato all’amministrazione regionale di predisporre gli atti di conciliazione dei contenziosi che se da un lato garantiscono i servizi alle strutture in cui questi lavoratori sono impiegati dall’altro mantengono, senza più alcun dubbio, i livelli occupazionali. Credo sia una scelta di buon senso – ha concluso Caronia -, la cui alternativa sarebbe stata il prosieguo di un contenzioso che, come prima, avrebbe visto la Regione soccombente con un gravissimo danno economico per le casse regionali”.
Gli altri articoli ammessi dall’Assemblea nell’ambito dell’approvazione della Finanziaria, tra disabili, precari ed enti locali.
Alla scadenza del termine, oggi lunedì 30 aprile è il giorno dell’approvazione della Finanziaria della Regione Sicilia. Nel documento contabile, tra gli altri articoli approvati che si sono susseguiti nel corso della maratona a Sala d’Ercole, che Miccichè avrebbe voluto sospendere almeno per Inter – Juventus ma Musumeci ha risposto no, è stato istituito un apposito fondo da 270 milioni di euro per la disabilità, con garanzia dell’assistenza mensile per 12mila disabili gravissimi a cui sarà pagato un assegno mensile di 1.500 euro per scegliersi il percorso di assistenza. E poi, con un emendamento firmato da tutti i partiti, sono stati stanziati 5 milioni di euro per i piani personalizzati che accompagnano il disabile anche in progetti di studi e formativi. Rispetto allo scorso anno, per i disabili sono a disposizione 30 milioni di euro in più, e l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, commenta: “Con queste cifre garantiremo l’assistenza a tutti, anche se faremo verifiche perché alcune Aziende sanitarie hanno accolto soltanto il 20 per cento delle domande, altri il 40 per cento, ed il numero degli assistiti nel frattempo è salito a quota 12mila”. Poi, gli aumenti in busta paga, non solo per i 22mila forestali stagionali ma anche per 400 funzionari ai Beni culturali, assunti nel 2000, e il cui stipendio sarà equiparato a quanto intascano i funzionari direttivi, e si tratta di 1.600 euro lordi all’anno. E poi, le stabilizzazioni: ok alla norma che accelera la stabilizzazione dei 13.440 mila precari dei Comuni, autorizzati ad assumere anche Lsu, e di 380 Regionali. Inoltre, 80 precari delle ex Asi transiteranno all’Irsap. E poi la Finanziaria beneficia anche i tantissimi dipendenti della Regione con la legge 104, che attualmente consente 18 ore di assenza dal lavoro per assistere un parente disabile. 18 ore sarebbero 3 giorni di lavoro, perché 6 ore per 3 uguale 18. Però finora nessuno si è assentato per la 104 il mercoledì perché il mercoledì vi è il rientro pomeridiano e quindi le 2 ore pomeridiane si sarebbero sommate alle mattutine. Ebbene, nella Finanziaria è stato scritto che calcoleranno solo 6 ore anche se si assentano mercoledì. E così sono tutti felici e contenti. E poi la legge di stabilità snellisce le procedure per trasferire risorse finanziarie ai Comuni. Anziché attendere il riscontro di nove complessi criteri, dal 2018 in poi ci si baserà solo su due requisiti più facilmente reperibili: popolazioni e spesa storica riferita al 2016. E il presidente della Regione, Musumeci, e l’assessore agli Enti locali, Bernadette Grasso, commentano: “In questo modo l’erogazione delle somme sarà molto più celere, evitando agli enti locali il ricorso alle anticipazioni di cassa e consentendo loro di avere certezza sulle risorse che verranno trasferite dalla Regione”. E ancora in riferimento agli Enti locali, è stato aumentato il fondo destinato alle Province, che non sono affatto ex tali: nel 2018 22 milioni di euro in più per stipendi e per la progettazione di interventi infrastrutturali.
Motivi condanne, negate attenuanti per sfrontatezza gestionale
Nessuno sconto di pena per il management di Sicilcassa che consapevolmente, nonostante i ripetuti “segnali di allarme” venuti dalla Banca d’Italia, portò alla bancarotta – da tremila miliardi di vecchie lire – il secondo istituto bancario della Sicilia, comportandosi con “sfrontatezza gestionale” che non merita attenuanti. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi sul crac più grave della storia siciliana, e tra i maggiori scandali economici del Paese. L’udienza è culminata lo scorso 22 febbraio con le condanne per il board della banca dichiarata fallita nel 1999. Proprio la disinvoltura criminale con la quale sono state concesse almeno 123 operazioni di finanziamento “in favore di grandi gruppi imprenditoriali siciliani con modalità irregolari”, ha spinto i supremi giudici a confermare, a un passo dalla prescrizione, la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo il due dicembre 2016 che aveva negato sconti “per la gravità dei fatti”. L’avvocato tributarista Gianni Lapis (Ravenna, 1943)- l’unico entrato in carcere – ha la posizione più ‘difficile’. Condannato per il ‘tesoro’ di Vito Ciancimino ha potuto usufruire solo di cinque mesi di indulto a fronte di una condanna a sei anni e dieci mesi di reclusione, come componente del collegio sindacale. Anche Francesco Mormino (Palermo, 1936) e Marcello Orlando (Cinisi, 1942), componenti del Cda, hanno ricevuto la stessa condanna ma hanno tre anni di indulto. Cinque anni, tre indultati, anche ad Antonio Mosto (Pachino, 1938), ex direttore di Sicilcassa a Catania. “Era stato nominato direttore della sede di Catania – ricorda la Cassazione – all’indomani della prima ispezione della Banca d’Italia” del 1985-1986 “che aveva determinato la rimozione del precedente direttore, in quanto responsabile di gravi anomalie gestionali sempre nel campo dell’erogazione del credito a quei grandi gruppi catanesi ai quali il nuovo direttore aveva continuato ad erogare credito, pur consapevole degli esiti di quella ispezione e delle irregolarità accertate”. Per la Suprema Corte, quello di Sicilacassa è un default “di proporzioni devastanti” e gli imputati hanno ricevuto condanne superiori al minimo data “la reiterazione di azioni rivelatesi estremamente perniciose sia per la banca che per l’intera economia siciliana, viste le dimensioni economiche, ma anche storico-sociali dell’istituto di credito”. La Cassazione respinge la tesi difensiva che il crac sia figlio della “crisi della imprenditoria siciliana che avrebbe alterato l’equilibrio nei rapporti di debito con le banche”. “Gli organi di vigilanza bancaria si determinarono a concedere l’autorizzazione alla trasformazione da Cassa di Risparmio per le province siciliane Vittorie Emanuele a Sicilcassa – ricorda il verdetto 18517 – proprio per salvaguardare, con il contributo della Regione siciliana e di soci privati, il patrimonio della banca dissestata”. “Ciò significa – prosegue la sentenza – che la crisi dell’imprenditoria siciliana era stata tenuta ben presente nell’evoluzione dell’istituto ma che, tuttavia, non aveva potuto arginare le perdite determinate dalla dissennata gestione dei finanziamenti in favore dei grandi gruppi”. Una delle principali esposizioni era con la famiglia catanese del costruttore e cavaliere del lavoro Gaetano Graci