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Avveniva tra la Sicilia e la Germania, il Kosovo e la Macedonia, il traffico di esseri umani scoperto dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che all’alba di oggi hanno fermato diciassette persone arrestate, a vario titolo, per associazione per delinquere transnazionale, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al traffico di armi da guerra e al riciclaggio di diamanti, oro e denaro contante. E’ quanto emerge dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale di Palermo che hanno emesso i 17 fermi eseguiti dai militari dell’Arma.(AdnKronos) 

Inchiesta della Dda della Procura di Caltanissetta

Una vasta operazione antimafia contro la ‘famiglia’ di Riesi, articolazione di Cosa nostra, è in corso da parte di personale del comando provinciale dei carabinieri di Caltanissetta. Militari stanno eseguendo un provvedimento del Gip, emesso su richiesta della Dda della locale Procura, a carico di numerose persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, produzione di droghe. Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo del Reparto Operativo con la collaborazione della stazione di Riesi, coordinate dalla Procura di Caltanissetta e durate più di due anni, hanno permesso di far luce su recenti episodi di produzione e traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e su mandanti e esecutori di numerosi omicidi o tentati omicidi avvenuti a partire dai primi anni Novanta. I provvedimenti sono in corso di esecuzione a Caltanissetta, Monza, Ascoli Piceno. Sull’operazione si terrà una conferenza stampa alle 11 nel Palazzo di Giustizia di Caltanissetta.

Frodi e accessi abusivi a sistemi informatici, sostituzione di persona, truffe e riciclaggio: la Polizia ha scoperto un’associazione a delinquere dedita al cyber crime finanziario che ha colpito migliaia di persone in Italia.
    L’indagine, condotta dalla Polizia Postale e coordinata dalla procura di Catania, vede coinvolte una quarantina di persone.
    Sono in corso arresti e perquisizioni. I dettagli dell’inchiesta saranno resi noti in una conferenza stampa in programma in procura a Catania alle 10.30 alla quale parteciperanno pm e investigatori.

Operazione Polizia contro cybercrime finanziario, arresti

Si allarga la platea potenziale del Rei, il reddito di inclusione sociale introdotto dal precedente governo. Da oggi, come previsto dalla legge di Bilancio, non sarà più necessario avere in famiglia almeno un minore, un disabile, una donna in stato di gravidanza o un disoccupato over 55 per ottenere il sussidio. Fino a giugno la platea potenziale era di circa 500.000 famiglie per 1,8 milioni di persone. Ora passa a 700.000 nuclei per 2,5 milioni di persone. Il beneficio economico va da un massimo di 187,5 euro per una persona sola a 539,8 euro per famiglie con almeno sei componenti. Tra i requisiti c’è un Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Il Rei è compatibile con un’attività lavorativa (fermi restando i requisiti economici) ma non con la Naspi. Le domande si potevano inviare all’Inps, già da giugno. Saranno riconsiderate anche le istanze già respinte per mancanza dei vecchi requisiti familiari richiesti.

Procura Caltanissetta li accusa di avere depistato indagini

Il luogo della strage avvenuta il 19 luglio 1992, in via Mariano d’Amelio a Palermo, nel quale persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta.
    L’udienza preliminare non è stata ancora fissata. Il processo è stato chiesto per il funzionario Mario Bo, che è stato già indagato per gli stessi fatti e che ha poi ottenuto l’archiviazione, e per i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Per tutti l’accusa è di calunnia in concorso.
    L’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Gabriele Paci e dal pm Stefano Luciani.

Depositate motivazioni sentenza, “disegno criminoso investigatori”

“Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana” con protagonisti uomini dello istituzioni. La corte d’assise di Caltanissetta che 14 mesi fa concluse l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio non fa sconti. E in una motivazione lunga 1865 pagine, depositata nel tardo pomeriggio di sabato, punta il dito contro i servitori infedeli dello Stato che imbeccarono piccoli criminali, assurti a gole profonde di Cosa nostra, costruendo una falsa verità sugli autori dell’attentato al giudice Borsellino.
    che sarebbe stata una sentenza importante lo si era compreso dalla complessità del dispositivo che, il 20 aprile del 2017, condannò all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a sette innocenti. Per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di rocambolesche ritrattazioni nel corso di vent’anni di processi, i giudici dichiararono la prescrizione concedendogli l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri.
    Ed è a questi “altri” che la corte si riferisce nelle motivazioni della sentenza. A quegli investigatori mossi da “un proposito criminoso”, a chi “esercitò in modo distorto i poteri”. La corte d’assise di Caltanissetta, dunque, usa parole durissime verso chi condusse le indagini: il riferimento è al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera, funzionario di polizia poi morto. Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare una falsa versione della fase esecutiva dell’attentato. Sarebbero stati loro a compiere “una serie di forzature, tradottesi anche in indebite suggestioni e nell’agevolazione di una impropria circolarità tra i diversi contributi dichiarativi, tutti radicalmente difformi dalla realtà se non per la esposizione di un nucleo comune di informazioni del quale è rimasta occulta la vera fonte”. Ma quali erano le finalità di uno dei più clamoroso depistaggi della storia giudiziaria del Paese? si chiedono i giudici. La corte tenta di avanzare delle ipotesi: come la copertura della presenza di fonti rimaste occulte, “che viene evidenziata – scrivono i magistrati – dalla trasmissione ai finti collaboratori di giustizia di informazioni estranee al loro patrimonio conoscitivo ed in seguito rivelatesi oggettivamente rispondenti alla realtà”, e, sospetto ancor più inquietante, “l’occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato”. I magistrati dedicano, poi, parte della motivazione all’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, il diario che il il magistrato custodiva nella borsa, sparito dal luogo dell’attentato. La Barbera, secondo la corte, ebbe un “ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività, nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre”. La Barbera è morto, l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata, ma a Caltanissetta, forze a maggior ragione dopo questa sentenza, si continuerà a indagare. Non si sono accontentati delle verità ormai passate in giudicato i pm della Procura Stefano Luciani e Gabriele Paci che, anche grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, hanno riaperto le indagini sulla strage scoprendo il depistaggio. E una nuova inchiesta è già in fase avanzata e riguarda i poliziotti che facevano parte del pool di La Barbera. 

Autorità aziona ‘scudo’. Consumatori, stangata 117 euro

Le tensioni internazionali, con il conseguente caro-petrolio, surriscaldano anche le bollette estive di luce e gas. Da oggi, infatti, secondo l’aggiornamento trimestrale dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, la spesa delle famiglie italiane per l’energia elettrica subirà un incremento del 6,5%, mentre per il gas l’aumento sarà dell’8,2%.

Un balzo in controtendenza rispetto ai forti ribassi (-8% per l’elettricità e -5,7% per il gas) del secondo trimestre, che secondo le associazioni dei consumatori non è altro che una speculazione bella e buona.

L’aggiornamento trimestrale delle condizioni economiche di riferimento per le famiglie e i piccoli consumatori in tutela, spiega l’Autorità, riflette le tensioni internazionali e la conseguente forte accelerazione delle quotazioni del petrolio (cresciute del 57% in un anno e del 9% solo a maggio), che hanno pesantemente influenzato i prezzi nei mercati all’ingrosso dell’energia, con ripercussioni sui prezzi per i clienti finali sia del mercato libero che tutelato. Per mitigare l’impatto dell’attuale congiuntura, però, l’Autorità è intervenuta con una modulazione degli oneri generali di sistema, in modo da ridurre l’aumento di spesa per i clienti domestici e non domestici, con uguali effetti sia sul mercato tutelato che su quello libero: senza questo intervento di ‘scudo’ congiunturale attivato dall’Autorità, l’aumento per l’elettricità sarebbe stato più consistente.

La riduzione degli oneri per il trimestre luglio-settembre 2018, comunque, precisa l’Autorità, dovrà essere reintegrata con futuri interventi di recupero sulle stesse utenze. Gli aumenti si tradurranno in una spesa per le famiglie di circa 24 euro/anno per l’elettricità e di circa 21 euro/anno per il gas, spiega l’Autorità, che calcola la spesa (al lordo tasse) nell’anno scorrevole (compreso tra il primo ottobre 2017 e il 30 settembre 2018). Ma per lo studio dell’Unione nazionale consumatori, l’aumento su base annua (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal primo luglio 2018 al primo luglio 2019) sarà di 33,5 euro per la luce e 83,5 euro per il gas: “una stangata complessiva di 117 euro”, afferma l’Unc, che parla di “rialzi assurdi” e si chiede se non si tratti invece di “un tentativo di far sloggiare in anticipo le famiglie dal mercato di maggior tutela in previsione della sua fine, prevista tra un anno esatto”.

Sanità, Agrigento 
“Voglio intervenire sul tema della sanità nell’agrigentino – dichiara l’on. Savarino – per smorzare il clima di allarmismo che artatamente qualcuno sta alimentando in merito alla possibilità che vengano effettuati innumerevoli tagli ai posti letto in provincia di Agrigento.
L’Assessore Razza sta predisponendo la nuova rete ospedaliera, dopo avere ascoltato le parti sociali e i rappresentanti delle categorie. Questo permetterà, dopo le stabilizzazioni e le mobilità che l’assessore ha attivato anche nella nostra Asp, di riaprire concorsi e dare finalmente serenità e prospettiva a tutto il comparto. Il decreto Balduzzi ci obbliga a determinate scelte, che subiamo e per le quali abbiamo chiesto di intervenire con una proroga dell’entrata in vigore della rete per consentire al nuovo governo di compiere valutazioni anche sulla modifica della normativa nazionale.
Se poi si considera che ad ogni intervento proprio l’Assessore Razza ha detto che la “bozza” in discussione è in via di definizione e terrà conto di tutte le indicazioni provenienti dai territori e dalle parti sociali, davvero tutte queste polemiche appaiono del tutto pretestuose.
La verità è che il nuovo documento prevede più unità, più posti letto e reparti anche e soprattutto in quegli ospedali periferici da Sciacca, Licata a Canicattì, trascurati ed abbandonati dalla politica degli ultimi dieci anni. E io immagino che ai cittadini interessi di più avere a disposizione oltre cento nuovi posti letto rispetto a quelli esistenti, nuovi reparti, piuttosto che vedere qualche responsabile di servizio guadagnare di più facendo il primario.
Monitoreremo che la qualità del servizio sanitario per i pazienti vada migliorando fino a diventare una eccellenza. 
Avevamo promesso con il Presidente Musumeci maggiore attenzione a tutti i territori e così sarà.
Giusi Savarino

Inchiesta Pm Catania, sequestrati 10 mln e due aziende trasporti

Otto persone sono state arrestate e una interdetta nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania su una presunta associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di bancarotte fraudolente ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute e di imposte.
    L’ordinanza, emessa dal gip, è eseguita dalla Guardia di finanza, che ha svolto le indagini, che sta sequestrando anche 10 milioni di euro e due imprese attive nel settore del trasporto merci per conto terzi.
    Il gruppo imprenditoriale coinvolto ha la disponibilità di stabilimenti e unità logistiche a Lodi, Roma, Palermo, Catanzaro e Catania.

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, con il leader della Lega, Matteo Salvini

 

 

 

 

 

 

Insieme agli altri Governatori del centrodestra

“Domenica sarò a Pontida, insieme agli altri governatori del centrodestra, su invito del segretario della Lega Matteo Salvini, che mi ha chiesto di portare una testimonianza della Sicilia, dell’alleanza che la governa e di quello che stiamo facendo”. Lo dice, in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.