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Il quadro allarmante è venuto fuori dalla riunione di ieri indetta dalla Regione. Musumeci: «Serve qualche anno per uscire dall’emergenza». De Luca conferma l’ordinanza di chiusura fino al via libera del Milleproroghe

 

La campanella a Messina non suonerà il 12 settembre. Che l’inizio delle lezioni slitti di qualche settimana ormai è quasi una certezza. È quanto emerso dal summit sulla sicurezza dei plessi scolastici che si è tenuto ieri sera a Palazzo D’Orleans. E al termine dell’incontro a cui hanno partecipato tra gli altri il governatore Nello Musumeci, l’assessore regionale Roberto Lagalla e quello alle Infrastrutture Marco Falcone, i sindaci delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, i commissari straordinari dei Liberi consorz. 

Il sindaco messinese Cateno De Luca è stato designato dal presidente dell’Anci Sicilia quale rappresentante nell’unità di crisi. «La città è stata individuata per il progetto pilota di redazione delle schede Aedes (agibilità e danno in emergenza sismica)», spiega De Luca. A creare il caso sulla sicurezza delle scuole a Messina è stato proprio il primo cittadino peloritano che il 3 agosto ha disposto la chiusura di tutti i plessi scolastici in attesa di avere un quadro chiaro sul possesso o meno dei vari certificati che ne attestano la sicurezza. E la fotografia che ne è venuta fuori è desolante. Su un totale di 116 istituti, tra scuole elementari, primarie o dell’infanzia, 26 non sono in regola. Solo cinque, invece, sono in possesso della certificazione antisismica, mentre 61 sono prive della certificazione antincendio. La situazione non è delle migliori anche per gli istituti superiori. Solo cinque scuole su 65 sono in regola. 

E se si estendono i controlli a livello regionale la situazione non migliora. Stando ai dati dell’anagrafe regionale il 73 per cento degli edifici è inagibile, e soltanto il 26 per cento sono costruiti secondo criteri antisismici, mentre quelli edificati in aree sismiche sono l’85 per cento. «Dobbiamo prendere consapevolezza del problema e per questo motivo costituiremo, la prossima settimana, un’unità di crisi che si riunirà periodicamente per capire come sta procedendo il lavoro di ricognizione sugli istituti scolastici – commenta Musumeci -. Abbiamo bisogno di nuovi tecnici, di un confronto con i nove prefetti dell’Isola e i comandanti provinciali dei vigili del fuoco. Serve una sinergia tra istituzioni dello Stato, regionali e locali: questo è il ruolo che la Regione vorrà svolgere. Assieme ai sindaci e ai presidenti delle ex Province, sono sicuro che, entro qualche anno, potremo uscire anche da questa condizione di emergenza». «Abbiamo chiesto agli enti proprietari degli immobili – ha proseguito il governatore – se abbiano mai provveduto a effettuare una verifica sulla sicurezza degli edifici che ospitano gli istituti scolastici e, in ogni caso, di continuare a fare accertamenti. Dai dati emersi viene fuori un quadro preoccupante che dimostra quanto il tema dell’edilizia scolastica, in questi anni, sia stato sottovalutato, anche se non sono state rappresentate dai vari enti situazioni gravissime».

A Messina intanto una task force, formata da tecnici della protezione civile e del genio civile, avrà un mese di tempo per stabilire la vulnerabilità sismica di tutti i plessi scolastici. Oggi De Luca ha incontrato il prefetto per discutere dell’ordinanza di chiusura delle scuole che «allo stato attuale rimane in vigore fino a quando la Camera non approverà il decreto Milleproroghe che consente di usufruire di un altro anno per poter adeguare i plessi scolastici alle norme antisismiche ed antincendio». Sempre oggi al Comune è stato istituito un gruppo di progettisti interni per realizzare un parco progetti di messa in sicurezza per ottenere le risorse che già altre città hanno avuto assegnate in questi anni. «Se a Messina le scuole apriranno a ottobre che problema c’è? – conclude De Luca -. Quando avrò la certificazione che non ci sono rischi sotto il profilo sismico revocherò l’ordinanza».

Il presidente regionale dell’associazione che si occupa di disabilità sottolinea come le politiche per la disabilità non passano soltanto per i contributi economici, ma anche per i progetti sociali. Da 18 anni si attendono le unità di valutazioni multidimensionali

 

«Non dobbiamo fare l’errore di ripiombare in un clima da Sicilia degli anni Cinquanta, quando chi aveva un disabile in famiglia lo nascondeva anche alla cerchia più stretta di conoscenti. Scongiuriamo il rischio di tornare a chiudere la disabilità in casa». L’accorato appello arriva da Pippo Giardina, presidente di Anffas Sicilia, associazione che con la disabilità e al fianco delle famiglie vive quotidianamente. C’è grande attesa, ma poco ottimismo, da parte delle associazioni in vista del 31 agosto quando, come assicurato dall’assessore alla Salute Ruggero Razza e confermato dal governatore Nello Musumeci in più occasioni, il decreto di definizione dei criteri di assegnazione dell’assegno di cura sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale. Nessuna anticipazione, intanto, neanche informale, alle associazioni, all’interno delle quali monta la preoccupazione.

«Noi abbiamo messo nero su bianco – racconta ancora Giardina – nove punti di osservazione alla prima bozza di decreto, ma non prevediamo grandi aperture, per quanto la presidente della commissione Sanità all’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, abbia dichiarato che ne avrebbero tenuto conto. Di certo quella versione del decreto non va bene, perché ancora una volta non si parte dal bisogno dei disabili, ma dalla disponibilità economica. Invece dopo anni in cui i nostri appelli cadono nel vuoto, la politica dovrebbe finalmente dare risposte alla disabilità».

Secondo Giardina, partire dalle risorse economiche e non dai bisogni della disabilità rischia, paradossalmente, di diventare anche più dispendioso perché «magari ci sono servizi che si accavallano, tra gli interventi di tipo sanitario e quelli sociali, che praticamente non ci sono. E poi l’assegno di cura diamolo a chi davvero ne ha bisogno, ma non chiudiamo in casa la disabilità siciliana. I progetti di vita servono a quello, così come l’attivazione delle unità di valutazione multidimensionale». Le strade da percorrere per Giardina sono diverse: «Stilare dei piani personalizzati razionalizzerebbe di molto i costi, ma servono anche centri diurni e occasioni di socialità. La disabilità non è tutta uguale: se parliamo di un soggetto che può aprirsi al mondo esterno, non chiudiamolo in casa. Se può essere inserito nel mondo lavorativo, inseriamolo, non gli mandiamo i soldi a casa».

Una prospettiva, quella di cui Giardina si fa promotore a nome delle tante realtà siciliane, che è stata sancita già 18 anni fa, nell’articolo 14 della legge 328 in materia di politiche sociali. E che, appunto, individuava nelle unità di valutazione multidimensionali lo strumento per calcolare i reali bisogni del disabile non soltanto in base alle condizioni di salute del paziente, ma anche al contesto sociale, culturale, familiare ed economico nel quale è inserito. «Intanto sono passati 18 anni – aggiunge – e le Uvm all’interno delle Asp non sono ancora state istituite, rendendo ancora una volta la Sicilia fanalino di coda tra le Regioni italiane».

Erano bambini e sono diventati uomini. E si attendono ancora i progetti di vita. Ma intanto, mentre i disabili adulti fanno i conti con un mondo sempre meno accessibile, ecco che per i bambini diversamente abili in Sicilia torna ancora una volta il tema dei servizi scolastici. «Siamo arrivati a fine agosto – denuncia Antonio Costanza di Anffas Palermo – e non sappiamo cosa avverrà, se e da quando verrà garantita l’assistenza igienico-personale o il servizio di trasporto. Tutto continua a gravare sulle spalle delle famiglie».

Tutto pronto in Sicilia per la visita di Papa Francesco il prossimo 15 settembre in occasione del XXV anniversario dall’uccisione del beato Pino Puglisi, che era nato il 15 settembre ’37 ed è stato ucciso il 15 settembre ’93. Il Papa arriverà a Catania e decollerà in elicottero alle 8 per Piazza Armerina (Enna)dove atterrerà nel campo sportivo alle 8.30 e sarà accolto da mons. Rosario Gisana vescovo della cittadina. Si trasferirà in auto a piazza Europa dove alle 9 incontrerà i fedeli e pronuncerà il suo discorso.

   Alle 10.15 Papa Francesco decollerà per Palermo dove la macchina organizzativa è al lavoro da tempo: un mese fa l’Arcidiocesi di Palermo ha attivato un portale con le informazioni sulla visita pastorale di Bergoglio. Il Pontefice arriverà in elicottero al Porto di Palermo alle 10.45. Da qui si sposterà al Foro Italico, dove sul palco alle 11.15 sarà celebrata una funzione eucaristica. Alle 13.30, Bergoglio farà tappa alla missione Speranza e Carità del missionario laico Biagio Conte, che a Palermo assiste migliaia di persone e ogni giorno fornisce pasti caldi a senza tetto e persone in difficoltà.

  Nella mensa di via Decollati, il Papa pranzerà con gli ospiti della missione, poi alle 15 si sposterà a Brancaccio per una sosta nel luogo dell’uccisione di Don Puglisi e una visita alla parrocchia di San Gaetano. Alle 15,30 invece sarà in Cattedrale dove è previsto un incontro riservato al clero diocesano e religioso: parroci, sacerdoti e seminaristi di tutta la Sicilia, Superiori e Superiore delle comunità religiose dell’Isola. Ad accompagnare il Santo padre in ciascuna tappa, fa sapere l’Arcidiocesi di Palermo, sarà l’arcivescovo Corrado Lorefice. A chiudere la visita pastorale, alle 17, sarà l’incontro in piazza Politeama tra il Pontefice e i giovani.

Rifiuti: cumuli immondizia

 La Regione spinge i privati a investire nel mercato dei rifiuti in Sicilia. Con un avviso pubblico esplorativo intende acquisire manifestazioni di interesse “per favorire la partecipazione e consultazione del maggior numero di operatori economici attivi in ambito nazionale e internazionale, che siano disponibili ad installare, su siti individuati dagli stessi o in collaborazione con le società di gestione (Srr) ricadenti nel territorio, impianti mobili per il trattamento della frazione umida compostabile”. L’avviso è stato diramato dal dipartimento rifiuti della Regione, a firma del dirigente generale Salvatore Cocina. L’obiettivo della Regione è quello di dotare i territori di impianti per il riutilizzo dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia, per lo spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia e per il riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche.
   

Italian Interior Minister Matteo Salvini (R) with Hungarian Prime Minister, Viktor Orban

La protesta dei centri sociali, vernice rossa davanti al Consolato di Ungheria

E’ durato circa un’ora l’incontro tra Matteo Salvini e Viktor Orban in Prefettura a Milano. “Siamo vicini a una svolta storica per il futuro dell’Europa: oggi comincia un percorso di incontri, ce ne saranno tanti altri”, ha detto il Ministro dell’Interno. “Quando tutti al Parlamento europeo mi attaccavano, Salvini mi difese. Io non dimentico e lo ringrazio”, ha affermato il premier ungherese.

Con  Salvini “vorrei fare una conoscenza personale. Lui è il mio eroe”, ha detto il primo ministro ungherese, uscendo dal ristorante in cui ha pranzato a Milano prima dell’incontro ufficiale in prefettura. “È un mio compagno di destino – ha aggiunto – sono molto curioso di conoscere la sua personalità. Sono un grande estimatore e ho alcune esperienze che forse potrei condividere con lui. Ho questa sensazione”, ha concluso Orbàn.

“Ormai – scrive il vicepremier e ministro dell’Interno – la sinistra esiste solo per insultarmi, per difendere Ue dei banchieri e immigrazione senza limiti. P.S. In Ungheria disoccupazione è sotto il 5%, Flat Tax per le imprese è al 9% e per le persone al 15%, immigrazione è sotto controllo e economia cresce del 4%”. Lo scrive il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in vista del suo incontro nel pomeriggio con il presidente ungherese Viktor Orban.

A Milano migliaia in piazza per dire no all’incontro – La Milano a favore dell’accoglienza e dell’integrazione si è riunita in piazza San Babila per la manifestazione di protesta ‘Europa senza muri’, organizzata dalle stesse realtà che hanno promosso la grande tavolata per l’integrazione che si è tenuta in città lo scorso giugno. Al corteo hanno aderito anche partiti politici, come il Pd, LeU e Possibile, Anpi, sindacati a partire dalla Cgil, centri sociali, collettivi studenteschi, oltre ai Sentinelli di Milano, che sono fra gli organizzatori. La piazza è presidiata dalle forze dell’ordine e l’accesso a corso Monforte, dove si trova la sede della prefettura, è bloccato da camionette della Polizia e da agenti in tenuta anti sommossa. In piazza ci sono anche i ragazzi della ‘St Ambroeus Fc’, la prima squadra composta da rifugiati iscritta alla Figc, che metterà in scena un allenamento per opporsi alla riapertura dell’ex Cie di via Corelli.

Centri sociali imbrattano Consolato Ungheria – Vernice rossa come il sangue dei tanti migranti che hanno perso la vita in mare davanti al Consolato Generale Ungherese di Milano, in zona Missori. È l’azione di alcuni manifestanti e militanti dei centri sociali in segno di protesta per l’incontro tra Salvini e Orbàn, che portano avanti “una politica fascista”. I manifestanti hanno anche appeso uno striscione che recita: “I vostri confini uccidono Salvini e Orbàn complici di razzismo e paura” e ancora “La nostra Europa non ha confini, refugees welcome”.

Il governatore della Liguria Toti: “Si è offerto volontariamente, da genovese competente nel campo, di regalare alla città un progetto”

Renzo Piano si è offerto volontariamente, da genovese competente nel campo, di regalare alla città un progetto per il rifacimento del ponte Morandi. Noi abbiamo accettato volentieri l’aiuto, qualche idea ce l’ha già proposta”. Lo ha detto il governatore Giovanni Toti al termine dell’incontro con l’archistar Renzo Piano. “Non credo ai tempi record per la ricostruzione, credo nei tempi giusti, bisogna fare presto ma non in fretta” ha detto, in particolare Renzo Piano.

Intanto continuano le polemiche. “Fuori i prenditori dallo Stato” lo scrive il vice premier Luigi Di Maio sul Blog delle Stelle nel quale torna parlare degli intrecci tra i concessionari dello stato e la ”mala politica dei vecchi partiti”. “Chi stava al governo li ha sempre protetti”, scrive ancora Di Maio citando una frase dell’ex segretario del Pd Matteo Renzi. “I privilegi dei prenditori vengono pubblicati e saranno eliminati”, afferma chiedendo per trasparenza ”ai Benetton di pubblicare i nomi di tutti i politici e tutti i giornali finanziati nel corso di questi anni”. “Chi stava al governo li ha sempre protetti, addirittura fino all’anno scorso con il governo di Renzi” afferma sempre Di Maio sul blog delle Stelle nel quale riporta anche quanto dichiarato da Renzi “solo dieci giorni fa: “Nel 2017, seguendo le regole europee, dopo un confronto col commissario UE Vestager (altro che leggina approvata di notte, è una procedura europea!), si è deciso di allungare la concessione di quattro anni, dal 2038 al 2042, in cambio di una fondamentale opera pubblica”. “Bravo!”, commenta.

Un esposto per danno erariale contro gli ex governi sarà presentato alla Corte dei Conti entro “pochi giorni”. Lo confermano fonti di governo spiegando che il vicepremier Luigi Di Maio ha già parlato con degli avvocati, secondo i quali ci sono assolutamente i margini per presentare l’esposto per danno erariale al procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio che è quello competente. “Stiamo preparando l’esposto che sarà pronto in pochi giorni”, ribadiscono le fonti.

“Autostrade i soldi li mette, ma lo ricostruiamo noi il ponte”. Lo afferma a Radio Anch’io il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, tornando a parlare della ricostruzione del ponte di Genova. “Che Autostrade debba ricostruire il ponte è scontato in termini risarcitori – ha detto – Sugli immani danni morali e civili è normale che debba mettere i soldi, ma è altrettanto normale che non possa ricostruire. Sarebbe irrispettoso nei confronti delle famiglie e dei cittadini”.

I consigli di amministrazione di Autostrade per l’Italia e della controllante Atlantia si riuniranno venerdì 31 agosto. Lo si apprende da fonti vicine al dossier. All’ordine del giorno l’approvazione della risposta di Autostrade richiesta dal Ministero delle infrastrutture e trasporti nella lettera con cui ha avviato la procedura per la decadenza della concessione. Il Ministero aveva dato 15 giorni per fornire una dettagliata relazione per dimostrare se e come ha agito sulla manutenzione del ponte Morandi a Genova.

 

Scontro sulla ricostruzione tra il commissario Giovanni Toti e il vicepremier Luigi Di Maio.

Autostrade pubblica online, rendendo “pubblico e accessibile a tutti i cittadini”, il testo della convenzione con il ministero, una risposta a “polemiche e strumentalizzazioni”. La società sottolinea come “nessuna norma interna o prassi internazionale prevede la pubblicazione di tali documenti. Ciò anche per assicurare parità di condizioni sul mercato tra i vari operatori del settore, anche per il caso di nuove procedure di affidamento”. Ecco il testo della Convenzione.

Cateno de Luca (Udc), nuovo sindaco di Messina

Posso fare una proposta? Mandiamo i baraccati negli alberghi e i migranti nelle baracche? Non sarebbe giusto dopo 110 anni dare un tetto dignitoso ai messinesi e tenere qualche anno i migranti nelle baracche? Ma una cosa del genere farebbe indignare tutto il mondo e i benpensanti”. Lo scrive provocatoriamente su Facebook il sindaco di Messina Cateno De Luca riferendosi ai migranti scesi dalla nave Diciotti.
    “Nessuno mi ha avvertito dell’arrivo dei migranti all’hotspot di Messina – aggiunge – Vuol dire che i sindaci sono buoni solo per prendersi le denunce per le scuole prive di verifica sistemica e prive delle elementari norme antincendio mentre sulle politiche di ammasso dei migranti non hanno alcun diritto di parola. Mi chiedo perché oltre 10 mila persone possono continuare a stare nelle baracche sotto l’amianto con bambini che giocano tra le fogne e i ratti ed i migranti possono stare in strutture migliori ivi incluso gli alberghi”.
   

Il deputato regionale del Partito Democratico, Michele Catanzaro, rilancia il progetto stradale della Agrigento-Castelvetrano. Catanzaro afferma: “La provincia di Agrigento, ad oggi, rimane l’unica provincia siciliana priva anche di un solo chilometro di autostrada. I collegamenti interni sono vergognosi e provocano gravi difficoltà e morti. È giunto il momento che il Governo regionale pensi seriamente al futuro della terra agrigentina spingendo sul progetto della Gela-Agrigento-Castelvetrano, per il quale già esiste uno studio di fattibilità dell’Anas. Si tratta di 170 chilometri di rete stradale che permetterebbero di chiudere l’anello autostradale e non continuare a mortificare il territorio agrigentino e ostacolare la crescita e lo sviluppo di un intero territorio. Alla ripresa del lavori dell’Assemblea chiederò, inoltre, al Governo di aumentare i fondi della misura 4.3.1 rivolta alla ristrutturazione di strade interaziendali. Non può, infatti, esservi lo sviluppo delle aziende senza uno sviluppo delle infrastrutture”.

Il bando è stato pubblicato nei giorni scorsi. Nell’Isola sono 339 i progetti interessati. Tredici opportunità anche a soggetti a cui è stata riconosciuta la protezione internazionale. Previste trenta ore settimanali, per un totale di 1400 annue

Pubblicato il bando per la selezione di 3.589 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nella Regione Sicilia. In totale, in Italia, sono oltre 53mila i posti disponibili per i giovani tra i 18 e i 28 anni. Nell’isola sono previsti 339 progetti, che saranno attuati presso gli enti iscritti all’Albo regionale, dalla durata di dodici mesi e con un orario di servizio non inferiore a trenta ore settimanali, 1400 annue. Gli aspiranti volontari dovranno candidarsi entro il 28 settembre, termine ultimo per l’invio della domanda: una candidatura e per un solo progetto. 

«Per l’ammissione alla selezione – si legge nel bando, pubblicato sul sito del Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale – è richiesto il possesso dei seguenti requisiti: cittadinanza italiana, ovvero di uno degli Stati membri dell’Unione Europea, ovvero di un Paese extra UE purché regolarmente soggiornante in Italia; aver compiuto il diciottesimo anno di età e non aver superato il ventottesimo anno di età (28 anni e 364 giorni) alla data di presentazione della domanda; non aver riportato condanna anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo ovvero ad una pena della reclusione anche di entità inferiore per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti, ovvero per delitti riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici o di criminalità organizzata».

Dei 3.589, 13 posti sono riservati ai volontari Fami, «ossia ai giovani titolari di protezione internazionale o di protezione umanitaria», che devono dunque rivestire lo status di rifugiato o essere titolare di protezione sussidiaria: «Tali condizioni – recita il bando – sono attestate dal permesso di soggiorno in formato elettronico rilasciato dalla questura competente per territorio. I requisiti di partecipazione devono essere posseduti alla data di presentazione della domanda e, a eccezione del limite di età, mantenuti sino al termine del servizio». Va inoltre specificata la categoria «alla quale si ritiene di appartenere» che ovviamente dovrà essere comprovata tramite apposita documentazione in fase di selezione. I 13 posti sono così suddivisi: due presso l’organizzazione non profit Arces, altre due presso la Fondazione San Giovanni Battista, due per l’associazione Il giglio, due presso la cooperativa sociale Iblea servizi territoriali e ben cinque per il Comune di Palermo. Nella domanda va inoltre

Nel documento è poi riportato che non possono presentare domanda i giovani che «appartengono ai corpi militari e alle forze di polizia; abbiano già prestato o stiano prestando servizio civile nazionale, oppure abbiano interrotto il servizio prima della scadenza prevista; abbiano in corso con l’ente che realizza il progetto rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo, ovvero che abbiano avuto tali rapporti nell’anno precedente di durata superiore a tre mesi», mentre può presentarsi chi ha «già svolto il servizio civile nell’ambito del programma europeo Garanzia giovani» e i volontari impegnati, nel periodo di vigenza del bando, nei progetti per l’attuazione del programma europeo Garanzia giovani, a patto «che si sia intanto naturalmente conclusa – secondo i tempi previsti e non a causa di interruzione da parte del giovane – l’esperienza».

Le domande vanno presentate direttamente all’ente che realizza il progetto prescelto: è possibile consegnarle a mano all’indirizzo della sede presso il quale si intende svolgere l’attività oppure spedirle a mezzo raccomandata o tramite Pec. «Avendo cura – è specificato – di allegare tutta la documentazione richiesta in formato pdf». I volontari selezionati saranno chiamati a sottoscrivere un contratto che prevede un assegno mensile di 433,80 euro per lo svolgimento del servizio, corrisposto direttamente dal Dipartimento. Sono previsti rimborsi per le spese di viaggio per coloro i quali risiedono in un comune diverso da quello di realizzazione del progetto.