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 La nave Diciotti della Guardia costiera, da giorni in rada davanti alla costa di Lampedusa, sta prendendo il largo e, da quanto si apprende da fonti a Lampedusa, si starebbe dirigendo verso il porto di Pozzallo, nel Ragusano. A bordo ci sono 177 migranti. “Chiedo al governo di far sbarcare i migranti e solo successivamente prendere le iniziative che ritiene. E’ disumano lasciare in mare persone che soffrono”, dice il medico Pietro Bartolo, che guida il poliambulatorio di Lampedusa dove qualche giorno fa sono stati portati 13 dei 190 migranti a bordo della nave. Intanto, stamattina lo striscione con la scritta “Lasciarli in mare quanti voti vale?” – esposto dal gruppo di associazioni che costituiscono il “Forum Lampedusa solidale” prima alla Porta d’Europa e ieri sera lungo il corso – campeggia nel porto, vicino al molo dove sono ormeggiate le motovedette della Capitaneria e dei carabinieri. E su twitter sono molte le prese di posizione di associazioni, Ong e cittadini con l’hashtag #FateliScendere.
   

Il crollo di ponte Morandi potrebbe esser stato determinato da  “una serie di concause” e non solo dalla rottura di uno strallo. Lo ha detto Roberto Ferrazza, presidente della Commissione ispettiva del Mit, al termine del sopralluogo sulle macerie di Ponte Morandi.

Intanto “la procura ha autorizzato le verifiche per la messa in sicurezza dei monconi di Ponte Morandi proposte da Anas, dopo aver avuto il parere favorevole dei consulenti. Le verifiche verranno effettuate dai tecnici di Autostrade con i consulenti della procura”. Lo ha detto Roberto Ferrazza al termine del sopralluogo dei consulenti della Procura e della Commissione ispettiva del Mit, di cui è presidente, sul luogo della tragedia.

In un mese dal dissequestro delle aree è possibile creare i bypass per ripristinare a Genova i collegamenti merci ferroviari, oltre a quello stradale nell’ex area Ilva. Lo afferma il presidente dell’Autorità del sistema portuale del Mar Ligure occidentale, cioè soprattutto Genova e Savona, Paolo Emilio Signorini, a margine del Meeting di Rimini. I tempi per il dissequestro, da quanto emerge, potrebbero essere molto brevi, anche di giorni, così come in settimana potrebbe giungere la nomina del commissario straordinario.

Lunedì saranno 11 i nuclei familiari sfollati dopo il crollo di ponte Morandi che riceveranno appartamenti pronti mentre nelle prossime settimane saranno sistemati altri 40 nuclei familiari. Lo si apprende dai responsabili della struttura del Comune di Genova che si occupa delle assegnazioni. Priorità viene data alle famiglie con bambini e anziani o disabili.  Alle 16 il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti con il sindaco di Genova Marco Bucci consegneranno i primi alloggi agli sfollati del crollo di Ponte Morandi. Alla consegna parteciperanno anche gli assessori di Regione Liguria Marco Scajola e Ilaria Cavo e del Comune di Genova Francesca Fassio.

L’ad della società: indennizzi case sfollati, ipotesi pedaggi liberi nodo Genova

Mi scuso profondamente”. Lo ha detto l’ad di Autostrade Castellucci. 

“Ripristinare il prima possibile la viabilità e ricostruire il ponte sul Polcevera. E’ il nostro primo impegno. Abbiamo un progetto che ci permette in otto mesi, tra demolizione e ricostruzione di avere un nuovo ponte in acciaio”, ha spiegato Castellucci.

“Per potere costruire il ponte in sicurezza sarà stanziato un fondo per dare indennizzi a tutti coloro che saranno costretti a lasciare le case”. “C’è l’ipotesi di liberalizzare i pedaggi nel nodo di Genova da Bolzaneto a Voltri a Genova Ovest da lunedì”.

“Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto detto a caldo martedì. Tutte le relazioni di cui sono a conoscenza davano uno stato di salute buono” del ponte. Però questo sarà oggetto di verifiche, di analisi della magistratura e di perizie e sarà prima priorità”.

“Dubbi sullo stato di manutenzione del ponte mi dicono che erano stati superati. Ma verificheremo e daremo tutto il nostro sostegno alla magistratura”, ha detto Castellucci. “Altri temi, come il rapporto tra noi e governo, li tratteremo un’altra volta”.

“Facendo la somma sarà mezzo miliardo”, ha detto Castellucci rispondendo a una domanda su quanto ammonta il fondo per l’emergenza. 

“Sulla base delle analisi fatte da strutture tecniche e progettisti, i ponti della nostra rete sono sicuri. Ho chiesto a tutti di rifare una analisi critica di tutte le relazioni perchè un eccesso di cautela forse è il momento di giusto di spenderla”, ha sottolineato Castellucci.

I lavori decisi la scorsa primavera “non erano con una procedura d’urgenza ma ristretta. Perchè le imprese che potevano partecipare a un intervento così complesso dovevano essere selezionate. Riguardava anche altro pilone non danneggiato. Era per allungare il tempo della vita utile del ponte”.

“Parlare di numeri rischia di essere arido. E’ più rilevante l’aspetto tecnico. Sui tempi di ricostruzione siamo al lavoro il conto dei costi non è una priorità. Sono molto importanti ma non è elemento fondamentale”, ha affermato l’ad di Autostrade.

“Autostrade non è quotata in Borsa, lo è Atlantia. La mia unica attenzione e preoccupazione è cercare di aiutare a superare la crisi di Genova e della nostra azienda. Questa tragedia ha colpito fortemente tutti i nostri dipendenti e questa è la mia priorità”. Lo ha detto l’ad di Autostrade Castellucci rispondendo ai giornalisti. “Siamo determinati a fare il ponte. Ma abbiamo bisogno di autorizzazioni. Ogni nostro progetto deve essere visto, valutato e approvato dal ministero come sapete” ha aggiunto.

Cerchiai, ce la metteremo tutta – “Ce la metteremo tutta e abbiamo tutte le capacità per farlo. Nostro compito è abbreviare quanto più possibile i tempi e puntare sulla qualità dell’intervento”. Lo ha detto il presidente di Autostrade Cerchiai.  La famiglia Benetton si pone davanti a questa tragedia “con grande dolore e con grande partecipazione”.

Di Maio, Stato non accetta elemosine – “Sia ben chiaro: lo Stato non accetta elemosine da Autostrade. Pretendiamo risarcimenti credibili e non vi sarà alcun baratto”. Lo scrive il vicepremier Luigi Di Maio su Facebook, al termine della conferenza stampa di Autostrade per l’Italia sul crollo del ponte Morandi.

 “L’unica strada che il governo seguirà è quella di andare avanti con la procedura di revoca. Le loro scuse servono a poco e non vi è modo di alleviare le sofferenze di una città distrutta dal dolore”.  Scrive Di Maio: “Abbiamo fatto una promessa ai familiari delle vittime e a tutti i cittadini rimasti coinvolti nella tragedia di Genova e la onoreremo andando fino in fondo”.

Salvini, da Autostrade minimo sindacale – “Ho visto che Autostrade ha chiesto scusa e che metterà dei soldi, meglio tardi che mai, ma se qualcuno pensa che con questo possano pagare le loro colpe ha sbagliato, è solo il minimo sindacale”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini al caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca).

Benetton, con rispetto siamo vicini  – “In questo giorno di lutto, il nostro pensiero è rivolto a ogni persona che abbia conosciuto e amato coloro che oggi non ci sono più in seguito alla tragedia di Genova”. La famiglia Benetton firma una nota con cui ribadisce il suo cordoglio. “Con rispetto – prosegue la lettera – vogliamo esprimere il nostro profondo dolore e manifestare la nostra concreta vicinanza a chiunque sia stato colpito dai terribili eventi del 14 agosto.”.

L’aeroporto di Palermo ha raggiunto, con oltre un mese di anticipo rispetto al 2017 (10 settembre), quota quattro milioni di passeggeri in transito. L’eccezionale risultato è arrivato lo scorso 14 agosto. Il picco massimo si è avuto sabato scorso con oltre duecento movimenti (voli in entrata e in uscita) e quasi 30mila passeggeri transitati dallo scalo palermitano.

Da inizio anno la crescita del traffico passeggeri viaggia a doppia cifra: +16,8 per cento(+560mila passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2017). Ad agosto +14,4 per cento, con 50mila passeggeri in più rispetto ai primi quindici giorni di agosto 2017. Nello scorso week end ci sono stati 580 movimenti e 80mila passeggeri in transito.

«La componente internazionale dei passeggeri è sempre più consistente – dice Fabio Giambrone, presidente della Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Palermo Falcone Borsellino – oggi il trend di crescita dei passeggeri internazionali segna +26,55 per cento, grazie alla maggiore offerta di destinazioni, supportata dalle nuove compagnie aeree operative nel nostro scalo, che ricordiamo avere due piste, di cui una di oltre 3.300 metri in grado di far atterrare i grandi aerei, e all’incremento del coefficiente di riempimento dei voli».

Nel primo semestre l’aeroporto di Palermo è stato il secondo aeroporto tra i dieci scali italiani, primo in Sicilia, per crescita percentuale di passeggeri, dopo Napoli, e si è classificato al nono posto nella top ten degli aeroporti nazionali, sorpassando l’aeroporto di Ciampino.

«L’obiettivo dei sette milioni di passeggeri nel 2018 è alla nostra portata. Nel 2013, quando sono stato nominato presidente in Gesap, i passeggeri erano 4,3 milioni. Da allora abbiamo fatto tanta strada, l’aeroporto ha cambiato pelle. Oggi le compagnie aeree ci cercano, prima eravamo noi a cercarle – conclude il presidente della Gesap – Proprio pochi giorni fa l’associazione europea degli aeroporti ACI EUROPE ha scelto Palermo per ospitare nel 2020 il tredicesimo convegno degli aeroporti regionali europei: ACI RACE. La manifestazione accoglie annualmente i rappresentanti di aeroporti, compagnie aeree e aziende del turismo, oltre duecento delegati da più di 25 paesi». 

Accolta dal governo Musumeci la nostra risoluzione sui rifiuti. 
Il 7 Marzo 2018, la IV Commissione che Presiedo, dichiara l’on. Savarino, dopo aver audito l’esperienza meritoria del Comune di Ferla che ha una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65% , ha impegnato il governo ad “attuare politiche finalizzate a privilegiare attività di prevenzione e di preparazione al riutilizzo, nonché ad incentivare le percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti anche con la previsione di promuovere ‘case dell’acqua’ o ‘del compostaggio’ e ogni altra misura volta a coinvolgere e incentivare i privati nella gestione dei materiali riciclati” . 
In altre parole, abbiamo chiesto al governo di adottare il “modello Ferla”in tutti I Comuni siciliani. 
Un plauso al governo Musumeci per aver accolto le nostre istanze ed un invito ai cittadini di adottare la pratica del compostaggio domestico.

È possibile che un ponte crolli senza segnali di preavviso? E che passi sopra le case? Che rischi si corrono nell’Isola? Dubbi che si pongono in tanti e a cui Luigi Bosco, ingegnere ed ex assessore regionale, prova a rispondere

«L’età critica dei viadotti è mediamente 50 anni, passata quella fase è necessario intervenire in maniera importante». Luigi Bosco – ex presidente dell’ordine degli ingegneri di Catania, già assessore alle Infrastrutture del Comune etneo e della Regione siciliana per un breve periodo sul finire del mando di Rosario Crocetta – si è sempre occupato di prevenzione e antisismicità delle grandi opere. Anche lui è rimasto impressionato dal disastro di Genova e, da tecnico, si interroga sulle ipotesi del cedimento del viadotto Morandi. Domande che in tanti si fanno in questi giorni: è possibile che un ponte crolli senza dare segni di preavviso?Dobbiamo preoccuparci attraversando i viadotti di autostrade e statali siciliane, costruiti in gran parte negli anni ’60 e ’70? Ci sono segnali di rischio che anche i comuni cittadini possono cogliere ed eventualmente segnalare? 

«Quando un viadotto cede – spiega Bosco – possono esserci due tipi di rotture: una definita duttile e l’altra fragile». Nel primo caso l’eventuale crollo è preceduto da una fase di deformazione della struttura. «Si vede ad occhio, il cemento armato si deforma, e solo dopo le le travi si rompono». Spesso è il risultato di un fenomeno detto carbonatazione, visibile da tutti quando l’armatura emerge dal calcestruzzo, ormai corroso, e si ossida. «Questo succede perché, a contatto con l’atmosfera, l’anidride carbonica reagisce con l’idrossido di calcio presente nella malta generando carbonato di calcio ed acqua. La conseguenza peggiore è sulle armature che si arrugginiscono, aumentando il proprio volume. Il cemento si lesiona e il copriferro viene meno, diminuendo la capacità di resistenza di tutta l’opera». È un processo di deterioramento che dipende dalla qualità del cemento e dallo spessore del copriferro. Quello appena descritto – che a lungo andare può portare alla cosiddetta rottura duttile – è quanto sarebbe potuto accadere sul ponte Gioeni a Catania (demolito tra mille polemiche sotto l’amministrazione Bianco, proprio quando Bosco era assessore), o ancora sul viadotto Morandi (gemello di quello crollato a Genova) che collega Agrigento a Porto Empedoclechiuso dall’Anas a marzo 2017 dopo le denunce sulle sue precarie condizioni strutturali e in attesa del consolidamento. 

Ma il crollo di un ponte può anche essere causato da una rottura fragile, «cioè apparentemente improvvisasenza segnali premonitori – sottolinea Bosco -. I cambiamenti in questo caso avvengono all’interno di alcuni elementi strutturali e sono poco visibili da fuori». Secondo l’ex presidente dell’ordine degli ingegneri di Catania, è quanto potrebbe essere successo a Genova. In questo tipo di rottura un ruolo determinante lo giocano gli stralli, cioè i tiranti che legano la cima dei piloni alla struttura. A Genova gli stralli erano in cemento precompresso. «Una tecnica – precisa Bosco – brevettata proprio dall’ingegnere Morandi che, se non eseguita a regola d’arte, può generare problemi. In Sicilia quasi tutte le travi del patrimonio autostradale sono realizzate in cemento armato precompresso e per questo necessitano di un’attento monitoraggio,di adeguata manutenzione e ove necessario di interventi di consolidamento o addirittura demolizione e ricostruzione». Nel luglio del 2014 il crollo improvviso del viadotto Petrulla tra Licata e Ravanusa fu causato proprio dalla rottura fragile delle travi in cemento precompresso. Ipotesi che potrebbe essere alla base anche del disastro di Genova. «Le possibili alternative – sottolinea Bosco – sono un cedimento istantaneo in fondazione o la rottura delle travi di impalcato precompresso con la conseguente destabilizzazione dei piloni».

Ci sono poi altri due aspetti che interrogano molti comuni cittadini in queste ore: la capacità di carico del ponte, cioè di sopportarte il passaggio di auto e mezzi pesanti, e la presenza delle case sotto al viadotto. «I ponti – spiega Bosco – subiscono cicli di carico non costanti, questo sistema di carico e scarica determina il fenomeno della perdita di resistenza per fatica. Le norme in questo senso ci sono e cambiano nel tempo perché i nuovi tir sono sicuramente più pesanti di quelli di una volta. Intervenire è possibile, in casi urgenti limitando la carreggiata, o anche sulla struttura stessa per migliorarne la resistenza, ma è necessario un monitoraggio costante e investimenti importanti. Negli ultimi anni vengono pure usati dei sensori che si inseriscono sui viadotti o negli edifici e restituiscono la misura dello stato di salute dell’opera. Io li ho fatti inserire in una decina in edifici a Catania».

La presenza delle case, infine, alcune attaccate ai piloni, non è cosa rara. Succede ad esempio pure sotto il viadotto Ritiro di Messina, sulla A20 per Palermo. Ai piedi dell’imponente ponte vivono centinaia di persone che verranno sgomberate in autunno a causa dei lavori di manutenzione straordinaria. «Una casa sotto un viadotto non si può costruire, ma un viadotto sopra una casa sì – sintetizza il tecnico – perché l’interesse pubblico può prevalere su quello privato. Se non c’è nessun altro posto dove far passare l’infrastruttura, può succedere che venga realizzata anche sopra le abitazioni».

 

«Riusciva a unire mondi che spesso hanno difficoltà anche solo a parlarsi, autonomi e giovanili di partito, boy scout e associazioni studentesche, legalitari e garantisti, comunisti e cattolici, operatori del sociale e giovani imprenditori, oggi tutti dicono sostanzialmente una cosa: quello a fianco di Rita è stato l’unico impegno politico privo di chiaroscuri, spaventosamente cristallino nel suo essere retto, l’unico in cui era a tutti ben chiaro, a prescindere dagli esiti, di essere dalla parte giusta della vita». Non ha dubbi Fabrizio Pedone, classe ’83, tra gli animatori della campagna elettorale che nel 2006 vide la sorella del giudice antimafia sfidare Totò Cuffaro. Un’esperienza, quella della campagna elettorale più partecipata di sempre in Sicilia, così come i precedenti e i successivi anni di militanza civile, rimasta indelebile nelle migliaia di giovani che insieme a Rita hanno percorso un pezzo di strada per costruire una Sicilia differente. 

È così per Maria Pia Erice, che gli anni al fianco di Rita li ha raccontati in disegni, realizzati a Trapani, ma arrivati dappertutto. «Come è diventata riferimento per un’intera generazione di giovani siciliani? Perché c’era. E la sua presenza era dinamica, forte, contemporanea. È stata costruttrice di comunità e modernità in politica. Ha messo al centro le periferie ed è stata una forza rigeneratrice».

Molti dei ragazzi che le sono stati accanto ricordano Rita riportando alla lucel’arrivo in Sicilia del Rita Express, un treno che qualche giorno prima delle regionali del 2006, ha riportato in Sicilia, tappa dopo tappa lungo lo Stivale, oltre mille studenti e lavoratori fuori sede per votare. Ad accoglierli a Villa San Giovanni, per traghettare ancora una volta insieme, c’era proprio lei. «È stata una gioia immensa, un momento di felicità pura – racconta Luca Salici, catanese d’origine, ma residente a Roma -. Eravamo giovani, ci credevamo davvero. Eppure lei era più energica di tutti noi».

«Ricordo il suo sorriso, grandissimo – aggiunge Norma Ferrara – e i suoi occhi lucidi pieni di gioia e di commozione. Dietro di noi ricordo il mare, lo Stretto di Messina, intorno invece oltre mille studenti siciliani arrivati insieme da ogni parte d’Italia, da Trento a Roma. Ricordo quell’incontro sulla nave-traghetto che ci portava in Sicilia dopo oltre 12 ore di viaggio; ricordo di averla vista respirare a pieni polmoni, prendere una pausa prima di parlare. In quei pochi secondi riuscì a guardarci negli occhi, uno per uno… eravamo 1.200. Nel suo discorso ci fu qualcosa di storico, qualcosa di unico. Quella campagna elettorale cambiò la vita di molti di noi».

«È stata una questione digentilezza – aggiunge ancora Luca -, di buone maniere, incarnava una rivoluzione che si può fare in maniera diversa, anche se eravamo in guerra, c’era la possibilità di esserlo in maniera creativa. Non era una guerrafondaia, cercava di costruire una rete e lo ha fatto con gentilezza, anche laddove la politica non è stata affatto gentile con lei».

«Nata il 19 luglio. Così amava definirsi – sottolinea ancora Norma -. Con lei ci siamo accorti di far parte di una generazione, la generazione delle stragi: studenti che avevano dai 10 ai 15 anni quel 19 luglio del 1992. Lei ci ha guardati negli occhi, ci ha incontrati, per tanti anni, come si guarda un albero che vedi crescere libero e speri solo che dia buoni frutti. Si è presa cura di noi, lasciandoci liberi mentre testimoniava nelle scuole, nei contesti pubblici, attraverso libri e interviste una idea di Sicilia che pian piano sentivamo nostra. Una Sicilia lontana dai sistemi di potere, non solo quelli mafiosi».

«Il ricordo più forte – aggiunge Fabrizio – non è legato ad un fatto, ma ad un sentimento, l’onore e l’orgoglio di aver percorso quella strada insieme a lei, e insieme a tutti gli altri che con lei camminavano. Rita era la sorella di Paolo, ma era anche molto altro».

«Ed è riuscita ad essere altro, oltre alla sorella di Paolo, – conclude Maria Pia – quando ha fatto capire a noi siciliani che chi lavora per una società più giusta non appartiene solo a se stesso, ma diventa patrimonio e memoria da conservare e disseminare per le generazioni future. E questo è avvenuto anche per lei. Lei è la Sicilia migliore. Ne abbiamo sentito il fresco profumo di libertà attraverso il suo impegno e le sue parole. Quel profumo ci accompagnerà».

Il presidente della Repubblica ha diffuso un messaggio in occasione della morte di Rita Borsellino a Palermo. Sergio Mattarella ha scritto: “Ho appreso con grande tristezza la notizia della scomparsa di Rita Borsellino, alla quale mi legavano sentimenti di vera amicizia e di condivisione. Con coraggio e determinazione, ha raccolto l’insegnamento del fratello Paolo, diventando testimone autorevole e autentica dell’antimafia e punto di riferimento per legalità e impegno per migliaia di giovani. Ai suoi familiari esprimo la mia vicinanza e la più grande solidarietà”.

Ed il presidente della Regione, Nello Musumeci, afferma: “Con Rita Borsellino scompare una figura simbolo di testimonianza antimafia e di impegno della società civile. Nonostante il dolore familiare e la sua lunga malattia, con coraggio e determinazione non hai mai smesso di lottare e sperare per la verità sulla strage di via D’Amelio. Giunga ai familiari il sincero cordoglio del governo regionale, interprete del sentimento di tutta la comunità siciliana”.

Sorella del magistrato aveva 72 anni, fu europarlamentare

E’ morta a Palermo Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso dalla mafia nel ’92.
    Aveva 73 anni. Farmacista, dal 2009 al 2014 era stata europarlamentare eletta nella lista del Pd. La minore dei quattro fratelli, è morta nel pomeriggio nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Civico di Palermo. Lo scorso febbraio era venuto a mancare il marito, Renato Fiore.
    Tre figli, Rita Borsellino si è battuta affinché si arrivasse alla verità sulla morte del fratello. Nel 2006, dopo dieci anni come vicepresidente di Libera, si candida per il centrosinistra – dopo aver vinto le primarie – alla presidenza della Regione siciliana sfidando il governatore uscente Salvatore Cuffaro che viene rieletto. Nel 2012 si candida alle primarie per sindaco di Palermo ma viene sconfitta d’un soffio da Fabrizio Ferrandelli.
    Lo scorso 19 luglio, nel 26/o anniversario della strage di via D’Amelio, spiegò che il modo migliore per ricordare il fratello era l’impegno quotidiano di ognuno per la verità.

Il provvedimento firmato ieri dall’assessore al Territorio Toto Cordaro. «I piani di Utilizzo – dice – sono fondamentali per il rilascio di nuove concessioni demaniali, per la creazione di nuove attività turistiche, ricettive e commerciali»

 

Sessantatré commissari ad acta, che si sostituiranno ad altrettante amministrazioni comunali siciliane inadempienti nella redazione dei Piani di Utilizzo del Demanio Marittimo. A inviare i commissari ai Comuni è l’assessore regionale al Territorio, Toto Cordaro, affinché vengano predisposte le procedure per l’approvazione degli strumenti di pianificazione urbanistica delle coste. Fondamentali per il rilascio di nuove concessioni demaniali, volano per la creazione di nuove attività turistiche, ricettive e commerciali e, quindi, per la realizzazione di nuove ricchezze e posti di lavoro. I Piani rappresentano lo strumento di programmazione attraverso cui viene regolamentato l’utilizzo della fascia costiera demaniale e del litorale marino, sia per quanto riguarda le attività di tipo privato che pubblico.

Secondo l’assessore si tratta di un intervento «necessario e non più derogabile al quale i Comuni erano stati chiamati dall’amministrazione regionale ad adempiere secondo una tempistica precisa e comunicata in tempo utile. Alcuni dei 122 comuni costieri si sono attivati, individuando i tecnici per la realizzazione del piano e attivando la procedura. In questi casi – continua Cordaro – anche se non hanno concluso l’iter, abbiamo valutato positivamente la volontà di ottemperare alle indicazioni dell’assessorato. Negli altri casi, si è evidenziata una assoluta mancanza di riscontro alla nostra interlocuzione, che ha portato al commissariamento. La nomina dei Commissari – conclude l’assessore – non risponde, tuttavia, a una logica punitiva, ma intende essere uno strumento agile, che consenta alle amministrazioni comunali di uscire dalle secche di una pianificazione che in molti casi si è rilevata difficile da realizzare, anche per mancanza di personale tecnico o di risorse adeguate».

Secondo alcuni dei sindaci interessati dal provvedimento, però, la situazione non sarebbe poi così grave. Il primo cittadino di Bagheria, Patrizio Cinque, ad esempio, sottolinea come il Comune abbia affidato «la redazione del Piano a un architetto già nel 2015. Un professionista esterno all’amministrazione individuato con avviso pubblico. Stiamo attendendo che completi il lavoro – spiega il primo cittadino – e ho sollecitato gli uffici affinché sollecitino, a loro volta, il professionista. Abbiamo già dato gli indirizzi politici con apposite delibere di giunta, soprattutto rispetto al rilancio della costa di Aspra. Confido che già dopo Ferragosto – conclude – il piano ci venga consegnato».

Anche Mario Bolognari, primo cittadino di Taormina, assicura che il piano è già stato definito e che entro qualche settimana sarà presentato in assessorato. «In questo senso – sostiene Bolognari – il commissariamento rappresenta una sollecitazione inutile perché ci eravamo già mossi, nonostante il mio mandato abbia soltanto un paio di mesi». Ma se i sindaci ridimensionano la vicenda, a rincarare la dose è invece il governatore, Nello Musumeci, secondo cui «dopo anni di attese vane, presto la nostra Regione avrà lo strumento di pianificazione delle sue coste. Si pone fine così a una lunga stagione che ha consentito in alcuni casi opacità nei rapporti con i privati, caos urbanistico e mancate occasioni di sviluppo delle aree demaniali. Ora che grazie a noi la musica sta cambiando, ci aspettiamo dai Comuni pronta e leale collaborazione, nell’interesse di tutti».

I 63 Comuni commissariati sono: Barcellona Pozzo di Gotto, Brolo, Acquedolci, Aliterme, Carlentini, Melilli, Noto, Priolo Gargallo, Ustica, Lascari, Bagheria, Ficarazzi, Termini Imerese, Milazzo, Santa Marina Salina, Lipari, Letojanni, Motta d’Affermo, Portopalo, Acate, Altavilla, Casteldaccia, Santa Flavia, Naso, Oliveri, Cattolica Eraclea, Ribera, Butera, Gela, Valderice, Porto Empedocle, Siculiana, Reitano, Rometta, Sant’Alessio Siculo, Santo Stefano di Camastra, Pace del Mela, San Filippo del Mela, Terme Vigliatore, San Pier Niceto, Taormina, Forza D’Agrò, Monforte San Giorgio, San Mauro Castelverde, Terrasini, Cinisi, Trappeto, Valdina, Tusa, Calatabiano, Fiumefreddo, Mascali, Capo d’Orlando, Torregrotta, Torrenova, Sant’Agata di Militello, Scicli, Vittoria, Montallegro, Modica, Lampedusa, Menfi, Sciacca.