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“Unità Siciliana-Le Api non condivide le scelte politiche compiute dal Presidente della Regione, ma non intende fare da sponda a nessuna iniziativa organizzata da partiti nazionali o da gruppettari camuffati da sicilianisti.- è la netta  presa di posizione di Salvo Fleres, portavoce di Unità Siciliana-LeApi – La Sicilia è, da anni, prigioniera di pretestuose logiche di contrapposizione, dalle quali non ha tratto alcun beneficio.

Siamo sempre pronti a scendere in campo con chi, dopo aver abbandonato i soliti schemi strumentali e il regionalismo ruffiano dell’ultim’ora, si schieri con la Sicilia sulla base di precisi impegni riguardanti il lavoro, le infrastrutture, la tutela dei prodotti agroalimentari, la lotta al disagio economico e sociale ed alla criminalità.”

Sulla spaccatura all’interno del gruppo parlamentare M5S all’Ars è doveroso fare chiarezza, non foss’altro perché lo dobbiamo a chi ci segue o ci ha votato e perché una sola campana produce spesso solamente note stonate.
Prediamo atto, intanto, che per i portavoce Foti, Mangiacavallo, Pagana e Palmeri  è venuto meno  – per usare parole loro – il desiderio di  far parte del gruppo 5 stelle. Bene, anzi male, anche se, per la verità, i segnali in questo senso  si protraggono ormai da tantissimo tempo, persino nelle votazioni in aula, quando,  frequentemente, i cinque (ai quattro di sopra va aggiunto Tancredi) si sono espressi in dissenso col gruppo, astenendosi o addirittura  votando assieme a quel governo Musumeci, con cui il M5S non ha nulla a che spartire.
E non si trattava, si badi bene, di  votazioni confezionate su dei ‘no’ a prescindere, come i  5 deputati vogliono far credere, visto che abbiamo sempre deciso nel merito delle norme, votando “sì”, e non di rado, in questa e nella passata legislatura, a norme  governative, quando queste andavano in direzione del bene dei siciliani.
Nella vita, si può cambiare idea e, chi vuole, anche partito. Ma si deve avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo, senza appigliarsi a scuse o, addirittura, cercare di rigirare la frittata, accusando noi di “goffi tentativi di imitazione dei partiti che prima ci proponevamo di smantellare”.  Al limite è forse vero il contrario, se è vero, come è vero, che pubblicamente, e senza tanti giri di parole, Angela Foti,  eletta vicepresidente dell’ARS, a suo dire, a propria insaputa, nei giorni scorsi arrivava a scrivere a Musumeci in un post che in Parlamento i voti li avrebbe trovati, prospettando al presidente della Regione una comoda e solida stampella cui appoggiarsi nei momenti tribolati a sala d’Ercole.
Sulla vicenda Tancredi si sono spese tante, troppe parole, spesso fuori luogo. È vero che ha avuto delle difficoltà. È anche vero, però, che il gruppo lo ha aiutato con grande senso di amicizia e solidarietà e che lui ha ignorato totalmente i continui cartellini gialli che gli arrivavano dal Movimento nazionale per le  mancate restituzioni. Non c’è stato da parte sua il minimo segnale di collaborazione. Se avesse solo manifestato la volontà di regolarizzare la sua posizione con un atto tangibile, che gli avevamo reiteratamente chiesto, non si sarebbe arrivati all’ espulsione che, e Tancredi lo sapeva bene, è il capolinea obbligato per chi non restituisce parte degli stipendi. Lui non ha restituito e per questo, solo per questo, sia chiaro, è stato espulso.  La restituzione di parte degli stipendi per il M5S è una regola fondante, che viene sottoscritta da tutti in sede di accettazione di candidatura. E’ pertanto doveroso rispettarla, magari anche per chi nel Movimento, da Nord a Sud, medita di cambiare casacca, tradendo il mandato dei cittadini, aggrappandosi a incolmabili, quanto fantomatiche,  divergenze di natura politica.
Le nostre battaglie continuano, con immutata passione e grandissimo impegno, i nostri attivisti stiano tranquilli.

“Valuteremo insieme ai gruppi di opposizione la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione: forse è l’unico modo per farlo venire in aula, se non altro lo farà per salvare la sua poltrona”.

Lo ha detto il capogruppo PD all’Ars Giuseppe Lupo, intervenendo in aula nel corso della seduta di oggi. “Il Presidente della Regione è uno dei 70 deputati dell’Ars ed ha il preciso dovere di partecipare ai lavori d’aula – ha aggiunto Lupo – d’altronde è per questo che percepisce l’indennità parlamentare. Musumeci non si vede a sala d’Ercole da quando ha abbandonato i lavori per protesta contro un deputato che aveva legittimamente chiesto il voto segreto, così come previsto dal regolamento. Evidentemente Musumeci pensa di dettare le regole al parlamento e non accetta alcun tipo di dissenso rispetto alle sue scelte: questa è una concezione dittatoriale, ricordiamo a Musumeci che siamo in democrazia e le regole non le detta lui, le vota il parlamento”.

«L’uso della mascherina, oltre che un dispositivo di protezione personale, è un segno di rispetto per le persone che ci circondano. Portarla sempre con sé, anche nei luoghi all’aperto, e indossarla quando non si può garantire una distanza interpersonale idonea a proteggere dal rischio del contagio, è un obbligo». Lo precisa l’assessorato regionale alla Salute in merito all’utilizzo in esterna della mascherina previsto dall’ordinanza emanata ieri dal presidente della Regione.

In particolare, viene sottolineato che l’impiego della mascherina è previsto nei luoghi pubblici ed aperti al pubblico: ad esempio nei mercati, strade affollate o in qualsiasi spazio in cui – così come si legge anche all’art. 3 Dpcm del 17 maggio – «non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza» interpersonale. A titolo esemplificativo, va quindi specificato, che qualora un cittadino si trovasse per strada da solo o comunque ben distanziato da altri soggetti, l’uso del dispositivo di protezione non è obbligatorio, ma resta l’obbligo di averlo sempre con sé.

Come è noto l’ordinanza rileva inoltre che «per coloro che svolgono attività motoria non è obbligatorio l’uso di mascherina o copertura durante l’attività fisica stessa, mantenendo il distanziamento di metri due, salvo l’obbligo di utilizzo alla fine dell’attività medesima»: ovviamente qualora si rendesse necessario. Va infine ricordato che l’utilizzo di mascherina o altro strumento di copertura di naso e bocca non è obbligatorio per i bambini al di sotto dei sei anni e per le persone con forme di disabilità che ne rendano incompatibile l’uso.

“Dei 426 posti per docenti in organico di diritto liberatisi in Sicilia lo scorso anno, con il provvedimento denominato quota 100, il governo ha deciso di destinarne alle assunzioni solo 387. Una differenza di 39 unità che aumenta la precarizzazione del corpo docenti nella nostra regione. C’è altresì il rischio che i posti siano ancora meno dei 387, perché alcuni di questi saranno assorbiti dalle esecuzioni di sentenze a cui i vari ambiti territoriali provinciali dovranno trovare collocazione.” Lo dice il segretario regionale della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, commentando il decreto ministeriale apposito e le relative tabelle (vedi allegati) pubblicati dal Ministero dell’Istruzione.
“Inoltre – aggiunge – dei suddetti 387 posti solo 15 sono destinati al sostegno. Tale scelta colpisce in maniera particolare un settore che al contrario necessita di un massiccio potenziamento. Ogni anno, infatti, la scuola siciliana deve ricorrere a ben 8.000 precari per garantire il diritto allo studio di altrettanti studenti diversamente abili”.
“Come se non bastasse – continua Rizza – il decreto dà la possibilità ai docenti individuati per la nomina su tali posti di scegliere non solo la provincia ma il posto sulla singola scuola, prima delle operazioni di mobilità. Un criterio aberrante che non avevamo mai visto fino ad oggi”.
“Abbiamo già chiesto al Ministero – conclude Rizza – di rivalutare il provvedimento. Riproponiamo le nostre osservazioni all’Ufficio scolastico regionale, affinchè le sottoponga alla valutazione del Miur”.

“Oltre ad associarmi alla mobilitazione dei cittadini di Lampedusa che manifestano per ragioni sacrosante e cui va la mia solidarietà, chiedo alla Commissione Europea di far beneficiare l’Isola di misure e risorse ad hoc, tra cui fiscalità di vantaggio e un programma UE di finanziamento 2021-2027 per ridare opportunità speranza e soprattutto dimostrare rispetto ai lampedusani. Le regole europee valgano anche per la vicina Malta, divenuta un vero e proprio paradiso d’Impresa mentre l’isola italiana continua la sua lenta agonia, aggravata ovviamente dall’emergenza COVID-19 che ha messo ancor più in allarme i suoi abitanti”.

A dichiararlo è l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che, accogliendo il grido d’allarme dei cittadini di Lampedusa, incalza la Commissione Europea a interventi concreti per migliorare le condizioni di vita dei lampedusani.

“L’Isola – spiega Corrao – pur avendo un patrimonio naturalistico impressionante, è stata letteralmente militarizzata a causa della necessità della gestione del flusso dei migranti, ma i suoi servizi essenziali sono ridotti all’osso, da quello sanitario a quello ambientale. Strade, ospedale, depuratore, non sono certamente da paese europeo. I cittadini di Lampedusa hanno negli anni dimostrato una grandissima disponibilità all’accoglienza, ma questo sforzo non può ricadere sui lampedusani e sulla fragile economia dell’Isola. Lampedusa merita dall’UE risposte chiare e tangibili. Se oggi, dopo decenni di Unione Europea i lampedusani hanno problemi di pesca, di collegamenti con il continente, di sostentamento economico e di sbarchi indiscriminati, appare piuttosto evidente che l’atteggiamento da burocrate insensibile della Commissione Europea abbia fatto solo danni. Così non va, Bruxelles batta un colpo, non solo militarizzando questa splendida isola italiana ed europea ma anche uniformando regole e atteggiamenti degli altri stati, Malta compresa”- conclude Corrao.

Intanto la mobilitazione dei cittadini di Lampedusa approda in queste ore anche a Sala d’Ercole dove all’Assemblea Regionale Siciliana il deputato agrigentino Giovanni Di Caro incalza anche il governo Musumeci.

“A Lampedusa – ha detto Di Caro – esiste una gravissima carenza di tipo sanitario con un solo ambulatorio che è ridotto ai minimi termini. Anche i collegamenti con la terra ferma , sono scarsissimi a causa della contrazione dei posti sull’unica nave che effettua il collegamento da e per l’isola. Inoltre la stessa salute dei migranti è compromessa a causa dei ben noti problemi di sicurezza che ha l’hotspot dell’Isola mentre i posti disponibili nella nave ormeggiata dove i migranti effettuano la quarantena sono solo 70. Un numero assolutamente insufficiente che viene automaticamente superato ad ogni sbarco. Tutte questioni che possono far scattare l’emergenza sociale su un’isola che pur essendosi dimostrata storicamente accogliente verso i migranti, oggi rischia anche il tracollo definitivo con l’azzeramento delle presenze turistiche. La Regione si attivi immediatamente anche per chiedere che i clandestini che approdano sull’isola, vengano immediatamente trasferiti in strutture più idonee per effettuare la necessaria quarantena”- conclude Di Caro.

La società GP a far data dal 15.06.2018 ha ottenuto una regolare concessione edilizia per la realizzazione di un impianto di distribuzione di carburante da ubicarsi nel Comune di Palermo zona Bonagia ( dir Trapani)

Nel corso dei lavori per la realizzazione del predetto impianto, alla società G.P veniva notificato un ricorso proposto innanzi al Tar Sicilia Palermo da parte della concorrente società F. che, assumendo di avere un interesse qualificato ad opporsi alla realizzazione dell’Impianto sul sito individuato dalla società GP , impugnava la concessione edilizia assumendone l’illegittimità sotto molteplici profili.

In particolare la società F . assumeva di avere titolo all’azione proposta, in forza di un mero patto di opzione all’acquisto di un appezzamento di terreno asseritamente limitrofo rispetto all’area interessata dal realizzando impianto da parte della società GP , e di  essere pertanto anch’essa interessata alla realizzazione di un impianto di distribuzione di carburanti nella medesima  area.

E tuttavia al momento della proposizione del ricorso la società F dava esclusivamente atto di avere depositato presso gli uffici del SUAP una   richiesta di permesso di costruire,  nulla comprovando né in ordine all’avvenuto rilascio del ridetto permesso né, tanto meno, in ordine all’intervenuto acquisto del terreno solo opzionato in vista di un futuro ed eventuale acquisto.

Di fatto pertanto la società F. pur non avendo neanche acquisito  i titoli che in ipotesi  avrebbero potuto consentire la realizzazione dell’impianto sul sito indicato nel ricorso, ha tuttavia ugualmente impugnato il titolo edilizio rilasciato in favore della società GP chiedendone l’annullamento previa sospensione dell’esecuzione in forza di una presunta e del tutto astratta esigenza di tutela della sicurezza stradale nonché di un ipotetico e del tutto indimostrato  pregiudizio che alla medesima società ricorrente sarebbe derivato nel caso in cui l’impianto della società GP fosse stato ultimato .

Con ulteriori ricorsi la società F ha poi continuato ad impugnare tutti gli atti afferenti il procedimento di rilascio della concessione edilizia in questione, talchè il ricorso notificato a far data da settembre 2019 veniva trattato per la fase cautelare solo all’udienza camerale del 21.04.2020

Si costituiva nel predetto giudizio la società G.P srl con il patrocinio dell’Avv. Lucia Alfieri dello studio legale Rubino eccependo preliminarmente l’inammissibilità del ricorso proposto dalla società F. per manifesta carenza di interesse in capo alla ricorrente stante l’evidente mancanza di titolo idoneo a legittimare la proposizione dell’azione giudiziaria

La ricorrente come detto non è titolare di alcuna attività in zona limitrofa e non ha ad oggi acquisito alcun titolo che astrattamente avrebbe potuto consentirle la proposizione del ricorso che, dunque, allo stato attuale era all’evidenza finalizzato esclusivamente a contrastare la libera concorrenza

Chiedeva pertanto il predetto legale la definizione del giudizio con sentenza in forma semplificata attesa l’evidente inammissibilità dello stesso

La terza sezione del  Tar Sicilia Palermo condividendo la superiore eccezione, con sentenza depositata in data 18.05.2020 ha dichiarato il gravame proposto dalla società F inammissibile per carenza di interesse, condannando la societò ricorrente al pagamento delle spese giudiziarie

Segnatamente, secondo quanto ritenuto dal Tar Sicilia Palermo, la ricorrente avrebbe oggi un interesse del tutto astratto futuro ed eventuale poiché ancorato ad un’attività imprenditoriale ed economica in atto inesistente che non consente di ipotizzare l’incidenza su quote di mercato del tutto ipotetiche e sperate ed in nessun modo documentate o documentabili.

Per effetto di tale statuizione  è fatto salvo un impianto – ormai peraltro interamente realizzato – che, oltre a garantire un pubblico servizio alla collettività nel rispetto di tutte le condizioni di sicurezza per la circolazione stradale debitamente accertate dall’amministrazione comunale, concorre a  creare nuova occupazione in una congiuntura economica di grave crisi oggi ancor più aggravata dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Il primo giorno di allentamento delle restrizioni a Palermo è bastato per animare i luoghi frequentati dai giovani.

Alla Vucciria, il mercato storico di Palermo diventato uno dei luoghi simbolo della città che, di notte, si trasforma cuore della movida Palermitana, centinaia di giovani si sono ritrovati ieri a partire dal tardo pomeriggio e fino a sera. Distanza di sicurezza non rispettata e la maggior parte senza le mascherine.

Tantissime le persone che si sono radunate dinanzi ai locali pubblici, la movida si è riaccesa e con essa la preoccupazione che i contagi possano tornare a crescere. Le foto della Vucciria con tanti giovani incuranti delle regole stanno facendo il giro dei social e non sono esclusi provvedimenti da parte del sindaco Leoluca Orlando.

“Ho appreso della lettera inviata dal Sindacato Aeronautica Militare (SIAM) al Presidente della Regione, Nello Musumeci, circa la norma inclusa nell’ultima finanziaria, che garantisce agli esponenti delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, la possibilità di viaggiare a titolo gratuito sui mezzi pubblici della Azienda Siciliana dei Trasporti. Nella fattispecie, nella lettera si chiede al Governo di cambiare l’emendamento che fa riferimento ai soli esponenti dell’esercito tra i beneficiari della misura in rappresentanza delle forze dell’ordine, per estenderla a tutte le Forze Armate impegnate nella medesima attività. Per tale motivo, dopo la lodevole iniziativa approvata in finanziaria, sarebbe opportuno – e la proporrò nei prossimi giorni in Commissione Bilancio – che sia sostenuta la proposta del SIAM, facendola nostra, in linea con i criteri economici e di fattibilità dell’operazione. Essendo un numero limitato di soggetti è giusto che tutti i rappresentanti delle Forze Armate che garantiscono l’ordine pubblico siano tutelati con tale agevolazione, nessuno escluso”. Lo afferma il Deputato di Forza Italia all’Ars e componente della Commissione Bilancio, on. Michele Mancuso, citato nella lettera che il SIAM ha indirizzato al Presidente Musumeci, in qualità di principale interlocutore per la risoluzione del problema.

“Finalmente ci siamo. Dopo una  costante ed incisiva attività di  interlocuzione, sia con le imprese che con le Istituzioni Politiche della Regione, è arrivata l’attesa riapertura”.

CNA Sicilia accoglie con grande favore ed entusiasmo il sollecitato avvio delle attività di acconciatori, centri estetici,  operatori della ristorazione e del commercio al dettaglio che erano ramaste chiuse con l’avvio della Fase 2. “Da settime lavoriamo sui codici di autoregolamentazione e su documenti condivisi, anche con i sindacati – affermano i vertici regionali della Confederazione – per anticipare la ripresa di questi segmenti produttivi, ovviamente nel pieno rispetto della sicurezza pubblica, le cui prescrizioni non potevano essere quelle, rigidi ed inapplicabili, indicate da Inail e Iss. E ovvio però  che poniamo,  anche in questa circostanza, la questione legata alla tempistica con cui è stato condiviso e messo a punto l’accordo tra Governo e Regioni in merito alle misure restrittive da applicare per evitare che la parabola del contagio riprenda quota. Il via libera ufficiale non può essere disposto poche ore prima. La ripresa di un’attività non è come la chiusura – chiariscono i vertici regionali della Confederazione –  non basta un decreto o un’ordinanza per tornare subito al lavoro. Quello che forse non si è ancora ben compreso – aggiungono – è che le attuali dinamiche politico-burocratiche non rispondono assolutamente ai tempi e alle esigenze del contesto imprenditoriale e del tessuto economico. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Il semaforo verde scattato oggi – osservano il presidente Nello Battiato e il segretario Piero Giglione – rappresenta un altro passo importante verso la nuova normalità rispetto al lookdown dettato dall’emergenza sanitaria. La riapertura di queste ed altre attività, pesantemente danneggiate dalla pandemia, va accompagnata e sostenuta dalle Istituzioni, a vario livello, anche in termini di visione nuova e di misure per il  rilancio.  I protocolli  da adottare, resi meno invadenti e più agibili grazie anche al contributo e agli interventi delle parti sociali ma sempre improntate al pieno rispetto della sicurezza pubblica, sono certamente alla base della ripartenza. L’esito del monitoraggio sul campo potrà dirci, qualora le condizioni lo consentano, di apportare successivamente correttivi meno rigidi. Noi ci batteremo, così come abbiamo fatto con la “conquista” delle misure di regolamentazione previste nell’ordinanza di Musumeci che di fatto ricalcano buona parte delle nostre proposte ad eccezione di alcuni punti che vanno immediatamente chiariti – concludono Battiato e Giglione – per mettere le attività imprenditoriali nelle migliori condizioni di riappropriarsi della propria clientela e, ove possibile, di allargare la platea, sempre ovviamente in osservanza di quelle che sono le condizioni sicurezza. Da subito torneremo ad interloquire con il governo nazionale e quello regionale, ai quali chiederemo di imprimere una forte accelerazione rispetto all’utilizzo delle misure economiche previste rispettivamente nel decreto rilancio e nella Finanziaria approvata dall’Ars, ma anche di adottare altri provvedimenti da destinare a categorie  produttive attualmente escluse. Sarà importante, vitale, che gli impegni assunti, che gli annunci si trasformino immediatamente in risorse da destinare alle imprese. Ci interfacceremo anche, attraverso le sedi provinciali, con le amministrazioni comunali per stimolare la messa in campo di tutte quelle agevolazioni che  serviranno a dare ristoro e aiuto alle imprese”.