Voto anche a Siracusa, Ragusa e Messina. Alle urne in 521.687
Sono stati aperti alle ore 7 i seggi negli 8 comuni siciliani in cui il 10 giugno scorso non è stato eletto il sindaco. Sono tre i capoluoghi di provincia interessati dalla consultazione: Siracusa, Ragusa e Messina.
fari puntati su Messina con la sfida Dino Bramanti-Cateno De Luca. I seggi rimarranno aperti fino alle ore 23, subito dopo lo scrutinio. Oltre che nei capoluoghi Siracusa, Ragusa e Messina, in Sicilia si vota anche ad Acireale e Adrano in provincia di Catania, a piazza Armerina (Enna), Partinico (Pa), Comiso (RG).
Sono chiamati al voto per i ballottaggi 521.687 elettori. Al primo turno la percentuale di votanti è stata del 60,78%.
Ore 13,30
Ballottaggi: in Sicilia affluenza 11,45%
Negli 8 comuni siciliani dove si vota per il ballottaggio per l’elezione dei sindaci l’affluenza alle ore 12 è del 11,45% in calo del 6,18% (era stata del 17,63%). Oltre che nei capoluoghi Siracusa, Ragusa e Messina, si vota anche ad Acireale e Adrano in provincia di Catania, a piazza Armerina (Enna), Partinico (Pa), Comiso (RG). A Siracusa l’affluenza è stata del 10,20% (il 10 giugno era del 17%), a Messina l’affluenza è del 12,03% (18,78%), a Ragusa è del 12,14% (17,85%). Sono chiamati alle urne 521.687 elettori.
Ore 20.00
Ballottaggi: affluenza alle 19 al 33,38%, in forte calo
Si vota in 14 capoluoghi di provincia: in 9 è avanti il centrodestra, nei restanti 4 il centrosinistra
E’ stata del 33,38% l’affluenza rilevata alle ore 19 in 67 dei 75 comuni chiamati alle urne per i ballottaggi per le elezioni comunali sulla base dei dati raccolti dal Viminale. Al primo turno l’affluenza era stata del 42,82%. Dunque il calo è stato di oltre 9 punti percentuali. Il dato non tiene conto dei risultati della Sicilia e del III municipio della Capitale, gestiti direttamente dalla Regione e dal Comune di Roma.
Fino alle 23 sono chiamati al voto 2 milioni e 793mila elettori per il turno di ballottaggio in 75 comuni, in cui il 10 giugno scorso non è stato eletto il sindaco, e nel III municipio di Roma. Sono 14 i capoluoghi di provincia interessati dalla consultazione. In 9 è avanti il centrodestra, nei restanti 4 il centrosinistra. Occhi puntati sulle ‘mosse’ di M5S che si trova a dover affrontare sfide cruciali per le ricadute nazionali.
I capoluoghi di provincia interessati sono Sondrio, Imperia, Massa, Siena, Pisa, Terni, Viterbo, Brindisi, Avellino, Teramo, Siracusa, Ragusa e Messina, con Ancona l’unico capoluogo di regione. Nei grandi Comuni al voto è in vantaggio il centrodestra in 29, il centrosinistra in 20, i Cinque Stelle sono al ballottaggio a Ragusa, Avellino, Imola e Terni.
Queste le sfide principali (Sicilia) :
* SIRACUSA – E’ contrassegnato dallo strappo in casa ‘Diventerà bellissima’, il movimento del governatore della Sicilia Nello Musumeci, il ballottaggio tra Paolo Ezechia Reale (37% al primo turno), sostenuto da gran parte del centrodestra, e Francesco Italia (19,55%), ex vice sindaco nella giunta del renziano uscente Giancarlo Garozzo, che spera di riunire il Pd, che al primo turno ha appoggiato Fabio Moschella, non andato oltre il 13,11%. A tenere la coalizione di Reale col fiato sospeso è l’ex finiano Fabio Granata che sosterrà Italia.
* RAGUSA – Antonio Tringali (M5S) al 22,7% se la vedrà con Giuseppe Cassì (cd) al 20,8% al primo turno;
* MESSINA – Dino Bramanti (Cd) al 28,2% affronterà Cateno De Luca (civico) al 19,8%, le cui sei liste non hanno eletto alcun consigliere comunale perché non hanno raggiunto il quorum del 5%.
La sfida tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla visibilità all’interno del governo avrà uno snodo cruciale nei ballottaggi di domani. Nei 14 capoluoghi di provincia (unico di regione è Ancona) che dovranno fare il bis alle urne, in 9 è avanti il centrodestra, mentre nei restanti 4 in testa sono i candidati del centrosinistra. Occhi però puntati sulle ‘mosse’ del Movimento Cinque Stelle che si trova a dover affrontare sfide interessanti soprattutto per le ricadute nazionali. Un esempio è Terni dove il candidato pentastellato dovrà vedersela con un esponente della Lega, appoggiato da tutto il centrodestra. Ed è proprio il rischio che il Carroccio faccia l’en plein ad impensierire ancora una volta i vertici del Movimento (mercoledì Grillo sarà a Roma per fare il punto con i fedelissimi) preoccupati che un eventuale nuovo bottino di voti per Salvini possa, in termini mediatici, sottolineare ancora di più che il governo giallo verde è in realtà un esecutivo a trazione Lega. Ecco perché per evitare il rischio di restare in un angolo e dover inseguire quotidianamente il ministro dell’ Interno, Luigi Di Maio ha deciso di passare al contrattacco annunciando, alla vigilia del voto, un intervento del governo contro le pensioni d’oro: l’idea è quella di tagliare quelle che superano il tetto di 4-5000 euro per finanziare quelle più basse. “Quest’anno – scrive il vice premier – non ci sono i mondiali, ma presto avremo qualcosa da festeggiare: la fine delle pensioni d’oro e l’inizio di un’Italia più giusta”. E sempre Di Maio rincara la dose con il reddito di cittadinanza, misura che il ministro dell’Economia Tria aveva di fatto congelato. La questione, da sempre cavallo di battaglia per il Movimento, sarà affrontata in un tavolo ad hoc convocato dallo stesso capo politico del M5S in accordo con il premier Conte. L’idea insomma, al di là degli annunci, è quella di provare a contendere la scena al titolare del Viminale che invece in un’intervista allo Spiegel anticipa addirittura quali saranno le mosse del presidente del Consiglio al vertice di Bruxelles sui migranti. Certo, la conquista delle città al ballottaggio, non solo Terni, ma anche roccaforti rosse come Pisa, Siena o Imola, rappresenterebbe per il leader della Lega la conferma che in questo momento il suo partito non teme rivali. Un risultato da usare sia nell’accordo di governo con i pentastellati, ma anche in chiave interna nei rapporti di forza con il centrodestra ed in particolare con Silvio Berlusconi. Il silenzio del Cavaliere che dura ormai da settimane di certo non aiuta il clima dentro Forza Italia e le voci di imminenti passaggi di parlamentari azzurri nelle file della Lega si fanno sempre più insistenti. E proprio in chiave centrodestra, l’attenzione è tutta su Imperia dove a sfidarsi sono Claudio Scajola, ex ministro dei governi Berlusconi e Luca Lanteri, fedelissimo dell’attuale governatore della Liguria Giovanni Toti.