Il Movimento 5 Stelle all’Assemblea Regionale, in conferenza, è intervenuto nel merito della proposta della nuova rete ospedaliera in Sicilia ad opera dell’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza. Cappello, Pasqua e De Luca, componenti 5 Stelle della Commissione Sanità all’Ars, e la capogruppo Valentina Zafarana, affermano: “Si tratta di 19 pagine superficiali in cui sono più i dati che mancano che non quelli che sono stati descritti. È una rete ospedaliera ‘truffa’. Razza si fermi e coinvolga il Parlamento. Così facendo non caverà un ragno dal buco. Quello che contestiamo è il metodo, non c’è alcuna forma di concertazione tra governo e Parlamento. È molto grave che non ci siano numeri dettagliati in riferimento alle realtà locali e territoriali. Questa avidità di numeri è il segno della superficialità con cui Razza ha costruito questo documento. È chiaro che hanno voluto accontentare i territori, piuttosto che soddisfare le esigenze del territorio, ovvero hanno voluto accontentare il direttore sanitario, il primario e il politico di riferimento. Come pretendono che in una settimana noi possiamo essere messi nella condizione di esprimere una parere se la bozza di partenza è così superficiale? O troviamo una quadra su tutto il territorio o non ci saranno margini di recupero su questo argomento”.
Il vice presidente dell’Assemblea Regionale, Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 Stelle, annuncia che anche all’Assemblea Regionale sarà proposta la stessa delibera, proposta attualmente al Parlamento nazionale, per abolire i vitalizi anche in Sicilia. Lo stesso Cancelleri afferma: “Dopo la delibera del presidente della Camera, Fico, per sforbiciare i vitalizi, che comporterà un risparmio di 40 milioni di euro, anche in Sicilia agiremo contro i vitalizi che non si basano sul sistema contributivo, cioè quelli relativi al periodo precedente al 2011. Secondo le nostre stime, il risparmio in Sicilia, che è una delle regioni con la maggiore spesa per i vitalizi, ammonterebbe a 9 milioni di euro su 19”.
L’assessorato regionale alla Formazione, retto da Roberto Lagalla, l’assessorato al Lavoro, retto da Mariella Ippolito, ed il Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro, hanno firmato un accordo per garantire legalità e trasparenza nel settore. Si tratta, tecnicamente, di un “Protocollo d’intesa per il coordinato raccordo delle attività ispettive e di vigilanza, concernenti l’applicazione delle disposizioni normative in materia di lavoro, previdenza e assistenza sociale da parte degli organismi formativi”. Il Comando dei Carabinieri renderà a disposizione 16 unità specializzate aggiuntive per un totale di 67 uomini, utili a garantire un efficiente livello di controllo e analisi dell’intero sistema. In tale modo saranno riavviate le attività della formazione professionale siciliana, all’insegna di un rafforzamento delle attività ispettive, di verifica e monitoraggio di tutti gli adempimenti a carico degli enti. L’assessore Lagalla commenta: “Ringrazio sentitamente il comando dei carabinieri che, attraverso una formazione specifica, disporrà ulteriori unità per potenziare le attività di vigilanza. Questo protocollo d’intesa rappresenta una tutela sia per gli allievi che per gli enti stessi e serve a garantire il rispetto delle regole e la massima trasparenza delle procedure”. E l’assessore Mariella Ippolito afferma: “Formazione e lavoro confermano la loro correlazione sociale in questo governo Regionale che tiene a cuore l’inserimento lavorativo di donne e uomini pronti alle nuove sfide del mercato. A monte di questo processo va assicurato il principio di correttezza e legalità, di cui i Carabinieri per la tutela del lavoro sono garanzia certa”.
In manette sono finiti boss ed estorsori già arrestati a gennaio scorso nell’ambito del maxiblitz ‘Montagna’: erano di nuovo liberi per un difetto di motivazione
I Carabinieri del comando provinciale di Agrigento hanno arrestato dieci capimafia delle cosche agrigentine e palermitane e notificato un obbligo di dimora a un undicesimo indagato. L’operazione è stata coordinata dalla Dda di Palermo. In manette sono finiti boss ed estorsori già arrestati a gennaio scorso nell’ambito del maxiblitz ‘Montagna’ e poi scarcerate dal tribunale del Riesame.
I giudici della Libertà, nei mesi scorsi, avevano annullato per difetto di motivazione ben 13 misure cautelari sostenendo che il gip che aveva disposto i provvedimenti si fosse limitato a fare un copia e incolla della richiesta di arresto depositata dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra. Una decisione, quella del Riesame, che aveva fatto tornare liberi mafiosi ed estortori. E per mesi vittime e carnefici si sono ritrovati faccia a faccia. La Procura di Palermo ha fatto ricorso contro la decisione del tribunale. La Cassazione, che si sta pronunciando in questi giorni, ha dato ragione ai pm e ha annullato con rinvio già 8 delle 13 scarcerazioni disposte dal Riesame.
Dopo il blitz Montagna, rompendo un muro di omertà storico, per la prima volta, decine di commercianti e imprenditori della provincia per anni vittime del racket, hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti facendo nomi e cognomi degli esattori del pizzo. Un paradosso accaduto in una provincia che è stata teatro della più grossa operazione antimafia mai fatta nella zona. Cinquantasette arresti, con boss di prima grandezza finiti in cella insieme ad esattori del pizzo, gregari e prestanomi. L’hanno chiamata “operazione Montagna” perché a tappeto sono stati disarticolati i vertici di tutti i clan dell’area montana.
Cosche come quella di Raffadali, Aragona, Sant’Angelo Muxaro e San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini sono rimaste “orfane” dei loro capi, come Antonino Vizzì e Luigi Pullara, fino alle scarcerazioni disposte dal Riesame. Paradossalmente, invece, è rimasto in carcere Giuseppe Quaranta, ex capomafia di Favara che, dalla fine di gennaio, ha cominciato a collaborare con i magistrati . Le sue dichiarazioni e le ammissioni delle vittime del pizzo sono elementi nuovi usati dalla Procura per gli arresti di oggi.
L’indagine, coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi, racconta di una mafia che parla un linguaggio antico, perpetua organigrammi tradizionali, fa affari con la droga e le estorsioni e si vanta di esistere “fin dalla storia del mondo”. Ma non disdegna business nuovi. Ovunque ci siano fondi pubblici su cui mettere mano i clan accorrono. Dall’inchiesta è emerso, infatti, tra l’altro che il capomafia di Cammarata Calogerino Giambrone avrebbe cercato di infilarsi nella gestione di una coop, la San Francesco di Agrigento, che si occupa di accoglienza di migranti.
Queste le persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento: Antonino Vizzì, 63 anni, ritenuto reggente della “famiglia” di Raffadali; Vincenzo Pellitteri, 66 anni, ritenuto reggente della “famiglia” di Chiusa Sclafani; Franco D’Ugo, 52 anni, del clan di Palazzo Adriano; Giovanni Gattuso, 62 anni, ritenuto reggente della “famiglia” di Castronovo di Sicilia; Vincenzo Cipolla, 56 anni, della cosca di San Biagio Platani; Raffaele La Rosa, 59 anni, ritenuto appartenente alla “famiglia” di San Biagio Platani; Raffaele Salvatore Fragapane, 40 anni, ritenuto appartenente alla “famiglia” di Santa Elisabetta; Luigi Pullara, 54 anni, ritenuto esponente di vertice della “famiglia” di Favara; Angelo Di Giovanni, 46 anni, ritenuto appartenente alla “famiglia” di Favara e Giuseppe Vella, 37 anni, della “famiglia” di Favara.
E’ stata approvata oggi dall’Assemblea regionale siciliana la nuova legge sugli “interventi a sostegno dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento” a prima firma del presidente della commissione Salute Margherita La Rocca Ruvolo.
“Abbiamo così dato risposte concrete a famiglie e ad associazioni che avevano chiesto di prestare particolare attenzione a un problema che molto spesso si sottovaluta. L’obiettivo – ha detto Margherita La Rocca Ruvolo illustrando il ddl in aula – è quello di garantire ai dislessici pari opportunità di apprendimento e di successo formativo, rendendo effettivo il loro diritto allo studio e non pregiudicando il loro futuro inserimento sociale e professionale. La legge prevede interventi sia sul piano sociale che scolastico, fornisce risorse specifiche per la scuola e le famiglie creando un apposito capitolo di bilancio. Tutti segnali forti per dare così un sostegno reale a chi, giornalmente, si adopera per contrastare la dislessia”.
“E’ previsto inoltre – ha aggiunto – che la Regione adotti ogni misura necessaria per adeguare i propri servizi sanitari alle problematiche relative alle difficoltà specifiche di apprendimento, fornendo le strutture di neuropsichiatria infantile di appropriati strumenti riabilitativi e di personale qualificato e, in particolare, di neuropsichiatri infantili, psicologi con formazione specifica in valutazione neuropsicologica delle difficoltà di apprendimento, logopedisti, educatori professionali”.
“Altro compito della Regione – ha proseguito la presidente della sesta commissione dell’Ars – sarà quello di predisporre una campagna di screening e monitoraggio su tutto il territorio regionale. L’individuazione delle strutture sanitarie pubbliche e private specializzate accreditate, preposte ad effettuare la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento e le ulteriori iniziative volte ad assicurare l’identificazione precoce dei soggetti che ne sono affetti, dovrà avvenire applicando il piano socio sanitario regionale. La nuova legge prevede anche l’istituzione di un comitato tecnico-scientifico sui disturbi specifici dell’apprendimento con scopo formativo del personale scolastico dirigente e docente, degli operatori della formazione e degli operatori sociosanitari, e funzione di promozione di screening, oltre che di documentazione, coordinamento e raccordo degli interventi”.