I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale, su richiesta Dda, nei confronti di 10 indagati (9 in carcere e 1 ai domiciliari), accusati a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, furto aggravato, violazione delle prescrizioni imposte dalle misure preventive. L’operazione ‘Teneo’, portata a termine da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, rappresenta un nuovo colpo nei confronti del mandamento mafioso di Palermo di San Lorenzo e Tommaso Natale. Finisce di nuovo in carcere Giulio Caporrimo, uscito dal carcere nel 2019 e che avrebbe ripreso il controllo del mandamenti. L’indagine è la prosecuzione di altre operazioni che avevano portato in carcere capi e gregari del mandamento con Francesco Paolo Liga poi affiancato da Giuseppe Biondino, figlio di Salvatore, l’autista di Totò Riina.
il Sinalp Sicilia chiede un incontro per la definitiva chiusura della precarizzazione dei lavoratori negli enti pubblici regionali.
La Legge di Stabilità 2020/2022 certifica il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori ASU che finalmente dopo 23 anni, hanno diritto ad un futuro e cancellare un’uscita sicuramente “poco felice” di un importante esponente del Parlamento Siciliano che li etichettava non come lavoratori ma soltanto come “sussidiati” quindi non titolari di alcun diritto, pensiero questo che ci lascia veramente perplessi.
La Legge di Stabilità 2020/2022 è l’ennesima norma che vuole mettere chiarezza in un comparto che rasenta la più becera illegalità perpetrata contro esseri umani che hanno la sola colpa di non essere considerati “lavoratori” da quello Stato al quale hanno dato fiducia.
Bisogna mettere la parola fine a 23 anni di illegalità avviando un percorso vero e certo che punti alla riduzione del “bacino” tra fuoriuscita, prepensionamento e stabilizzazione
La politica deve agire concretamente sul comparto e rendersi conto che ormai gli ASU, sempre per un vergognoso assegno sociale di 590 euro mensili e senza alcun euro di contributi versati, hanno sostituito in tutto e per tutto i dipendenti degli enti pubblici presso i quali sono comandati, visto che nel tempo i dipendenti storici sono andati in pensione senza essere sostituiti da nessuno.
L’evidenza dell’ormai cronica carenza di personale negli enti pubblici ha finito con l’assegnare agli ASU un ruolo determinante nel mantenere in piedi servizi di pubblica utilità essenziali per la sopravvivenza del nostro sistema sociale ed economico.
Parecchi uffici pubblici ormai si reggono e continuano ad erogare servizi solo grazie agli ASU che hanno sostituito in tutto e per tutto gli ormai dipendenti pensionati.
Non è moralmente ammissibile che lo Stato da un lato combatta, meritoriamente, il lavoro nero in tutte le sue forme e dall’altro di fatto sfrutti “in nero” circa di 5.000 lavoratori ASU presenti in tutta la Sicilia.
Il Sinalp è sempre stato contrario al maldestro tentativo, avallato da alcune organizzazioni, di dividere i lavoratori ASU, mettendoli contro tra di loro, che la Regione Siciliana aveva fatto approvando quell’art. 11 della L.R. n.1 del 22.02.2019 che di fatto regolarizzava la posizione lavorativa solo di 300 ASU lasciando al loro destino tutti gli altri.
Da sempre il Sinalp ritene che la stabilizzazione debba interessare l’intero bacino e il suo crono programma dovrà includere tutti senza esclusione alcuna, e tale è il contenuto della nostra proposta inviata al dipartimento Lavoro ormai da oltre un anno.
Il Sinalp, in rappresentanza degli ASU propri iscritti, ha sempre chiesto al Governo Regionale di emanare norme che risolvano in maniera definitiva la questione, seguendo quanto già fatto dalle altre Regioni che hanno chiuso definitivamente la stagione della precarizzazione.
Purtroppo nella miglior tradizione di sopraffazione, sfruttamento, prevaricazione e vessazione questi lavoratori sono costretti a sobbarcarsi, più degli altri, turni, festivi, e domeniche senza poter vantare alcun diritto, spesso nemmeno quelli sanciti da leggi Nazionali come il diritto alla 104, e quando ottengono qualcosa che li accomuni in qualche modo agli altri dipendenti questo è dovuto esclusivamente alla libera interpretazione e bontà d’animo del responsabile dell’ufficio.
Con l’avvento della tremenda pandemia che ha colpito la nostra Nazione si è sommata un’ulteriore prevaricazione, un nuovo abuso di potere, verso gli ASU.
L’art. 87 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cd. Decreto “Cura Italia”) stabilisce che fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019, , il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni e le amministrazioni pubbliche sono tenute a limitare la presenza del personale negli uffici assicurando esclusivamente le attività ritenute indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro.
A tal proposito il Dipartimento Regionale del Lavoro con apposita nota prot. n. 15628 del 20 marzo scorso, ha chiarito che sono applicabili le disposizioni del succitato decreto “Cura Italia” anche al personale ASU e PIP con la condizione che detta misura di tutela per il personale ASU è subordinata all’obbligo di recupero dei periodi di non utilizzo.
Resosi conto della vergognosa disparità perpetrata nei confronti degli ASU che vengono ulteriormente offesi e traditi dallo Stato, il Dipartimento Regionale al Lavoro ha invitato gli enti pubblici interessati a valutare, fatta salva la eventuale necessità di impiegarli a supporto di attività indifferibili da rendersi in presenza, la possibilità del loro utilizzo in modalità agile semplificata (cd. home working).
Il Sinalp ha denunciato tale disparità di trattamento ed ha invitato tutti i lavoratori ASU che dovessero essere obbligati al recupero delle ore di non utilizzo a opporsi a tale imposizione e mette a disposizione il proprio ufficio legale per tutelare il diritto all’equiparazione tra lavoratori.
Come sindacato autonomo Sinalp in rappresentanza del comparto ASU chiediamo un urgentissimo confronto in merito a quanto denunciato nella presente nota con gli uffici in indirizzo.
“Le legittime e condivisibili prese di posizione di autorevoli esponenti del nostro partito devono far riflettere tutti. Forse, infatti, le ultime scelte operate in Sicilia non sempre risultano in sintonia con la classe dirigente e col sentire comune del popolo azzurro. Servirebbe maggiore partecipazione e più collegialità, soprattutto per quelle decisioni che devono essere di tipo strategico e non improntate al tatticismo, alle circostanza. Purtroppo, oltre alle numerose defezioni, sempre più frequenti sono le manifestazioni di disagio dei nostri dirigenti che non possono essere derubricate e neppure sottovalutate”.
“Siamo infatti convinti – prosegue l’esponente azzurro – che questo sia il momento più favorevole per mettere in campo una linea politica di ampio respiro che associ, alla prova del buongoverno che stiamo dando alla Regione, un movimentismo sempre più spinto sui territori. Forza Italia deve andare nella direzione di un coinvolgimento via via crescente delle forze produttive e di quelle energie che, per il nostro mondo, rappresentano un valore aggiunto. Riteniamo, quindi – conclude Falcone – che sia giunto il momento di fermarci tutti un attimo per resettare e ripartire con maggiore slancio e vivacità”.
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’isola negli ultimi tre giorni (20-22 giugno) e aggiornato alle ore 17 di oggi, in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 192.138 (+4.269 rispetto a venerdì 19 giugno), su 159.796 persone: di queste sono risultate positive 3.072 (+2), mentre attualmente sono ancora contagiate 141 (-9), 2.651 sono guarite (+11) e 280 decedute (0).
Degli attuali 141 positivi, 26 pazienti (0) sono ricoverati – di cui 6 in terapia intensiva (+1) – mentre 115 (-9) sono in isolamento domiciliare.
Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.
“Il rapporto annuale sull’economia siciliana, redatto dalla Banca d’Italia, presenta ancora una volta un quadro socio economico di estrema gravità che le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività negli ultimi mesi hanno contribuito a peggiorare ulteriormente. Come si evince dallo stesso rapporto la crisi pandemica, tra l’altro, ha colpito la Sicilia in una fase di sostanziale stagnazione”, Così il presidente di Confesercenti Sicilia Vittorio Messina commenta il report economico sulla Sicilia presentato oggi pomeriggio dalla Banca d’Italia.
“Si tratta di dati – sottolinea Messina – che confermano come la Sicilia, così come l’intero mezzogiorno, non può più aspettare l’adozione di interventi organici inseriti in una programmazione strategica che si occupi concretamente di ridurre i differenziali dello sviluppo nel Paese. In questo senso occorre una svolta per determinare una ripartenza che prenda il via dal mezzogiorno, visto non più come una serie di ritardi da colmare ma come opportunità per il rilancio economico dell’italia. In questo senso è opportuno rendere subito operativo il Piano per il Sud recentemente presentato dal Governo, non solo rispettando il 34% di risorse destinate al Sud ma facendo sì che questa quota sia non solo rispettata ma utilizzata rapidamente”.
“Le indicazioni che provengono dalle conclusioni degli Stati Generali convocati dal Presidente Conte – aggiunge Vittorio Messina – si concentrano su tre punti principali: infrastrutture, ambiente e digitalizzazioni. Sono tre ambiti che possono essere strategici per una reale riunificazione del Paese nella misura in cui si riduca il gap infrastrutturale che penalizza il Sud, nella misura in cui le politiche ambientali puntino a valorizzare le risorse naturali di cui il Sud è dotato e nella misura in cui la digitalizzazione si funzionale ad avvicinare le aree più periferiche ed emarginate”.
“Pertanto – conclude il presidente di Confesercenti Sicilia – il minore impatto dell’emergenza sanitaria subito dalle regioni meridionali rende più coerente l’idea che la ripartenza venga guidata dal Sud anche per portare a valore le potenzialità che in campo turistico vanno riconosciute al mezzogiorno d’Italia”.
“La scelta di anticipare in Sicilia i saldi al primo luglio rischia di rappresentare un colpo mortale per i piccoli commercianti siciliani. L’assessore Turano ci ripensi”.
Lo afferma il deputato M5S all’Ars, Luigi Sunseri, che chiede all’assessore alle Attività produttive di fare marcia indietro rispetto a un provvedimento che in Sicilia non si allinea al calendario del resto d’Italia, dove i saldi sono fissati all’1 agosto.
“Dopo tre mesi di lockdown – dice Sunseri- in cui i commercianti hanno visto azzerate le entrate, non si può chiedere loro di partire subito con le vendite a prezzi scontati, significherebbe infliggere un altro duro colpo alla loro già difficilissima situazione. Non si capisce poi perché la Sicilia debba anticipare addirittura di un mese la politica dei saldi rispetto alle altre Regioni”.
“Questa decisione – afferma il viceministro Giancarlo Cancelleri – è grave e dissennata, gli sconti il primo luglio equivalgono a far fallire le attività commerciali, se è questo che vogliamo, allora si proceda pure con questa scelta che non ha che fare col buon senso e che guarda probabilmente agli interessi di pochi e non a quelli di tutti, che gradirebbero un maggiore aiuto a chi da 40 e 50 anni porta avanti attività familiari che giorno 1 potrebbero essere messe in serio rischio. L’assessore ascolti anche le associazioni categoria, che sono nettamente contrarie all’apertura anticipata degli sconti”.
La Società “G.P. s.r.l.”, avente sede a Palermo, nel 2011, acquistava l’impianto di distribuzione carburante sito in Palermo, in Piazza Mandorle, attivo, senza alcuna interruzione, sin dal 1952.
Tale impianto, infatti, non era mai stato interessato da interventi che ne avessero modificato l’aspetto né, tantomeno, le competenti autorità avevano mai rilevato un’ubicazione tale da costituire intralcio o pericolo per la circolazione stradale.
Ebbene, a seguito della suddetta acquisizione, la “G.P. s.r.l.” al fine di regolarizzare formalmente la posizione dell’impianto – che, secondo il c.d. “Piano carburanti” del 1999, rientrava tra gli “impianti da trasferire”, ma che nei fatti non era mai stato oggetto di una procedura di trasferimento – presentava al SUAP del comune Palermo una domanda di riclassificazione dello stesso in “impianto in modifiche e limitazioni”, ai sensi dell’art. 7 delle Norme di Attuazione del Piano carburanti.
In riscontro alla suddetta domanda, il Servizio di Pianificazione urbana del Comune di Palermo, nel marzo 2013, invitava la G.P. s.r.l. ad integrare la proposta di riclassificazione; adempimento che veniva integralmente ottemperato con il deposito di nuova perizia giurata in cui veniva asseverata la piena compatibilità dell’impianto alle norme di attuazione del c.d. “Piano Carburanti”.
Ciò malgrado, il SUAP del Comune di Palermo, appena un anno dopo, denegava la richiesta della G.P. s.r.l., intimando l’immediato sgombero dell’impianto e, nello stesso senso, il Servizio di Pianificazione urbana del Comune di Palermo, con nota n.927585/14, esprimeva parere negativo sulla detta riclassificazione, smentendo la propria precedente richiesta di integrazione documentale.
Pertanto, la GP s.r.l. proponeva ricorso davanti al Tar Palermo, evidenziando l’erroneità della classificazione in essere, osservando, altresì, che vi fosse la possibilità di mantenere l’impianto nell’attuale ubicazione, apportando soluzioni tecniche e progettuali.
Ciononostante, il T.a.r. Palermo, con sentenza n. 2565/19, rigettava il ricorso della G.P. s.r.l., ritenendo che la società non avesse maturato un legittimo affidamento meritevole di tutela.
Ed allora, la G.p. s.r.l., proponeva ricorso in appello davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa, con il patrocinio degli Avvocati Girolamo Rubino e Lucia Alfieri, chiedendo l’annullamento della sentenza n. 2565/19, previa sospensione dell’esecutività della stessa e, di conseguenza, dei provvedimenti di diniego alla riclassificazione.
In particolare, gli Avvocati Rubino e Alfieri, sostenevano l’erroneità della suddetta sentenza, in quanto: 1) il Giudice di primo grado, esorbitando dal proprio sindacato, aveva rivalutato autonomamente la questione ai sensi dell’art. 4 N.A. “Piano Carburanti”, sostituendosi all’Amministrazione (che fondava il diniego in applicazione dell’art. 7, N.A. “Piano Carburanti”) nell’individuazione delle motivazioni per il diniego alla riclassificazione; 2) la classificazione di cui al piano carburanti (“impianto da trasferire”) risultava erronea, in quanto qualsivoglia intralcio alla circolazione stradale era rimovibile mediante l’attuazione delle modifiche indicate dall’Amministrazione comunale e recepite dalla G.p. s.r.l. in sede progettuale.
Il Comune di Palermo, costituitosi in giudizio, affermava che il trasferimento dell’impianto sarebbe dovuto avvenire entro sei mesi dall’adozione del “Piano Carburanti” del ‘99 e che solo in quella occasione la G.p. s.r.l. avrebbe potuto contestare la detta classificazione.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa, condividendo le tesi degli Avvocati Rubino e Alfieri, con Ordinanza n. 488 del 22.06.2020, ha accolto l’istanza cautelare presentata con il ricorso in appello dalla G.P. s.r.l., sospendendo l’esecutività della sentenza del T.a.r. Palermo che aveva denegato la riclassificazione richiesta, e affermando che l’ubicazione del detto impianto di Piazza Mandorle, operativo dal 1952, non comporta alcun pregiudizio per la circolazione stradale.
Per effetto della suddetta pronuncia, l’impianto di distribuzione di carburante in questione potrà regolarmente rimanere operativo nella sua attuale e storica ubicazione.
Un fine settimana drammatico nelle spiagge siciliane questo che è appena trascorso e la categoria Oasi balneari di Confartigianato Sicilia chiede un incontro urgente all’assessorato regionale Territorio e Ambiente.
“Con il mare agitato purtroppo non è stata una domenica felice per i bagnanti. Una ragazza si è dispersa tra le onde a Balestrate e un uomo è morto a Cefalù. Occorre con urgenza pensare a un piano per le spiagge libere della Sicilia”. Sono queste le parole di Giovanni Cimino, coordinatore regionale della categoria Oasi balnerari.
“Ho partecipato personalmente al tentativo di salvataggio dell’uomo di 55 anni morto a Cefalù – spiega Cimino – ma purtroppo dopo 40 minuti di massaggio cardiaco non c’è stato nulla da fare. L’ambulanza è arrivata nel giro di 15 minuti, il tempo necessario per dimenarsi nel traffico estivo. Ma 15 minuti in certe situazioni sono un’enormità. Ed è per questo che vogliamo chiedere alla Regione che nei fine settimana e nel mese di agosto, un’ambulanza stazioni sul lungomare delle principale citta marinare prese d’assalto dai turisti. Si potrebbe scegliere una fascia oraria, magari dalle 10 alle 19”.
Da chiarire anche il capitolo assembramenti. “Ieri la spiaggia libera di Cefalù – denuncia Cimino – era sovraffollata. E non possiamo permetterci, in un momento in cui siamo ancora in emergenza Covid-19, che l’ingresso nelle spiagge libere non sia tenuto sotto controllo. Chiederemo quindi alla Regione di ascoltare al più presto le associazioni di categoria per individuare tutti insieme ma, soprattutto nel più breve tempo possibile, nuove regole per garantire migliori, più efficaci e immediate operazioni di salvataggio e per definire al meglio la gestione delle spiagge libere”.
“Spiace doverlo dire ma l’Ufficio politico regionale di Forza Italia in Sicilia è un organismo inutile e inconcludente, in cui si perde solo tempo. Apprendo dalla stampa di fantomatiche riunioni del Coordinamento regionale, delle quali non si conosce né il luogo né la data, in cui sarebbero state prese decisioni rilevanti per la vita stessa del partito e della classe dirigente regionale”. Lo afferma il deputato di Forza Italia al Parlamento Europeo, on. Giuseppe Milazzo.
“Ero convito – continua l’Eurodeputato – di far parte di diritto del Coordinamento regionale. Mi trovo invece nelle condizioni di partecipare a riunioni dell’Ufficio politico dove non si decide nulla, salvo poi apprendere che il Coordinamento medesimo di cui faccio parte si sarebbe riunito non so quando, per stabilire e affidare ruoli chiave per portare avanti la linea del partito in Sicilia”.
“Senza polemica nei confronti di nessuno, sia di chi conferisce incarichi che di chi li riceve – conclude Milazzo – ribadisco che un partito deve organizzarsi nella collegialità: personalmente mi sono sentito escluso. Prendo atto che il parere dell’unico parlamentare europeo di Forza Italia si ritenga non essere utile. A questi miei amici, con i quali mi lega un rapporto di gratitudine e di appartenenza, mi trovo costretto ad augurargli buon lavoro, dispiaciuto di non aver potuto offrire il mio modesto contributo. Continuerò a lavorare per questo partito in solitario”.