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Presieduta dell’ On. Giusy Savarino, si è tenuta ieri l’audizione in IV Commissione Ambiente dell’Assemblea Regionale Siciliana sulla problematica degli incendi, sollevata a seguito del disastro avvenuto nelle settimane scorse al bosco di Magaggiari nel Belice.

A caldeggiare e organizzare l’incontro è stata la sindaca di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, che è anche parlamentare regionale, la quale ha introdotto l’argomento con la sua capacità di chiarezza e schiettezza.

È intervenuta quindi l’onorevole Valentina Palmeri che ha inquadrato le competenze, espresso le preoccupazioni della politica e indicato soluzioni.

Ma grande passione ha espresso il comandante del Corpo Forestale distaccato a Sambuca di Sicilia, Pasquale Maggio, che ha lamentato la scarsezza di personale e la necessità di riorganizzare il sistema di prevenzione e spegnimento degli incendi in Sicilia.

Insieme all’on. Margherita La Rocca, per l’Unione dei Comuni Terre Sicane, sono intervenuti anche i sindaci di Menfi, Marilena Mauceri, e di Santa Margherita Belice, Leonardo Ciaccio, che hanno sottolineato la necessità di rafforzare con mirate assunzioni il personale antincendio, di anticipare di almeno 15 giorni la predisposizione del sistema, ed ancora telecamere, droni e controllo delle cellule dei telefoni al fine di individuare i piromani.

È stata quindi la volta di Giuseppe Mazzotta, Presidente del WWF Sicilia Area Mediterranea, che ha ribadito i contenuti del documento prodotto dalla sua organizzazione per contrastare gli incendi in Sicilia con provvedimenti chiari e concreti. Provvedimenti, scritti nero su bianco, che sono strutturali, a breve e medio termine, immediati e di emergenza.

A seguire, e in chiusura, è intervenuto l’Assessore al Territorio Ambiente, Salvatore Cordaro, da cui dipende il Corpo Forestale, rappresentando le difficoltà formali (mancanza di codice Ateco) che hanno impedito l’ottimizzazione tempistica del sistema antincendio. Ha annunciato lo sblocco a breve del “Progetto Dorsale” per l’installazione di telecamere a infrarossi nei punti strategici.

A lavori conclusi, il Presidente del WWF Sicilia Area Mediterranea, Giuseppe Mazzotta, ha dichiarato di sentirsi parzialmente soddisfatto dei risultati della riunione, per l’attenzione ricevuta al violento grido di allarme lanciato all’indomani dell’incendio del bosco del Magaggiaro, che aveva prodotto persino la richiesta di una taglia per i piromani. “È chiaro che si tratta ancora di parole, mentre i fatti restano lontani dall’essere concretizzati. Serve una normalizzazione del sistema, facendo ciò che è necessario fare, nei tempi e nei modi in cui le leggi prevedono ed evitando di trovare sempre scuse per rinviare e complicare ciò che bisogna fare. Rinverdire e rafforzare il Corpo Forestale, il cui personale si sta esaurendo, creare una stabile struttura che si occupi di prevenzione incendi, sia predisponendo gli atti, sia con la presenza sul campo. Abbiamo prodotto un documento dove tutto ciò sta scritto, facendo proposte anche per intervenire nell’immediatezza. Serve creare una rete per diffondere una cultura del bene comune, che stenta a crescere e insinuarsi nella società e che non è altro che civiltà. Civiltà che si può sollecitare attraverso azioni concrete sul territorio, che abbiamo proposto mettendoci a disposizione delle Amministrazioni comunali, con le quali speriamo di organizzare quanto abbiamo proposto e che abbiamo messo in un progetto concreto, nero su bianco”.

 

“Con la svolta giudiziaria sull’omicidio dell’agente Antonino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio, si dà un segnale finalmente concreto alla società e ad un padre che aspetta da troppo tempo verità e giustizia per il proprio figlio. A Vincenzo Agostino, il papà di Nino, che da quel terribile giorno in cui venne ucciso il figlio non ha mai smesso di lottare per ottenere giustizia, giunga il nostro affettuoso abbraccio”.

A dichiararlo sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle e componenti della Commissione Antimafia Antonio De Luca e Roberta Schillaci.

Di fronte allo Stato che ha ridotto i trasferimenti e ha pure trattenuto somme delle ex Province come contributo alla finanza pubblica, la Regione è stata costretta a dirottare 140 milioni di euro dalle opere pubbliche del “Patto per la Sicilia” per fare sopravvivere questi enti, con l’impegno che il governo nazionale li restituirà nella prossima programmazione dei fondi Fsc.

Ma un taglio di fondi che fino a pochi mesi fa appariva come una mera partita di giro contabile priva di conseguenze immediate, oggi con l’emergenza Covid-19 diventa un gravissimo danno per l’economia siciliana che avrebbe bisogno di immediati aiuti concreti da Stato e Regione, con più investimenti per sostenere la ripresa.

Ance Sicilia, quindi, chiede al ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, di intervenire affinchè il governo nazionale attinga ai fondi in arrivo dall’Ue per restituire subito questi 140 milioni alla Sicilia, che non può permettersi di attendere i tempi della nuova programmazione dei fondi Fsc. C’è bisogno adesso di aprire questi cantieri per dare ossigeno alle imprese, all’occupazione e ai consumi.

Fra l’altro, nel momento in cui il governo nazionale e il Parlamento col Dl “Sempliicazioni” cercano di sbloccare la realizzazione di importanti opere pubbliche, la Sicilia rischia di restare doppiamente beffata, perché proprio quando sarebbe possibile farle mancherebbero i soldi.

Sono opere strategiche già finanziate, come la viabilità e in particolare il viadotto Akragas la cui chiusura isola Agrigento da 5 anni, o i depuratori attesi da quasi dieci anni e la cui mancanza costa milioni di euro di multa Ue, ma anche le vie di fuga e gli interventi per il dissesto idrogeologico, le frane e l’erosione delle coste.

Provenzano, da siciliano, ha un motivo in più per battersi affinchè il governo nazionale nello stabilire il riparto degli aiuti europei comprenda anche i reali problemi dei territori provocati, in questo caso, dal progressivo disinvestimento da parte del potere centrale. E se Roma non dovesse rispondere, la Regione rimetta quei soldi nel “Patto per la Sicilia” e valuti soluzioni alternative, come l’accensione di mutui o il taglio di spese correnti rinviabili o non proprio necessarie in questo momento.

«Dei 43 immigrati sbarcati ieri ad Augusta, 8 sono risultati positivi al coronavirus. Si trovano a Noto e non su una nave in rada come aveva chiesto il governo siciliani. Ma lo Stato dice che la nave costa troppo. E quindi si possono alloggiare a Noto, dove già si trovano. Avete capito bene: a Noto, perla del nostro turismo. Il nostro sistema sanitario ha provveduto a tamponi e ha posto in isolamento i positivi, dividendoli dagli altri».
Lo scrive il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, sulla sua pagina Facebook.
«Ma – prosegue il governatore – permangono due grandi domande: perché la quarantena sulla terra ferma? Perché nessuno ci informa sulle condizioni reali dei campi in Libia? Sono domande alle quali Roma ha il dovere di rispondere. Verificherò a questo punto se non sia il caso di ordinare la zona rossa attorno alla struttura che ospita gli immigrati».

Quella che per tutti i siciliani è ormai diventata una questione oltre che di necessità di vera e propria giustizia sociale, per il viceministro Cancelleri è la sfida e la promessa che ha lanciato appena arrivato nel suo ufficio in via Nomentana.

“Attendere 5 anni per la ricostruzione del viadotto sulla A19 Palermo-Catania è stata una vergogna, e lo dico prima da siciliano e poi da uomo dello Stato – continua il Viceministro – quando ieri sera ho ricevuto il video dell’ultimo concio che veniva sollevato e messo in quota mi sono emozionato. Qualcuno tifa contro la riconsegna dell’opera ai siciliani, ma a queste persone posso solo dire che con le polemiche non si costruiscono i ponti e non si risolvono i problemi”.

“Adesso siamo alle ultime settimane di lavoro per poi finalmente consegnare l’opera ai siciliani, il 31 luglio, come il 31 luglio di 5 anni fa consegnammo la “trazzera” finanziata con le restituzioni del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle siciliano” conclude Cancelleri.

L’atto prevedeva di utilizzarli anche per scopi istituzionali e non garantendo ancora alcuna forma di stabilità occupazionale.  
 
“Abbiamo stoppato in commissione Cultura formazione e lavoro un emendamento che imbarazza il bacino degli ex catalogatori. Mentre questi lavoratori aspettano giustamente una certezza occupazionale, c’è chi ha pensato bene di aumentargli le mansioni, destinandoli anche a compiti istituzionali, lasciandoli però nel precariato condizionato voluto e avallato dalla Regione”.
Lo afferma la deputata del M5S Roberta Schillaci, a margine della Commissione Cultura Formazione e Lavoro, dove “un emendamento dalla dubbia paternità attribuiva mansioni diverse per questo personale qualificato”.
La parlamentare 5 stelle, più volte ha sollecitato la stabilizzazione di questo personale, attesa da 13 anni. Per questo ha presentato pure un’interrogazione al Presidente della Regione e agli assessori ai Beni culturali e della Funzione pubblica e una richiesta di audizione in commissione Cultura formazione e lavoro all’Ars.
“Serve una soluzione che metta d’accordo tutti. Si attende ancora di applicare la legge regionale 24/2007 – ricorda Schillaci – che prevede proprio la stabilizzazione di questo personale la cui assunzione permetterebbe alla Regione di risparmiare quasi 1,4 milioni di euro ogni anno. Inoltre entro 90 giorni dall’entrata in vigore dell’articolo 66 della Legge Regionale dell’8 maggio 2018 numero 8, era previsto l’ingresso dei catalogatori nella dotazione organica del personale dell’amministrazione regionale. Quindi il transito del personale catalogatore nei ruoli regionali dipenderebbe oggi da alcuni atti di tipo politico e amministrativo di semplice applicazione di una legge regionale, che se effettuati risolverebbero i problemi derivanti dalla carenza di personale degli uffici regionali dei beni culturali. In tal senso, il Presidente della Regione, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale aveva dichiarato pubblicamente di aver dato disposizioni ai suoi uffici per dare immediatamente applicazione al transito nei ruoli dei catalogatori, ma ad oggi – conclude Schillaci – nulla di fatto”.

Una comunità che riparte insieme. E che insieme si ripensa, trovando forme e modi appropriati per affrontare le sfide del futuro

E’ questo l’obiettivo che si pone l’assemblea provinciale del Partito Democratico di Palermo che si riunirà venerdì 3 luglio alle 17,30, presso il Circolo Canoisti Tecnonaval all’Arenella.

Si tratta del primo evento che si svolgerà in presenza e in modalità Covid safe: il PD riunirà i componenti eletti dell’assemblea provinciale, nel rispetto delle norme di distanziamento fisico.

Sarà inoltre possibile seguire lo streaming dell’evento sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/PartitoDemocraticoPa

L’evento di venerdì è l’ultimo atto della lunghissima fase congressuale che ha visto impegnati tutti gli iscritti del PD della provincia di Palermo. Il Congresso, infatti, ha avuto inizio nel mese di febbraio, ma si è subito interrotto per via del lockdown dovuto al Covid19.

A giugno le attività sono riprese da remoto con i congressi di circolo. Sono stati così eletti i 40 segretari e i direttivi che guideranno sul territorio il PD.

Rosario Filoramo, candidato unitario alla carica di segretario provinciale esprime soddisfazione per la partecipazione degli iscritti, che seppur in condizioni assolutamente nuove per il PD, nonostante il  distanziamento, hanno saputo sviluppare un dibattito di altissima qualità. “ Abbiamo rinnovato quasi interamente la classe dirigente dei circoli, eleggendo tantissime donne e giovani alla guida dei circoli “–dichiara Filoramo. “ Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo partito, ad una nuova partenza”- continua Filoramo . “A Palermo il più giovane segretario eletto, Giorgio Corso, ha solo  vent’ anni, mentre alla guida dei circoli della prima circoscrizione e dell’ottava circoscrizione sono state elette due donne: Tiziana Calabrese e Adriana Palmeri”. “Il PD sta costruendo, in un clima di coesione e unità, una grande comunità politica, in grado di offrire ai cittadini della Città metropolitana di Palermo una proposta di governo forte, affidabile ed innovativa. Per fare ciò, il PD aprirà un dialogo permanente con tutte le forze politiche progressiste e con il vasto tessuto associativo che si oppongono al sovranismo ed al populismo.”

Nella relazione del presidente della Regione Nello Musumeci relativa ai primi trenta mesi di attività svolta, il capo del Governo siciliano si è soffermato anche sulla questione rifiuti. A tal proposito ha detto: “Il sistema dei rifiuti in Sicilia è stato basato su un perverso intreccio tra politica, burocrazia e imprenditoria privata: con la complicità di certa politica e di certa burocrazia corrotta è nato un oligopolio che ha gestito l’80% del sistema. Tutto ciò è stato agevolato da uno stato emergenziale che si è protratto per circa 20 anni”.

 

«Posso con orgoglio affermare che parecchi obiettivi sono stati raggiunti e che altri attendono di essere attuati nella seconda metà di questa legislatura. Inutile dire che sui nostri intenti giocherà un peso la terribile epidemia che ha colpito il nostro Paese».
Così il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha introdotto a Sala d’Ercole la sua relazione di metà mandato al Parlamento. Un intervento di cento minuti nel corso del quale sono stati trattati e citati tutti i rami dell’amministrazione di Palazzo Orleans.
«Il mio pensiero torna alle 281 vittime del Coronavirus in Sicilia e alle loro famiglie inerti e inermi nel loro dignitoso dolore per aver dovuto persino rinunciare a un semplice funerale – ha aggiunto -. Questa epidemia, non ancora sconfitta, ha prodotto anche in Sicilia effetti disastrosi che pagheremo per molto tempo ancora ed è troppo presto per calcolare il danno sulla fragile economia della nostra isola. Bisogna attendere almeno la fine dell’anno» – ha detto il governatore. Poi Musumeci è entrato nella vivo della relazione illustrando il bilancio dell’attività del governo dall’insediamento ad oggi. «Una delle prime iniziative è stata l’apertura di un confronto con il governo nazionale sul rapporto finanziaria fra Stato e Regione – ha ricordato – che ha portato fra l’altro a spalmare il disavanzo in trent’anni e non in tre». Il presidente ha citato poi diversi obiettivi raggiunti, fra i quali l’avere dato attenzione al patrimonio immobiliare,individuando 150 beni da dismettere.
«Abbiamo creato un piano di investimenti per Comuni ed ex-Province, attivando un proficuo confronto con l’Anci – ha aggiunto – abbiamo istituito l’Ufficio di coordinamento per le isole minori, abbiamo recepito le disposizioni contenute nella legge Madia stabilizzando 7.746 precari degli enti locali, abbiamo impresso un’accelerazione alle misure di sostegno agli investimenti nel settore agricolo, con particolare attenzione ai giovani imprenditori e siamo arrivati ad essere la prima regione in Italia per numero di aziende biologiche». Nello Musumeci ha ricordato la recente istituzione da parte del ministero per il Sud delle Zes, le Zone economiche speciali.
«Sono state garantite misure di sostegno ai lavoratori delle aree di crisi di Termini Imerese e di Gela – ha proseguito – abbiamo stanziato 525 milioni di euro per eseguire 1.576 interventi per la messa in sicurezza delle scuole, abbiamo sostenuto il rafforzamento fra scuola ed università e fra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro. Abbiamo fatto ripartire gli scavi archeologici, abbiamo contribuito al restauro di 40 chiese e 10 palazzi storici». A questo punto il governatore si è congratulato con il neo assessore Alberto Samonà ai Beni culturali per «la sua competenza, la sua sobrietà e per il suo entusiasmo».
E ancora il presidente della Regione ha sottolineato l’attenzione per il territorio e l’ambiente: «Abbiamo varato il piano di contrasto alla siccità ed un piano per la manutenzione e pulizia di circa 80 fiumi e corsi d’acqua» – ha detto. Poi l’affondo sul tema dei rifiuti in Sicilia con la ferma volontà di “scongiurare” il rilascio di autorizzazioni per nuove discariche. In questi anni, ha sottolineato Musumeci, si è assistito a «una emergenza che serve soltanto a personaggi contigui alla mafia e a burocrati infedeli», che ha dato vita a un “intreccio perverso” di interessi e a “un pericoloso oligopolio che controlla circa l’80 per cento del trattamento dei rifiuti». In questo quadro, ha aggiunto, la politica ha avuto un ruolo “assente e talvolta acquiescente”. Il governatore ha ribadito, al contrario, che dal 2017 la raccolta differenziata in Sicilia è passata dal 16 per cento al 42 per cento, e dunque da “meno rifiuti in discarica e meno introiti per privati”.
Musumeci ha poi parlato delle iniziative a sostegno del turismo, dello sport e dello spettacolo, settori particolarmente colpiti dagli effetti dell’emergenza Covid 19. Poi ha ricordato l’assunzione di circa 7.500 operatori della sanità siciliana, ed ha assicurato l’impegno per la stabilizzazione, nello stesso settore, di circa 250 precari storici, confermando anche che il governo sta valutando la possibilità di realizzare un ospedale a Lampedusa, isola definita “avamposto d’Europa”.
Nella relazione c’è stato spazio anche per un elenco di interventi per i porti siciliani e per le infrastrutture avviato dal governo regionale. Il governatore ha poi annunciato l’impegno del suo governo per modernizzare la Sicilia con la realizzazione di un porto hub capace di intercettare il traffico commerciale nel Mediterraneo e il necessario avvio della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. In conclusione il ringraziamento al personale sanitario, ai volontari, alle forze armate, alle forze dell’ordine, alla protezione civile e a tutta la comunità siciliana che «mai come in occasione dell’emergenza Coronavirus ha saputo essere ossequiosa delle regole a difesa della propria salute e di quella degli altri».
Infine, dopo aver citato Giuseppe Mazzini con il suo storico ammonimento “L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà”, e ricordato l’esempio dei presidenti della Regione Rino Nicolosi e Piersanti  Mattarella, ha lanciato un appello al Parlamento e alle forze politiche: «Serve un clima meno avvelenato, un linguaggio meno violento dentro e fuori dal Palazzo. Lo dico a tutti e, per primo, a
me stesso, senza pregiudizi né preconcetti. Ognuno nel proprio ruolo, ma tutti consapevoli che abbiamo il dovere di cambiare la Sicilia e per farlo abbiamo ancora del tempo davanti, sciuparlo sarebbe un suicidio».

Arrestato nell’ambito della recente operazione che ha sconvolto la sanità siciliana, ma la Regione impegna oltre 51.000 euro per liquidare ad Antonino Candela i compensi relativi al suo incarco come coordinatore dell’emergenza coronavirus.

“Definire questa operazione una vergogna è certamente un eufemismo”, lo affermano i deputati del M5S all’Ars, componenti della commissione Salute, Francesco Cappello, Giorgio Pasqua, Salvatore Siragusa e Antonio De Luca. “Già – dicono – la nomina di questa persona, come coordinatore dell’emergenza anti-covid era stato un errore madornale di Musumeci, si eviti di aggiungere errore ad errore”.

“Il provvedimento – afferma Cappello – va ritirato in autotutela. Il segnale che arriverebbe ai cittadini sarebbe veramente disastroso”.