“Il flop sulla legge su rifiuti? Inutile che Musumeci cerchi capri espiatori per i propri fallimenti, se non è stata approvata, evidentemente è perché non piace nemmeno ai suoi”.
Lo dicono i deputati del M5S componenti della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino, Nuccio Di Paola e Stefania Campo, in merito alle polemiche che in questi giorni si stanno facendo sulla mancata approvazione della riforma sui rifuti.
“Musumeci – dicono i tre parlamentari – ha sempre avuto la maggioranza in Aula. Se la sua riforma non ha avuto il via libera, evidentemente è perché non piace nemmeno ai deputati che lo dovrebbero sostenere. Forse è il caso che convinca prima loro, che noi”.
“Circa le dichiarazioni secondo cui non votando quella riforma si sarebbe favorito qualcuno – continuano i deputati – è quasi inutile sottolineare che non solo sono gravemente lesive dell’onorabilità dell’Aula (ma su questo aspetto nulla di nuovo: il presidente della Regione ci ha già tristemente abituatiti ad offendere deputati e Assemblea ogni qual volta le votazioni non vanno come vorrebbe), ma dimostrano che non si ha idea di quale sia la differenza tra il piano dei rifiuti e la legge sulla governance. Solo con il primo, si può bloccare per davvero il proliferare delle infiltrazioni criminali nel settore dei rifiuti. La riforma, invece, soprattutto per com’è stata congegnata da Musumeci, non serve assolutamente a niente, se non a creare più confusione di quella che già c’è. E non si dica che il M5S è quello dei no a prescindere, perché nemmeno tre giorni fa ha votato a favore della riforma urbanistica del Governo”.
“L’unico strumento per bloccare le possibili infiltrazioni criminali nel mondo dei rifiuti – afferma Trizzino – è un piano regionale ben scritto, con paletti chiari e immodificabili, che stabilisca ciò che si può e ciò che non si può fare. L’inutile riforma dei rifiuti che sbandiera Musumeci non potrà mai bloccare le autorizzazioni già rese e quelle in procinto di esserlo. Queste sono le basi del diritto ambientale. Se le cose non sono come dico io, Musumeci venga in Aula a smentirmi. E, magari, ci spieghi perché ha autorizzato il più grande ampliamento della storia dei rifiuti siciliani alla discarica privata di Lentini”.
Sono state 40.296 – dal 30 maggio al 7 giugno (di cui 23.355 dal 4 al 7 giugno) – le presenze registrate nei musei e nei luoghi d’arte della Sicilia riaperti gratuitamente al pubblico attraverso la campagna #LaCulturaRiparte.
“Sono pienamente soddisfatto e orgoglioso di aver contribuito, grazie alla collaborazione dei direttori dei Parchi e dei musei, alla ripartenza della nostra Isola dopo il traumatico blocco determinato dalle misure di contenimento della diffusione del Covid. Ricominciare dalla bellezza e dalla cultura è stato il modo mio e del Governo Musumeci per ringraziare i siciliani del grande senso di responsabilità e fiducia con cui hanno risposto alle difficili condizioni imposte nei giorni del blocco totale con #IorestoaCasa per rallentare i tempi del contagio”.
È quanto dichiara l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Aberto Samonà, dinnanzi agli entusiasmanti numeri rappresentati dai visitatori che, tra sabato 30 maggio e domenica 7 giugno, hanno animato i parchi, i musei e i luoghi della cultura della Sicilia che per primi si sono adeguati alle prescrizioni di sanificazione post-Covid, dimostrandosi pronti alla riapertura al pubblico.
“Un risultato eccezionale – precisa l’assessore Samonà – che pone la Sicilia all’avanguardia nel panorama nazionale per la visione di fruizione sociale del patrimonio culturale. Prima in Italia, infatti, la nostra Regione ha riaperto gratuitamente i luoghi della cultura offrendo ai siciliani la possibilità di affrontare la ripartenza attraverso un gesto di riapproriazione ideale della propria memoria storica. Il Governo Musumeci, attraverso l’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – osserva l’assessore Samonà – conferma il valore della cultura come “vaccino” che rafforza e fortifica il senso di appartenenza e la bellezza come aspirazione e alimento dell’anima. Ripartire dalla bellezza è il modo attraverso cui la Sicilia vuole invitare il mondo a non arrendersi e ad affrontare le avversità forti delle proprie radici”.
I siti riaperti durante il primo fine settimana sono stati 22 cui se ne sono aggiunti, a partire da mercoledì 3 giugno, ulteriori 6. Un numero in progressiva crescita dal momento che giornalmente nuove strutture definiscono le necessarie opere di sanifcazione.
Il progetto #LaCulturaRiparte è stato reso possibile grazie all’App Youline, un sistema di prenotazione on-line messo gratuitamente a disposizione della Regione Siciliana da un’azienda che ha sponsorizzato l’iniziativa. Grazie a tale sistema è stato possibile programmare le visite nel rispetto delle prescrizioni contenute nelle Linee Guida anti-Covid evitando il rischio di code e assembramenti ai botteghini.
Nel dettaglio le presenze registrate tra il 30 maggio e il 7 giugno nei singoli siti:
Area archeologica di Segesta (2369); Area archeologica di Selinunte (5335); Valle dei Templi, Agrigento (3857); Villa Romana del Casale, Piazza Armerina (2190), Teatro antico di Taormina (8902), Area archeologica e Museo di Naxos (2474), Isolabella (1282), Area archeologica della Neapolis, Siracusa (5358); Galleria regionale di Palazzo Bellomo, Siracusa (585); Area archeologica di Morgantina (493); Museo archeologico di Aidone (567); Chiostro di Santa Maria La Nuova – Duomo di Monreale (653); Teatro romano e Odeon, Catania (853); Museo archeologico eoliano “Bernabo Brea” di Lipari (68) ; Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo (1422); Museo archeologico Antonino Salinas, Palermo (791); Castello della Cuba, Palermo (618); Chiostro di San Giovanni degli Eremiti, Palermo (684); Castello della Zisa, Palermo (473); Museo di arte moderna e contemporanea di Palazzo Riso, Palermo (548); Casa museo “Antonio Uccello” Palazzolo Acreide (108), Museo regionale Agostino Pepoli di Trapani (507), Area archeologica Bagni Greci di Gela (27), Complesso minerario Trabia Tallarita (39), Museo archeologico di Marianopoli (1), Museo archeologico di Palazzo Varisano, Enna (40), Museo Archeologico Regionale di Gela (39), Museo di Caltanissetta (13)
A Palermo la Guardia di Finanza ha arrestato otto persone e notificato il divieto di dimora ad altre due. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso. L’inchiesta, coordinata dalla Procura antimafia, ha svelato i presunti interessi dei clan nel settore dei giochi e delle scommesse sportive, con la complicità di alcuni imprenditori che si sarebbero prestati al riciclaggio del denaro ricavato. Sono state sequestrate attività economiche e beni per oltre 40 milioni. Tra gli indagati vi sono l’imprenditore Francesco Paolo Maniscalco, già condannato per mafia e presunto esponente della famiglia di Palermo Centro, e Salvatore Rubino, che si sarebbe adoperato per il riciclaggio.
“La Protezione Civile della Regione Siciliana con propria circolare n. 20 del 5 giugno ha precisato che tutti gli esercizi commerciali, compresi quelli di “vicinato”, la cui chiusura è stata disposta con l’articolo 12 dell’Ordinanza n. 22 del Presidente della Regione Siciliana, hanno facoltà di aprire al pubblico anche nelle giornate domenicali a partire dalla prossima domenica 7 giugno e fino alla vigenza della citata Ordinanza n. 22”. Lo precisa il presidente regionale di Confcommercio Sicilia Francesco Picarella. “Già da domani – sottolinea – tutte le attività commerciali potranno aprire nel rispetto delle misure di contenimento del contagio e delle linee guida previste per le differenti attività commerciali. Il tema delle aperture domenicali sarà ampiamente ridiscusso nei competenti tavoli. Sono certo – continua Picarella – che i grandi mutamenti scatenati dalla pandemia ci porteranno a trovare soluzioni condivise anche con le parti sociali al fine di armonizzare le norme che forse oggi non rispondono in pieno con le esigenze del mercato”.
Numerosi rappresentanti dei Comuni in dissesto e predissesto si sono riuniti, ieri pomeriggio, in videoconferenza, convocati dall’ANCI Sicilia, per discutere delle gravissime criticità finanziarie scaturite dall’emergenza COVID-19, che si sono, purtroppo e inevitabilmente, aggiunte a una condizione di estrema difficoltà che coinvolge parecchi comuni siciliani. La Sicilia ha, infatti un indice di enti in dissesto, sotto piano di riequilibrio e strutturalmente deficitari non solo superiore a quello del resto d’Italia, ma anche a quello delle altre regioni del Mezzogiorno.
“In assenza di misure che possono fronteggiare questo stato di cose la condizione dei Comuni siciliani continuerà a peggiorare e aumenteranno i Comuni in dissesto, predissesto e strutturalmente deficitari”. Ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia.
“Sarebbe poi necessario rivedere i vincoli in materia di assunzione di personale – continua Orlando – valutando un differimento dell’entrata in vigore del DPCM 17 marzo 2020, con riferimento alla necessità di far fronte alla mancanza di figure apicali e alla stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato”.
“L’anomalia legata alla mancata armonizzazione fra la legislazione nazionale e quella regionale, soprattutto in tema di personale degli enti locali – aggiunge Mario Emanuele Alvano, segretario generale di ANCI Sicilia – nega, infatti, ai comuni con difficoltà finanziarie, la possibilità di dotarsi di figure professionalmente adeguate e quasi sempre l’aggravarsi della situazione finanziaria di un Ente dipende proprio da piante organiche sottostimate”.
“Risulta poi importante – continua Alvano – mettere in atto alcuni interventi finalizzati a sospendere i termini dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato e quelli per l’approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale il cui rispetto risulta oggi, dopo la gravissima emergenza sanitaria ed economica che ha colpito l’Italia, assolutamente insostenibile”.
Dall’incontro è emersa, inoltre, l’importanza dell’approvazione di alcuni emendamenti già proposti dall’ANCI in merito all’aumento delle anticipazioni di liquidità e alla rinegoziazione dei mutui.
“E’ necessario consentire il ricorso ad anticipazioni straordinarie ponendo l’onere degli interessi totalmente a carico dello Stato– dichiara Luca Cannata, vice presidente vicario di ANCI Sicilia – e permettendo anche agli Enti in dissesto e predissesto di usufruire, alla luce dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, di contributi straordinari e di tutte le misure di alleggerimento degli oneri di rimborso prestiti che diverse istituzioni finanziarie stanno attivando in queste settimane”.
Il punto fondamentale su cui tutti i partecipanti all’incontro sono stati d’accordo è quello relativo alla necessità di un intervento sulla riscossione dei tributi locali.
“Resta infatti, la necessità – conclude il presidente Orlando – di una profonda revisione dell’attuale assetto normativo in materia di riscossione dei tributi locali prevedendo la riscossione della TARI tramite la bolletta dell’energia elettrica o attraverso una modalità parimenti efficace”.
“Prendiamo atto che le indicazioni contenute nella circolare del Dipartimento regionale della Protezione civile n. 20 del 5 giugno 2020 sono in linea con quanto previsto dall’articolo 12 della precedente Ordinanza del Presidente della Regione n. 22 del 2 giugno 2020 e consentono un’apertura domenicale generalizzata di tutti gli esercizi commerciali”. Ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia.
“Chiediamo, però, che la Regione intervenga – continua Orlando – per fare definitivamente chiarezza rispetto al dibattito in corso sull’opportunità o meno delle aperture domenicali delle attività commerciali, anche con le necessarie modifiche legislative, e che a tal fine si avvii un confronto sia con le organizzazioni sindacali e di categoria sia con i comuni”.
“Riteniamo necessario – conclude Orlando – che si arrivi ad una scelta di equilibrio tra diritti, anche di sicurezza, dei lavoratori e le esigenze di ripresa e di sviluppo delle attività commerciali”.
“Gli incendi provocati da ignoti ai barconi abbandonati dopo aver traghettato decine di clandestini sull’isola di Lampedusa, nell’indifferenza del governo e del sindaco, sono solo il primo segnale di una situazione allo sbando. Lasciare una comunità in balia del traffico di esseri umani, trattando le sue coste come discariche e ignorando ogni richiesta di ripristino della legalità da parte dei suoi cittadini, non può che condurre a reazioni incontrollate”. È quanto afferma l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato, sugli incendi che stanotte hanno visto coinvolti alcuni barconi abbandonati a Lampedusa.
“Qui non siamo di fronte ad atti di violenza – aggiunge la parlamentare europea – ma ad un segnale di allarme che dovrebbe far svegliare il Ministro dell’Interno e tutte le autorità competenti sul fatto che i quotidiani sbarchi di clandestini stanno sfiancando la resistenza dei Lampedusani, lasciati soli a gestire un afflusso incontrollato di individui a cui lo Stato destina risorse illimitate, mentre lascia alla fame migliaia di cittadini italiani”.
“Soltanto la Lega – conclude la Donato – aveva riportato l’ordine e la serenità nell’Isola durante il precedente governo, poi tutto è ricominciato come prima se non peggio. Il Ministro Provenzano, dalla sua visita di oggi, inizi ad occuparsi degli italiani del sud, e offra soluzioni concrete che sollevino finalmente Lampedusa e la Sicilia dall’onere ormai insostenibile di essere il centro ufficiale di smistamento dei clandestini, su cui gli scafisti e i loro mandanti possono sempre contare. I siciliani non ne possono più e se ci saranno degenerazioni violente, questo governo ne sarà l’unico responsabile”.