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“Quando si sceglie di dedicare la propria vita alla cura e alla tutela degli altri, bisogna poi fare scelte conseguenti. Per il personale sanitario, in piena pandemia, il vaccino è quindi un obbligo morale, che spero diventi presto anche giuridico”. È il commento di Francesco Ruggeri, presidente della sezione Strutture socio-sanitarie di Sicindustria, che spiega: “L’interesse collettivo viene sempre prima di quello del singolo. Per quanto riguarda, in particolare, le strutture socio-sanitarie, l’avere visto tante persone fragili morire per la diffusione del Covid dovrebbe già di per sé essere una motivazione adeguata a spingere il personale a vaccinarsi per proteggere coloro che hanno affidato loro il bene più prezioso, ossia la salute, la cui tutela non può essere seconda neanche alla libera scelta di non curarsi. Per questo considero il vaccino un prerequisito indispensabile a svolgere attività sanitarie e auspico una risposta collettiva positiva da parte di tutto il nostro personale”.

“Nel pacchetto di misure da circa 40 miliardi di euro della Legge di bilancio 2021 trovano spazio diversi interventi a favore del comparto primario, che da una prima lettura del testo appaiono positivi e assolutamente condivisibili, anche se sembra mancare un reale e organico disegno complessivo finalizzato al rilancio strutturato del settore; ricordiamo che l’agricoltura sconta ancora i pesanti effetti delle misure messe in campo per contenere la pandemia del Coronavirus, quali il blocco delle frontiere e la chiusura e le limitazioni al canale HoReCa”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina dopo il via libera definitivo alla manovra recante il bilancio di previsione dello Stato per il 2021 e il bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, arrivato al fotofinish con la fiducia approvata dal Senato, con la quale sembra essere scongiurato l’esercizio provvisorio, che sarebbe scattato a partire da domani.

“Pur apprezzando, infatti, misure quali l’esonero contributivo per i giovani coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli per un periodo massimo di due anni, così come l’esenzione Irpef 2021 dei redditi dominicali e agrari dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, interventi ripetutamente caldeggiati dalla Confederazione, non possiamo mancare di sottolineare nuovamente l’esiguità delle risorse messe in campo a favore del settore, che ammontano a circa 400 milioni di euro, ovvero appena l’1% dell’intero pacchetto, e rappresentano una boccata d’ossigeno importante, ma di certo non sufficiente; il Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, ad esempio, può contare su 150 milioni di euro per il 2021, che vanno a sommarsi ai circa 70 milioni di euro con i quali è stato rifinanziato il Fondo di solidarietà nazionale e ai 10 milioni di euro che confluiranno nel Fondo per le cosiddette ‘filiere minori’”, osserva il presidente.

“Nel testo trovano poi posto interventi in favore del comparto suinicolo, quali il rifinanziamento del Fondo di settore, e per quello vitivinicolo, per cui viene istituito un Fondo per lo stoccaggio privato dei vini di qualità, con una dotazione di 10 milioni di euro, e viene introdotto un credito d’imposta per la vendita online, per un totale di circa 15 milioni per il triennio 2021-23; a queste misure ‘settoriali’ se ne aggiungono poi altre che trasversalmente andranno a incidere sul primario, quali ad esempio gli interventi sul credito, il potenziamento degli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la proroga del cosiddetto bonus verde per tutto il 2021”, continua Verrascina.

“Continuiamo però a chiedere un ulteriore sforzo al Governo affinché abolisca la sugar tax e la plastic tax, che anche con i correttivi apportati in sede parlamentare, con i quali è stato sancito un doppio slittamento rispettivamente di un anno e di sei mesi, rischiano di far calare i consumi e di creare a cascata ripercussioni negative sui produttori”, conclude il presidente della Copagri.

“Con l’esercizio provvisorio in alto mare e la Sicilia a rischio di default finanziario, l’unico pensiero del Presidente Musumeci in queste settimane è stato il rimpastino della Giunta, condizione necessaria per portare a casa l’approvazione della manovra di fine anno.
In un grottesco travisamento delle forme politiche e della sostanza democratica, Musumeci inaugura la prima giunta integralmente al maschile, virile rimembranza del ventennio fascista in cui alle donne non era neppure concesso di votare.
Sarà il caso che di questa offesa giuridica e culturale si occupi anche il Presidente Mattarella, a meno che l’Autonomia siciliana debba essere intesa anche come extraterritorialità rispetto alla civiltà del diritto e della storia”
Lo ha dichiarato il Presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava.

L’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, insieme al Dirigente Generale del Dipartimento, Sergio Alessandro e alla Direttrice del Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione della Regione, Selima Giuliano, inaugureranno il moderno punto informativo dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali della Regione Siciliana, realizzato nei locali di un bene confiscato alla mafia.

Stamani alle 11.00 la cerimonia di consegna in Piazza Giovanni Amendola 16.

 

 

“Dispiace leggere il comunicato della collega Marano, che attacca il proprio gruppo parlamentare per la scelta del capogruppo. Scelta presa, tra l‘altro, quasi all’unanimità, al punto che non è servito neppure votare, proprio perché si è giunti a scegliere Di Caro per via delle qualità dallo stesso espresse in questi anni, dopo ampia e compiuta analisi dei profili presenti all’interno del gruppo.

Senza entrare nel merito delle motivazioni alla base comunicato stampa della collega, si desidera semplicemente evidenziare che il gruppo del M5S ha sempre posto alla base delle sue scelte il merito e non il sesso e proprio per questo spesso sono state individuate donne per ricoprire alcuni ruoli, e proprio per questo riteniamo ingiustificabile la reazione della collega, che con la sua nota  stampa getta discredito su un intero gruppo parlamentare, incluse le sue colleghe deputate. Arrivare ad ipotizzare ragioni sessiste alla base della nomina a capogruppo è assolutamente distante anni luce dal nostro modus operandi. Abbiamo avuto, e abbiamo, tantissime donne in ruoli chiave nel Movimento: ministre, sindache, deputate e consigliere. Abbiamo avuto donne  anche alla guida del gruppo parlamentare di cui lei fa parte, e tutte sono arrivate ad occupare i posti che occupano, o che hanno occupato, per riconosciuti meriti e capacità, non perché donne”.

È Giovanni Di Caro il nuovo capogruppo del M5S all’Ars. Secondo la consueta turnazione interna al gruppo, scatta l’avvicendamento alla guida della pattuglia di deputati 5stelle a Palazzo dei Normanni. A partire dal primo gennaio del prossimo anno a coordinare i deputati all’Ars sarà  il deputato favarese, con la collaborazione di Gianina Ciancio, eletta vicecapogruppo. Di Caro subentra a Giorgio Pasqua.

46 anni da poco compiuti, ingegnere informatico, sposato, due figli, il nuovo capogruppo è stato eletto nel collegio di Agrigento ed è al suo primo mandato. È vice presidente della commissione Cultura, Lavoro e Formazione dell’Ars.

“Ringrazio Il collega Giorgio Pasqua – afferma Di Caro – per come ha portato avanti il delicato compito in un periodo non certo tranquillo per il nostro gruppo e per la nazione intera. Siamo la prima forza politica di questo palazzo e, pertanto, sentiamo enormemente il dovere di portare dentro alle istituzioni le istanze dei cittadini che ci hanno chiamati a rappresentarli e spero di dare il mio contributo affinché questo possa continuare ad accadere sempre più spesso e sempre meglio”.

“Ringrazio di cuore – dice Pasqua –  i miei 14 colleghi che, in questo anno difficile, hanno collaborato nel migliore dei modi, mostrando unità di intenti ed attaccamento al Movimento 5 Stelle. Giovanni è la persona giusta per condurre il gruppo parlamentare con nuovo slancio della iniziativa politica ed a lui va il mio in bocca al lupo, oltre alla collaborazione che non gli farò mancare”.

Via libera da parte della commissione Salute dell’Ars all’emendamento che prevede l’incremento delle ore di incarico a tempo indeterminato ai medici veterinari specialisti ambulatoriali interni incaricati presso le Aziende provinciali e l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia.

Lo fa sapere in una nota la presidente della commissione Salute dell’Ars Margherita La Rocca Ruvolo a margine dell’esame per il parere degli emendamenti aggiuntivi presentati in commissione Bilancio al disegno di legge n. 893 recante “Disposizioni  finanziari e per il sostegno ai processi di crescita e ripartenza del sistema produttivo regionale”.

“La sentenza 279/2020 della Corte Costituzionale, che ha espresso un giudizio di legittimità costituzionale sulla norma impugnata (l’Art. 3, c. 3°, della legge della Regione Siciliana 06/08/2019, n. 15 110/2019) ha riconosciuto la giustezza della norma regionale. Adesso ci aspettiamo dalla Regione una spinta al completamento del processo di stabilizzazione, sia dei contrattisti che delle altre forme di precariato esistenti”. Ad affermalo è una nota della FP CGIL Sicilia a firma del Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e di Massimo Raso, Segretario regionale con delega al precariato.

“Occorre mettere mano subito ad un “piano straordinario di assunzioni” – aggiungono Agliozzo e Raso – che miri da un lato a chiudere la pagina nera di un precariato che va avanti da decenni, e dall’altro a riempire i vuoti che si sono determinati nelle piante organiche degli Enti, i quali, per effetto dei blocchi assunzionali e delle fuoriuscite pensionistiche, sono rimasti sguarniti nei loro assetti lavorativi, specie in alcuni ambiti professionali. Alla luce di questa importante sentenza – concludono Gaetano Agliozzo e Massimo Raso – Fp Cgil Sicilia chiede che si avvii, al più presto, un ragionamento concreto e responsabile con l’Assessorato alla Funzione Pubblica ed alle Autonomie Locali, coinvolgendo anche l’Anci, in modo da pianificare un percorso condiviso finalizzato a raggiungere gli obiettivi della stabilizzazione. Solo una Pubblica Amministrazione in piena efficienza può consentirci di superare la crisi e sfruttare appieno le opportunità offerte dalla necessità di ricostruire il tessuto economico e sociale”.

“Il terribile terremoto che interessò l’intera Valle del Belice nel 1968 sia ricordato con una giornata della memoria appositamente istituita con una norma regionale. Per tale scopo ho presentato un disegno di legge all’Ars affinché il sisma del 14 e 15 gennaio del 1968, che provoco 370 morti, 100 feriti e 90mila sfollati, rimanga sempre vivo nella memoria dei siciliani.

Oltre 345 scosse, la più grave di magnitudo 6,4, distrussero il tessuto urbano e l’economia di città quali Gibellina, Salaparuta, Santa Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale, Menfi e Santa Margherita Belice. A distanza di oltre cinquanta anni, la ricostruzione avviata dopo il terremoto non si è ancora conclusa e, quel che è peggio, in taluni casi ciò che è stato fatto ha impedito la rigenerazione del tessuto sociale ed economico dell’area. Una delle poche note positive sul post-terremoto si deve solo alla visione illuminata di Ludovico Corrao, che per primo comprese il potente impulso alla rinascita offerto dall’arte. Il Gretto di Burri, ad esempio, ricopre come un sudario la macerie di Gibellina, mentre in altre zone si ammirano ben sessanta opere lasciate da Consagra, Paladino, Pomodoro, Purini, Quaroni, Rotella, Anversa e Thermes. Con la legge che ho proposto all’esame del parlamento regionale, la Regione Siciliana promuoverà, assegnando il patrocinio, l’organizzazione di manifestazioni, cerimonie ed altre iniziative, coinvolgendo anche le scuole di ogni ordine e grado, per favorire la conoscenza dei fatti storici avvenuti il 14 e 15 gennaio 1968 nell’intera Valle del Belice, stimolare la cultura della prevenzione e la capacità di porre in essere le azioni strategiche che risultano essenziali in caso di calamità naturali ”. Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana.

“Il Mediterraneo e la Sicilia non possono essere ulteriormente violati dalle trivelle. Sono troppi i danni che si rischiano a paesaggio, turismo, mare e sottosuolo permettendo la ricerca e la conseguente estrazione di idrocarburi. Fra l’altro, il livello di rischio sismico nel territorio è massimo ed è classificato come ‘altamente probabile’ con possibili effetti nefasti per l’ambiente e la popolazione”. Ad affermarlo è il gruppo di Attiva Sicilia all’Ars che esprime la propria contrarietà allo stop arrivato al provvedimento blocca trivelle che era previsto nella bozza del decreto Milleproroghe.

“Autorizzare la ricerca di idrocarburi – affermano i deputati regionali di Attiva Sicilia Angela Foti, Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo, Elena Palmeri e Sergio Tancredi – in nome di una risibile ricaduta occupazionale a fronte, invece, delle pesanti ricadute negative sul turismo e, quindi, sulla capacità delle imprese locali a creare ricchezza e occupazione, ci lascia increduli. In particolare, per la Sicilia non va dimenticato che nell’elenco delle zone di ricerca ci sono anche aree marine siciliane nelle vicinanze di Pantelleria e Favignana, altre tra Madonie e Nebrodi, nel Nisseno, nell’Ennese e nel Catanese e nel Ragusano: occorre prorogare la moratoria”.

“Dare il via libera alla ricerca di petrolio in Sicilia – concludono i deputati regionali – significa invertire la rotta intrapresa per la transizione energetica verso le fonti di energia rinnovabili e fare un salto indietro ancora a favore dei combustibili fossili. Appare assurdo che, in Consiglio dei Ministri, si sia potuto capitolare su una battaglia storica del Movimento 5 Stelle”.