Una super task force di consulenti esterni per far fronte all’emergenza rifiuti e per cambiare radicalmente la gestione dei rifiuti da qui al prossimo trentennio. Riuscirà davvero il Governo del presidente Musumeci a fare tutto ciò?
La situazione rifiuti in Sicilia purtroppo continua ad essere in piena emergenza. In Regione si lavora su due fronti: uno è quello che ha l’obiettivo finale della realizzazione del nuovo Piano Rifiuti, l’altro è il ddl che è stato approvato dalla giunta Musumeci e che ora deve approdare in aula per la discussione. La presidente della commissione Ambiente Giusy Savarino ha confermato per domani l’inizio del dibattito.
Nell’attesa che l’iter del ddl si completi e con la consapevolezza che, per un Piano generale nuovo si dovrà attendere almeno un altro anno, il governo Musumeci ha chiesto il rientro nelle linee di finanziamento che servono per costruire ex novo i centri di raccolta comunali e gli impianti di compostaggio per la differenziata, ma la novità più importante è che per far fronte all’emergenza e pianificare la gestione futura, ha lanciato un bando per la costituzione di una super task force di consulenti esterni.
Il bando per il team di super esperti – Per mettere su questo team di esperti il dirigente generale Salvo Cocina ha preparato un avviso che metterà a disposizione un milione e seicentomila euro di fondi comunitari, per rafforzare lo staff del dipartimento Rifiuti con esperti che saranno contrattualizzati con incarichi che andranno dagli 8 ai 16 mesi. Per queste figure professionali di alta specializzazione sono previsti stipendi di tutto rispetto. Il coordinatore guadagnerà 5.500 euro lordi al mese, esperti senior e junior rispettivamente 4.200 e 2.900 euro. Per esperto junior si intende professionista con non meno di tre anni di esperienza, i seniores dovranno averne almeno sette.
Ecco nello specifico le figure ricercate: contratti di 16 mesi per un esperto senior coordinatore di pianificazione socio-economica-ambientale che abbia «esperienza nella redazione di piani di gestione riguardanti rifiuti; risorse naturali; beni ambientali e culturali; comunicazione ed educazione»; 16 mesi pure per quello che può essere considerato l’ufficiale in seconda della task force: uno junior esperto in economia, territorio e ambiente con esperienza in ambito socio-ambientale di supporto all’attività di pianificazione; otto mesi ciascuno a un senior e a uno junior rispettivamente esperto in pianificazione e valutazione ambientale strategica e Valutazione di impatto ambientale, ed ecologo/biologo; gli esperti giuridici in diritto amministrativo, europeo, servizi pubblici locali, incentivi e strumenti economici saranno anche stavolta due, junior e senior, con contratto di dodici mesi; otto mesi a un esperto economico-finanziario-tariffario e altrettanti per un professionista nel campo societario e fallimentare, ambedue seniores; otto mesi pure per un senior di contrattualistica di lavoro di settore e gestione economica e fiscale.
Gli ingegneri del gruppo saranno tre, tutti seniores, con contratti di un anno, i primi due incaricati dell’analisi dell’impiantistica esistente e da realizzare e per la valutazione delle incidenze ambientali e degli interventi di mitigazione ambientale: uno per l’ingegneria ambientale/sanitaria, un altro per quella gestionale, il terzo dei trasporti.
A questi il compito di analizzare i flussi di rifiuti per qualità e quantità facendo «stime di scenario e la definizione dell’organizzazione di prossimità e la previsione di poli per la preparazione al riutilizzo e al riuso». Sarà il braccio operativo del vincolo territoriale per il conferimento e lo smaltimento.
Tra le figure ricercate anche un esperto senior della differenziata, e un senior esperto nell’impiantistica per il trattamento delle frazioni umide e secche e nei controlli. Un anno pure per un junior dello stesso ramo, l’impiantistica. Si cerca inoltre per 8 mesi un senior che ne sappia di scienze della terra per Vas e valutazioni d’incidenza e la «definizione dei criteri e per le aree idonee e non idonee e misure per il contenimento della produzione dei rifiuti».
Settore comunicazione: 8 mesi di contratto per un senior in per campagne pubbliche di informazione e strategia della comunicazione; stesso tempo contrattuale per due junior esperti rispettivamente in comunicazione ambientale e nel settore socio-educativo-partecipativo. Il settore cruciale della creazione del sistema informatico in rete e delle banche dati sarà affidato con un contratto lungo (16 mesi) a un senior esperto «nell’implementazione del sistema informativo integrato a supporto e monitoraggio del piano di gestione rifiuti» e a uno junior per 12 mesi che si occuperà di «raccolta dati su piani, affidamenti, servizi ambientali, impianti e flussi rifiuti urbani, speciali e pericolosi».
Questo ciò che si sta facendo alla Regione nell’ottica futura della gestione dei rifiuti che certamente non va a risolvere l’emergenza nell’immediato. Intanto, i Comuni continuano a soffrire, dato che possono conferire una ridotta quantità giornaliera di rifiuti.
A Marsala si è passati da 45 a 35 tonnellate. Le strade, specie quelle del centro, sono, come potete vedere dalle foto, qui a lato e sotto, piene d’immondizia (foto Tommaso Lentini). Bisogna dire, però, che non è soltanto colpa della situzione di emergenza attuale, ma al solito ci sono tanti cittadini che non conferiscono negli orari indicati o che continuano a non fare la differenziata, che rimane l’unico modo per evitare di avere le nostre città invase dai sacchetti della spazzatura.
Come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, si è deciso per la turnazione dell’Rsu, alternativamente tra zona centro e le altre zone della città. Domani, martedì 3 luglio, l’Rsu sarà raccolta nelle zone SUD 1- 2 e NORD 1-2, come da calendario. Per le altre tipologie di rifiuti, la raccolta porta a porta continua regolarmente in tutto il territorio comunale, nelle giornate e negli orari riportati nei calendari di ciascuna zona. Rimangono operative le isole ecologiche del Lungomare e del Signorino, e i Centri di raccolta di Ponte Fiumarella e Cutusio.
Avveniva tra la Sicilia e la Germania, il Kosovo e la Macedonia, il traffico di esseri umani scoperto dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che all’alba di oggi hanno fermato diciassette persone arrestate, a vario titolo, per associazione per delinquere transnazionale, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al traffico di armi da guerra e al riciclaggio di diamanti, oro e denaro contante. E’ quanto emerge dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale di Palermo che hanno emesso i 17 fermi eseguiti dai militari dell’Arma.(AdnKronos)
Frodi e accessi abusivi a sistemi informatici, sostituzione di persona, truffe e riciclaggio: la Polizia ha scoperto un’associazione a delinquere dedita al cyber crime finanziario che ha colpito migliaia di persone in Italia.
L’indagine, condotta dalla Polizia Postale e coordinata dalla procura di Catania, vede coinvolte una quarantina di persone.
Sono in corso arresti e perquisizioni. I dettagli dell’inchiesta saranno resi noti in una conferenza stampa in programma in procura a Catania alle 10.30 alla quale parteciperanno pm e investigatori.
Il luogo della strage avvenuta il 19 luglio 1992, in via Mariano d’Amelio a Palermo, nel quale persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino
La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta.
L’udienza preliminare non è stata ancora fissata. Il processo è stato chiesto per il funzionario Mario Bo, che è stato già indagato per gli stessi fatti e che ha poi ottenuto l’archiviazione, e per i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Per tutti l’accusa è di calunnia in concorso.
L’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Gabriele Paci e dal pm Stefano Luciani.
“Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana” con protagonisti uomini dello istituzioni. La corte d’assise di Caltanissetta che 14 mesi fa concluse l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio non fa sconti. E in una motivazione lunga 1865 pagine, depositata nel tardo pomeriggio di sabato, punta il dito contro i servitori infedeli dello Stato che imbeccarono piccoli criminali, assurti a gole profonde di Cosa nostra, costruendo una falsa verità sugli autori dell’attentato al giudice Borsellino.
che sarebbe stata una sentenza importante lo si era compreso dalla complessità del dispositivo che, il 20 aprile del 2017, condannò all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a sette innocenti. Per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di rocambolesche ritrattazioni nel corso di vent’anni di processi, i giudici dichiararono la prescrizione concedendogli l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri.
Ed è a questi “altri” che la corte si riferisce nelle motivazioni della sentenza. A quegli investigatori mossi da “un proposito criminoso”, a chi “esercitò in modo distorto i poteri”. La corte d’assise di Caltanissetta, dunque, usa parole durissime verso chi condusse le indagini: il riferimento è al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera, funzionario di polizia poi morto. Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare una falsa versione della fase esecutiva dell’attentato. Sarebbero stati loro a compiere “una serie di forzature, tradottesi anche in indebite suggestioni e nell’agevolazione di una impropria circolarità tra i diversi contributi dichiarativi, tutti radicalmente difformi dalla realtà se non per la esposizione di un nucleo comune di informazioni del quale è rimasta occulta la vera fonte”. Ma quali erano le finalità di uno dei più clamoroso depistaggi della storia giudiziaria del Paese? si chiedono i giudici. La corte tenta di avanzare delle ipotesi: come la copertura della presenza di fonti rimaste occulte, “che viene evidenziata – scrivono i magistrati – dalla trasmissione ai finti collaboratori di giustizia di informazioni estranee al loro patrimonio conoscitivo ed in seguito rivelatesi oggettivamente rispondenti alla realtà”, e, sospetto ancor più inquietante, “l’occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato”. I magistrati dedicano, poi, parte della motivazione all’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, il diario che il il magistrato custodiva nella borsa, sparito dal luogo dell’attentato. La Barbera, secondo la corte, ebbe un “ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività, nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre”. La Barbera è morto, l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata, ma a Caltanissetta, forze a maggior ragione dopo questa sentenza, si continuerà a indagare. Non si sono accontentati delle verità ormai passate in giudicato i pm della Procura Stefano Luciani e Gabriele Paci che, anche grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, hanno riaperto le indagini sulla strage scoprendo il depistaggio. E una nuova inchiesta è già in fase avanzata e riguarda i poliziotti che facevano parte del pool di La Barbera.
Le tensioni internazionali, con il conseguente caro-petrolio, surriscaldano anche le bollette estive di luce e gas. Da oggi, infatti, secondo l’aggiornamento trimestrale dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, la spesa delle famiglie italiane per l’energia elettrica subirà un incremento del 6,5%, mentre per il gas l’aumento sarà dell’8,2%.
Un balzo in controtendenza rispetto ai forti ribassi (-8% per l’elettricità e -5,7% per il gas) del secondo trimestre, che secondo le associazioni dei consumatori non è altro che una speculazione bella e buona.
L’aggiornamento trimestrale delle condizioni economiche di riferimento per le famiglie e i piccoli consumatori in tutela, spiega l’Autorità, riflette le tensioni internazionali e la conseguente forte accelerazione delle quotazioni del petrolio (cresciute del 57% in un anno e del 9% solo a maggio), che hanno pesantemente influenzato i prezzi nei mercati all’ingrosso dell’energia, con ripercussioni sui prezzi per i clienti finali sia del mercato libero che tutelato. Per mitigare l’impatto dell’attuale congiuntura, però, l’Autorità è intervenuta con una modulazione degli oneri generali di sistema, in modo da ridurre l’aumento di spesa per i clienti domestici e non domestici, con uguali effetti sia sul mercato tutelato che su quello libero: senza questo intervento di ‘scudo’ congiunturale attivato dall’Autorità, l’aumento per l’elettricità sarebbe stato più consistente.
La riduzione degli oneri per il trimestre luglio-settembre 2018, comunque, precisa l’Autorità, dovrà essere reintegrata con futuri interventi di recupero sulle stesse utenze. Gli aumenti si tradurranno in una spesa per le famiglie di circa 24 euro/anno per l’elettricità e di circa 21 euro/anno per il gas, spiega l’Autorità, che calcola la spesa (al lordo tasse) nell’anno scorrevole (compreso tra il primo ottobre 2017 e il 30 settembre 2018). Ma per lo studio dell’Unione nazionale consumatori, l’aumento su base annua (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal primo luglio 2018 al primo luglio 2019) sarà di 33,5 euro per la luce e 83,5 euro per il gas: “una stangata complessiva di 117 euro”, afferma l’Unc, che parla di “rialzi assurdi” e si chiede se non si tratti invece di “un tentativo di far sloggiare in anticipo le famiglie dal mercato di maggior tutela in previsione della sua fine, prevista tra un anno esatto”.
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