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Ancora stop al pagamento dei fornitori di opere, beni e servizi da parte della Regione. Attesa la conclusione del riaccertamento di debiti e crediti. La replica di Falcone.

Si ripropone la condizione di stallo e di ritardi nel pagamento dei fornitori di opere, beni e servizi da parte della Regione Siciliana. E’ in stop da ormai sei mesi quasi il 70% della spesa pubblica. Più nel dettaglio procede con difficoltà la procedura di riaccertamento di crediti e debiti, che è stata conclusa per le somme della Regione ma non per il denaro di provenienza statale ed europea, ovvero l’ampia maggioranza delle risorse finanziarie. E, in mancanza dell’approvazione dei residui attivi e passivi, il tutto si blocca. L’adempimento burocratico ancora atteso congela ogni tipo di liquidazione, ovvero le fatture quasi per intero del 2022 e una parte, non residuale, degli anni precedenti. E, inoltre, se non si ha contezza esatta di debiti e crediti, nessun assessorato potrà assumere altri impegni di spesa che, di conseguenza, è ingessata. L’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, replica: “E’ vero, avevamo promesso di finire entro maggio e siamo in ritardo, ma è un lavoro gigantesco che riguarda ben 33 diverse fonti di approvvigionamento. Abbiamo però terminato la parte contabile e trasmesso gli atti ai revisori dei conti, e questo ci fa ben sperare di chiudere questa partita. Su circa 3 miliardi e mezzo di residui impegnati dall’amministrazione, la Regione ha già pagato oltre il 50 per cento della mole di risorse sul tavolo. Non appena completeremo la totalità dei riaccertamenti entro le prossime due settimane, sarà evaso tutto il resto della spesa. Certo, le tempistiche non sono soddisfacenti e restano incompatibili con i tempi di mercato di imprese e operatori privati, ma i dati 2023 sui pagamenti della Regione confermano una chiara inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni che intendiamo assolutamente consolidare e rendere strutturale. Inoltre, rispetto al 2022 e agli anni passati, abbiamo registrato finora nei primi quattro mesi 2023 un aumento della spesa pari a 100 milioni di euro al mese. Vale a dire che la Regione ha già erogato, saldando i propri impegni, l’equivalente di un più 0,5 del Prodotto interno lordo siciliano. Sono segnali significativi che, sebbene non ancora risolutivi, vanno tenuti in debita considerazione. L’anno prossimo, grazie alla digitalizzazione che stiamo attuando, puntiamo a rendere molto più efficiente e veloce la procedura di riaccertamento dei residui della Regione, con l’obiettivo di concluderla già entro i primi tre mesi del 2024. I revisori dei conti ci dovranno dare risposta entro pochi giorni. Questo ci permetterà di definire le carte e portare tutto in giunta. Contiamo di presentare il riaccertamento completo nella riunione di giunta del 29 giugno” – conclude Falcone.

Agostino Genova, il dirigente medico dell’Asp di Palermo arrestato per corruzione nel corso dell’operazione Vediamoci Chiaro della Guardia di Finanza di Palermo, era stato nominato dalla Dc Nuova come il responsabile dei rapporti con i partiti politici e le forze sociali per la provincia di Palermo. La nomina gli era stata conferita direttamente dal commissario nazionale della Dc Nuova, Totò Cuffaro.

“La notizia dell’ordinanza cautelare emessa dal gip di Palermo su richiesta della procura per corruzione e falso nei confronti di Agostino Genova ci lascia letteralmente basiti. A tutela della Democrazia cristiana, della sua immagine e dei suoi iscritti, Genova viene sospeso con effetto immediato dal partito e ci riserviamo, se i fatti dovessero essere confermati, di procedere alla sua espulsione”. Lo affermano il segretario nazionale della Democrazia cristiana Toto’ Cuffaro e il vice presidente del partito Francesca Donato, dopo la notizia dell’arresto del dirigente dell’Asp di Palermo, candidato alle ultime Comunali, nell’ambito di una inchiesta su mazzette legate alle pratiche per l’attestazione dell’invalidita’. “Esprimiamo totale fiducia nel lavoro della magistratura che, siamo certi, accertera’ rapidamente i fatti di una vicenda che desta profondo turbamento”, aggiungono.

Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato il sequestro da 20 milioni di euro nei confronti dell’Amap, l’Azienda acquedotto di Palermo, e dell’amministratore Alessandro Di Martino. I giudici hanno accolto le istanze presentate dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, che assiste la società partecipata dal Comune, e dagli avvocati Fabrizio Ragonese e Marco Martorana, legali di Di Martino. Le motivazioni del provvedimento saranno rese note entro 45 giorni. Il sequestro è stato determinato da una serie di presunte falsità che sarebbero state commesse dagli amministratori in carica e scaduti dell’azienda, per chiedere e ottenere un prestito da 20 milioni di euro alla Bei, la Banca europea degli investimenti. Per effetto del sequestro, per alcuni giorni i pagamenti di Amap si sono interrotti, compresi gli stipendi dei 700 dipendenti, poi erogati regolarmente grazie all’intervento del Comune.

Un gps è stato piazzato sotto la scocca dell’automobile del deputato regionale ed ex presidente dell’Assemblea Regionale, Gianfranco Miccichè. Il dispositivo serve per tracciare gli spostamenti del veicolo. A scoprirlo è stata la scorta, dopo che Miccichè è atterrato con un volo proveniente da Roma. Si è temuto che si trattasse di un ordigno, tanto che l’auto è stata spostata in una zona sicura. Quanto accaduto è stato denunciato alla polizia dell’aeroporto. E Gianfranco Miccichè afferma: “Vorrei sapere anche io chi ha messo il gps e a che cosa servisse. L’ho aperto e dentro c’era una sim. Chi l’ha comprata? Chi l’ha usata? Perché? In Sicilia si respira un clima politico pesante, brutto, in un momento per me doloroso per la morte del presidente Silvio Berlusconi. Lancio un appello al governo regionale al confronto. Fuoco amico? Non esiste concettualmente il fuoco amico, perché se qualcuno lo accende, non è un amico. Spero che la Procura indaghi al più presto su questo episodio. Al momento ho presentato la denuncia alla Polizia, e penso che a questo punto le indagini partiranno automaticamente. Presenterò anche un interrogazione parlamentare alla Camera e al Senato perché – sottolinea – qualcuno mi pedinava, e con questo clima uno si aspetta di tutto”.

Una rapina è stata perpetrata a danno della banca Bpm in via Serradifalco a Palermo. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto, i banditi hanno svuotato le cassette di sicurezza. I rapinatori, armati, avrebbero minacciato e sequestrato i dipendenti e tutti i clienti prima di fuggire con il bottino ancora da quantificare. Per entrare avrebbero forzato un cancello da cui si accede ai box e all’autoclave condominiale. Poi hanno scavato un buco sul tetto e sono entrati nell’ufficio archivio, per poi cogliere tutti di sorpresa e compiere la rapina. Non si tratta di opera di dilettanti. Indagano i Carabinieri.

Due palermitani e un residente a Sambuca di Sicilia sono stati arrestati ai domiciliari su mandato del Tribunale di Sciacca. Sono presunti partecipi di un gruppo criminale impegnato nel furto di motociclette. Le indagini sono state avviate a seguito di due denunce per furto sporte tra gennaio e febbraio scorsi ai Carabinieri di Sambuca di Sicilia. Nei garage di due abitazioni sono stati rubati tre motocicli. La banda, tramite un basista di Sambuca di Sicilia, avrebbe scelto gli obiettivi da colpire e, sulla base delle indicazioni ricevute, avrebbe compiuto i furti. Lo stesso basista si sarebbe poi offerto come mediatore tra le vittime del furto e i ladri per restituire il mezzo dietro il pagamento di denaro, anche fino a 4.500 euro. Nel corso delle perquisizioni sono stati recuperati due motocicli rubati a Palermo.

L’azienda ospedaliera Arnas Civico dovrà pagare circa 2 milioni di euro a 11 ex Pip che lavorano da oltre 15 anni in azienda, senza avere buste paga e con un sussidio erogato dall’Inps. Il giudice del Lavoro del Tribunale ha riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato con l’azienda ospedaliera che è stata condannata a risarcire differenze retributive, contributi previdenziali e il trattamento di fine rapporto. I lavoratori sono parte del bacino della Regione che è stato costituito nel 2001. Gli avvocati difensori commentano: “Queste 11 sentenze rappresentano una svolta importante perché è riconosciuto il diritto al risarcimento per l’intero periodo senza alcun termine di prescrizione. Questi lavoratori da anni subiscono le più svariate mortificazioni professionali tra i silenzi delle varie compagini governative che si sono succedute. E sono lavoratori che in silenzio hanno sempre reso la propria opera professionale mettendola a disposizione della collettività. Si confida che tali sentenze, e quelle che saranno via via emesse a favore degli altri circa 300 ex Pip da noi assistiti, possano stimolare le istituzioni competenti e tutte le parti interessate al fine di trovare una soluzione e all’auspicata stabilizzazione degli ex Pip e di tutti coloro che lavorano nel precariato”.

Sul tavolo della relativa trattativa con i sindacati, il governo regionale ha predisposto altri 3 milioni e 400 mila euro per il rinnovo dei contratti dei dipendenti regionali. Si tratta dell’esito di serrati incontri che si sono susseguiti nel corso delle ultime ore. La commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea Regionale ha convocato il governo per discutere di un emendamento che è stato già inserito nel testo base della manovra correttiva che sarà esaminata in aula entro fine giugno. I 3 milioni e 400 mila euro servono per il ripristino di un fondo cassato dall’impugnativa della prima Finanziaria, destinato a coprire parte della spesa per la riclassificazione (e dunque i salti di categoria) del personale non dirigenziale.

Lo “Stadio delle Palme”, dal 2007 “Vito Schifani”, si trova a Palermo in via del Fante, a pochi passi dallo stadio Renzo Barbera . La pista interna viene utilizzata per lo svolgimento di diverse manifestazioni di rilevanza regionale, mentre quella esterna, in tufo, viene messa a disposizione per appassionati e   corridori amatoriali. L’ingresso è consentito a centinaia di soggetti sportivi, anche con disabilità, scolaresche accompagnate dai relativi docenti per l’esercizio di attività sportive. agli atleti ,alle persone che amano dedicarsi a una sana attività sportiva all’interno di un luogo  pubblico . Fin qui nulla da ridire se non fosse per le tante lamentele, le cui cause   mi limiterò a documentare, da parte di tanti sportivi e anche di tante mamme   che già, dal mese di marzo di quest’anno, hanno riscontrato notevoli disagi   a causa della chiusura dei bagni sia maschili che femminili posti in prossimità dell’ingresso e chiusi con delle grate.  Più volte, secondo quanto riferito, non potendo usufruire dei bagni molti degli utenti si sono recati in segreteria per esporre i loro disagi sentendosi rispondere, già da tempo, che la chiusura è determinata da “un tubo rotto”, in via di riparazione. Di conseguenza “non sappiamo se gli utenti siano costretti a soddisfare i bisogni fisiologici all’aperto, in prossimità di cespugli, tra questi compresi anche ragazzi disabili che necessitano di attenzioni particolari   – scrive l’avvocato Filippo Vitrano, incaricato a inviare una PEC di diffida a seguito appunto delle numerosissime lamentele.  Inoltre-continua l’avvocato- “gli spogliatoi presenti in fondo allo stadio, e ben lontani dall’ingresso, certamente non sono equivalenti ai servizi igienici dell’utenza che non fruisce degli spogliatoi perché non ne ha necessità, e che non è pensabile che una struttura che serve allo spogliatoio al contempo possa essere aperta anche ad altri utenti per altri scopi”.

Bisogna aggiungere a questo che   per arrivare agli spogliatoi posti in fondo alla struttura, citati dall’avvocato, non esiste neppure una indicazione.

Inoltre, si legge ancora nella PEC. che il personale addetto alle pulizie non impiegato per tale attività potrebbe risultare vano   in termini di utilità, di quanto loro corrisposto….

​Pertanto l’avvocato Vitrano, in data 10 maggio 2023, ha diffidato  il  Comune  e i  soggetti responsabili della manutenzione e del corretto uso dell’impianto sportivo a porre in essere ogni atto utile e necessario per la rimozione del disservizio provocato dalla chiusura dei servizi igienici dell’impianto stadio delle Palme, e nello  stesso tempo,  sollecita   anche   gli organi di vigilanza e ispettivi affinche’ “verifichino il rispetto della normativa di igiene e di sicurezza, anche a fini di prevenzione e   di tutela dell’utenza”.

L’avvocato   inoltre precisa   che è stata informata anche l’autorità di pubblica sicurezza, nella persona del Prefetto, per atti di accertamento e perseguimento di eventuali responsabilità omissive e commissive.

Mentre “al responsabile del procedimento, ai sensi della legge 241/90, e anche a titolo di accesso civico, conformemente alla normativa vigente, si chiede di conoscere le ragioni della chiusura dei servizi igienici sopra indicati, e le motivazioni del ritardo nella riapertura degli stessi, e le procedure che sono state poste in essere per la riapertura degli stessi servizi “.   Restando   ovviamente   in attesa di riscontri.

Il riscontro c’è pure stato  ma con una risposta che non fa altro che   ribadire   quanto è stato sempre detto in tutti questi mesi agli utenti, stanchi dei continui disagi,  continuando a sostenere che la chiusura dei servizi igienici ,posti sotto la tribuna centrale, sia  dovuta al mancato funzionamento della pompa dell’acqua dell’impianto idrico, e  che è stata avviata un’indagine di mercato mirata all’acquisizione del miglior preventivo per procedere alla riparazione della pompa dell’acqua ma nessuna offerta è stata presentata. Inoltre “si è poi successivamente provveduto a contattare direttamente una Ditta del settore che ha effettuato il sopralluogo e sta redigendo il necessario preventivo di spesa per predisporre l’impegno di spesa   per dare mandato alla ditta di eseguire il lavoro”, con   l’impegno e l’auspicio di risolvere la problematica entro il mese di maggio. Siamo già entrati nel mese di giugno e   fino ad ora i bagni continuano a rimanere chiusi.

In risposta, poi, alla necessità per l’utenza  dei servizi igienici – secondo   quanto scritto –  tali servizi sarebbero indispensabili “solo in occasione di eventi sportivi che prevedono afflusso di pubblico e non per le attività ordinarie, con la sola presenza degli atleti che possono soddisfare i loro bisogno fisiologici negli spogliatoi in cui   sono presenti un numero adeguato di servizi igienici ivi compresi quelli per gli atleti disabili. Pertanto la chiusura dei servizi igienici sotto tribuna non inficia il regolare funzionamento dell’impianto”.

Per quanto riguarda   invece la pulizia dell’impianto sportivo è eseguita – fanno sapere- dai dipendenti della Reset assegnati alla struttura che provvedono alla pulizia generale e al successivo presidio. Inoltre ci tengono a precisare all’avvocato che: “fatta salva la lamentela del suo mandatario nessun’altra segnalazione di disservizio è pervenuta allo scrivente Servizio Sport”.

Che dire… tiriamo le somme :  la pompa dell’acqua  è rotta da mesi , i disagi e le lamentele continuano e, allo stato attuale,  a parte il sopralluogo per il preventivo,  nessun controllo è stato effettuato per verificare lo stato delle cose , non per mancanza di fiducia, non sia mai… ma per risolvere al più presto  un problema oggettivo e  magari  venire incontro alle necessità di tutta l’utenza  che ha diritto a usufruire di un bene pubblico in cui l’efficienza di servizi igienici  adeguati e di spogliatoi  in cui sia garantito un minimo di privacy,  rappresentano elementi  indispensabili,  soprattutto in vista della finale  del  ” Campionato  Italiano di Società di Atletica Leggera Nazionale” che si terrà   proprio allo “Stadio delle Palme”, ” Vito Schifani”, il  10/11 giugno,  in cui si prevede una notevole affluenza di persone.

La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato oltre 30 tonnellate di olio d’oliva, provenienti dalla provincia di Andria e destinate a una società del Trapanese. Durante controlli nel porto di Palermo, i finanzieri hanno intercettato un container contenente un’ingente quantità di olio dichiarato documentalmente come “extravergine”. Dall’ispezione della merce, svolta attraverso il prelevamento di alcuni campioni analizzati dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari, sono emerse evidenti discrasie qualitative che non hanno consentito di classificare il prodotto come “Evo”. I militari hanno pertanto sequestrato le oltre 30 tonnellate del prodotto agroalimentare e proceduto alla denuncia del titolare dell’impresa della provincia di Andria ritenuto responsabile della tentata frode in commercio.