La scuola gioca un ruolo fondamentale nel contrastare il disagio giovanile, essendo un ambiente in cui gli adolescenti trascorrono gran parte del loro tempo e che influenza profondamente il loro benessere – dichiara Aldo Mucci – Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di creare un ambiente sicuro e stimolante che favorisca la crescita personale, sociale ed emotiva. Il ruolo che esercita l’insegnante in questa lunga fase è determinante per la crescita sana del ragazzo, perché può interagire positivamente o negativamente sui fattori psicologici protettivi che si devono sviluppare nell’adolescenza. Certo deve essere un’insegnante soprattutto formato a saper valutare e saper gestire le dinamiche relazionali dell’alunno. A nostro vedere – dichiara Mucci – l’insegnante non può fare tutto, né tantomeno possiamo pretendere miracoli. La nostra proposta è quella di creare Sportelli di ascolto e supporto psicologico. La presenza di psicologi scolastici o la possibilità di accedere a servizi di supporto psicologico è cruciale. Bisogna introdurre percorsi di educazione emotiva e sociale, questi aiutano i ragazzi a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, a sviluppare empatia, a gestire i conflitti in modo costruttivo e a prendere decisioni responsabili. Bisogna che attorno ai ragazzi operi una “comunità” una rete di supporto più ampia per i ragazzi, offrendo opportunità educative e sociali anche al di fuori dell’orario scolastico. In sintesi, la scuola non deve essere solo un luogo di apprendimento ma un vero e proprio laboratorio di crescita. Occorrono più sinergie e naturalmente più personale conclude Mucci.
Aldo Mucci, disagio giovanile: “La scuola è “maestra di vita”, gli insegnanti non possono fare miracoli”
