Spostando la vita del Sommo Poeta Dante Alighieri nell’anno del Signore, 2025, senza alcun dubbio avrebbe inserito in quella gigantesca voragine a forma di imbuto nel cantico Inferno un ultimo cerchio: il carcere “Pasquale di Lorenzo” di Agrigento.
Fra traditori, golosi, violenti e peccatori di frode il carcere di Agrigento farebbe sicuramente bella mostra dinnanzi a tali quisquilie che il Sommo aveva inserito nel posto dove la luce è solo una chimera.
Fra gli “esterni” che visitano la struttura agrigentina, tra politici, sindacalisti e così via dicendo, nessuno esce da quelle mura ampiamente soddisfatto; anzi, tutt’altro. Incredibile ciò che accade e come si vive all’interno di quelle mura carcerarie che ospita detenuti da ogni parte d’Italia.
Non possiamo soffermarci sui particolari. ma quanto accade li dentro, dalla mattina alla sera, passando per notti da vero incubo, è davvero disdicevole nonostante la struttura sia stata resa operativa nel non lontanissimo 1996.
Punto principale la cronica mancanza di personale che mette in ginocchio qualsiasi Ente. Il tutto che viene a pesare certamente su chi invece è costretto a lavorare (perché il problema non è solo per i detenuti…) in un ambiente che, definirlo salubre, diventa una mossa azzardata.
Poi, il normale: la manutenzione. Cosa sarà mai questa roba? Né l’ordinaria e figurarsi quella straordinaria. Non sappiamo bene se in realtà la manutenzione viene effettuata ma di certo non rispetta tempi e situazioni che necessitano azioni giornaliere. Non è un caso se dai tetti, quando piove, i soffitti diventano veri e propri colabrodo con tutte le conseguenze che si possono immaginare (per personale e detenuti).
I riscaldamenti? Meglio non parlarne; li dentro, (altro che inferno…) la temperatura non si scosta di tanto rispetto a quella esterna. Quindi inverni rigidi e in estate clima assassino. Attenzione, ricordiamo che stiamo parlando di quanto accade all’interno di una struttura. Giungono notizie che, al contrario, nella stanza dei bottoni in inverno il clima sia mite e in estate abbastanza fresco.
Termoventilatori? Inesistenti, o meglio sempre con la scritta: guasto. Comprenderete come il necessario e sacrosanto ricambio dell’aria non avviene. Però in fondo al corridoio, esiste una finestra di 80 centimetri per due metri che dovrebbe sostituire i termoventilatori! In assenza di vento la sua funzione equivale a zero.
Con i numeri vogliamo andare cauti, ma sembrerebbe che rispetto alla capienza finale di 283 detenuti, al Di Lorenzo una ottantina in più risulterebbero “abusivi”. Ogni detenuto “abusivo” non fa altro che riempire in modo sproporzionato una cella, occupando posti che in realtà non solo non sono previsti, ma che sono già occupati. Altro che normative europee; lo Stato italiano ne sa qualcosa in fatto di risarcimenti.
Nella struttura ci sono pareti che “producono”, come una fabbrica, tanta muffa e di conseguenza tanta umidità. Sembrerebbe che l’impianto elettrico, ormai desueto, presenterebbe un aspetto non perfettamente a norma. Ci sarà anche qualche filo scoperto? E’ doveroso ribadirlo che tutta questa situazione non riguarda soltanto i detenuti ma anche gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Droni, con tanto di telefonini ed altra roba per i detenuti entrano dal cielo come fossero gocce d’acqua. E menomale che in molti di questi casi il personale è riuscito a sventare tante di queste introduzioni imbarazzanti.
La struttura carceraria agrigentina è stata da sempre al centro delle attenzioni, non tanto positive, però. Diventerebbe già difficile da gestire se tutto all’interno funzionasse alla perfezione, figurarsi in queste condizioni.
L’estate scorsa nella sedia più alta dell’Istituto ha preso posto la dottoressa Anna Puci, di giovane età pronta ad affrontare tutte le difficoltà logistiche che presenta la struttura carceraria. Almeno i presupposti saranno stati questi.
Non sembrerebbe che, allo stato, la direttrice sia riuscita a risolvere almeno le necessità più impellenti che riguardano prima la persona e poi il detenuto, o l’agente penitenziario. Certamente, senza nulla togliere alla bravura della dott.ssa Puci, ci si può lagnare del fatto che ad Agrigento potesse arrivare una persona con tanta esperienza in più; gestire Agrigento non è assolutamente facile. E la Puci, ribadendo senza nulla togliere alle sue capacità, prima di mettere piede nella Valle dei Templi, di esperienza ne ha raccolta davvero poca.
Probabilmente il personale (per non parlare dei detenuti) nutre una sorta di sfiducia in quanto vede che non si muove una foglia. Molti vorrebbero scappare via da questa situazione; altri vorrebbero cambiare amministrazione ed altri ancora preferiscono andare in pensione prima del tempo pur di dimenticare in fretta ed in furia le condizioni in cui hanno lavorato.
E come forma di protesta nei confronti della direttrice sembrerebbe esserci stata una “forte epidemia diffusa” che avrebbe compromesso le condizioni di salute di almeno una quarantina di addetti ai lavori. Tutti in assoluta “coincidenza”.
Ovviamente, e concludiamo, è compito della direttrice dettare gli ordini affinchè all’interno del carcere si possa vivere in modo più dignitoso. Se il climatizzatore è rotto basta farlo aggiustare; se i tetti sono un colabrodo è necessario farli riparare; se ci sono fili elettrici scoperti vanno sistemati velocemente; se i termoventilatori sono guasti o addirittura mai utilizzati, bisogna correre ai ripari.
Certamente, segnalando questi seri e gravissimi problemi, lo Stato non può girarsi dall’altra parte.
Tanto, oggi viene piuttosto facile recitare il ritornello: non ci sono soldi!
E si tiene tutta quella gente in queste condizioni disumane?
N.B. Il diritto di replica è sacrosanto.