Novembre 2023 - Pagina 15 di 34 - Sicilia 24h
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Pianificare una serie di progetti rivolti gli alunni della scuola, ai genitori ed alle famiglie per  promuovere il benessere dei ragazzi, la promozione  dei valori  fondamentali per la  convivenza civile, i diritti e i doveri dell’uomo e contrastare comportamenti  legati alle dipendenze  ed ogni forma di bullismo. Sono gli obiettivi del progetto promosso dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Sabrina Lattuca,  che ieri mattina ha organizzato  un incontro  all’Istituto comprensivo “Garibaldi” di Realmonte, tra il primo cittadino, don Fabio Maiorana, parroco della parrocchia di San Domenico, la dirigente Paola Catanzaro, il prof. Stefano Tesè, il prof. Luciano Carrubba, delegato del comune per la valorizzazione delle attività culturali ed il prof. Francesco Pira, neo Garante dei diritti dell’infanzia  e dell’adolescenza del comune di Realmonte. Un primo incontro per  programmare  una rete di attività congiunte tra il comune, la scuola e  la parrocchia che coinvolgano gli alunni di ogni ordine e grado  in iniziative  lungo il corso dell’anno scolastico.Il tavolo tecnico permetterà al Garante, prof. Pira , di stilare un programma in linea con le esigenze del territorio da sottoporre all’amministrazione comunale.

Nel lontano 2011, Maria Brisciana, proprio quale commissario ad acta dell’azienda autonoma Terme di Sciacca, era stata coinvolta in due procedimenti penali davanti al tribunale di Sciacca. Procedimenti che si sono definiti uno con l’assoluzione con formula piena dai reati contestati e l’altro con l’archiviazione da parte del gip.

La Corte, condividendo le argomentazioni difensive degli avvocati Rubino e Piazza, ha confermato il diritto della dirigente regionale al rimborso delle spese giudiziali sostenute nell’ambito dei procedimenti penali.

E’ morto Calogero Raccuglia, 66 anni, di Torretta, in provincia di Palermo, l’operaio forestale che si è infortunato il 21 ottobre scorso nel cantiere forestale di Monte Cuccio, a Palermo, cadendo in un burrone. E’ stato ricoverato in ospedale subito dopo l’infortunio. E’ stato un lavoratore annualmente assunto per 78 giorni dall’ufficio sviluppo territoriale della Forestale. I dirigenti della Uil, La Bua, Guastella e Ingrassia dichiarano: “Ancora una volta siamo costretti ad esprimere cordoglio e vicinanza ai familiari e ai colleghi di una vittima sul lavoro, e siamo preoccupati per quanto è accaduto nel settore in questi ultimi mesi”.

A seguito del decreto dell’assessore Sammartino che riattiva la stagione della caccia in Sicilia, intervengono le associazioni ambientaliste già ricorrenti al Cga, tra cui Legambiente, Lipu e Wwf, che commentano: “Con incredulità apprendiamo dell’emanazione del decreto dell’assessore regionale all’agricoltura Luca Sammartino che riapre la caccia cedendo alle pressioni della lobby venatoria. Si tratta di una gravissima violazione dell’ordinanza del Cga che ha sospeso la caccia fino al prossimo 10 gennaio proprio allo scopo di salvare gli animali selvatici sopravvissuti a incendi, siccità ed emergenza meteoclimatica, secondo il principio di precauzione ambientale ed in attuazione della Costituzione, che tutela la biodiversità come valore fondamentale della Repubblica. Per questo le Associazioni ambientaliste hanno già dato mandato ai propri legali di impugnare il nuovo decreto: ormai non è più una questione solo venatoria, ma di legalità e di evidente assenza di rispetto istituzionale del ruolo della magistratura. Da un assessore regionale ed amministratore pubblico ci saremmo aspettati un atteggiamento super partes, equilibrato, rispettoso almeno delle decisioni dei Giudici e finalizzato a garantire il primario interesse pubblico della tutela della fauna, invece di ricercare il consenso della lobby dei cacciatori”.

A Palma di Montechiaro i poliziotti del locale Commissariato, indotti da sospetti investigativi, hanno bloccato un’automobile Fiat Panda. Le due persone a bordo, di 39 e 46 anni, sono state arrestate perché nell’auto sono stati trovati 108 grammi di cocaina nascosti in una borsa. Poi, nelle abitazioni dei due sono stati rinvenuti, e sequestrati altrettanto, 245 grammi di mannitolo e un grammo di cocaina. I due palmesi sono ristretti ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.

Il pubblico ministero di Palermo, Piero Padova, invoca la condanna a 6 anni per Emanuele Bonafede e a 12 anni per la moglie Lorena Lanceri, presunti vivandieri di Matteo Messina Denaro.

Lo scorso 7 giugno la Procura di Palermo, ritenendo ricorrente l’evidenza della prova e scavalcando il filtro dell’udienza preliminare, ha disposto il giudizio immediato, subito condiviso dal Tribunale, a carico di Emanuele Bonafede, 50 anni, terzo dei Bonafede arrestati dai Carabinieri, e di sua moglie Lorena Ninfa Lanceri, 48 anni, con il nome in codice “Diletta”, entrambi di Campobello di Mazara, detenuti dallo scorso 16 marzo e imputati di avere protetto e favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro, soprattutto ospitandolo a casa loro per il pranzo e per la cena, adoperandosi, come vedette, affinchè lui entrasse e uscisse indisturbato.

La coppia (lei imputata di associazione mafiosa e lui di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena) ha scelto di essere giudicata in abbreviato. E il pubblico ministero, Piero Padova, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 6 anni di reclusione per lui e a 12 anni per lei. Come sono stati incastrati Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede, e come la persona sotto il nome in codice di “Diletta” è stata poi scoperta essere Lorena Lanceri? E’ stata utile la testimonianza di una delle pazienti colleghe di chemioterapia, e perciò amica, di Messina Denaro nella clinica “La Maddalena” a Palermo.

Lei è stata ascoltata dai Carabinieri il 18 gennaio, due giorni dopo l’arresto del boss. E ha raccontato: “Messina Denaro, da me conosciuto come Andrea Bonafede, mi ha detto di avere una storia con una ragazza di nome ‘Diletta’. Poi lui, Messina Denaro, tramite messaggio vocale, mi ha fatto parlare con tale ‘Diletta’. E nel messaggio lui mi ha detto: ‘Ah, c’è ‘Diletta’ che ha il covid. Gliel’ho passato io. Si sta curando. Stiamo qua a casa assieme e ‘Diletta’ ti saluta. Anzi ora te la passo per messaggio’.

E quindi segue l’audio, il messaggio vocale, che ‘Diletta’ mi ha inviato, e mi dice: “Io sono qua con la creatura. Quello che mi sta facendo passare. Non solo mi ha trasmesso il covid. Però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico”. Ebbene, durante la registrazione dei messaggi vocali, che sono inviati tutti dal telefono di Messina Denaro, ‘Diletta’ riceve una telefonata. I Carabinieri sentono lo squillo e ‘Diletta’ che risponde. L’analisi delle celle telefoniche svela l’identità di ‘Diletta’. Nell’istante in cui i messaggi vocali sono registrati, il telefonino di ‘Diletta’, che è con Messina Denaro, e il telefonino di Messina Denaro, agganciano le stesse celle. I due sono insieme. E quindi ‘Diletta’ è Lorena Lanceri, perché suo è il telefonino sotto analisi. Alla coppia Bonafede – Lanceri si contestano in concorso i reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dall’avere agevolato Cosa Nostra. Nel capo d’imputazione tra l’altro si legge: “Messina Denaro sarebbe andato abitualmente a pranzo e a cena nell’appartamento dei due. I coniugi avrebbero quindi fornito al boss prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza. A testimonianza di ciò vi è anche una foto che ritrae Messina Denaro a casa della coppia seduto con tra le mani un bicchiere da cognac e un sigaro. Lorena Lanceri, inoltre, era inserita nel circuito di comunicazioni che ha consentito all’ex latitante di mantenere contatti con alcune persone a lui particolarmente care”. E tra altre prove raccolte dai Carabinieri vi sono anche dei video che testimonierebbero la frequentazione della casa dei due coniugi da parte di Messina Denaro. I video si riferiscono al periodo compreso dalle ore 20:51 del 7 gennaio 2023 alle ore 21:12 del 23 gennaio. Ebbene, dai filmati emerge che il capomafia è andato quasi ogni giorno, fino alla domenica prima del suo arresto, nell’abitazione dei Bonafede, in via Mare 89, a ora di pranzo e di cena, e si è trattenuto per numerose ore. I video hanno inoltre registrato la presenza dell’automobile del latitante, la “Giulietta” Alfa Romeo, posteggiata nei pressi della casa di Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri. Tutto ciò ha smentito ciò che marito e moglie hanno raccontato ai Carabinieri recandosi loro in caserma dopo l’arresto di Messina Denaro: “Abbiamo conosciuto il latitante, ignorando la sua vera identità: ci è stato presentato da un parente come un medico in pensione di nome Francesco Salsi. Con quest’uomo avevamo una frequentazione sporadica”. Bonafede e Lanceri avrebbero conosciuto Messina Denaro almeno dal 2017, anno in cui il boss è stato padrino di cresima al figlio dei Bonafede. E regalò alla coppia 6.300 euro per comprare al ragazzo un Rolex. L’orologio è stato trovato in casa dei Bonafede: è stato comprato l’11 gennaio 2017 alla gioielleria “Matranga” di Palermo.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha rigettato i ricorsi per l’incidente di esecuzione presentato dai legali degli imputati, e ha confermato la detenzione in carcere per Silvana Saguto, l’ex magistrato e presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, condannata con sentenza definitiva in Cassazione. E ciò anche per il marito di lei, Lorenzo Caramma, per l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara ex amministratore giudiziario. E’ stato invece scarcerato il professore Carmelo Provenzano, per il quale è stato annullato l’ordine di esecuzione emesso dalla Procura generale di Caltanissetta il 20 ottobre scorso. L’ex giudice è in carcere a Roma, a Rebibbia, trasferita dal “Pagliarelli” di Palermo per ragioni di sicurezza. Il marito Lorenzo Caramma è ricoverato in ospedale. Cappellano Seminara è detenuto nel carcere di Bollate. Provenzano fuoriesce da Rebibbia.

Le abitazioni della moglie e della figlia, fra Roma e Verona, dell’ex capo della Squadra Mobile della Questura di Palermo e del gruppo investigativo “Falcone e Borsellino” sulla strage di via D’Amelio, Arnaldo La Barbera, sono state perquisite su ordine della Procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sulla strage Borsellino e la scomparsa dell’agenda rossa del giudice. Il decreto di perquisizione è stato emesso dopo che una persona molto amica della famiglia La Barbera ha raccontato di avere saputo che l’agenda rossa sarebbe stata in possesso prima di La Barbera, morto nel 2002 a causa di una grave malattia, e poi della sua famiglia. Il testimone, la cui dichiarazione è sopraggiunta a 31 anni dalla strage, ha spiegato di essersi deciso oggi sull’onda emotiva sollevata da interventi sul tema, precisando di non avere mai visto l’agenda rossa che, durante la perquisizione, non è stata trovata.

In questi giorni in SGS, Sindacato Generale Scuola, si sono concretizzate le nomine provinciali. A Caltanissetta è stata nominata Giuseppina Vitello; Palermo Giusy Mirabelli; Messina Francesco Puliafito; Catania Antonino Calandrino; Agrigento Filippo Baio; Trapani Giovanni Oiva; Castelvetrano Francesco Napoli; Enna Salvatore Camarda; Milazzo Giovanni Italiano.  I dirigenti eletti, provengono da esperienze nel mondo della scuola che li ha visti protagonisti di numerose battaglie. Dai lavoratori ex LSU ATA (Pulizieri) al duro precariato (lavoratori ex Covid)   dichiara Aldo Mucci del direttivo regionale scuola. Oltre all’attività sindacale, il Sindacato Generale Scuola, -SGS – vuole offrire supporto e assistenza a tutti i lavoratori della scuola che hanno bisogno di conoscere meglio i diritti e le tutele previsti per legge o fissati, nei contratti o negli accordi. Avere consapevolezza dei propri diritti, scambiare esperienze sono alcuni dei modi per potersi orientare e sapersi muovere in un mondo del lavoro in continua evoluzione.  SGS vuole attivare nuove energie per costruire, percorsi di innovazione nel mondo della scuola. Non vogliamo essere solo un sindacato a garanzia dei minimi contrattuali ma vogliamo tutelare il lavoratore, in quanto persona che sceglie il lavoro come proprio programma di vita, che si aspetta dal lavoro: l’identità, il reddito, la sicurezza, cioè i fattori costitutivi della sua vita e della sua personalità. La scuola e la stabilizzazione del suo personale sono stati sempre trattati con “sclerotica “ superficialità e di conseguenza la grande vertenza ha imboccato sempre strade difficoltose. Vogliamo una definitiva risoluzione  e per questo abbiamo avviato interlocuzioni con la politica nazionale e regionale conclude Mucci.