Novembre 2023 - Pagina 14 di 34 - Sicilia 24h
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La Procura di Palermo aggrava il peso giudiziario su Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro il giorno dell’arresto: gli si contesta non più il favoreggiamento ma l’associazione mafiosa.

La Procura di Palermo lo scorso 22 settembre ha depositato istanza di rinvio a giudizio di Giovanni Luppino, 59 anni, l’agricoltore, commerciante di olive, la “Nocellara del Belice”, che alla guida di una Fiat Bravo ha accompagnato lunedì mattina 16 gennaio Matteo Messina Denaro alla clinica “La Maddalena”, dove il boss è stato arrestato dai Carabinieri.

Luppino, innanzi al pubblico ministero, Piero Padova, si è difeso così: “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss. Mi è stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e l’ho accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia”.

Giovanni Luppino è imputato di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso. Tuttavia, in occasione della prima udienza preliminare, la Procura ha modificato il capo d’imputazione, aggravandolo in associazione mafiosa, così come è già stato per Lorena Lanceri, presunta vivandiera, insieme al marito Emanuele Bonafede, e “compagna di merenda” di Matteo Messina Denaro, e per i due cugini omonimi Andrea Bonafede, il nato nel 53 e il nato nel 59, presunti prestanome a lavoro per assecondare interessi e necessità mediche (e non solo) del boss.

Da ulteriori indagini e approfondimenti ad opera dei Carabinieri del Ros è emerso che lui, Luppino, avrebbe preteso denaro da alcuni imprenditori, presentandosi come emissario di Messina Denaro, e precisando che i soldi sarebbero stati destinati al capomafia. E ciò sarebbe stato confermato dagli stessi imprenditori, ascoltati come testimoni, e che hanno altrettanto precisato: “I soldi chiesti non glieli abbiamo dati”. Inoltre, dalle analisi delle celle telefoniche agganciate da Giovanni Luppino emerge che avrebbe accompagnato in clinica Messina Denaro per ben 50 volte in due anni, altro che frequentazione occasionale. E spesso i due avrebbero trascorso la notte a Palermo prima della seduta di chemioterapia a “La Maddalena”. E poi: a Giovanni Luppino sono stati sequestrati degli appunti relativi ad alcuni medici oncologi della clinica “La Maddalena”, e altri numeri telefonici per le prenotazioni di visite e trattamenti sanitari.

L’automobile di Messina Denaro nel garage di Luppino

E poi vi è un appunto sulla guarnizione per una “Giulietta”, esattamente lo stesso modello dell’automobile di Matteo Messina Denaro, l’Alfa Romeo nera modello “Giulietta” che è stata trovata dalla Polizia a Campobello di Mazara nei pressi del suo terzo covo, in via San Giovanni, innanzi all’abitazione di Giovanni Luppino, nel garage del figlio di Luppino. I difensori di Luppino hanno ottenuto un termine per esaminare i nuovi esiti investigativi. E l’udienza innanzi al giudice per le udienze preliminari è stata rinviata al 24 novembre.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Ha trovato la morte sulla strada, Gianluca Lombardo, il 26enne di Porto Empedocle, deceduto dopo lo schianto frontale tra la Fiat 600 sulla quale viaggiava e la Dacia occupata da una famiglia, tutti finiti in ospedale. L’incidente è avvenuto a Porto Empedocle, in contrada Cannelle. La Dacia dopo lo schianto ha preso fuoco.

Il 26enne a seguito dell’impatto, è stato trovato fuori dall’abitacolo, poco distante dalla propria autovettura. Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani e Vigili del Fuoco, tutti presenti sul posto tempestivamente, adesso dovranno chiarire le cause dell’incidente che ha spezzato una giovane vita di 26 anni.

Ha trovato la morte sulla strada, Gianluca Lombardo, il 26enne di Porto Empedocle, deceduto dopo lo schianto frontale tra la Fiat 600 sulla quale viaggiava e la Dacia occupata da una famiglia, tutti finiti in ospedale. L’incidente è avvenuto a Porto Empedocle, in contrada Cannelle. La Dacia dopo lo schianto ha preso fuoco.

Il 26enne è stato trovato fuori dall’abitacolo, ma le dinamiche dell’incidente devono essere ancora accertate.
Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia vigili urbani e vigili del fuoco

Quante giovani donne uccise, quanto dolore e quanti ragionamenti attorno all’ennesimo femminicidio, termine coniato per cambiare la narrazione della violenza, sostituendo locuzioni come “delitto passionale”, “raptus di follia” o “dramma della gelosia”. Vi è una dimensione collettiva della responsabilità per le continue violenze contro le donne. Bisogna scardinare un sistema che opprime le donne a livello economico, sociale, politico e culturale. Le discriminazioni di genere, la divisione di ruoli e quei poteri disuguali tra donne e uomini sono fattori che costringono la donna a permanere in una condizione di subalternità in cui si alimenta il ciclo della violenza. Nel tempo, sono stati attivati strumenti internazionali: dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne” ONU 1993; “Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne”, ONU 1979 e tante altre ancora, tra convenzioni e dichiarazioni.  Oggi, dopo l’ennesimo femminicidio, si riaccendono le luci nei “salotti intellettuali ” delle nostre tv.  Tavole rotonde dove ancora una volta si scontrano dichiarazioni e riti ripetuti. Bisogna avere il coraggio di ammettere che il femminicidio trova il suo fondamento nella violenza sessista dell’uomo radicata nella nostra società. Bisogna che la scuola faccia la sua parte, con interventi educativi fin da piccoli. Bisogna educare alla non violenza, al rispetto della parità di genere, alla creazione di relazioni positive e paritarie. Non basta la repressione se non si fa prevenzione. Bisogna che la politica discuta da subito ed approvi, una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole del nostro Paese. Parlare di amore, di rispetto aiuterebbe certamente a “colorare” una società ormai “sbiadita” e indifferente dichiara Aldo Mucci. Ed ancora: “il mio sogno è quello di vedere una grande manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne” conclude Mucci

Sappiamo che è capace di tutto, quindi l’odierna minaccia bella e buona girata via mail alle testate giornalistiche che non amano i suoi strali, non ci sorprende affatto.

Stamani, a quanto pare, c’ stata una notizia a lui favorevole relativa ad un procedimento penale in quel di Caltanissetta. Il pluripregiudicato scrive un comunicato e ad un certo punto scrive testualmente: “La presente Nota viene inviata agli Organi dei Giornalisti (voleva dire Ordine, ndr) che dovranno intervenire se il presente Comunicato verrà censurato dalle testate che danno le notizia dei rinvii a giudizio e delle condanne di Arnone”.

Ai nostri gentili e sempre più affettuosi lettori chiediamo semplicemente se leggendo queste righe ci si trova dinnanzi ad una vera e propria minaccia. “Se tu non fai quello che ti dico io mi rivolgo ai tuoi superiori organi e ti faccio dare le botte con la paletta”.

Ora, io dico… Ma ce ne mancano di minchiate colossali proprio in questo momento durante il quale una intera città sta vivendo momenti delicati e decisivi, in vista anche di Capitale della Cultura 2025, con i suoi problemi, con le sue necessità, con i suoi drammi e le sue difficoltà?

Provate ad immaginare di dare retta proprio a lui, il pluripregiudicato,  che si permette di impartire ordini (come del resto fa con il Prefetto, il Questore, i magistrati e cosi via dicendo) ad un giornale che della libertà ne ha ha fatto un cavallo di battaglia.

Non rompa i coglioni, Arnone, ad intasare le nostre mail con i suoi farneticanti e minacciosi comunicati perchè noi lo manderemo sistematicamente a fare in culo.

Certo, potremmo anche dare le notizie a lui favorevoli, ma a patto che ci invia anche le decine e decine di volte dove è stato condannato, le  multe processuali che dovrà pagare e tutto quanto non rispecchia il piacere della sua volontà. Parla degli introiti giudiziari che deve incassare e dimentica che per fatti analoghi deve dare soldi a mezza città, a cominciare dal sottoscritto. Dei soldi a privati ci rifiutiamo categoricamente di parlarne.

Pensate, e concludo, che il processo concluso qualche tempo fa che vedeva il sottoscritto ed un magistrato coinvolti, ha visto la vittoria schiacciante di questi ultimi, in via definitiva, e con un risarcimento di danni di almeno 25 mila euro.

Eppure, su questa vicenda, sta scrivendo un libro dove ribalterà una verità giudiziaria, conclamata, con quella che sarà una sua verità che non prevede per lui nessuna sconfitta in quel processo. Anzi, vince! Non si sa come, ma vince…

E noi dovremmo dare retta ad uno così?

N.B. Le notizie da inserire della nostra testata le decidiamo solo ed esclusivamente noi, non certo un pluripregiudicato.

 

In merito alla notizia che sta girando in questi giorni sulle testate giornalistiche di Agrigento relativa ad una operazione che la Conad avrebbe chiuso l’acquisto dei locali dell’ex Standa di via Gioeni, si precisa che la stessa operazione ancora non è stata definita e pertanto tutti i dati verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa subito dopo l’eventuale chiusura della trattativa.

Il tutto anche per frenare le farneticazioni o discorsi da cortile che sono sorti sui social dopo la diffusione della notizia, al momento non veritiera.

 

Alla successione a Carmelo Zuccaro, già procuratore della Repubblica a Catania, sono candidati 8 magistrati, di cui due hanno attinenze agrigentine. Si tratta dell’attuale procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, già procuratore aggiunto ad Agrigento a fianco di Renato Di Natale e poi di Luigi Patronaggio procuratori di Agrigento. E poi il procuratore aggiunto a Palermo, Marzia Sabella, che è originaria di Bivona. Gli altri sei candidati sono: il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, i procuratori generali di Reggio Calabria e Lecce, Gerardo Dominijanni e Antonio Maruccia, il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, titolare dell’inchiesta sulla cattura di Messina Denaro, e i procuratori aggiunti di Catania, Sebastiano Ardita e Francesco Puleo.

“INCREDIBILE, MA VERO!” Esordisce così Mareamico nel dare una notizia paradossale al punto di faticare a crederci.
“Hanno vietato il transito delle bici nella strada agrigentina in assoluto più frequentata da questo mezzo: la SP 71, l’unica strada che permette di andare a Punta bianca.
Da oggi migliaia di frequentatori di questa strada rischieranno una multa salata!”
Mareamico non cita il disagio dei residenti che potranno andare e tornare dalle loro abitazioni con le macchine e con tutti i mezzi compresi i calessi e non con la bicicletta.
C’è poi da considerare il turismo su due ruote. Ma si vuole davvero affossare il territorio? Ne abbiamo parlato con il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè che assolutamente all’oscuro della decisione dell’ex Provincia, si è impegnato lunedì prossimo ad un confronto con il Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
Intanto, il commento di tutti sul divieto è uno sconcertante “nu ci si cridi”.

Nasce il “Corso di Laurea in Educazione e interpretazione del patrimonio storico-archeologico e artistico”. Il nuovo percorso di Studi, Laurea Magistrale interclasse tra Archeologia e Storia dell’arte, promosso dall’Università degli Studi di Palermo, in partenariato con il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, rappresenta una novità nel panorama universitario italiano. L’iniziativa è stata illustrata a Casa Sanfilippo, sede del Parco, dai docenti dell’Ateneo di Palermo.