Novembre 2023 - Pagina 11 di 34 - Sicilia 24h
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Abbiamo dato notizia della morte certa di Alberto Re attraverso fonti autorevoli come quelle del 118, per di più date al sindaco di Agrigento Francesco Miccichè.

Adesso si apprende che Alberto Re sta lottando tra la vita e la morte in sala di rianimazione dell’ospedale di Agrigento. Di certo è che le sue condizioni sono disperate.

Seppur non di nostra volontà, ci scusiamo con i lettori.

Un vero e proprio dramma. Si toglie la vita con un colpo di pistola Alberto Re, organizzatore del Paladino D’Oro al teatro Pirandello di Agrigento e che ieri aveva suscitato qualche polemica per il fatto che nessuno sapesse niente di questa manifestazione e che erano stato elargito a favore della stessa manifestazione 35 mila euro.

Le notizie sono ancora frammentarie; Alberto Re è stato portato in sala di rianimazione ma le sue condizioni sono disperate; a reggere è soltanto il suo cuore. Ieri lo stesso Re era stato anche intervistato da un quotidiano on line per cercare di spiegare alla gente la fattibilità di un evento del quale nessuno ne fosse a conoscenza.

Ha cercato di dare spiegazioni ma sui social si è scatenato un vero e proprio putiferio.

Sembra che Alberto Re non abbia retto il putiferio scatenatosi sui social da parte di tutti. E’ stato travolto sui social da alcune polemiche relative al costo dell’iniziativa, a carico di Comune e Regione, e alla scarsa affluenza di pubblico agli eventi in programma.

Stamani l’insano gesto: un colpo di pistola alla testa, sembrerebbe dinnanzi alla moglie e ai figli. Pare anche che Alberto Re abbia lasciato una lettera.

 

Leggiamo con indifferenza, leggermente infastiditi, la classifica annuale nell’Indagine sulla qualità della vita del 2023 realizzata da ItaliaOggi e da Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma. Nello stilare la classifica si tiene conto di dimensioni diverse: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, tempo libero e turismo, reddito e ricchezza. Se fossi agrigentino, (non lo sono ma amo tanto questa città) cercherei di comprendere il perché per poi attivarmi da subito a trovare soluzioni. Nel 2022 Agrigento si trovava al 103 esimo posto, quest’anno addirittura al quartultimo posto. Comincerei dalla spazzatura che la fa da “biglietto da visita”. Percorrendo la strada ex scorrimento AG CL. li trovi ai margini ed anche nelle aree di emergenza. Sono lì, immobili coloratissimi sacchetti di spazzatura. Non raffigurano certamente una natura morta firmata da Paul Cèzanne ma “munnizza” firmata da incivili. Per quanto riguarda il lavoro, è vero che manca o per meglio dire primeggia quello povero. Oggi una delle emergenze di Agrigento è quella del lavoro vero, del precariato, dei salari, delle disuguaglianze, dei giovani che non trovano impiego e della correlativa mancanza di politiche sociali volte a risolvere quella che un tempo veniva chiamata la questione sociale. Su questo versante si è fatto poco e pressato (la politica) niente. E pensare che Agrigento ha visto illustri politici sedere in Parlamento. Per quanto riguarda i reati, non me ne vogliano i milanesi, Milano si conferma maglia nera. Riguardo gli spazi verdi, la mobilità, servizi, tempo libero, suggerirei al Sindaco di Agrigento di avviare un “progetto AG sostenibile” chiamando a raccolta ragazzi, studenti per coinvolgerli nell’individuazione di soluzioni sostenibili per le aree urbane del “giorno dopo”. I giovani hanno idee meravigliose. Riguardo il turismo, Agrigento non ha bisogno di “biglietti da visita”. Famosa nel mondo per la sua Valle dei templi, imponente testimonianza della Sicilia greca e patrimonio dell’umanità per l’Unesco. Basterebbe “aggiustare” qualcosa, ascoltando chi lavora quotidianamente nel settore. Ad esempio gli albergatori, le guide turistiche.  Per superare il fascino delle Dolomiti e il cuore pulsante delle metropoli del nostro Paese, bisogna rimboccarsi le maniche, senza se e senza ma.

Nell’ambito della trentennale inchiesta sulla strage di via D’Amelio sono emerse adesso delle intercettazioni a carico dei fratelli imprenditori Buscemi, coinvolti a suo tempo nell’indagine “mafia e appalti”. Su tali intercettazioni saranno compiuti accertamenti tecnici irripetibili disposti dalla Procura di Caltanissetta, il prossimo 28 novembre, a Roma, nel Laboratorio di fonica del Ris dei Carabinieri. Dei nastri, ovviamente deteriorati e per ascoltare i quali saranno necessarie speciali apparecchiature, ha appena raccontato in Commissione parlamentare antimafia l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli di Borsellino. Trizzino ha precisato che le intercettazioni erano state distrutte dopo l’archiviazione firmata dal pubblico ministero Gioacchino Natoli. Una verifica negli uffici giudiziari ha permesso invece di recuperarli.

Ad Agrigento in via Atenea due immigrati armati di coltello hanno sorpreso una coppia di giovani turisti francesi, lui 23 anni e lei di 19 anni, li hanno minacciati e rapinati di 500 euro in contanti nel portafoglio e due telefoni Iphone 11. Lui avrebbe tentato di trattenere gli extra comunitari ma loro sono fuggiti. E’ stato lanciato l’allarme. I Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Agrigento hanno raccolto la denuncia. Sotto esame i video delle telecamere di sorveglianza nella zona.

Finanziati al Comune di Realmonte  tre progetti: Il primo riguarda interventi di consolidamento  della zona sud-ovest  del centro abitato in via Udine nell’area dell’asilo nido,  per un importo di 1.740.000,00 fondi inerenti il Patto per lo Sviluppo della Regione Siciliana. Il secondo progetto, riguarda sempre  lavori di  consolidamento della zona sud –ovest  del centro abitato, in prossimità della scuola elementare  posta a valle  di via Palermo, per un importo di 1.335.000,00 e, per  ultimo l’Assessorato regionale della Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, ha  finanziato il progetto “ MOVIMENTI”, per un importo pari a circa 70 mila euro, realizzato in partenariato  con l’Associazione JIGORO KANO ASD APS di Realmonte .

“Esprimo la mia più grande soddisfazione – dichiara il sindaco Sabrina Lattuca-per questo ulteriore traguardo, a beneficio dell’intera comunità di Realmonte”

Condividendo l’istanza di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero di Agrigento, Paola Vetro, titolare dell’inchiesta, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha rinviato a giudizio 11 imputati presunti responsabili, tra il 2017 e il 2019, di abusi e irregolarità all’Agenzia delle Entrate e al Comune per accelerare e sbloccare iter edilizi a Lampedusa. Si tratta di Alberto Cucchiara, 76 anni; Angelo Favata, 49 anni; Pasqualino Gallo, 59 anni; Natalizia Dell’Anna, 60 anni; Crocifissa Gibilaro, 73 anni; Pietro Tuccio, 77 anni; Vincenzo Tuccio, 77 anni; Maria Tuccio, 43 anni; Rosa Lucia Saltalamacchia, 60 anni; Ornella Saltalamacchia, 53 anni; e Maria Saltalamacchia, 56 anni. La prima udienza è in calendario il prossimo 14 gennaio innanzi alla sezione del Tribunale presieduta da Wilma Mazzara.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Il ministro per l’Ambiente annuncia la nomina a breve di Schifani come commissario per l’installazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Prima sarà necessario approvare il nuovo “Piano dei rifiuti”. Lo stato dell’arte.

Il ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato che nel prossimo decreto utile, in cui sarà dichiarata ammissibile la norma redatta in collaborazione con gli uffici della Regione, il presidente Renato Schifani riceverà la nomina a commissario per la costruzione degli inceneritori in Sicilia.

Il primo compito del nuovo commissario sarà definire il “Piano dei rifiuti” parallelamente all’avvio delle procedure per i termovalorizzatori. Picchetto ha sottolineato: “Il primo atto del commissario sarà approvare il ‘Piano dei rifiuti’, qualora l’Assemblea Regionale non lo faccia. E ciò perchè la nomina da sola non risolverà tutto per l’avvio dei termovalorizzatori. E’ necessario invece avere un ‘Piano dei rifiuti’ che preveda la raccolta differenziata con specifiche caratteristiche, poiché nei termovalorizzatori non è possibile conferire qualsiasi tipo di rifiuto”.

Il governatore Schifani ha ringraziato il ministro per l’annuncio e ha auspicato che il provvedimento sia attuato al più presto, ravvisando la necessità di affrontare le emergenze attraverso norme speciali per risolvere innanzitutto il problema attuale dei rifiuti inviati all’estero, con costi per decine di milioni di euro. Nel frattempo la revisione del “Piano dei rifiuti” imposta alla Regione dal Ministero rallenta tutte le procedure.

E il deputato e già commissario della Lega in Sicilia, Nino Minardo, afferma: “La discussione sul nuovo ‘Piano rifiuti’ messo a punto dalla Regione può e deve essere l’occasione per un reale cambiamento sullo smaltimento e per archiviare lo stato d’emergenza permanente. Serve però accelerare sui termovalorizzatori. Il Governo regionale sta facendo la sua parte ma è fondamentale che anche da Roma venga un segnale importante e non una benevola pacca sulla spalla” – conclude. Mentre Palermo e Roma discutono, incombe il rischio della saturazione delle discariche esistenti. Secondo un calcolo degli uffici regionali, si potrà continuare a smaltire per un altro anno e mezzo con gli spazi attualmente esistenti.

A fronte di ciò il nuovo “Piano dei rifiuti” prevede l’installazione di 18 impianti di compostaggio per lo smaltimento e il trattamento della frazione organica, e 12 Tmb, che sfruttano l’abbinamento di processi meccanici e biologici, quali la digestione anaerobica e il compostaggio. Appositi macchinari separano la frazione umida dalla frazione secca (come carta, plastica, vetro, inerti) che può essere in parte riciclata oppure usata per produrre combustibile derivato dai rifiuti (il Cdr), rimuovendo i materiali incombustibili. A stretto giro di posta la differenziata dovrà aumentare dall’attuale 50 al 65 per cento. Entro il 2035 l’indifferenziata dovrà invece ridursi sotto il 10 per cento.

Giuliana Miccichè

Il legale di Salvatore Borsellino, l’avvocato Fabio Repici, ascoltato dalla Commissione nazionale antimafia sulle stragi del 92-93 e sul dossier mafia e appalti. I dettagli.

In Commissione nazionale antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, impegnata in un’inchiesta conoscitiva sul periodo delle stragi tra il ’92 e il ’93, e sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio, è stato ascoltato l’avvocato Fabio Repici, che assiste Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo.

In riferimento alla valenza e agli obiettivi delle stragi, Repici ha affermato: “E’ assolutamente un’ulteriore guerra mossa alla realtà quella di separare le stragi commesse in Sicilia nel ’92 e quelle commesse in continente non solo nel ’93 e nel ‘94. Per voce unanime di tutti i collaboratori di giustizia, non solo siciliani, che hanno riferito sulle stragi in generale del biennio ’92-’94, ma in particolare le stragi del 1992, non ce n’è stato uno solo che abbia segnalato all’autorità giudiziaria che quelle stragi avrebbero avuto una funzione stabilizzatrice del sistema di potere. Le stragi del 1992 e del 1993 sono state stragi destabilizzanti, per abbattere la Prima Repubblica. E il primo atto stragista del 1992, ovvero la strade di Capaci, ha avuto come immediato effetto, riconosciuto da sentenze irrevocabili, quello di impedire a Giulio Andreotti di essere eletto Presidente della Repubblica, cosa che invece era, nei fatti, operazione non dico solo possibile, ma probabilmente già in atto. Su questo io rimando alle dichiarazioni di chi, secondo le sentenze irrevocabili, è stato il principale esecutore della strage di Capaci, e cioè Giovanni Brusca”.

E poi, in riferimento alla tesi del dossier “mafia e appalti” come causale della strage di via D’Amelio, l’avvocato Repici ha risposto: “Nessuno dei soggetti coinvolti nel dossier ha avuto rapporti con Giuseppe Graviano. Un dato è indiscutibile: la parte esecutiva della strage di via d’Amelio è stata supervisionata, controllata ed eseguita da Giuseppe Graviano, capo mandamento al tempo di Brancaccio, e dai suoi uomini. Tutti i soggetti in qualche modo coinvolti, o coinvolgibili, nelle vicende in negativo del dossier ‘mafia e appalti’, sono soggetti che, in realtà, all’avvio della Seconda Repubblica erano defunti o dei fantasmi rispetto al sistema di potere che nel frattempo aveva raggiunto dei nuovi equilibri. Il depistaggio di via D’Amelio non è stato fatto per coprire ‘mafia e appalti’.

Poiché si tratta – come acclarato dalle sentenze – del più grande depistaggio della storia giudiziaria d’Italia, io vorrei capire che scopo abbia avuto il più grande depistaggio, costruito con le false dichiarazioni di Vincenzo Scarantino: quello di tutelare dalle investigazioni i soggetti coinvolti in ‘mafia e appalti’, che non esistevano più fisicamente o che non esistevano più tra i ranghi del potere? E’ ovvio che questa è, anche per via logica, l’ulteriore dimostrazione di come oggi, a 31 anni di distanza dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio, sostenere quella ipotesi vuol dire veramente portare ulteriori ostacoli alla già faticosa, mai abbastanza faticosa ricerca della verità”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

A Licata la notte tra l’1 e il 2 luglio scorsi un ragazzo di 17 anni di Licata, al culmine di un litigio, ha accoltellato il figlio, di 24 anni, di un noto chef. La lama, tra l’altro, gli ha perforato la milza, che è stata asportata dopo il ricovero in prognosi riservata. Il sostituto procuratore presso il tribunale per i minorenni, Massimo Russo, ha depositato istanza di rinvio a giudizio per tentato omicidio aggravato dai futili motivi e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. Oggi si è svolta la prima udienza preliminare innanzi al giudice per le udienze preliminari del tribunale per i minorenni Antonina Pardo. Il giudice, accogliendo la richiesta dei difensori dell’imputato, gli avvocati Salvatore Manganello e Alberto Caffarello, ha sostituito la misura della custodia cautelare in carcere con la meno afflittiva dei domiciliari. Si profila il rito abbreviato e l’eventuale affidamento in prova.