Ottobre 2023 - Pagina 28 di 38 - Sicilia 24h
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E’ stato presentato, questa mattina, presso il Palazzo della Prefettura di Agrigento, il progetto “Io non ci casco”, finanziato dal Fondo Unico di Giustizia del Ministero dell’Interno e realizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Agrigento. Si tratta di una campagna di prevenzione e contrasto alle truffe agli anziani. Presenti il prefetto Filippo Romano, il sindaco Franco Miccichè, l’assessore comunale alle politiche sociali Marco Vullo e la coordinatrice del progetto Teresa Urso.

“Attraverso questa iniziativa – continua Vullo – per la quale ringrazio in modo particolare il prefetto Romano, e il personale dell’Ufficio provinciale del Governo per l’impegno profuso, vogliamo potenziare l’informazione e fornire un aiuto serio e concreto per rendere più sicura la quotidianità ai nostri anziani”. Nel corso dell’incontro, tra gli altri, sono intervenuti il questore, Emanuele Ricifari, i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, Nicola De Tullio e Edoardo Moro e l’ispettore della sezione operativa per la sicurezza cibernetica della polizia postale, Fabio Condello.

 

Seppur con molta sofferenza, ieri siamo stati zitti a seguito di una esternazione dell’on. Margherita La Rocca Ruvolo la quale lamentava, causa cattivissima gestione dei vertici Asp, il fatto che dall’ospedale di Agrigento stanno scappando via tutti i medici.

Lo ribadiamo, dopo aver letto questa esternazione, con molta difficoltà ce ne siamo stati zitti.

Oggi, la sindaca di Montevago, continua imperterrita a perdere occasione per stare zitta e tornando sull’argomento sanità in Sicilia, lamenta sul tavolo delle trattative la presenza ingombrante degli uomini della DC di Totò Cuffaro, nonchè del suo omologo componente della sesta commissione Salute Carmelo Pace.

Lancia una pesantissima metafora contro Cuffaro ( “Nessuno pensi di tornare a parlare di sanità e nomine nel retrobottega di qualche negozio, le decisioni sulla salute dei siciliani devono essere assunte in modo trasparente e concertato”), mentre si discute su una ipotesi di riforma della sanità siciliana, oggi nello sbando  più totale.

La Rocca Ruvolo nota la presenza “ingombrante” (e forse inaspettata) di una DC tornata prepotentemente alla ribalta grazie ad un lavoro certosino (che piaccia o no, ma i numeri sono numeri e i maccarruna inchinu a panza...) dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

E quindi; ieri esternava le pesanti difficoltà avute dall’Asp di Agrigento che sta facendo scappare tutti i medici. Può, a questo punto, non sorgere una domanda spontanea? Eccola: Ma lei, La Rocca, cosa ha fatto in 5 anni di presidente della VI commissione Sanità in Sicilia in questi 5 anni per mantenere nei propri posti i medici scappati? E cosa sta facendo adesso che è rimasta nella VI commissione nella qualità di componente?

In 5 anni di presidente avrebbe potuto ribaltare ogni cosa; purtroppo, Margherita La Rocca Ruvolo, era troppo concentrata a coltivarsi il suo bacino di utenza puntando il 90% delle sue energie sul poco più di un poliambulatorio chiamato ospedale di Ribera. Del nosocomio crispino avrebbe voluto fare un piccolo San Raffaele dei poveri.  Ovvio che la sue iniziative abbiano avuto una sorte diversa dalle aspettative, (tranne qualche caso che non va nemmeno menzionato); ma le sue attenzioni crispine l’hanno certamente allontanata da quelli che erano e sono i veri problemi della sanità agrigentina che nessuno, lei in testa nella qualità di capo commissione, è riuscito a risolvere.

Andiamo ad oggi. Lamenta l’assenza del suo partito in quel “tavolo ristretto della maggioranza dove si discute l’ipotetica riforma sanitaria…”.

Questa frase l’ha profferita il collega Carmelo Pace e lei è andata su tutte le furie. Prima in una tv saccense e poi, (per dare maggiore peso alle sue parole) sulla rivista Insanitas, lancia strali contro Pace definendo le sue dichiarazioni “gravi ed inaccettabili; non è pensabile che lui, come ha detto, insieme al segretario della Dc, Totò Cuffaro, farebbe parte di un tavolo ristretto della maggioranza che approva preventivamente le azioni da mettere in campo anche per la sanità siciliana”.

Ed ecco la ciliegina sulla torta. La deputata conclude: “Trattandosi di questioni sanitarie, a mio avviso, a livello istituzionale si stanno facendo degli errori gravissimi perché il primo organismo a valutare le varie proposte che arrivano dall’assessorato per la Salute o dai parlamentari dovrebbe essere la commissione Sanità dell’Ars, non un gruppo ristretto”.

Insomma, come se lei avesse fatto parte (e continua a farne) della commissione che decide le varie ed eventuali da intraprendere del Circolo Operaio Feace. E noi tutti, dobbiamo assistere impotenti dinnanzi a dichiarazioni del genere? Ma lei dov’è, dove è stata, cosa ha fatto? Cosa farà?

Con una metafora (tipica di una sinistra gravemente malata) che lascia il tempo che trova (ricordiamo alla Margherita che Cuffaro è stato riabilitato dalla Giustizia italiana) teme che si possa ritornare nei retrobottega di qualche negozio per chiudere “operazioni sanitarie”.

Forse non sarà un retrobottega, come dice lei, il luogo dove poter chiudere operazioni sanitarie” ma di certo Forza Italia e sodali provinciali un altro posto lo troveranno. Che sia un bar, un posto di campagna, un ristorante, una sala (ufficialmente) per riunioni. Ma volete che La Rocca Ruvolo e il suo capetto Gallo Afflitto, al di la del luogo, non discutano oggi (e da tempo) per accaparrare questo o quell’altro Direttore o Commissario di Asp siciliane? E soprattutto chiediamo alla sindaca di Montevago, di precisare minuziosamente i metodi “caritatevoli” e benefattori che usa il Gallo quando deve accaparrarsi un posto di potere (e non solo…). Anche se non si trova in un retrobottega.

Li chiarisca, On. La Rocca, li spiattelli alla stampa i metodi da “Libro Cuore” che vengono usati in Forza Italia provinciale per ottenere anche l’aria che tutti respiriamo. E se non trova questo coraggio, si metta da parte, invece di farci ascoltare dichiarazioni che nulla hanno a che vedere con quella che è una realtà; per quanto triste e disdicevole, è una realtà che lei, parlando di retrobottega, nasconde e camuffa maldestramente per difendere uomini e soprattutto azioni degli uomini del suo partito. La smetta per favore!

Ho due nota bene da scrivere.

  1. N.B. Ha visto che non l’ho mai chiamata Margot in questo articolo?
  2. N.B. Ho sognato stanotte di incontrarla in un bar: le ho detto se voleva prendere un caffè e lei mi ha risposto di si. Mentre sorseggiava il caffè ebbe a dirmi: “Castaldo, mi dispiace ammetterlo, ma forse aveva ragione quando mi suggerì’ pubblicamente, alcuni anni addietro, di evitare di passare con Forza Italia. Con Forza Italia della provincia agrigentina. Trovano ampio spazio nella mia mente le sue parole di allora: “Un giorno si ricrederà e mi darà ragione…”.

Adesso provi a guardarmi negli occhi e mi dica cosa bolle in pentola?

E’ stato presentato all’Assemblea Regionale siciliana presso la sala intitolata a Piersanti Mattarella il Sindacato Generale Lavoratori della Scuola. Presenti  la senatrice Ella Bucalo membro della 7ª Commissione permanente (istruzione pubblica) Responsabile Dipartimento Scuola e Istruzione  Fdi , l’On. Carolina Varchi, componente della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati e Vice Sindaco di Palermo, l’On. Giusy Savarino Componente della Commissione Cultura,

Formazione e Lavoro e componente Affari istituzionali della Regione Sicilia , la quale ha portato i saluti Presidente dell’ARS On. Gaetano Galvagno, del il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Dott. Giuseppe Pierro assente in quanto trattenuto da un notevole ritardo in aeroporto, la dott.ssa Giusy Mirabelli componente del direttivo regionale SGS, Antonino Calandrino Presidente Sindacato Generale Lavoratori Scuola,i segretari provinciali di Messina Francesco Puliafito, Trapani Giovanni Oliva, Castelvetrano Francesco Napoli, Caltanissetta Giusy Vitello, Agrigento Filippo Baio. Sono pervenuti i saluti del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Prof. Massimo Midiri Rettore dell’Università degli Studi di Palermo,  Dott.ssa Maria Teresa Cucinotta  Prefetto di Palermo,  Sindaco di Catania Dott. Trantino, Una presentazione “orchestrata” brillantemente dall’Avv. Paola Antinoro, responsabile regionale delle professioni di FdI. Il Sindacato Generale Lavoratori della Scuola è una organizzazione sindacale democratica, costituita da lavoratrici e lavoratori impegnati nelle istituzioni educative e scolastiche del nostro Paese. SGS nasce caratterialmente connaturata nell’attivare nuove energie per costruire, confrontandosi, percorsi e processi di innovazione nel mondo della scuola.

SGS non vuole essere solo un sindacato a garanzia dei minimi contrattuali ma vuole tutelare il lavoratore,  in quanto persona che sceglie il lavoro come proprio programma di vita, che si aspetta dal lavoro: l’identità, il reddito, la sicurezza, cioè i fattori costitutivi della sua vita e della sua personalità. SGS non è un sindacato conflittuale, al contrario, tende ad ottenere l’avanzamento della condizione dei lavoratori attraverso il dialogo sociale con le Istituzioni . Il dialogo sociale e la partecipazione dei lavoratori alla contrattazione collettiva sono tra i principi fondamentali del pilastro europeo dei diritti sociali  e parte integrante dell’ impegno sociale congiunto di Porto del 2021 e quello successivo del 2023 dove ancora una volta si è sottolineato l’importanza dell’istruzione per affrontare le sfide attuali. La nostra organizzazione apre all’iniziativa AGENDA SUD del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Un’agenda che prevede attraverso il PNRR importanti investimenti destinati alle regioni del Mezzogiorno. Il piano messo in campo dal ministro Valditara, intende ridurre i divari territoriali, innalzare le competenze di base e quelle trasversali, contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono precoce a cominciare dalla scuola primaria –

In Sicilia abbiamo il più alto tasso di dispersione scolastica di tutta Italia. Arriviamo a punte del 28%, quando la media nazionale è del 25%. – Il piano messo in campo dal ministro Valditara, vuole introdurre metodi didattici inclusivi e innovativi –  sperimentare modelli replicabili da estendere nei territori. Un grande progetto che vede la Scuola del nostro Paese, proiettata verso una istruzione di qualità. Un progetto che deve modularsi con provvedimenti celeri e precisi. (non possiamo più attendere) Tra i più incisivi, a nostro avviso, vi è la necessità palpabile, di incrementare  il   personale ATA, parte importante ed essenziale di quella colonna portante di democrazia e futuro che si chiama scuola . La realtà nella quale camminiamo, lavoriamo, viviamo ci indirizza ad introdurre un principio che possiamo chiamare della corresponsabilità. Il Sindacato Generale Lavoratori della Scuola è consapevole e pronto ad immergersi in quella corresponsabilità utile a rafforzare, confrontandoci, ancora di più questa meravigliosa istituzione della nostra società del nostro Paese che si chiama scuola conclude Aldo Mucci del direttivo nazionale SGS.

Un nuovo traghetto, di totale proprietà della Regione Siciliana e interamente “Made in Sicily”, svolgerà il servizio di collegamento con Lampedusa e Pantelleria. Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, hanno firmato a Palazzo d’Orleans, in presenza dell’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità, Alessandro Aricò, il contratto per la costruzione di un nuovo traghetto per un importo a base d’asta di quasi 120 milioni di euro. Sarà costruito interamente nel cantiere navale di Palermo. E sarà consegnato nel 2026. Lunghezza di circa 140 metri e 14.500 tonnellate di stazza lorda. 19 nodi di velocità massima e una capacità di 1.000 persone e 200 automobili a bordo. Motore dual fuel, ovvero alimentato a diesel e gas naturale liquefatto, il combustibile marino più pulito attualmente disponibile, che abbatte significativamente le emissioni di ossido di azoto e di zolfo. Disporrà inoltre di un impianto fotovoltaico che, grazie all’accumulo di energia in un gruppo batterie, garantirà la permanenza in porto a emissioni zero per circa quattro ore.

Il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, ribadisce: “Non negoziabile il ripristino delle Province. Avanti tutta sui termovalorizzatori”.

Secondo il disegno di legge già approvato dalla Commissione Affari istituzionali all’Assemblea Regionale, alle urne per l’elezione diretta delle Province in Sicilia si sarebbe stati tra il 15 ottobre e il 30 novembre. E invece il tutto si è arenato. Infatti, bisogna prima attendere l’approvazione in Parlamento della legge nazionale di riforma delle Province, che è sotto esame in Commissione Affari istituzionali al Senato, per evitare che la riforma approvata in anticipo in Sicilia sia impugnata dal governo nazionale. Dunque è molto probabile che si voterà tra il 15 aprile e il 30 giugno 2024 in concomitanza con le Europee. Anche perché in Parlamento il disegno di legge si è altrettanto arenato a fronte di altri punti all’ordine del giorno di rilievo, come la Finanziaria. E la discussione è stata rinviata a dopo l’approvazione della Legge di stabilità targata Meloni, e quindi a novembre. In Sicilia dunque il governo ha rinnovato le nomine dei commissari nelle ex Province. A fronte di ciò, l’ex presidente della Regione e segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, ribadisce come irrinunciabile ed essenziale il ripristino delle ex Province.

E prospetta: “Approveremo la legge, sulla data del voto troveremo un’intesa. Le Province sono rimaste in piedi, seppur con un nome diverso, e con esse anche i costi. Sarebbe ridicolo non farle con la scusa delle spese per indennità e gettoni di presenza. La democrazia ha un costo. Le Province erano nel programma con il quale Schifani ha chiesto e ottenuto il voto dei siciliani. La gente ora aspetta il ritorno di questi importanti enti di collegamento tra Regione e Comuni” – conclude. Secondo il democristiano Ignazio Abate, presidente della Commissione regionale Affari istituzionali che ha già approvato la proposta di legge, il governo nazionale non impugnerebbe la riforma se approvata prima in Sicilia. E spiega: “Il governo nazionale non ha impugnato la legge che autorizzava la proroga dei commissariamenti nelle Province. In quella norma è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto in primavera per quanto riguarda gli enti”.

E ancora Cuffaro rilancia un altro tema cruciale altrettanto a fondamento del programma politico e amministrativo del governo Schifani, ovvero la costruzione dei termovalorizzatori, avviata peraltro da lui stesso all’epoca della sua presidenza della Regione. E afferma: “Qualcuno forse intende bloccare la costruzione di impianti che servono alla Sicilia perché metterebbero fine all’emergenza rifiuti e salverebbero i Comuni dal rischio default. Si riscontrano manovre attorno alla legge che regola l’impiantistica relativa ai rifiuti. Forse qualcuno ha cambiato idea, noi no di certo, e chiediamo che sia mantenuto un impegno preso con gli elettori”.

Giuliana Miccichè

Per la prima volta in 31 anni un’esponente istituzionale ha avvertito il dovere di invocare perdono alla famiglia di Paolo Borsellino: Chiara Colosimo, presidente della Commissione antimafia.

Per la prima volta in 31 anni un’esponente istituzionale ha avvertito il dovere di invocare perdono alla famiglia di Paolo Borsellino. E’ stata Chiara Colosimo, presidente della Commissione nazionale antimafia, che, a conclusione delle audizioni dei figli del giudice e dell’avvocato Trizzino marito di Lucia Borsellino, ha dichiarato rivolgendosi a loro: “Il giudice Borsellino ci ha lasciato un insegnamento da gigante morale, quale era, di perseguire sino alla fine la giustizia, qualunque persona coinvolga e qualunque cosa questo comporti. E io, col rispetto che devo a chi siede a fianco a me, intendo proseguire su questa strada. Io vorrei dire una sola cosa, perché non credo che ci sia molto da aggiungere prima di riprendere questa audizione in una data concordata, il prima possibile perché si possa concludere e perché i commissari possano fare le loro domande. Credo che noi dovremmo chiedere perdono se non siamo riusciti in tutti questi anni a dare una risposta alle tante domande che fin qui avete posto, e lo avete fatto con sofferenza e amore che ci avete trasmesso. Abbiamo sentito il cuore batterci nei timpani. Quindi, riprendendo quello che dicevo all’inizio, vorrei che di questa Commissione non si avesse mai a dire che non si è fatto quello che si doveva fare. Grazie a tutti”. Punto. A futura memoria. E al termine delle audizioni è stata la famiglia del magistrato vittima della strage di via D’Amelio a esporre i dettagli più di rilievo. Lucia Borsellino ha affermato: “Vi è ancora il buio istituzionale che avvolge la sottrazione dell’agenda rossa, di cui risentono le indagini: sarebbe stata una fonte inoppugnabile di informazione. Ci è stata data una verità della menzogna, e dopo 31 anni non possiamo vederci negato il diritto di porre domande né accetteremo verità che non siano sostenute da rigore e ricostruzioni che non abbiano riscontri. Non ci è dato sapere se e come mai non fu fatto nell’immediato del dopo strage l’esame del Dna, tenendo conto che l’esplosione non aveva distrutto la borsa, ma l’aveva solo un po’ ammaccata e bruciacchiata. Un altro aspetto che constatiamo dopo questi 31 anni sono i silenzi e i ‘non ricordo’ di molti uomini delle istituzioni. Il tempo trascorso è stato reso infruttuoso anche dal mancato coordinamento tra le Procure di Palermo e Caltanissetta, come nei casi del pentito Scarantino, dalla mancata citazione come testimone o persona informata sui fatti del procuratore Giammanco, e dalla sottrazione delle chiamate in entrata del cellulare di mio padre, altra fonte informativa preziosa che ci avrebbe consentito di risalire alla sua rete di contatti, e che ci avrebbe permesso di arrivare ai livelli istituzionali presso cui va cercata la responsabilità di azioni e omissioni”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Un incidente lungo l’autostrada A-20 Palermo-Messina ha provocato la morte di un medico di 43 anni, Francesco Vincenzo Maniaci, di Sant’Agata di Militello nel Messinese, a lavoro all’Azienda sanitaria provinciale peloritana. Tra gli svincoli di Campofelice di Roccella e Cefalù, la sua automobile è stata colpita da un albero caduto al chilometro 175. Inutile si è rivelato il tempestivo intervento dei sanitari del 118. Sul posto a lavoro anche Polizia Stradale e Anas per rimuovere il tronco dell’albero che ha invaso l’intera carreggiata.

La premessa è che si condanna sempre il terrorismo, la violenza e le guerre. Tutte le guerre. Ma la storia non va dimenticata e la realtà va raccontata tutta, altrimenti non è storia e non è neanche cronaca. Non dobbiamo pertanto farci salire le lacrime agli occhi solo per quello che sta succedendo nelle ultime ore, ma dovremmo piangere anche tutto quello che è stato e che ancora è, senza che nessuno abbia voglia di raccontarlo perché scomodo. E per me non è la prima volta che questa “storia scomoda” la racconto. Leggi qui 

Dal 2007 la Striscia di Gaza, quella che gli israeliani stanno bombardando in queste ore, è una prigione a cielo aperto, e dopo gli ultimi avvenimenti è destinata a rimanere così per sempre.

A due giorni dall’attacco di Hamas le domande sono tante e molte di queste, senza risposte. E sono tutte domande che riguardano il futuro, anche quello prossimo.
Quanto sarà lunga e sanguinosa questa rappresaglia?
Quanti saranno i morti, gli ostaggi?
Quanto resisteranno le forze palestinesi che hanno attraversato il confine, e che per la prima volta in 75 anni hanno preso il controllo all’interno della striscia di Gaza?
Quanto saranno coinvolte le potenze circostanti, come il Libano?
A queste domande si può forse rispondere andando indietro e analizzando quel conflitto mai risolto e mai abbastanza sotto i riflettori per poter virare verso degli equilibri, che sono ormai compromessi per sempre.
Le forze armate di Israele stanno riprendendo il possesso dei centri abitati a Gaza, e stanno pianificando una invasione che loro definiscono “inevitabile”.
Tutti i giornali stanno raccontando le azioni di Hamas sugli israeliani, ma nessuno (o quasi) racconta l’altra realtà cioe che durante l’operazione chiamata da Israele “Spada di ferro” ci sono stati dei massicci bombardamenti che sabato notte hanno ucciso 370 palestinesi (civili, di cui 20 bambini), che hanno ferito altre 2000 persone, che hanno distrutto edifici non solo militari ma anche residenziali e ridotto in macerie il grattacielo di 14 piani  e 100 appartamenti, che ospita anche le sedi di tv e giornali. E poi ancora sedi di istituzioni di beneficienza e ong, e tantissimi appartamenti civili.

Tutto questo dove la guerra non era mai finita, mai finita; dove i bombardamenti non sono arrivati adesso, ma continuano da sempre.
Secondo il consiglio dei rifugiati, a febbraio 2000 case erano già in rovina a seguito degli attacchi degli israeliani che sono avvenuti incessantemente negli ultimi 10 anni.
Secondo il report di Medici Senza Frontiere, le forze israeliane sempre sabato hanno colpito una clinica e un’ambulanza davanti all’ospedale Nasser, a sud di Gaza, uccidendo una infermiere e l’autista dell’ambulanza; sono state danneggiate anche le colonnine per l’ossigeno. Negli altri ospedali, si stanno usando i gruppi elettrogeni ancora funzionanti, per sostenere l’arrivo costante di feriti.
Secondo le Nazioni Unite, in 20 mila hanno lasciato le zone confinanti con Gaza per trovare rifugio nelle scuole delle Nazioni Unite.
Ma cos’è Gaza. Bisognerebbe spiegarlo anche nelle scuole.
Gaza è un gigantesco campo profughi che dal 2007 vive una profonda crisi umanitaria. Questo dalla vittoria elettorale di Hamas, stesso protagonista della tragedia di questi giorni.
Da allora Israele impone su tutta la striscia un blocco aereo, terrestre e marittimo.
Netanyahu ha dichiarato di voler bombardare i covi di Hamas per ridurli in rovine e le organizzazioni locali stanno chiedendo corridoi umanitari per evacuare la popolazione.
I palestinesi quando hanno sentito le parole “lasciate Gaza” hanno risposto “non sappiamo dove andare”. Non sanno dove andare oggi, mentre gli israeliani bombardano, ma non sapevano dove andare neanche prima, quando sopravvivevano con 3 ore di elettricità al giorno. Oggi c’è l’interruzione totale della fornitura energetica.
Questa decisione presa dal ministro dell’energia di Tel Aviv è considerato un crimine di guerra. Nessuno ha pensato a Gaza mai.
Nessuno pensa oggi a quei due milioni di persone che non hanno modo di uscire dalla striscia e sono coloro che pagheranno (come sempre) il prezzo più alto degli eventi.

Ci sono degli avvenimenti che hanno un grande peso simbolico, come l’immagine del bulldozer che ha sfondato la barriera di sicurezza israeliana. Per gli abitanti di Gaza quella è la prima vittoria e la resistenza all’occupazione che dura da venti lunghi anni. Per loro quello che sta accadendo adesso è “un copione che si ripete”.
Cosa ci si aspettava? Che due milioni di vite rimanessero passive ed imprigionate per sempre? Si badi bene, nessuno è a favore del terrorismo di Hamas, anche perché Hamas non rappresenta i palestinesi che sono gente semplice e pacifica.
È solo una lecita domanda.
Il futuro vede altri morti, tanti morti. Da una parte e dall’altra, certo.
Ma per 20 anni, i leader mondiali cosa hanno fatto? Per lavarsi un pochino la coscienza hanno contribuito con una risposta umanitaria, ma neanche in maniera sufficiente e costante.
Così tanti morti (sia israeliani che palestinesi) non si vedevano dal 2000, dalla seconda Intifada, dall’insediamento illegale dei coloni in Cisgiordania, e dalle violenze nelle moschee.

Per questo i fatti drammatici di questi giorni non sono riconducibili solo alle falle nella sicurezza dei servizi israeliani, ma anche alle responsabilità politiche. Sì, politiche. Perché la politica c’entra sempre. Perché Netanyahu per 15 anni ha inculcato la sua visione del conflitto, che prevede l’isolamento assoluto di Gaza, perché la sua politica ha apertamente ignorato l’esistenza e i diritti dei palestinesi.
E oggi la ritorsione per l’attacco sferrato da Hamas, verrà pagata anche con il sangue dai civili di Gaza. Questa storia recente, lascerà segni indelebili. L’era Netanyahu è in grave, gravissima crisi e poi Hamas si rafforzerà in Cisgiordania, dove la popolazione è lontana dalla politica dell’Autorità Palestinese, considerata troppo debole. E la cosa ancor più grave è che tutto questo, possa generare nei palestinesi frustrati e nei giovani la consapevolezza che a risolvere la situazione potesse essere solo il gruppo armato. E questo sarebbe un cane che si morde la coda, con il sangue dei civili che continuerà a scorrere e il rischio che nuovi estremismi possano affacciarsi nei tempi a venire.

Dal 15 giugno al 15 settembre la Polizia stradale agrigentina, capitanata dal vice questore, Andrea Morreale, ha sorpreso complessivamente 15 ubriachi, o anche drogati, alla guida, a rischio della incolumità propria e altrui. Sono state ritirate 15 patenti, in un caso anche ad un neo patentato. Tra i 15 alterati ne sono stati denunciati 12. Negli altri 3 infatti sono stati riscontrati 0,80 grammi di alcol per ogni litro di sangue, e sono stati solo sanzionati, con ritiro patente. Durante i prossimi 5 fine settimana la Polizia stradale sarà impegnata in una intensa attività preventiva che si concluderà il 19 novembre, giornata in memoria delle vittime della strada. Fra gli obiettivi prioritari vi sarà il contrasto alla guida sotto l’effetto di alcol o droghe, che sono le principali cause di incidenti stradali.

A Palma di Montechiaro i Carabinieri hanno arrestato un palmese di 38 anni, già noto alle forze dell’ordine, indagato di maltrattamenti in famiglia. Lui sarebbe responsabile di continue violenze fisiche e psicologiche a danno della moglie, peraltro in stato di gravidanza. Lei, esasperata dalle continue minacce e vessazioni subite dal marito, lo ha con coraggio denunciato ai Carabinieri, che hanno attivato innanzitutto il codice rosso a sua tutela. Poi hanno indagato e documentato gravi condotte delittuose dell’indagato, perpetrate dal maggio scorso. La Procura ha ordinato l’arresto, condiviso dal Tribunale, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e per il pericolo di reiterazione dei reati. E’ stato trasferito in carcere.