Oggi, 15 marzo, ricorre la Giornata nazionale dei disturbi alimentari. Come ormai consuetudine, questa sera, il tempio di Ercole nella Valle dei Templi di Agrigento sarà illuminato di viola, riproponendo e rilanciando un’iniziativa di Stefano Tavilla, padre di Giulia, una ragazza di 17 anni morta vittima della bulimia. L’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, in collaborazione con il Comune e il Parco della Valle dei Templi, intende così lanciare un messaggio di sensibilizzazione. Seguiranno altre iniziative volte allo stesso fine, come il 30 marzo, a cura di “Metabolé”, il servizio aziendale per il trattamento dei disturbi alimentari diretto dalla dottoressa Angela Bruno, con un convegno all’Istituto scolastico “Nicolò Gallo”.
Al Comune di Naro è stata bocciata la mozione di sfiducia al sindaco Maria Grazia Bradara. La minoranza, maggioritaria nei numeri, si è spaccata in aula dopo un serrato e vivace dibattito. Se la mozione fosse stata approvata, a Naro si sarebbe votato i prossimi 28 e 29 maggio per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale. A proporre il ritiro della mozione sono stati due degli stessi firmatari, i consiglieri di opposizione Cangemi e Cremona. A favore della mozione hanno votato sei consiglieri: Arnone, Gallo, Licata, Palmeri, Scanio e il presidente del Consiglio comunale Valvo, contro il quale il consigliere Todaro ha prospettato una mozione di sfiducia non ritenendolo più “super partes”.
Dopo circa quattro anni di inattività, ieri mattina al Comune di Realmonte, si è riunito il Consiglio di Amministrazione dell’Unione dei Comuni “Vigata – Scala dei Turchi” , presieduto dai sindaci di Realmonte, Sabrina Lattuca e di Porto Empedocle, Calogero Martello. Durante la seduta, è stata nominata presidente dell’Unione, l’Avv. Santina Lattuca. Oltre ai sindaci, i componenti del CdA sono: Antonio Fugallo e Rosalia Anastasi, assessori del comune di Realmonte, Marilu’ Caci ed Alessandro Palumbo Piccionello, assessori del comune di Porto Empedocle è stato nominato segretario dell’Unione dei Comuni, Piero Amorosia, già segretario del comune di Realmonte. Si procederà successivamente alla costituzione dell’assemblea dell’unione dei Comuni costituita da consiglieri comunali di ambedue comuni.
“Ringrazio il CdA dell’Unione dei Comuni per avermi nominata presidente- afferma il sindaco di Realmonte, Sabrina Lattuca- Ho accettato l’incarico con la riserva di un’attività gestionale seria, atta a verificare lo stato di questa unione. Ho già chiesto al segretario del comune di Realmonte,Piero Amorosia, nominato anche segretario dell’Unione dei Comuni, una ricognizione scrupolosa per le attività successive. Il tentativo è quello di portare avanti un lavoro di squadra, di crescere nella giusta direzione, considerando le infrastrutture ed i servizi che possano rendere questi luoghi piu’ efficienti e fruibili. Ringrazio il sindaco Martello ed i componenti il Cda. Da oggi sarà avviata un’attività seria e scrupolosa . Speriamo che questo grande lavoro di squadra tra due comuni vicini, sortisca gli effetti sperati”.
“ Abbiamo rimesso in moto l’Unione dei Comuni- spiega il sindaco di Porto Empedocle- Calogero Martello- quale strumento indispensabile perche i due comuni essendo limitrofi hanno le stesse caratteristiche ed esigenze .Rappresenta per noi un momento importante, vista la necessità di portare avanti dei progetti che debbono passare obbligatoriamente dall’Unione dei Comuni. Ci auguriamo che dopo il passaggio odierno, si possa mettere in moto una locomotiva importante per questi territori”
A Canicattì, in via Pirandello, ignoti ladri si sono intrufolati, forzando un ingresso, nella scuola media “Gangitano”, hanno rubato 15 lettori Mp3, e, rovistando dappertutto, hanno danneggiato cinque porte, altrettanti armadi in alluminio e quattro lucernai. Ingenti i danni. E’ stata sporta denuncia ai Carabinieri. Indagini in corso.
A Ribera, in corso Umberto, un malvivente, travisato con un passamontagna e armato con un coltello, è irrotto in un negozio di ottica e ha rapinato l’incasso, circa 100 euro. Indagano i Carabinieri della locale Tenenza.
Preso di mira dai ladri uno dei più importanti negozi di elettronica della provincia di Agrigento. Ignoti malviventi, infatti, nella notte hanno tagliato una serie di inferriate di protezione e sono entrasti nel negozio.
Una volta dentro hanno cercato di razziare il più possibile; non solo materiale elettronico ma anche le monete contenute all’interno dei distributori snack.
Indagano i carabinieri mentre la Procura ha aperto un filo di inchiesta.
“Non posso andarmene da Castelvetrano. Vincerebbero quelli che avrebbero voluto farmi saltare in aria. Sono loro che se ne devono andare”. Lo sfogo di Giuseppe Cimarosa, figlio di una cugina di Messina Denaro.
Giuseppe Cimarosa, 40 anni, è il figlio di una cugina di Matteo Messina Denaro, Rosa Filardo, che a sua volta è vedova di Lorenzo Cimarosa, che, poco prima della morte a 56 anni di età per cause naturali l’8 gennaio del 2017, ha collaborato con i magistrati dissociando se stesso e la sua famiglia dal boss. Lui, Giuseppe Cimarosa, è stato alla ribalta della cronaca la scorsa estate, allorquando la Cassazione, con sentenza definitiva, ha disposto una confisca: Giuseppe e Michele Cimarosa, con la madre Rosa Filardo e la nonna Rosa Santangelo, consegneranno allo Stato la loro casa e l’annesso maneggio equestre “Equus”, in contrada Fontanelle Maggiare, a Castelvetrano. L’immobile è intestato a Lorenzo Cimarosa. Giuseppe Cimarosa è appassionato di equitazione, e ha partecipato a diversi e prestigiosi eventi equestri in tutta Italia. E innanzi alla Commissione nazionale antimafia poi si è rammaricato così: “Credevo che la scelta di mio padre di collaborare con i magistrati fosse stata apprezzata da molti cittadini e, invece, mi sono ritrovato da solo con mia madre, mio fratello e mia nonna, la sorella della madre di Matteo Messina Denaro. C’è chi, con un pretesto, è andato via dai corsi di equitazione, altri ancora hanno deciso di non parlarmi più. Mio padre con le sue dichiarazioni ha rotto un muro di omertà. La sua collaborazione ha sferrato un colpo durissimo alla famiglia Messina Denaro, ma io ho ricevuto la confisca della casa e del maneggio, che per me sono l’unica bombola d’ossigeno”.
Adesso Giuseppe Cimarosa, intervenendo ad un convegno intitolato “Coraggio, gente!” in provincia di Caserta, ha riaffermato: “Non posso andarmene da Castelvetrano, altrimenti vorrebbe dire darla vinta a quelli che avrebbero voluto farmi saltare in aria. Anzi, sono loro che se ne devono andare. Matteo Messina Denaro non l’ho mai visto, eppure la sua presenza è stata tanto vicina da guastarmi la vita. Mia madre e mia nonna sono due vere eroine perché hanno rotto consuetudini e modi di pensare radicati, a differenza delle quattro sorelle di Messina Denaro, Andrebbero fatti film su mia nonna e mia madre. Invece in tv vedo solo programmi, come ‘Gomorra’, che mitizzano i boss invece di ridicolizzarli. Quei programmi andrebbero vietati”. Già dopo l’arresto di Messina Denaro, Giuseppe Cimarosa ha raccontato: “Avevo conosciuto la storia di Peppino Impastato ed era lui il mio punto di riferimento ideale. Così è iniziato il conflitto profondo con mio padre. Nessuno veniva più al mio maneggio, mio fratello non riusciva a trovare lavoro, poi alla fine lui ha ceduto e se n’è andato al nord, dove ha moglie e figli. Io sono rimasto, ho denunciato le intimidazioni. La cultura mafiosa è anche l’arroganza di sentirsi dalla parte del giusto. Dalle ultime intercettazioni emerge che Messina Denaro si crede il salvatore della Sicilia. Ma ha solo rovinato la nostra terra” – conclude Cimarosa. Sarebbe stato proprio Giuseppe Cimarosa a convincere il padre Lorenzo, indicato come il cassiere del boss latitante Matteo Messina Denaro, a collaborare con la Giustizia. Nel 2017, pochi mesi dopo la morte di Cimarosa, nel cimitero di Castelvetrano la tomba fu danneggiata: ignoti spaccarono un angelo di marmo posto sulla lapide, che rovinò a terra rompendo un cuore in ceramica, un lumino, e un libro di marmo con la foto e un pensiero scritto dai familiari. A Firenze i parenti, per ricordarlo, hanno affisso la foto di Lorenzo Cimarosa sulla tomba di famiglia. E anche la foto è stata danneggiata nel 2019.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)
Ad Acate, in provincia di Ragusa, un incidente domestico ha provocato la morte di Antonino Campo, 91 anni, morto strangolato dalla sua sciarpa. Lui, ipovedente, è stato intento a lavorare con un trapano elettrico nella sua abitazione in via Michele Amari. La sciarpa si sarebbe incastrata tra gli ingranaggi dello strumento, e si sarebbe attorcigliata talmente forte attorno al collo da asfissiarlo. L’anziano, sposato, è stato solo in casa quando è accaduta la disgrazia. Sul posto è intervenuta un’ambulanza del 118. I sanitari hanno solo constatato il decesso.
Il gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sul funzionario Antonino Oddo, ex commissario straordinario del comune di San Biagio Platani. La vicenda scaturisce dalla denuncia presentata da una dipendente dell’Ente che si era opposta alla richiesta del sostituto procuratore Cecilia Baravelli di archiviare la vicenda. A prosciogliere il funzionario definitivamente è stato il giudice che scrive nella motivazione: “Il commissario ha agito perseguendo l’interesse pubblico e provando a fare in modo che l’incarico venisse affidato a persone adeguate e affidabili”.
Oddo aveva preso il posto del sindaco Santo Sabella, arrestato nell’operazione Montagna. Il comune era stato dunque sciolto per infiltrazione mafiosa e il funzionario era stato nominato commissario straordinario.