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Tuttavia, successivamente alla realizzazione delle opere di cantiere, il Consorzio A.S.I., a causa di pressanti manifestazioni di dissenso alla chiusura dello svincolo, disponeva la sospensione dei lavori che la G.s.r.l. stava eseguendo.
Nel gennaio del 2012, il Consorzio disponeva la revoca del provvedimento di aggiudicazione dell’appalto in questione e tale provvedimento veniva impugnato dalla menzionata società innanzi al TAR- Palermo, il quale, tuttavia, respingeva il ricorso.
Successivamente, a seguito della sottoscrizione dello stato finale dei lavori la G. s.r.l. chiedeva al Consorzio A.S.I. il riconoscimento, in suo favore, di un credito complessivo di 1.133.504,09 euro, che però veniva ritenuto inammissibile e infondato dal Consorzio A.S.I.
Conseguentemente, la G. s.r.l., al fine di ottenere l’integrale risarcimento dei danni subiti a causa della sospensione dei lavori, citava il Consorzio A.S.I. innanzi al Tribunale Civile di Palermo.
Il giudizio, a seguito di regolamento preventivo di giurisdizione deciso dalle S.U. della Corte di Cassazione, veniva riassunto innanzi al Tar – Palermo, il quale, tuttavia, respingeva il ricorso proposto dalla società.
Ebbene, la G. s.r.l., con il patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, proponeva appello innanzi al C.G.A.R.S. al fine di ottenere la riforma di entrambe le sentenze rese dal TAR – Palermo.
Il CGA, dopo aver preliminarmente riunito i due procedimenti e, condividendo le argomentazioni proposte dall’Avv. Rubino in ordine all’ingiustificata e illegittima sospensione dei lavori, accoglieva l’appello proposto dalla G.s.r.l..
Pertanto, il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, con sentenza di riforma di quella di prime cure, annullava il provvedimento di revoca di aggiudicazione dell’appalto, ed inoltre, accoglieva la domanda risarcitoria ex art. 34 c.p.c. proposta dalla G. s.r.l..
In particolare, il CGA, ha riconosciuto alla società il diritto al risarcimento del danno a titolo di spese generali e mancato utile ed ha ordinato al Consorzio A.S.I. di offrire alla G. s.r.l., entro 90 giorni dal deposito della sentenza, una somma di denaro da quantificarsi in conformità ai principi enunciati in sentenza, oltre alla condanna al pagamento delle spese di lite.
Tale statuizione veniva prontamente notificata, con formula esecutiva, al Consorzio A.S.I. di Palermo, il quale, tuttavia, non adempiva agli obblighi imposti dal C.G.A.R.S, né, tantomeno, provvedeva a rifondere alla G. s.r.l. le spese di giudizio.
Sicché, a seguito dell’inerzia del Consorzio, la G. s.r.l., sempre con il patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, proponeva ricorso per ottemperanza innanzi al Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, onde ottenerne l’esecuzione del giudicato.
Ebbene, ritendo fondate le argomentazioni sostenute dall’Avv. Rubino, il C.G.A.R.S. in sede giurisdizionale, ha accolto il ricorso in ottemperanza proposto dalla G. s.r.l. e, per l’effetto, ha ordinato all’Amministrazione intimata di dare esecuzione alla sentenza entro il termine di 60 giorni dalla sua comunicazione, oltre a condannarla al pagamento delle spese processuali.
Infine, il C.G.A.R.S., in caso di persistente inerzia dell’Amministrazione ha provveduto a nominare Commissario ad acta il Dirigente Generale del Dipartimento delle Infrastrutture e della Mobilità e dei Trasporti -Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana ed altresì ha condannato il Consorzio A.S.I. di Palermo al pagamento delle penalità di mora ex art.114 c.p.a., nell’ipotesi perdurante inottemperanza al giudicato.

Il Comune di Agrigento, in collaborazione con il Dipartimento sviluppo rurale della Forestale, ha messo a dimora nel boschetto delle dune a San Leone, 720 piante di macchia mediterranea.
In particolare sono stati piantati alberelli di olivastro, ginestra, rosmarino e salvia.
Ed ancora: nei prossimi giorni verranno piantati 40 alberi di ginepro coccolone, nella zona del boschetto delle dune che lo scorso anno dei delinquenti hanno spianato abusivamente, distruggendo le dune di sabbia e facendo sparire tutte le specie vegetali, per creare uno spazio libero, che avrebbero voluto utilizzare senza alcuna autorizzazione!

“Il lavoro nobilita l’uomo è un’espressione attribuita al grande naturalista inglese Charles Darwin. Il significato della frase è piuttosto chiaro, il lavoro è una cosa grazie alla quale l’uomo si nobilita, ovvero diventa migliore, eleva la sua dignità. Oggi quella frase non ha più senso – dichiara Aldo Mucci del direttivo scuola SGB -.  Un esempio su tutti sono i lavoratori ex covid, i quali a differenza di chi va a lavorare – bestemmiando all’ingresso e dicendo peste e corna all’uscita, si sono terribilmente affezionati  alle loro scuole, al loro posto di lavoro, tanto da piangere, dopo avere appreso che il loro impegno era finito. Con il passare dei giorni, si materializza in ognuno di loro il “sentimento sociale” quello rubato, quello che ti fa stare male. Quel sentimento che ti entra nell’anima. Quel sentimento che non ha nulla a che fare con i “bestemmiatori” odiosi che maledicono il loro lavoro ogni giorno. Quante volte capita di trovare dietro la scrivania l’impiegato, infastidito dalla tua presenza, il quale ti dice: “Spero tanto di fare  tredici al superenalotto” quanto scappo da qui. Da quelle scuole, dove avevano dato l’anima, gli ex lavoratori ex covid non volevano assolutamente scappare. Quel contingente di docenti, amministrativi, ATA, hanno lasciato tanto di quel “profumo” – come solitamente si dice – da inebriare anche il cuore di tanti Dirigenti scolastici, DSGA, e Docenti di tutte le scuole della Sicilia,i quali più volte hanno manifestato il desiderio di riaverli nelle loro scuole. Tante testimonianze verso quegli umili lavoratori, i quali hanno arricchito le scuole dove hanno prestato servizio. Quei lavoratori, nonostante aspettino di essere riconosciuti dallo Stato, continuano a lottare, per  rimanere migliori, dignitosi, nobili. Come persona prima e sindacalista dopo, sarò sempre e comunque al loro fianco – conclude Aldo Mucci – del direttivo nazionale SGB scuola”.

Ad Agrigento domani, venerdì 31 marzo, stop dalle ore 7 alle 16 al parcheggio pluripiano in via Empedocle. Così ha disposto il sindaco Miccichè con apposita ordinanza perché si svolgeranno dei lavori di recupero sicurezza a fine antincendio, preventivati a seguito di un sopralluogo dei Vigili del fuoco del Comando provinciale lo scorso 28 febbraio. Gli abbonati usufruiranno di un giorno di prolungamento della sosta.

A Catania, nella zona della stazione ferroviaria, in via D’Amico, una donna a passeggio, legata in passato ad un collaboratore di giustizia prima appartenente al clan mafioso di Adrano, è stata avvicinata da un uomo che le ha lanciato in faccia del solvente, probabilmente a scopo intimidatorio. Infatti l’attentatore, a bordo di un’automobile, le ha urlato il nome “Giarrizzo”. La donna è stata medicata al “Cannizzaro” e dimessa con una prognosi di 7 giorni. Ascoltata dalla Polizia, ha dichiarato di avere avuto in passato dei contatti con il collaboratore di giustizia di Adrano, Salvatore Giarrizzo, ex reggente del clan Scalisi di Adrano, che collabora dall’estate del 2020 e che è stato già bersaglio di ritorsioni.

Il sostituto procuratore della Repubblica, Giulia Sbocchia, ha proposto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale l’archiviazione delle indagini a carico di 28 fra medici e infermieri dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, indagati per la morte di Pietro Bennica, deceduto il 5 giugno 2020. Il paziente morì dopo una degenza di diverse settimane in vari reparti. Il fratello ha presentato una denuncia. Inizialmente per l’ipotesi di reato di omicidio colposo sono stati iscritti nel registro degli indagati 33 fra medici e infermieri. Poi il pubblico ministero ha separato i fascicoli notificando l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 5 indagati. Sull’archiviazione adesso per 28 deciderà il Gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto.

Ad Agrigento è stata eseguita nell’obitorio dell’ospedale “San Giovanni di Dio” l’autopsia su Davide Licata, 12 anni, di Favara, morto lo scorso 21 marzo a causa di un improvviso malore nella palestra della scuola “Guarino” a Favara durante un allenamento di pallacanestro. L’inchiesta è coordinata dal procuratore reggente, Salvatore Vella, e dal pubblico ministero Giulia Sbocchia. L’esame autoptico è stato eseguito dal medico legale Alberto Alongi e dall’anatomo-patologo Emiliano Maresi. L’esito sarà consegnato entro 60 giorni. La Procura ha disposto il dissequestro della salma che è stata restituita ai familiari. I funerali oggi giovedì 30 marzo dalle ore 16 nella chiesa Santi Pietro e Paolo a Favara. Lutto cittadino proclamato dal sindaco Antonio Palumbo.

Tre magistrati della Procura ordinaria trasferiti alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo con competenza sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento. I dettagli.

A Palermo tre pubblici ministeri sono stati trasferiti dalla Procura ordinaria alla Procura antimafia, ovvero la Dda, la Direzione distrettuale antimafia, con competenze sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Si tratta di Giacomo Brandini, Federica La Chioma e Giorgia Righi, tutti e tre scelti, tra otto candidati, dal procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia. L’allarme per la mancanza di organico è stato già lanciato dal procuratore De Lucia nel gennaio scorso. Il suo appello, rivolto al Csm, il Consiglio superiore della magistratura, è stato: “La Procura di Palermo soffre di una grave carenza complessiva dell’organico dell’ufficio, che pesa sia sulla cosiddetta Procura ordinaria che sulla Direzione distrettuale antimafia.

Nello specifico l’organico della Direzione distrettuale antimafia di Palermo è attualmente di 25 sostituti procuratori, a fronte di una pianta organica che prevede un numero complessivo di 61 unità. E’ del tutto evidente la situazione di criticità in cui l’ufficio complessivamente versa. In particolare, l’attuale dimensione della Dda è palesemente insufficiente, non solo rispetto all’organico previsto, quanto e soprattutto in relazione alla reale quantità di lavoro che la Direzione distrettuale antimafia di Palermo deve svolgere. E’ perfino superfluo rammentare quale sia e quanto sia radicata la presenza delle organizzazioni mafiose (in particolare Cosa nostra, ma non solo) nei territori di competenza, cioè le province di Palermo, Trapani e Agrigento.

L’attuale numero dei magistrati componenti della Dda di fatto non consente di assumere iniziative strategiche nella gestione dei delitti commessi dalle organizzazioni mafiose, rischiando concretamente di ridimensionare il ruolo della Dda a semplice recettore di iniziative operate in via primaria dalla polizia giudiziaria. E ciò è in contrasto con lo spirito e la lettera della legge istitutiva delle Dda e della Dna, la Direzione nazionale antimafia. La grave carenza di organico impone di individuare un punto di equilibrio fra Procura ordinaria e Procura antimafia. Occorre bilanciare le necessità”.

E adesso Maurizio De Lucia sottolinea: “Con l’aggiunta dei tre magistrati intendiamo rafforzare le inchieste contro la criminalità organizzata e gli insospettabili complici che provano a riorganizzare Cosa nostra, nonostante i colpi inferti in questi ultimi mesi”. Giacomo Brandini, Federica La Chioma e Giorgia Righi sono stati finora impegnati su vari fronti d’indagine, tra i reati contro la pubblica amministrazione e la violenza sulle donne. Adesso si occuperanno di mafia nell’ambito del pool diretto dal procuratore aggiunto Paolo Guido, il magistrato a cui l’ex procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha affidato l’incarico di coordinare tutti e tre gli ambiti della Dda, ossia Palermo, Agrigento e Trapani.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Da mercoledi 5 aprile prossimo presso la sede regionale di Confasi in via Resuttana 352 è possibile presentare le domande per esenzione ticket per reddito. “ Il servizio– spiega il Presidente regionale Davide Lercara- viene erogato nell’ottica di una maggiore assistenza e tutela delle classi più deboli”. “Nelle nostri sedi Confasi- conclude Lercara– è possibile verificare il tuo diritto e in presenza dei requisiti, inoltrare la domanda al fine di ottenere il beneficio di esenzione”.

Apprendiamo dagli organi di stampa che la multinazionale francese Veolia, azionista di maggioranza di Siciliacque spa (gestore unico del cosidetto sovrambito siciliano per la gestione delle risorse idriche) sta trattando in esclusiva con Italgas per l’acquisto di società idriche in Lazio, Campania e Sicilia. Per tale ragione chiediamo al Presidente della Regione e all’Assessore al ramo di conoscere quali verifiche, valutazioni ed atti siano stati attivati per esercitare l’indispensabile controllo pubblico sull’operazione finanziaria in corso, che non può certamente essere compiuta senza una oculata valutazione economica e politica dei rischi connessi, nonché di informarne e darne conto al Parlamento Siciliano;

appreso dagli organi di stampa dell’istituzione – da parte del presidente Schifani – di un Tavolo Tecnico permanente convocato già per oggi, 29/03/2023, a Palazzo d’Orleans alla presenza di degli assessori all’Agricoltura e all’Energia, insieme ai Consorzi di bonifica, Siciliacque, a Enel Produzione, Enel Green, Eni e ai 9 Ato idrici dell’isola, essendo da tempo registrati come “stakeholder” – portatori d’interessi – presso la Regione Siciliana, chiediamo di essere convocati in via permanente al Tavolo richiamato;

al Presidente dell’Assemblea Regionale di richiedere che il Governo Regionale riferisca in Aula  delle trattative in corso e delle valutazioni e determinazioni di merito considerato;

a tutte le forze politiche di farsi promotrici di un pubblico dibattito su tutta la partita della privatizzazione delle risorse idriche in Sicilia sia a livello territoriale che nello specifico dell’operazione in Oggetto, che andrebbe a configurarsi come un ulteriore passo verso il monopolio finanziario della gestione della preziosa risorsa, (e non solo) con profili di accentramento e definitivo allontanamento dalle decisioni strategiche del territorio e dal controllo politico e democratico delle comunità.

CHIEDIAMO IL RISPETTO DELLA LEGGE REGIONALE 19/2015: legge che nell’ottica di una gestione interamente Pubblica delle risorse idriche, prevede il controllo sul rispetto del contratto di gestione quarantennale di Siciliacque e che reti impianti siano consegnati da Siciliacque ai gestori d’Ambito provinciali, prefigurando con ciò una progressiva fuoriuscita di Siciliacque dalla gestione delle risorse idriche siciliane, ancora colpevolmente da attuarsi.