Marzo 2021 - Pagina 59 di 59 - Sicilia 24h
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Le dichiarazioni della figlia dell’avvocato Enzo Fragalà: “Mio padre ucciso perché ritenuto ‘sbirro’. La sua morte come avvertimento a tutta l’avvocatura palermitana”.

L’avvocato Enzo Fragalà è stato aggredito e picchiato brutalmente appena fuori il suo studio legale a Palermo il 23 febbraio del 2010, ed è morto tre giorni dopo. Il 23 marzo del 2020, dieci anni dopo la fatale aggressione, la Corte d’Assise di Palermo ha condannato Francesco Arcuri a 24 anni, Antonino Abbate a 30 anni, Salvatore Ingrassia a 22 anni e Antonino Siragusa, che poi ha collaborato con i magistrati, a 14 anni di carcere. Sono stati assolti, con la formula del “non avere commesso il fatto”, Paolo Cocco e Francesco Castronovo. Adesso la figlia dell’avvocato, Marzia, conferma le motivazioni della sentenza addotte dai giudici della Corte d’Assise, ed ha dichiarato (una sorta di sfogo) all’Adnkronos: “Mio padre veniva chiamato dai detenuti ‘sbirro’ perché dava fastidio, c’era malcontento in Cosa Nostra. Ed è stato punito con un’aggressione brutale, violenta che lo ha portato alla morte. Ora vogliamo che il cerchio si chiuda, vogliamo tutta la verità sulla sua morte. A Cosa Nostra ha dato fastidio che mio padre garantisse la posizione dei suoi assistiti. E se riteneva giusto che il suo cliente collaborasse e parlasse dei fatti, glielo faceva fare, senza esitare. Quindi, in questo modo, andava contro il ‘codice’ di Cosa Nostra secondo cui non bisogna mai patteggiare o collaborare. Il malcontento nell’organizzazione mafiosa è derivato da questo. Infatti non fu più nominato come difensore da grossi boss mafiosi ma da gente che non ricopriva ruoli apicali in Cosa Nostra”. Motivando le condanne, ancora i giudici della Corte d’Assise, tra l’altro, hanno scritto: “La punizione di Fragalà, per le modalità attuative e la notorietà della vittima designata, doveva assumere una evidente valenza simbolica e dimostrativa, ed era rivolta non già al solo professionista Fragalà, ma anche all’intera avvocatura palermitana”. E Marzia Fragalà altrettanto conferma affermando: “La violenza efferata dell’aggressione era proprio il simbolo per dare una ‘lezione’, un avvertimento alla classe forense tutta. Più crudeltà e più forza loro dimostravano in questo gesto, più la classe forense si sarebbe piegata. Ma non è accaduto”. Poi, a domanda, la figlia dell’avvocato ha risposto: “Di mio padre manca sicuramente la sua dialettica nelle aule di tribunale, il suo modo di esporre le sue cause, questo manca molto. Mio padre era una persona che si faceva voler bene sia dai colleghi che dai magistrati, nonostante avesse tanti scontri. Ma era rispettato. Era un padre premuroso, attento, gentile, presente, voleva molto bene alla sua famiglia”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Con la piena consapevolezza che il tempo passato è ancora breve, abbiamo ritenuto di stilare un primo consuntivo nei confronti dell’amministrazione in carica guidata dal dott. Franco Miccichè.

Un primo bilancio che, a nostro modo di vedere, serve più da sprone che non da giudizio “Divino”. Di certo, anche in questo breve periodo, è stata notata una sostanziale differenza con la precedente amministrazione che vedeva una centralizzazione della gestione politico-amministrativa nelle mani dell’ex sindaco.

Con Miccichè sembra che tutto ciò sia stato cancellato; si tratta di un vero e proprio auspicio che il gioco di squadra e di governo non rimanga una mera utopia e si ritorni al passato, anche se già qualche “azionista” ha preferito di più (seppur alleato) fare da spunnapedi che mostrare una leale collaborazione. Stranisce che su alcuni temi, oggettivi, quale il ridotto numero dei dirigenti comunali o su problematiche riguardanti i servizi essenziali, il gruppo di Forza Italia abbia sparato a zero e l’opposizione è rimasta silente.

In attesa che qualche discrasia venga migliorata (ma soprattutto evitata) abbiamo provato a stilare un primo giudizio (del tutto personale) su quanto fino ad oggi ogni consigliere comunale ha mostrato la propria propensione ad occuparsi della cosa pubblica.

Ecco le impressioni:

Antonino Amato: esperienza; più volte in Consiglio comunale si adegua senza difficoltà a stare o in maggioranza o in opposizione. Lui è stato in ambo le parti ha retto bene ma potrebbe fare molto di più. Voto 6,5.

Mario Fontana: giovane, figlio d’arte, di lui ci aspetta tanto. Basterebbe fare un ripassino serale per un mese con il papà per apprendere molti meccanismi della politica. Dall’esperienza di Enzo Fontana non potrebbe che trarre ottimi vantaggi. Voto 6.

Pietro Vitellaro: ingiustamente attaccato nelle scorse settimane per il suo passaggio alla Lega. Prima lo si attaccava per essere troppo fedele, oggi perché ha cambiato. Nessuno mai è contento. Di spiccata intelligenza, da lui ci si aspetta molto. Voto 6,5.

Margherita Bruccoleri: più volte immolata alla “Ragion di Stato” è comunque un consigliere del quale ci si può fidare. Il problema è che non invade i tavoli con le interrogazioni. Voto 5.

Lillo Firetto: fa un certo effetto vederlo seduto in altro posto rispetto a come eravamo abituati. Fino adesso poco, se non il sottolineare che alcune iniziative sono iniziate durante la sua sindacatura. Troppo poco se si ama davvero una città. Voto 4.

Pasquale Spataro: in ricerca di una identità appare evidente a tutti che attualmente si trova in un “letargo tecnico” che certamente non giova nè a lui né alla città. Svegliarsi sarebbe l’ora. Voto 4.

Nello Hamel: “inviato” allo sbando in uno dei momenti difficili per la città di Agrigento (raccolta differenziata), ha fatto la fine di Conte (anche lui trovatosi in una situazione difficilissima come la pandemia). Non è una fine brutta, anzi, tutt’altro. Conte è molto stimato, Hamel altrettanto. Voto 7.

Gerlando Piparo: se negli ultimi 20 anni ogni Consiglio comunale avesse avuto tre o quattro consiglieri come lui, oggi Agrigento sarebbe come Lugano. Vulcaniche le sue iniziative, alcune portate avanti brillantemente, altre bloccate da iter burocratici e dal salvacondotto che recita testualmente: “Non ci sono i soldi…”. Poco ci manca e dorme persino in portineria… Ama Agrigento come San Calò; totale devozione. Voto 7,5.

Fabio La Felice: da lui, come abbiamo sottolineato recentemente, ci si aspettava almeno il doppio di lavoro rispetto ai colleghi visto che in Aula Sollano è entrato dalla porta secondaria. Dovrebbe dimostrare a chi non lo ha votato di aver commesso un errore; ed invece, attualmente, conferma che il popolo elettorale ha indovinato alla grande. Non pervenuto.

Valentina Cirino: anche lei figlia d’arte e i consigli del genitore potrebbero solo darle ricchezza. Tanta volontà, amore per la città; spesso è frenata non certo dalla sua volontà. Voto 6.

Giovanni Civiltà: ha avuto un prestigioso incarico come la presidenza del Consiglio comunale che probabilmente spettava ad altri. I  numeri, in politica, spesso non combaciano soprattutto se si appartiene ad una forza dove le idee e gli ideali sono soltanto mere utopie. Ci si affida alla sua esperienza. Senza voto.

Simone Gramaglia: anche Gramaglia ha dovuto subire il prevalere della tracotanza al posto dei numeri reali e della volontà del popolo. Sarà una coincidenza che appartiene alla stessa forza politica di Civiltà? Senza voto.

Carmelo Cantone: decida il tempo, sempre galantuomo, per eventuali altri importanti incarichi. Nel frattempo non si sottovaluti quella del consigliere comunale il cui prestigio non è affatto minore per le sorti di una città. Voto 5.

Davide Cacciatore: ovviamente il discorso vale anche per tutti gli altri. Siamo solo all’inizio e quindi si è fatto poco (si, però da ottobre ad oggi solo 4 consigli comunali…). Da Cacciatore ci si aspetta tanto; giovane brillante, intelligente e assolutamente leale. Voto 6.

Claudia Alongi: stesso discorso fatto per Cacciatore. Claudia può anche contare sull’esperienza del padre. Voto 6.

Alessia Bongiovì: Pur essendo un viso nuovo nel Consiglio comunale di Agrigento, da subito ha presentato una serie di interrogazioni atte a favorire il bene comune, ossia quello della città. “Chi ben comincia è a metà dell’opera” e i proverbi, ci azzeccano sempre. Voto 6,5

Teresa Nobile: se vieni riconfermata un perché ci sarà. La vispa Teresa ha tutte le carte in regola per poter fare bene. Anche lei grande amore per la città. Voto 7.

Alessandro Sollano: riconfermato. Molte delle sue iniziative hanno avuto importanti risvolti e soprattutto apprezzamenti. Voto 7.

Francesco Alfano: decano insieme ad Hamel di Aula Sollano, il dott. Alfano ha dalla sua parte l’enorme esperienza acquisita che potrebbe rappresentare un valore aggiunto per i più giovani consiglieri. Voto 7.

Flavia Contino: anche lei di nomina fresca e il voto 6 serve ad incoraggiarla.

Angelo Vaccarello: altro consigliere vulcanico ed esperiente. Non sono moltissime le sue interrogazioni, ma quelle che propone sono micidiali e spesse volte mettono in serie difficoltà chi le riceve. Voto 7.

Ilaria Settembrino: un’altra fortunata che può avvalersi dei consigli che potrebbe dare il papà Carmelo, persona preparata e molto attiva. Se la Ilaria è come lui la speranza non muore mai. Voto 6.

Marco Vullo: è il nuovo marcuzzo agrigentino; è riuscito a non far perdere (seppur in questo piccolo lasso di tempo) le risorse per il ristoro dei voucher alimentari per le famiglie a basso reddito. Scusate se è poco. Voto 7,5.

Gianni Tuttolomondo: il giovane amministratore è attualmente in attesa di giudizio del Tar Sicilia su un ricorso presentato dalla prima dei non eletti riguardante la sua permanenza o meno in seno al Consiglio comunale. Lodevole la sua iniziativa pubblicitaria rivolta alla gente meno fortunata sui parcheggi destinati ai disabili.

N.B. A breve azzarderemo a dare un giudizio anche sulla Giunta. Ribadiamo che tali iniziative sono del tutto personali ed in quanto tali sono assolutamente criticabili. Già lo sappiamo.