Il 28 e 29 Giugno si è riunito a Bruxelles il Consiglio Europeo per discutere le politiche migratorie, la riforma del Trattato di Dublino, il diritto d’asilo e la ridistribuzione dei migranti negli Stati europei.
Dopo 10 lunghe ore di trattative, i 28 Paesi partecipanti, hanno trovato un accordo sulla ridistribuzione,sul territorio comunitario dei flussi migratori , su base “volontaria”.
Il Premier Italiano Giuseppe Conte si è detto soddisfatto per l’intesa raggiunta:“non ero da solo, eravamo in 28”. Nel documento finale approvato dai Ventotto è passato un nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare: “da ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli Stati membri”.Il Presidente Francese Macronpalesemente deluso per l’esito negativo della sua proposta che “i centri di accoglienza vanno fatti nei Paesi di primo ingresso”; mentre esulta Orban, Presidente dell’Ungheria, per essere riuscito ad evitare la redistribuzione obbligatoria dei migranti. Piena soddisfazione anche da parte della Merkel per l’accordo viste le tensioni in Germania dei partiti anti-immigrazione che premono il Governo per l’immediata espulsione degli immigrati clandestini.
Ma cosa significa “ su base volontaria”? Nello specifico i Ventotto hanno poi stabilito che “sul territorio dell’Unione, coloro che sono salvati secondo il diritto internazionale dovranno essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove verrà effettuata una selezione rapida e sicura tra migranti irregolari, ritorni e asilanti”. I Ventotto Paesi hanno deciso di esplorare il concetto di “piattaforme regionali di sbarco” , gestite in collaborazione con l’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati. Queste piattaforme dovranno valutare le situazioni dei singoli, nel pieno rispetto del diritto internazionale, e senza creare un fattore di attrazione dei migranti che vogliono arrivare in Europa. Non è precisato se le piattaforme debbano essere sul territorio europeo o in paesi terzi.
Sia la creazione di “centri che la selezione” che“l’eventuale accoglienza” dei migranti avverranno su base volontaria. Nel Mediterraneo si creeranno delleEllisIslands ,dove i migranti potranno sbarcare e presi in consegna per essere individuati. Attraverso un processo di identificazione rapido e sicuro si dovrà distinguere tra migranti irregolari, che verranno rimpatriati, e migranti che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherà il principio di solidarietà.
Inoltre, nel Consiglio Europeo si è deciso che da oggi sarà la Libia, e quindi la marina e guardia costiera libica, a gestire i flussi migratorinelle proprie acque territoriali. Ogni operazione di soccorso che avverrà in questo tratto di mare sarà necessariamente coordinata dal centro di coordinamento dei soccorsi libico, anch’esso istituito ieri.
Le navi delle Organizzazioni non governative, così come qualunque altra imbarcazione, non potrà più spingersi fino a ridosso delle coste libiche per soccorrere migranti alla deriva, per poi portarli in Italia. Quindi, ogni operazione nelle acque libiche sarà di esclusiva competenza della guardia costiera libica. Le ONG non potranno più intervenire entro tali confini, e qualora ciò accadesse,non potranno più rivolgersi all’unita di soccorso italiana ma dovranno rivolgersi solo alla capitaneria di porto libica che ne ha la competenza.
Dal Consiglio Europeo escono due grandi novità.
La prima la creazione di “piattaforme di sbarco”, così come proposto nei giorni scorsi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Da decidere è se queste debbano essere in paesi terzi o sul territorio dell’Unione. L’accordo dei Ventotto prevede che le piattaforme di sbarco dovrebbero essere situate in Nord Africa, gestite da autorità europee e internazionali, con l’obiettivo di effettuare su base volontaria reinsediamenti nell’Unione ed eventuali ritorni in patria. Numerosi paesi si sono già rifiutati, la Tunisia, la Libia, l’Albania.
La seconda quella di “aprire porti” anche non italiani o greci all’arrivo dal Nord Africa o dal Vicino Oriente di imbarcazioni cariche di migranti, da sistemare in “centri controllati”. Da questi centri verrebbe effettuata una selezione tra migranti economici e richiedenti asilo. Anche qui prevale la volontarietà: nessun obbligo dei paesi di aprire questi centri e di accogliere le imbarcazioni in arrivo.
Molti punti dell’accordo raggiunto a Bruxelles dovranno essere ridefiniti, ma rappresenta un primo e considerevole superamento del Trattato di Dublino che stabiliva il principio secondo il quale responsabile dell’asilo è il primo paese di sbarco nel porto più sicuro.L’Italia ha strappato ai partner una politica migratoria più comunitaria, meno legata alle responsabilità del solo paese di primo arrivo.
