


Nel mio precedente articolo avevo descritto il parco dell’Addolorata, ormai divenuto ricettacolo di immondizie e abitazione di cani randagi.
Ma, sorpresa! Alcuni giorni dopo l’uscita dell’articolo le poltrone e i divani sono scomparsi, sono rimasti invece depositati alcuni motori, cumuli di sacchi pieni di spazzatura, e mucchi di eternit, che tutti sanno quanto sia pericoloso lasciato così all’aria aperta.
A onore della verità qualcosa è stata fatta: è stata ridipinta tutta l’inferriata che circonda il suddetto Parco.
Inoltre, nelle mie ultime passeggiate per la città, mi sono accorta che finalmente c’è una nuova segnaletica!
Naturalmente solo per i monumenti e per le vie principali.
Nelle vie secondarie non occorre installarli, tanto i cittadini sanno dove abitano ! (sic)
Comunque è una cosa fatta che va a beneficio della città.
Oggi vorrei sottolineare il problema traffico che è ingovernato e ingovernabile in tutta la città, per numerosi motivi, primo fra tutti l’assenza di Vigili Urbani.
Un esempio per tutti lo scomposto traffico che, ogni giorno, a qualunque ora, si dipana nel piazzale che costeggia la via Ugo La Malfa.
Infatti tutti coloro i quali devono recarsi presso i negozi, la banca, il fioraio, la farmacia che sono sul lato sinistro della carreggiata, nonostante la grande piazza a disposizione, parcheggiano scompostamente: in doppia, tripla fila e anche oltre.
Chi percorre la via Ugo la Malfa con la macchina è costretto a zizagare tra le auto parcheggiate e i malcapitati pedoni rischiano di essere falciati.
I pedoni infatti attraversano timorosi perché non c’è neanche l’ombra di una striscia pedonale.
Nelle giornate in cui, nello stesso piazzale, si svolgono i mercatini “cosiddetti biologici”, non c’è spazio neanche per una formichina.
Per carità i mercatini sono una bellissima realtà e novità, sia per chi compra che per chi vende, ma un poco di ordine non farebbe male a nessuno.
Insomma ci vorrebbe il solito e unico Vigile Urbano.
Qualche giorno fa recandomi al mercatino del venerdì, che si svolge sempre nel piazzale che costeggia via Ugo La Malfa, ho guardato attentamente lo scheletro del “Nuovo” palazzetto dello sport, sito in via Petrarca.
Per decenni è stato lasciato con le gradinate a cielo aperto. Oggetto, se non erro, anche di un servizio della Rai o delle Iene.
Dopo decenni le gradinate sono state finalmente coperte da una enorme solaio “a botte”(mi pare che il termine tecnico sia questo, ma io non sono un architetto, pertanto chiedo scusa agli esperti)
che svetta nel cielo per diversi metri in altezza, di un materiale indecifrabile ad un occhio inesperto.
Finalmente il palazzetto poteva dirsi in via di definizione. Ma che? Sono trascorsi non so quanti altri anni ed il palazzetto è rimasto così: con il tetto megagalattico che lascia aperto il campetto aperto in due lati e le gradinate in cemento ricoperte da erbacce, esposte alle intemperie e agli eventuali sciacalli che possono portare via, a piene mani, i materiali che una volta vi erano depositati all’interno.
Saranno finiti i fondi anche per questa struttura?
Non è dato sapere. Misteri della nostra amata Agrigento.
Se la passeggiata si sposta verso le zone limitrofe della città per esempio la cosiddetta Zona Industriale, dove per altro c’è l’ ospedale “San Giovanni di Dio”, è una vera disdetta.
L’ho percorsa tutta una di queste sere, è veramente una iattura: centinaia di enormi buche e fessure, che mettono seriamente a repentaglio le vetture che per necessità la percorrono.
Oppure mettono in serio pericolo il malcapitato che deve attraversare, per sua disgrazia, a piedi
Quella sera aveva piovuto tanto e le buche erano diventate veri e propri laghetti.
Così: la strada buia, le buche, l’acqua delle pozzanghere, per chi deve raggiungere l’ospedale, anche di corsa, è un vero inferno.
Lasciamo la zona industriale per recarci nel quartiere di Monserrato.
Andando a destra, percorrendo tutto il Vicolo Punta Bianca, fino a monte della Chiesa, il primo biglietto da visita, alla sinistra, sono alcuni cassonetti della spazzatura stracolmi.
La spazzatura viene gettata, puntualmente, anche fuori dai contenitori, forse perché non sono sufficienti rispetto al numero degli abitanti e, naturalmente, mai nessuno controlla che si getti negli orari e nei giorni prescritti.
Oltre la normale spazzatura, naturalmente, vi si gettano lavatrici, frigoriferi in disuso, poltrone sedie e quant’altro non si può tenere più in casa propria!
Continuando verso la chiesa la strada è una vera pena: ci sono avvallamenti di almeno 50 cm, per fortuna opportunamente segnalate, buche sparse ovunque, una in particolare, davanti l’oratorio è così grande che quando piove diventa una piscinetta, purtroppo diventa pericolosa perché è proprio di fronte all’uscita dove i bambini studiano per il catechismo.
Ancora oggi tutti i tombini fuoriescono dal manto stradale di almeno 20 cm, immaginatevi come devono percorrere questo tratto di strada gli abitanti del quartiere o coloro i quali si recano in chiesa per qualunque manifestazione.
Ai lati delle strade le solite erbacce la fanno da padrone.
Più di dieci anni fa la strada era ancora sterrata, quando gli abitanti del quartiere hanno visto passare il “velo” di bitume hanno fatto salti di gioia perché credevano che la strada fosse finalmente in via di definizione. Invece è rimasta così fino ad oggi.
Unica nota positiva in quell’occasione fu l’installazione di una foresta di pali per l’illuminazione stradale, positiva per carità , ma esagerata!
All’interno del Vicolo Punta Bianca vi è una specie di boschetto ( di proprietà demaniale) che viene mantenuto pulito e abbellito solo dalla e per la buona volontà degli abitanti.
Perché mi chiedo, e se lo chiedono anche gli abitanti di quel quartiere, dopo più di dieci anni la strada non può essere completata? Fa sempre parte dei misteri akragantini?
Monserrato è un quartiere molto popolato, quindi dovrebbe essere tra i pensieri di qualcuno che sta più in alto e che se ne ricorda sempre in periodo elettorale!.
Lodi vanno invece al sacerdote che, con forza di volontà, abnegazione, caparbietà e spirito altruistico riuscì ad ottenere, con l’aiuto degli abitanti del quartiere, uno spazio attiguo alla chiesa, rendendolo gradevole all’aspetto ed alla fruizione della comunità.
Spazio dove i bambini possono giocare senza correre pericoli e, d’estate, la comunità si riunisce puntualmente a divertirsi, con poco, cucinando per tutti i convenuti e facendo del teatro amatoriale o spettacoli canori a premi, molto graditi dai bambini.
Finalmente un’altra nota positiva: la piscina coperta (comunale) ha riaperto i battenti.
Ringraziamo chi si è speso per il ripristino e l’organizzazione della medesima, spazio sportivo fondamentale per una città che non offre molti spazi sportivi comunali.
Speriamo non richiuda subito i battenti!
Andando verso ovest incontriamo il grande quartiere limitrofo ( anche se ormai non è più un quartiere, ma un doppione della città):Il Villaggio Mosè.
Un’unica strada, con marciapiedi rabberciati con una parvenza di abbellimento fatta di alberelli di mandarini e aranci abbandonati a se stessi, che si dipana in migliaia di viottoli, stradine e rivoli
sconosciuti ai più, senza indicazioni, senza luce, senza canalette per fare refluire l’acqua piovana, infatti quando piove tutti sanno che il Villaggio diviene un pantano.
Le case, molte delle quali lo sappiamo sono abusive, addossate le une alle altre, come se non ci fosse stato dello spazio per costruire più decorosamente.
Palazzine che, originariamente, erano a due piani si sono, miracolosamente, sviluppate in altezza in 3,4, 5 piani e oltre.
Molte senza finiture esterne, terrazze coperte in qualunque modo e stile, che sono un pugno allo stomaco. I Vigili Urbani dov’erano?
Ovviamente la causa prevalente è l’assenza di vigilanza e controllo degli Enti preposti, l’assenza di un piano regolatore adeguato, almeno al tempo della nascita del Villaggio.
La via dei Fiumi in questi giorni è assurta agli onori della cronaca perché nelle case l’acqua corrente arrivava mista all’acqua della fognatura.
Sono stati fatti diversi sondaggi, in diverse zone della via dei Fiumi, senza risultato.
Il problema non pare ancora risolto e l’approvvigionamento dell’acqua potabile, a quanto pare, viene effettuato con le autobotti.
Non sarebbe stato più semplice, forse meno dispendioso, scavare lungo tutto il perimetro e mettere una nuova tubatura parallela alla prima, allacciata all’acqua corrente, si sarebbe evitato anche il pericolo di eventuali epidemie. Mistero!
Mi chiedo ancora: perché le istanze dei cittadini non vengono mai recepite da chi di dovere.
Ad esempio le vie Graceffo e Gaglio sono costellate di buche e di erbacce, spesso grossi topi scorazzano per le vie.
Da almeno 20 anni gli abitanti del quartiere hanno fatto petizioni, raccolto firme e hanno inviato numerose istanze per aver bitumata la strada, ma nessun segno positivo è pervenuto agli astanti.
Inoltre in uno dei magazzini sottostanti le palazzine di via Graceffo è stata installata, credo contemporaneamente alla costruzione delle medesime, una cabina elettrica dell’Enel.
Gli abitanti hanno fatto richiesta di rimuovere la stessa quando, qualche anno fa, dalla cabina fuoriuscivano effluvi maleodoranti e fiamme.
Infatti dopo il pronto intervento dei vigili del fuoco, questi hanno fatto evacuare gli abitanti di due palazzi.
A questo punto i cittadini hanno avanzato istanza formale a tutti gli Enti possibili : Protezione Civile, Istituto Autonomo Case Popolari, Comune, Vigili del fuoco, Enel, e tutti hanno risposto che la competenza non apparteneva loro perchè la cabina è di proprietà dell’Enel.
Naturalmente l’Enel non ne vuole sapere di rimuovere la cabina in questione.
Secondo la mia opinione l’installazione di una cabina elettrica, in zona abitata, rappresenta un costante pericolo e nessuno, come al solito, se ne cura. Forse si attende che ci scappi il morto?
Intanto la cabina è ancora là funzionante.
Infine , desidero evidenziare che le mie non sono esternazioni di una persona che non ha da fare ma, vogliono essere espressione di un malessere serpeggiante di chi alla propria città ci tiene e la ama e la vorrebbe quasi perfetta.
Le mie non sono solo declinazioni di elenchi di cose che non funzionano, ma girando per la città, svolgendo le attività che una persona normale svolge quotidianamente, incontro gente ascolto le lamentele e le rimostranze che ognuno vorrebbe fare, ma le istanze vengono scoraggiate sul nascere, perché la risposta è sempre la stessa : non è di nostra competenza, non ci sono fondi etc… Non tutti hanno la forza e la voglia i continuare a lottare, perché forse sono stanchi di lottare contro i Mulini a vento.
E poi non scordiamoci dell’accidia taciturna di cui siamo malati noi agrigentini!
Io ho scelto di rimanere in questa città perché è solo rimanendo che si possono affrontare i problemi, specie per chi è molto legato alle proprie radici. Il nemico si combatte dall’interno.!
Ho sentito che nel 2020 Agrigento sarà probabilmente dichiarata capitale della cultura.
Ricordiamoci, qualora fosse vero, che la città non è solo la Valle dei Templi.
La città di Agrigento ha tanti gioielli nascosti che dovrebbero essere sistemati, ripuliti per incastonarli, come gemme preziose, nell’ambito di luoghi più accoglienti e più fruibili per offrirli decorosamente all’utenza che questo evento particolare dovrebbe portare in città.
Mariangela Arancio