Febbraio 2017 - Sicilia 24h
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Due archiviazioni nel giro di un anno per altrettante denunce presentate dall’ex sindaco di Agrigento Calogero Sodano contro il giornalista e direttore di sicilia24h.it Lelio Castaldo.
Il Gup del Tribunale di Agrigento, dott. Alfonso Malato ha accolto e confermato la richiesta del Pubblico Ministero Alessandro Macaluso che aveva chiesto l’archiviazione nei confronti del giornalista Lelio Castaldo e di altri due indagati.
Il pluripregiudicato Sodano aveva sporto denuncia sui contenuti di alcuni articoli pubblicati dal Castaldo nel quotidiano on line www.sicilia24h.it , ritenendoli diffamatori.
Non è la prima volta che Sodano denuncia il giornalista agrigentino. Ad ogni articolo pubblicato l’ex senatore presenta regolare querela, tanto che il Castaldo, nei mesi scorsi, ha presentato più di una denuncia contro Sodano contro il tentativo di zittire la libera informazione attraverso la minaccia della carta bollata. Lo stesso Castaldo si era rivolto anche al Procuratore Capo dott. Luigi Patronaggio con una serie di articoli per evidenziare come il pluripregiudicato Sodano ha sempre cercato di imbavagliare la libertà di informazione attraverso la minaccia della denuncia.
Nei prossimi giorni pubblicheremo e commenteremo le motivazioni dell’archiviazione con l’avvocato Giuseppe Aiello che ha assistito il giornalista agrigentino.

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Dove non arriva la politica, inetta e assai silente in tema di diritto allo studio ad Agrigento, arriva certamente un organo amministrativo, il Tar Sicilia, il quale, attraverso il tanto sperato (da migliaia di giovani) provvedimento adottato ieri ha creato più di un barlume di speranza per eliminare il “fine vita” del Polo Universitario di Agrigento.
Questa straordinaria vicenda presenta un solo lato negativo: purtroppo, a mettersi in mostra e sciorinare sorrisi a 44 denti ci saranno anche loro, i politici, che abbracceranno la vittoria come un successo voluto da tutti.
Un successo che, invece, arriva solo ed esclusivamente da un solo lato, da chi è stato in questi anni sommerso dalla disperazione per la paventata chiusura del Polo di Agrigento: i giovani di tutta la provincia capitanati dall’attuale presidente del Consorzio Gaetano Armao che ha “osato” sfidare con un secco no alla richiesta di 9 milioni di euro, il “mostro” palermitano, ossia l’Ateneo del capoluogo siciliano.
O meglio. Ha sfidato i provvedimenti abnormi e micidiali di chi, a piccoli passi, ha cercato di negare il diritto allo studio a migliaia di giovani agrigentini attraverso una lenta quanto selvaggia agonia. Togliere le facoltà di Architettura e Beni Culturali, nonché la Giurisprudenza, in una città come Agrigento, a vocazione esclusivamente turistica che presenta uno dei patrimoni dell’umanità più belli nel mondo, è stato come scippare dalla bocca ad un bambino una caramella dolcissima.
Provate ad immaginare la città della Valle dei Templi non solo senza università ma anche senza le facoltà che convivono, abbracciano e sposano come in una bellissima storia di amore le splendide colonne doriche dei nostri Templi e di tutto lo straordinario scenario che fa da contorno ad uno dei più suggestivi patrimoni dell’Unesco. Roba da matti!
In realtà quello doveva essere il primo passo per portare nel baratro il Polo agrigentino. Il Rettore dell’università di Palermo sembrerebbe non amare particolarmente le sedi distaccate che hanno una funzione di straordinaria importanza. Primo fra tutti il diniego al diritto allo studio di migliaia di giovani di una provincia di circa mezzo milione di abitanti. Non tutte le famiglie hanno la possibilità di poter mantenere gli studi dei propri figli in sedi lontane come Palermo, Catania o Messina. Nessuno, politici in primissima fila, ha pensato a questa necessità, avallando con i propri silenzi le scellerate scelte palermitane che dopo aver chiuso facoltà importanti hanno anche chiesto al Polo agrigentino ben nove milioni di euro di (chiamiamoli così…) “arretrati” per i docenti a lavoro fino al 2010.
Il classico colpo di grazia per azzoppare definitivamente una delle pochissime realtà presenti nel nostro martoriato territorio.
Il Tar Sicilia, invece, ha sconfessato Micari e compagni; ieri ha stabilito che il Consorzio Universitario agrigentino non dovrà dare nulla all’Ateneo di Palermo.
E proprio stamattina giunge da Enna la notizia che il presidente della Regione Saro Crocetta si è detto estremamente soddisfatto che alla Kore sono stati istituiti due nuovi corsi di laurea, Medicina e Farmacia.
Sentite cosa ha dichiarato Crocetta, che sembra prendere per il culo migliaia di giovani della provincia di Agrigento: “E’ la migliore risposta a quel popolo che ha voluto ribellarsi contro il numero chiuso di queste facoltà…”.
La beffa giunge quando Crocetta, nel corso dell’inaugurazione, ha citato l’art. 3 della Costituzione “a sostegno della libertà degli studenti di scegliere per il loro futuro!!! E’ stata una scelta azzeccata quella di portare ad Enna le due facoltà per creare un polo universitario che cresce in questa Sicilia centrale…”
Il presidente della Regione ha concluso con un’altra ciliegina: “Credo –  ha detto – che Enna sia naturalmente vocata alla crescita universitaria…”.
Presidente Crocetta, scusi, e la Sicilia occidentale dove la mettiamo? La vocazione turistica e il patrimonio agrigentino dove lo mettiamo? E i giovani della provincia agrigentina dove li mettiamo? Spieghi ai nostri giovani cosa hanno di più i coetanei di Enna?
Quando si dice… oltre al danno anche la beffa. E’ tollerabile una cosa del genere?
Prima il furto, perché di furto si tratta, di facoltà importantissime al Polo di Agrigento; poi l’assoluta incapacità della nostra classe politica di poter far valere il diritto allo studio a quei giovani che, tra l’altro, quanto prima verranno avvicinati dagli stessi politici per avere uno straccio di voto; poi la richiesta di nove milioni di euro. E poi, poi, poi… Poi una mazza. Solo il fallimento totale, vergognoso.
Adesso arriva la sentenza del Tar Sicilia che distrugge le velleità dell’Ateneo palermitano e completa il compito che avrebbe dovuto portare avanti la classe politica della Sicilia “occidentale”, ribaltando una impercettibile quanto strana sensazione che hanno avuto in tanti e cioè il volere a tutti i costi, anche in modo subdolo, il de profundis del Polo Universitario di Agrigento.
Svegliatevi, miserabili…

Una romena di 30 anni stanotte alle 2.30 si e’ presentata al pronto soccorso dell’ ospedale di Canicatti’ (AGRIGENTO) con un feto alla 27/ma settimana custodito in una busta di plastica. La donna ha raccontato di aver abortito in maniera naturale mentre si trovava da sola. Il marito al momento si trova in Romania. I sanitari hanno avvertito i carabinieri e ricoverato la donna in corsia. Il feto e’ stato portato presso la sala mortuaria dell’ospedale in attesa delle decisioni dell’autorita’ giudiziaria.

I Carabinieri del Nucleo Radiomobile del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato il 29enne senza fissa dimora Cristian Craciun Ionut, originario della Romania,  in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Sciacca (AG).
L’uomo, ritenuto responsabile dei reati di associazione a delinquere, ricettazione e furto aggravato in concorso, commessi fino al 2015 tra Catania, Castelvetrano (TP), Torrenova (ME) e Sciacca (AG), si era reso irreperibile dall’Aprile del 2016.
Ieri sera, i militari sono riusciti a scovarlo ed ammanettarlo in un’abitazione del capoluogo etneo, ubicata in Via Misterbianco. Dai riscontri investigativi svolti dai Carabinieri dopo la cattura è emerso che lo stesso era da poco rientrato dalla Spagna. L’arrestato, assolte le formalità di rito, è stato associato al carcere di Catania Piazza Lanza.

La Procura di Agrigento starebbe investigando sulla vicenda un un neonato, figlio di una coppia di rumeni, residenti a Canicattì, venuto alla luce, secondo le dichiarazioni di questi ultimi, privo di vita dopo i 9 mesi di gestazione.
Il parto sarebbe avvenuto in casa nei giorni scorsi e subito dopo i genitori si sarebbero recati in ospedale a Canicattì dove avrebbero destato qualche sospetto da parte dei medici.
Massimo riserbo delle forze dell’ordine.

Davanti al Gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, stamani sono comparse come imputate l’avvocato Francesca Picone, 42 anni, e per la sorella Concetta Picone, 44 anni, accusate estorsione e tentata estorsione.
E’ la ormai nota vicenda che ha catturato anche l’attenzione della trasmissione televisiva di Italia Uno “Le Iene” e che, quale antefatto, ha provocato l’arresto, poi annullato, dell’avvocato Giuseppe Arnone.
Le due imputate vengono giudicate con il rito abbreviato ed oggi è stata la PROCURA della Repubblica, attraverso il Pm Alessandra Russo, ad essere protagonista con l’attesa requisitoria.
Il magistrato stamani, piuttosto che esporre il suo atto di accusa ha preferito depositare una memoria di 14 pagine contenente l’illustrazione delle ragioni per le quali si è chiesta la condanna delle due imputate. Per Francesca Picone, con riduzione di un terzo per la scelta del rito, la richiesta è pari a cinque anni di reclusione e 2800 euro di multa ; per la sorella Concetta la richiesta è pari ad un anno e quattro mesi di reclusione e 1000 euro di multa.
Due gli episodi secondo cui le vittime (Cinzia Barbiere e il figlio minore ; e Pasquale Schembri, disabile e la moglie Carmela Arcuri) sarebbero state state minacciata se non avessero pagato una somma ulteriore rispetto all’onorario della professionista.
Il processo riprenderà il prossimo 4 aprile per chiudersi il successivo 14 aprile con la sentenza
Sull’udienza odierna è intervenuto con una dichiarazione l’avvocato Totò Pennica, difensore di parte civile: “Rispetto la scelta della Procura di rinunciare alla requisitoria e non dire una parola su un tema sociale. Prendo atto che il Pm di udienza ha depositato memoria scritta e ha difeso l’operato del suo ufficio ritenendolo esente da rilievi. Quello che penso lo dirò nell’arringa assumendomi le mie responsabilità perché in questo processo bisogna che qualcuno dia voce a chi non ha voce: i diversamente abili”.

I carabinieri hanno eseguito stanotte 24 ordinanze di custodia cautelare – 19 in carcere e 5 ai domicliari – nell’ambito dell’operazione denominata “Teseo“. L’indagine e’ stata coordinata dal procuratore della Repubblica di PalermoFrancesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Tersa Principato, dai sostituti della Dda Siro De FlammineisAnnamaria Picozzi, Bruno BruoliSilvia Benetti.
Come nella celebre serie tv “Gomorra” un ruolo apicale ce l’ha una donna, Elena Billeci, 41 anni, moglie di uno dei componenti del triumvirato a capo dell’organizzazione. E’ lei, sorta di ‘ministro delle Finanze’ del gruppo criminale, che gestisce la “cassa” e controlla una parte sostanziale del florido mercato dello spaccio di stupefacenti.

Un uomo di 74 anni, Rosario Biundo, titolare dell’omonimo mulino, e’ morto schiacciato dalle pulegge dei macchinari della sua azienda che si trova in via Larga a Partinico (Partinico).
Biundo indossava una sciarpa che e’ rimasta impigliata negli ingranaggi del sistema di macina e che l’ha trascinato tra gli ingranaggi.
Sono intervenuti i vigili del fuoco, i sanitari del 118 e i carabinieri che indagano.

I due giovani, dopo aver forzato la porta di ingresso dell’appartamento della settantenne, accedevano all’interno ed aggredivano fisicamente l’anziana, colpendola ripetutamente con un bastone.
Nelle prime ore della mattinata odierna, Ad Agrigento, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Agrigento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di Giuseppe Camilleri 19 anni e  Antonio Canzoneri, 21 anni, entrambi agrigentini, in quanto ritenuti responsabili dei reati di minacce aggravate, violazione di domicilio, danneggiamento aggravato e lesioni personali aggravate in pregiudizio di una settantenne del luogo.

Il provvedimento, eseguito dai poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, è giunto al culmine di un’intensa attività investigativa condotta dal citato Ufficio ed avviata a seguito di un incendio doloso sviluppatosi all’interno dell’abitazione dell’anziana.
Il 18 febbraio u.s., il personale delle “Volanti” interveniva congiuntamente ai Vigili del Fuoco, presso il predetto immobile ove venivano riscontrati tre focolai in altrettanti ambienti dell’abitazione. Inoltre, gli agenti accertavano che la porta di ingresso era aperta e presentava evidenti segni di effrazione.
Già prima dell’intervento, le volanti erano intervenute nella zona, poiché presso la Centrale operativa giungevano svariate segnalazioni di giovani che lanciavano sassi all’indirizzo delle finestre dell’abitazione in questione. Le indagini consentivano di accertare che nelle prime ore del pomeriggio, i due giovani avevano infranto i vetri della finestra dell’abitazione dell’anziana donna lanciandovi sassi, insultandola e minacciandola nel contempo di ritorsioni, ove non avesse abbandonato l’immobile. Qualche ora dopo, gli stessi individui, forzavano la porta di ingresso dell’appartamento, accedevano all’interno ed aggredivano fisicamente l’anziana, colpendola ripetutamente con un bastone. I poliziotti accertavano, altresì, che durante le fasi dell’aggressione, i due giovani continuavano ad inveire contro la donna ed a minacciarla che, ove non avesse ottemperato all’intimazione di allontanarsi dalla casa, vi avrebbero appiccato il fuoco.
A seguito dell’aggressione, la donna riportava ferite lacero contuse al naso ed al sopracciglio, giudicate guaribili dai sanitari del “118” in sette giorni. Nel prosieguo delle indagini, gli agenti raccoglievano ulteriori elementi indiziari a carico dei due responsabili, anche assumendo informazioni dagli abitanti della zona, le cui testimonianze consentivano l’esatta ricostruzione dei fatti e l’individuazione certa ed inequivocabile dei due soggetti odierni arrestati.
Le risultanze investigative venivano compendiate in una corposa ed articolata informativa di reato stilata dall’ufficio procedente. quindi l’Autorità Giudiziaria, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due indagati, emetteva il provvedimento cautelare eseguito in data odierna.
Dopo le formalità di rito i due arrestati venivano condotti presso la casa circondariale di Agrigento a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

“L’ordinanza del Tar in favore del Cupa, continua a farci sperare ed a non farci demordere.” Comincia in questo modo la nota stampa del consigliere comunale di Agrigento, Pietro Vitellaro, in merito alla vicenda Cupa.
“L’Università di Palermo non ha ragione di vantare un credito di 9milioni di euro dal nostro Consorzio Universitario.
Questa notizia ci da forza e ci spinge a continuare a lavorare per salvare il polo universitario. Probabilmente il prossimo anno accademico saranno aperti dei nuovi corsi di laurea; in quel momento finalmente potremo dire di aver invertito la tendenza negativa di questi ultimi anni.
Occorre pazienza e determinazione.
Ci auguriamo che abbia la nostra stessa determinazione il governo regionale. Ad Oggi infatti non si hanno notizie su i contributi ordinari che intende dare alle realtà Universitarie siciliane.
Su questo pretendiamo la massima attenzione di tutta classe politica che ci rappresenta a Palermo. Purtroppo ultimamente sono stati assenti, ma “quando smetti di sperare inizi un pò a morire”.
Anche il componente del Cda del Cupa, Giovanni Vaccaro interviene con questa dichiarazione: “Appare doveroso esprimere un ringraziamento al presidente Armao. Lui per primo, infatti, ha confidato nel buon esito della controversia legale, adoperandosi insieme a tutto il cda nella giusta scelta del legale rappresentante. Adesso si intravede un piccolo spiraglio, ma il tutto deve essere supportato dalla classe politica per intero, senza nessuna divisione, altrimenti rimarremmo sempre al punto di partenza”.
by Mgid

“L’ordinanza del Tar in favore del Cupa, continua a farci sperare ed a non farci demordere.” Comincia in questo modo la nota stampa del consigliere comunale di Agrigento, Pietro Vitellaro, in merito alla vicenda Cupa.
“L’Università di Palermo non ha ragione di vantare un credito di 9milioni di euro dal nostro Consorzio Universitario.
Questa notizia ci da forza e ci spinge a continuare a lavorare per salvare il polo universitario. Probabilmente il prossimo anno accademico saranno aperti dei nuovi corsi di laurea; in quel momento finalmente potremo dire di aver invertito la tendenza negativa di questi ultimi anni.
Occorre pazienza e determinazione.
Ci auguriamo che abbia la nostra stessa determinazione il governo regionale. Ad Oggi infatti non si hanno notizie su i contributi ordinari che intende dare alle realtà Universitarie siciliane.
Su questo pretendiamo la massima attenzione di tutta classe politica che ci rappresenta a Palermo. Purtroppo ultimamente sono stati assenti, ma “quando smetti di sperare inizi un pò a morire”.Anche il componente del Cda del Cupa, Giovanni Vaccaro interviene con questa dichiarazione: “Appare doveroso esprimere un ringraziamento al presidente Armao. Lui per primo, infatti, ha confidato nel buon esito della controversia legale, adoperandosi insieme a tutto il cda nella giusta scelta del legale rappresentante. Adesso si intravede un piccolo spiraglio, ma il tutto deve essere supportato dalla classe politica per intero, senza nessuna divisione, altrimenti rimarremmo sempre al punto di partenza”.by Mgid