
Video: https://www.youtube.com/watch?v=CDCr_36_Prc
A Licata, prima che le ruspe abbattessero un immobile in contrada Gallodoro, si è scatenato un putiferio. Uno schieramento di cittadini contro le demolizioni si è scontrato con un altrettanto schieramento di Forze dell’ ordine. Così è accaduto anche a Torre di Gaffe, frazione balneare di Licata, poche settimane addietro, il 20 aprile scorso, quando l’ impresa “Patriarca” di Comiso, in provincia di Ragusa, che si è aggiudicata l’appalto bandito dal Comune di Licata, si è presentata al cospetto delle case da demolire. Uomini, donne, e anche bambini come scudi umani, hanno sollevato le barricate e si sono trincerati intorno alla linea del Piave. Adesso a Licata lo scontro è stato più violento. Vi sono stati dei feriti, almeno 4, e poi degli arresti, almeno 5. Anche il capo del Commissariato di Licata, Marco Alletto, è stato colpito in faccia da un pugno sferrato da uno degli arrestati, che risponderà di lesioni, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale, come gli altri. E al pronto soccorso dell’ ospedale “San Giacomo d’Altopasso” i medici hanno controllato anche una donna che ha sbattuto la testa e una bambina sotto choc. Indaga la Procura agrigentina, e l’ inchiesta è stata affidata al sostituto Salvatore Vella. Nella zona della disfida, a poca distanza dal mare, gli operai dell’ impresa “Patriarca” hanno caricato su un camion gli arredi all’ interno dell’ immobile da abbattere. Poi, il gruppo dei resistenti, una ventina, con donne e bambini innanzi agli altri, si sono seduti sulla strada, per impedire il passaggio al camion carico di mobili. Appena la Polizia ha invitato i protestanti a desistere dalla protesta, è insorto un pandemonio, tanto che sul posto, insieme alle ambulanze, sono giunti a rinforzo i Carabinieri e la Guardia di Finanza. Poi, come scriverebbe un celebre drammaturgo inglese, “tanto rumore per nulla”, perché la strada è stata sgomberata, il camion ha proseguito la sua marcia, le ruspe sono avanzate, ed è stata demolita la villetta compresa nell’elenco frutto del protocollo di intesa che il Comune di Licata ha firmato con la Procura della Repubblica di Agrigento il 7 ottobre scorso. Da allora la guerriglia non si è mai placata. L’ impresa demolitrice è stata minacciata. E il sindaco Angelo Cambiano ha subito l’ incendio della casa di famiglia.