

Giandamiano Lombardo Presidente Federalberghi delle isole Pelagie, quest’anno rispetto agli anni precedenti quando il giornalismo non attentava alla vita delle Isole Pelagie dopo tutto quello che è girato intorno agli ultimi avvenimenti, soprattutto gli sbarchi dei clandestini e la sciagura che poi c’è stata e che ha sconvolto non solo l’Italia ma il mondo intero, adesso, se vogliamo parlare un po’ di turismo cosa possiamo dire?
“Innanzitutto occorre fare una precisazione: Non ci sono stati sbarchi ma solo soccorsi, i recuperi avvenivano presso le acque libiche e quelle tunisine. Sono successe a volte delle tragedie che hanno portato l’isola all’attenzione del mondo, ma non è questo il vero problema, quanto il fatto che i migranti non ci sono più; perché, prima la missione Marenostrum, poi Triton hanno di fatto escluso Lampedusa dalla rotta dei migranti”.
Allora dove sono i migranti, se qui a Lampedusa non ci sono?
“Ormai i migranti vengono trasferiti in Sicilia dopo essere stati soccorsi, però oramai nell’opinione pubblica si è instaurato il concetto che gli sbarchi continuano e fanno fatica ad accettare il fatto che a Lampedusa gli immigrati non ci sono più. L’immigrazione che poi di fatto provoca tragedie, che colpisce i popoli, non coincide col concetto del turismo e quindi se ne ha un concetto negativo. Pertanto si può capire come porre all’attenzione della gente, il concetto di vacanza in un isola fantastica, forse la più bella del mediterraneo sicuramente con delle attrattive uniche, come quella di una delle spiagge più belle del mondo che si trova proprio in Sicilia a Lampedusa che è l’Isola dei Conigli, tutte queste attrattive, i fondali meravigliosi il colore e la trasparenza dell’acqua, la ricchezza della flora e della fauna, un aspetto geologico che è uguale all’Africa, da dove prende tutte le bellezze di questo meraviglioso Continente. Tutto questo, fa emergere la consapevolezza di trovarsi in un luogo la cui bellezza e quasi surreale. I colori assumono una cromìa particolare: il mare è turchese il verde è smeraldo , il blu è intenso, essendo l’ultimo avamposto dell’Africa, l’isola sorge da acque profonde e questo permette a tante specie di pesci di raggiungere Lampedusa e di riprodursi, come le balene o le tartarughe che vengono a nidificare e a stanziarsi nell’isola, per cui non è difficile comprendere come tutto questo sia importante per il turismo. Turismo significa trovare le giuste condizioni per rilassarsi e divertirsi, fare il bagno in acque incontaminate apprezzare la gastronomia del luogo ed essere abbracciati dalla cultura dell’accoglienza che è nostra da tempi memorabili. Tutto questo fa del turista la cosa più importante, e fa del turismo la risorsa principale, ma dopo tutto quello che abbiamo e che offriamo alla gente, l’isola è danneggiata da una informazione che chiamerei terroristica che mette Lampedusa alla ribalta nelle cronache del mondo, dandone un immagine oltraggiosa. Posso dire a chiare lettere che “non è cosi”, per cui se la stampa o i politici o alcuni amministratori locali che pensano di trarre vantaggio da questa situazione, credo che debbano assumersi le loro responsabilità e magari noi come associazione intraprendere un azione legale per un risarcimento danni che possa compensare la nostra comunità di quanta speculazione mediatica è stata fatta sulla nostra terra”.
A proposito di quello che stava dicendo, chi può trarre vantaggio da questa situazione parlando degli indigeni dell’isola?
“I vantaggi vengono tratti da politici corrotti , dalla malavita, da soggetti che indirettamente possono avere vantaggi nel cavalcare quest’onda per avere benefici economici personali; poi spostare l’attenzione sul problema migratorio e ghettizzare questo problema in un isola sperduta nel mediterraneo, ecco che in un colpo solo abbiamo trovato il capro espiatorio per occuparsi del problema, lasciando indenni una Nazione, una Regione dal preoccuparsi seriamente di questi eventi. Per fortuna si è capito anche se in ritardo che non si poteva lasciare solo alla nostra isola la gestione di tutti questi flussi migratori, quindi hanno pensato bene di spostare questi flussi in terraferma, in Sicilia, in Calabria, in altri posti e non lasciare esplodere l’isola. Questo è avvenuto perché non ci sono le condizioni per poterlo fare, ma se Lampedusa fosse stata un po’ più grande, avrebbero continuato a perpetrare queste nefandezze sul nostro territorio. Così fortunatamente non è stato, la cosa in cui dobbiamo riuscire oggi è far comprendere all’opinione pubblica e all’Italia è che i migranti a Lampedusa non ci sono più”.
In effetti i migranti a Lampedusa non ci sono, non si vedono per le strade, non si trovano nei locali o per le strade a fare i loro bisogni fisiologici ovunque, così come ci hanno fatto intendere con degli articoli che hanno procurato soltanto pubblicità assolutamente negativa che non ha giovato a quello che è di fatto un paradiso. Lampedusa è sempre stata isola d’approdo, proprio per la posizione strategica che ha questo scoglio nel mediterraneo, quindi ha sempre attratto sbarchi dai paesi del bacino del mediterraneo, però da quindici anni a questa parte è diventato un caso nazionale che poi nazionale non è mai stato, perché il Governo Centrale non si è mai fatto carico veramente di come questo problema potesse incidere su Lampedusa e i lampedusani.
“Ha ragione, è proprio questa la cosa più grave, cioè non provvedere non stabilire , non trovare delle compensazioni che potessero in un certo modo salvaguardare questa piccola comunità. Ed è drammatico, perché non si è capito che Lampedusa soffre da vent’anni del problema dei soccorsi, degli sbarchi e di come gestire qualcosa più grande di noi. In questi venti anni si è fatta una strage di una comunità che di fatto ha quasi perso la propria identità e che a piccoli passi sta cercando di recuperare. Tantissime persone si sono spese e si spendono per garantire aiuti immediati a povere vittime delle guerre civili o ai tanti disperati che non hanno nulla tranne loro stessi e che cercano la possibilità di una vita migliore, finchè nella nostra isola si è cominciato a parlare soltanto di immigrazione, senza capire l’effetto che avrebbe avuto anche sulla nostra comunità. Il risultato è, che tutto questo, si è trasformato in una grande crisi economica, sia per la carenza di infrastrutture che di servizi garantiti, visto che si trattava un unico argomento che è quello dell’immigrazione clandestina, creando uno scompenso che ha impoverito e condizionato l’economia dell’isola. Un governo serio avrebbe dovuto bilanciare con dei supporti magari economici. E’ assurdo che si continui a pagare tasse su tasse quando non ci sono entrate, perché un isola a vocazione turistica non ha più turisti per effetto della mala gestione del territorio .
Noi abbiamo sempre parlato di un porto franco, perché bisogna capire che quel territorio è talmente piccolo che non può con le sue sole forze, rigenerarsi da solo. Prevedere una defiscalizzazione per un periodo di tempo stabilito, anche una ventina di anni potrebbe essere un modo per poter salvare il salvabile. La cosa oiù grave è che noi per vent’anni siamo stati vittime di questa emergenza e tutto era normale, da uno o due anni questa emergenza si è spostata in Sicilia e si comincia a parlare di compensazioni e di aiuti. Tutto questo è veramente ingiusto, perché se per uno o due mesi non si parla più di migranti, non significa che il problema è stato risolto. Non è stato un terremoto o un evento naturale contro il quale si può fare ben poco, questa emergenza è un fatto che continua e che ci riguarda personalmente. Hanno creato un centro d’accoglienza e non si capisce per quale motivo devono portarci sempre migranti, ma se già portiamo il peso dell’accoglienza perché crearne ancora e sfruttare questa comunità come hanno sempre fatto? Credo che in questo caso la politica abbia grosse responsabilità e di tutto questo l’opinione pubblica deve essere informata. e deve sapere inoltre che Lampedusa non è l’isola dei sogni per un mese l’anno e gli altri undici vive abbandonata a se stessa e nessuno si rende conto delle difficoltà che vive quotidianamente la nostra isola. Se ancora tutto questo, ci consente di continuare a stare qui, è perché abbiamo un isola fantastica che con la sua bellezza riesce a farci passare tutte le ingiustizie che questo stato perpetra nei nostri confronti”.
Mi perdoni, ma non si può vivere soltanto di bellezza, c’è bisogno di concretezza, c’è bisogno di un azione forte dello Stato, dell’Europa anche, visto che ne siamo parte integrante e quindi è difficile capire perché l’Europa non faccia anch’essa parte della nostra realtà. In che modo l’Europa potrebbe o dovrebbe agire per arginare i problemi di questa meravigliosa isola?
“Se il governo Regionale o Nazionale non pongono i seri problemi di Lampedusa all’Europa , come può interessarsene sul serio? Se l’Europa stanzia cinquanta milioni di euro per il problema immigrazioni, è come se li avesse stanziati per la nostra isola, senza capire che Lampedusa non beneficia affatto di questi aiuti, ma arrivano al Governo Centrale per consentire alla politica di arginare e tenere a bada il problema. Poi magari qualcuno, a seguito di qualche strage, per lavarsi dalle proprie colpe stanzia milioni di euro per Lampedusa, denaro gestito sempre dai soliti gruppi imprenditoriali che si limitano a fare delle opere nell’isola che vengono a costare molto di più di quello che si crede e che non vanno a migliorare lo stato dell’isola”.
Per essere più chiari?
“Faccio un esempio, la rete idrica è costata otto milioni di euro, ma cosa ce ne facciamo di una rete idrica in più se la gente non ha i soldi per pagare le tasse, quando c’è il fallimento del tessuto imprenditoriale ed economico di Lampedusa? Quando all’amministrazione locale arrivano venti milioni di euro per costruire reti idriche e fognarie, dovrebbe dire <Aspettate un momento, prima dobbiamo mettere in sicurezza le aziende e l’economia dell’isola che fanno sì che Lampedusa possa continuare a vivere e poi rifacciamo tutte le infrastrutture di cui ha bisogno> Se un Amministrazione non ha come impegno primario la messa in sicurezza del lavoro delle persone, delle aziende, ci si ritrova con un nulla di fatto; ad esempio noi abbiamo una moratoria sulle tasse e quando il Governo centrale deciderà di farci pagare, avremo anni di tasse accumulate che non potremo mai assolvere ed ecco come è decisa la morte della nostra isola”.
Lampedusa però è sempre stato il nostro fiore all’occhiello detenendo da sola il settanta per cento di tutto il turismo dell’intera provincia di Agrigento, come si può pensare di far colare a picco un paradiso, per colpa della mala politica anche a livello locale?
“Purtroppo credo che non siamo ben visti dalla Provincia di Agrigento”.
Siete comunque agrigentini, in tutto e per tutto.
“Noi saremmo felici di essere agrigentini, e come un figlio che dice al padre <sono felice di essere tuo figlio, se solo tu ti comportassi da padre!>
Andiamo a guardare tutti gli atti della ex Provincia di Agrigento, se se ne trova solo uno che interessa Lampedusa negli ultimi vent’anni io le offro un soggiorno gratis nel mio albergo! La ex provincia di Agrigento non ha mai tutelato i suoi cittadini lampedusani, come potremmo mai sentirci veri agrigentini? Purtroppo le isole hanno seri problemi di territorialità, le distanze creano dei solchi che sono difficili da colmare. Se io vivessi ad Agrigento ed avessi un problema di salute, potrei raggiungere l’ospedale in sei minuti, vivendo a Lampedusa forse potrei raggiungerlo in sei ore e capisce bene che nei casi gravi si rischia sempre di non arrivare in tempo. La vicenda di Linosa poi, è una delle più squallide che si sia mai verificata; ma si può ancora nel 2015 lasciare allo sbaraglio e da sola una comunità che si chiama “Comune di Lampedusa e Linosa” perché non ci sono i collegamenti e rischiando di farla sparire perché non si creano opportunità di lavoro? Il nostro sindaco Pina Nicolini ha accusato per mesi la società Ustica Line di imporre dei prezzi altissimi alla stregua di un latrocinio per poi trovare per il mese di luglio la stessa società a fare la tatta su Lampedusa e linosa. E i mesi precedenti? Che cosa è successo? Se si vuole amministrare, si deve saperlo fare, non si possono lasciare isolati i propri concittadini per diatribe del genere, perché ne vale della vita e della sopravvivenza degli stessi, senza parlare del danno all’economia che si è fatto. Pensa che si possa recuperare un danno simile in due mesi? I collegamenti devono essere assicurati già a febbraio per non arrecare disagi a chi abita le isole e a chi vorrebbe raggiungerle e poi mi permetta, se questa società non era diciamo…..adatta, perché adesso ce la ritroviamo a garantire i collegamenti? Il politico a parer mio, deve dare priorità alle esigenze della gente che vive del proprio lavoro se non è uno stipendiato mensile e poi alle esigenze della politica. Per fortuna abbiamo un sistema giudiziario che garantisce la nostra tutela e quando ci sono problemi legati alla legalità sono loro a doversene occupare, un amministratore deve solo amministrare senza sconfinare in altrui competenze. Per cui se per garantire i collegamenti si incontrano problemi che sembrano essere di competenza dei magistrati, si dà loro il modo ed il tempo di occuparsene. Il sindaco deve comportarsi come un Manager ed agire per mettere in moto l’economia di un territorio oltre che garantire i servizi, se incontra problemi di illegalità, il nostro sistema democratico ci fornisce il mezzo delle denunce /querele, poi le forze dell’ordine e i magistrati faranno il resto qualora ci siano condizioni di accertate illegalità. Ad ognuno il proprio mestiere! Se non si è in grado di fare questo, si deve avere il coraggio di lasciare e chiedere scusa, perché si è creato un danno”.
D: A proposito di danni subiti, c’è un modo per recuperare?
R: E’ semplice, chi ha sbagliato paghi e se ce ne sono gli estremi, lo stato quantifichi il danno provocato a Linosa e stabilisca un risarcimento.
Ma devono partire delle denunce forti e circostanziate
“Noi abbiamo un Sindaco che deve garantire che i servizi erogati siano prima di tutto legali, questa è la legge. Se così non fosse, dovrebbe adoperarsi a denunciare gli illeciti qualora se ne riscontrino”.
In effetti il problema di Linosa è stata un emergenza e doveva essere trattata da tale . Cosa lo ha impedito?
“Essendo io un imprenditore, tendo sempre a prevenire il danno e non cercare rimedio dopo che il danno mi ha rovinato. Allo stesso modo un amministratore deve stabilire i tempi giusti per garantire i servizi, prima che si verifichi il “danno”, come è successo in questo caso. Si poteva chiedere un incontro col Presidente della Regione o con l’Assessore preposto e trattare questo problema fino allo sfinimento, per trovare una soluzione….ma sempre prima che si possa verificare un danno. Se non si riesce si deve avere l’umiltà di andare a casa”.
Cambiando argomento, all’inizio dell’intervista ha parlato di Lampedusa come un porto franco. Cosa vuol dire, che benefici potrebbe apportare all’isola e in che modo si deve lavorare affinché una cosa del genere prenda corpo?
“Porto franco è uguale a defiscalizzazione, la fine dell’oppressione dello Stato su questa comunità. Ma l’isola di Lampedusa non può essere porto franco perché ci sono i migranti, ma in quanto isola fuori dai confini geografici, dalle acque extraterritoriali, alla quale lo Stato non può garantire tutti i servizi di cui ha bisogno. I nostri padri e i nostri nonni hanno sofferto per creare i presupposti per poterci vivere, non a caso i Borboni quando la colonizzarono ne fecero una zona franca, cioè riconobbero a questa piccola comunità che i disagi e i disservizi legati alla lontananza dall’isola maggiore poteva essere compensata con una defiscalizzazione del territorio.
I benefici possono essere molti, intanto le tasse si alleggerirebbero e poi potremmo essere competitivi nell’offerta turistica, perché essendo privati dalle tasse e dall’IVA potremmo abbassare i costi almeno del quaranta o cinquanta per cento e creare così una fascia di penetrazione sul mercato pari alle offerte dei paesi vicini, quali la Tunisia , Malta, Grecia o l’Egitto che hanno dei prezzi molto concorrenziali. Poter abbattere i costi significherebbe una salita vertiginosa dell’economia delle nostre isole. Se i cittadini vedono questa cosa come una priorità, perché i sindaci degli ultimi vent’anni non hanno perorato questa causa fino allo sfinimento?
Se è vero che il popolo è sovrano, perché non si pone l’attenzione sulle sue richieste e su come intendano risolvere i loro problemi? Noi Lampedusani abbiamo dei costi che altri non hanno, come ad esempio la scuola, molti di noi devono spostarsi dall’isola per assicurare ai propri figli una continuità scolastica, con dei costi che potete immaginare; la salute, l’acquisto di materiali che arrivano dalla terraferma, tutti costi che noi dobbiamo sostenere per avere una vita quantomeno decente e dignitosa. A pensarci bene, alla fine della fiera si può dire che lo Stato non ci da nulla di superfluo anzi dovremmo reclamare i nostri crediti”.
Così finisce questa lunga intervista che spero abbiate avuto la pazienza di leggere fino in fondo. Lampedusa e Linosa sono due realtà che ci toccano da vicino, visto che non si trovano in provincia di Trento e Trieste! Alla fine come sempre aveva ragione Cartesio quando diceva: homo homini lupus…..letteralmente “ l’uomo è un lupo per l’uomo” ma potrebbe avere anche una seconda interpretazione “ gli uomini vogliono le stesse cose e se le contendono ferocemente” Voglio lasciarvi con un’altra domanda che però è rivolta a voi: pensate si possa creare un mondo dove l’uomo fa il tifo per per l’uomo e invece di contendere si condivida? Del resto siamo nell’era tecnologica dove la parola “condividere” non è mai stata tanto usata….Se solo ci fermassimo a pensare un attimo sul perché gli eventi ci travolgono, forse avremmo il tempo per evitare che si trasformino in catastrofi.
Pensiamoci.